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03-11-25 Dal mondo

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03-11-25 Dal mondo

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Il panorama geopolitico globale di questo fine settimana è stato caratterizzato da una com-plessa interazione di eventi che spaziano dalle tensioni militari ed economiche tra grandi potenze, a crisi umanitarie e cambiamenti negli equilibri regionali. Questa sintesi mira a de-lineare un quadro chiaro e approfondito delle dinamiche più rilevanti, offrendo una pro-spettiva sulle immediate conseguenze e sui possibili sviluppi futuri, basandosi sulle analisi di diverse fonti autorevoli.

Eventi Clou
L’eco delle risultanze avvenute negli ultimi giorni si è riverberato ancora nel week end pas-sato mantenendo una centralità nelle notizie apparse in rete.
La decisione del Presidente Trump di riattivare i test nucleari americani, interrotti dal 1992, ha generato un’ondata di preoccupazione a livello globale. Questa mossa, che Mosca e Pe-chino hanno definito una minaccia alla stabilità strategica, potrebbe innescare una nuova corsa agli armamenti, con Russia e Cina pronte a rispondere con propri test. L’annuncio ar-riva in un momento delicato, con il Trattato New START in scadenza nel febbraio 2026, e ri-schia di compromettere gli sforzi di controllo degli armamenti, accentuando un’era di insta-bilità simile, ma potenzialmente più pericolosa, della Guerra Fredda.
Parallelamente, il summit APEC di Busan ha ospitato un significativo incontro tra Trump e Xi Jinping, che ha portato a una tregua commerciale e tecnologica. L’accordo prevede una ri-duzione delle tariffe USA sui beni cinesi, la sospensione delle restrizioni cinesi sull’export di terre rare e la ripresa degli acquisti cinesi di soia e prodotti energetici americani. Questo “baratto” offre un respiro all’economia globale, ma gli analisti lo considerano un compro-messo tattico e non strategico. Permangono infatti le profonde divergenze su settori chiave come l’IA e i semiconduttori, e la questione di Taiwan è stata deliberatamente elusa, sugge-rendo una competizione strutturale di fondo.
Nel frattempo, la situazione a Gaza continua a precipitare. Nonostante un “cessate il fuoco” annunciato da Trump, la Striscia ha registrato oltre 200 vittime in due settimane, con Israele che ha ripreso i bombardamenti dopo un incidente a Rafah. L’amministrazione Trump ha da-to a Israele carta bianca, minimizzando le violazioni e spostando l’attenzione altrove. L’as-senza di un vero disarmo di Hamas sta bloccando la seconda fase dell’accordo, perpetuando una crisi umanitaria apocalittica e isolando ulteriormente Israele a livello internazionale. Questo scenario di devastazione e violenza rende sempre più urgente un’azione diplomatica internazionale incisiva per prevenire un’ulteriore escalation e garantire un futuro ai palesti-nesi.

Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche

La ripresa dei test nucleari USA, lungi dal rafforzare la deterrenza, rischia di innescare una pericolosa corsa agli armamenti, con Russia e Cina pronte a reagire, proiettando il mondo in una nuova e più complessa era di confronto nucleare. Questo scenario erode i trattati sul controllo degli armamenti e amplifica le tensioni in regioni critiche come l’Artico, dove la militarizzazione sta diventando sempre più aggressiva.
La tregua commerciale e tecnologica tra USA e Cina, sebbene abbia offerto un temporaneo sollievo ai mercati, non risolve le frizioni strutturali. La competizione per il dominio tecno-logico, in particolare sull’AI e i semiconduttori, rimane intatta, e le ambizioni geopolitiche di entrambe le potenze continuano a scontrarsi nell’Indo-Pacifico. Le alleanze anti-Cina, come quella tra USA, Giappone, India e Filippine, si rafforzano, con un aumento della coo-perazione militare e tecnologica, ma ciò aumenta anche il rischio di incidenti e di un’esca-lation militare in aree contese come il Mar Cinese Meridionale.
La crisi a Gaza, aggravata dalle continue violazioni del cessate il fuoco da parte israeliana e dall’indifferenza dell’amministrazione Trump, sta isolando ulteriormente Israele e alimentan-do la narrativa di una punizione collettiva. Questo rafforza le ambizioni regionali di potenze come la Turchia, che cerca di assumere un ruolo di leadership nel mondo musulmano, e crea un pericoloso precedente per l’ordine internazionale. L’instabilità nel Mediterraneo Al-largato, con attacchi ai porti russi e tensioni nel Mar Rosso, evidenzia la fragilità delle sup-ply chain globali e la necessità di nuove soluzioni di sicurezza marittima.
In America Latina, l’approccio militarizzato degli USA contro il Venezuela, con l’accusa di narcotraffico al regime di Maduro, rischia di destabilizzare ulteriormente la regione, creando un vuoto di potere che potrebbe essere riempito da attori esterni come Russia e Cina, am-plificando la loro influenza nell’emisfero occidentale.
Le conseguenze interne per l’Ucraina sono catastrofiche: il deficit economico e l’esodo de-mografico minano la capacità del paese di resistere all’aggressione russa, mentre le divi-sioni politiche interne e il rallentamento degli aiuti occidentali mettono in discussione la sua stessa sopravvivenza come stato indipendente.
Infine, l’ascesa della pirateria marittima e la congestione dei porti cinesi mostrano la vulne-rabilità del commercio globale a fronte di tensioni geopolitiche e crisi regionali.
La “guerra delle nocciole” tra Ferrero e Turchia, causata da un raccolto ridotto, è un esem-pio minore ma significativo di come eventi locali possano avere ripercussioni sulle catene di approvvigionamento globali, evidenziando la necessità di diversificare le fonti e rafforza-re la resilienza.

Conseguenze strategiche
Le recenti dinamiche geopolitiche stanno imprimendo profonde modifiche alle strategie mi-litari e di sicurezza a livello globale. L’annuncio della ripresa dei test nucleari da parte de-gli Stati Uniti costringe le altre potenze nucleari, in primis Russia e Cina, a riconsiderare le proprie dottrine di deterrenza.
La Russia, con il test del siluro nucleare Poseidon, dimostra la sua capacità di proiettare una “seconda capacità di colpo” invisibile e devastante, superando i sistemi antimissile ba-listici tradizionali e costringendo la NATO a investire miliardi in sorveglianza subacquea avanzata.
La Cina, d’altro canto, con l’integrazione massiccia dell’AI DeepSeek nel suo Esercito Popo-lare di Liberazione, sta creando un “gap cognitivo” incolmabile per l’Occidente, accelerando la pianificazione militare e l’analisi di intelligence con una precisione chirurgica.
Nel Mar Cinese Meridionale, la “nuova stagione di alleanze” tra USA, Giappone, India e Fi-lippine mira a contenere l’espansionismo cinese attraverso una maggiore interoperabilità e condivisione di tecnologie difensive. La Task Force Philippines, congiunta con gli Stati Uni-ti, è un chiaro segnale di deterrenza contro la coercizione cinese, ma aumenta anche il ri-schio di incidenti e di un’escalation. La decisione della Corea del Sud di costruire sottoma-rini nucleari in partnership con gli USA, unita ai maxi investimenti nei cantieri americani, rafforza le capacità difensive regionali, ma al contempo accentua la frammentazione della si-curezza nella regione, con il Pakistan che si avvicina ulteriormente a Pechino.
In Europa, la Germania emerge come il nuovo baricentro militare, con piani di spesa al 5% del PIL entro il 2031 e un’industria bellica autoctona. Tuttavia, la sua leadership politica è limitata dall’asse nordico (UK-Polonia-Scandinavia-Baltici) che guarda più a Washington che a Bruxelles. La riduzione delle truppe USA in Est Europa, a partire dal 2026, spinge l’UE verso una maggiore autonomia strategica, ma le carenze demografiche e la difficoltà di mo-bilitazione frenano questi piani. L’esperienza ucraina, con l’esodo di giovani e le massicce diserzioni, evidenzia la vulnerabilità di forze armate basate sul volontariato in conflitti pro-lungati, favorendo la strategia di logoramento russa.
Infine, la militarizzazione della lotta alla droga da parte degli USA in America Latina, con l’invio della portaerei Gerald R. Ford al largo del Venezuela e l’autorizzazione di “colpi” contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti, segna una svolta pericolosa. Questo ap-proccio, denunciato come “omicidi illegali” dall’ONU, rischia di destabilizzare ulteriormente la regione e di trasformare le operazioni antidroga in un potenziale conflitto armato, con il Venezuela che mobilità miliziani e riceve supporto da Russia e mercenari Wagner.
La Royal Navy, nel frattempo, sta sperimentando sciami di droni marini per ovviare alla ca-renza di marinai e rivoluzionare il combattimento navale, spostando l’attenzione verso una “Hybrid Navy” che integra piattaforme pilotate e autonome.

Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
La tregua commerciale e tecnologica tra USA e Cina, sebbene temporanea, ha avuto effetti immediati. La sospensione dei dazi USA e delle restrizioni cinesi sull’export di terre rare, unita alla ripresa degli acquisti di soia americana, offre un respiro alle economie, ma le co-de infinite ai porti cinesi e le fluttuazioni dei mercati indicano una persistente incertezza. Il rischio di uno shutdown prolungato negli USA, con 42 milioni di americani senza aiuti ali-mentari, amplifica le tensioni interne e potrebbe compromettere la stabilità finanziaria glo-bale, spostando la leadership sulle criptovalute verso Cina e Russia, che beneficiano della paralisi normativa americana.
A livello energetico, la politica “America First” di Trump sta ridefinendo il mercato globale. L’invio della portaerei Gerald R. Ford al largo del Venezuela, con l’obiettivo di contenere il “narco-regime” di Maduro, si scontra con la necessità degli USA di petrolio pesante vene-zuelano per le raffinerie del Golfo.
Le sanzioni di Trump su Rosneft e Lukoil, sebbene minacciate, hanno mostrato un impatto limitato sul prezzo del Brent, ma potrebbero ridurre i flussi russi verso l’India e la Cina, costringendo questi paesi a diversificare le fonti o a ricorrere a triangolazioni. Il “ponte” di LNG dall’Alaska al Pacifico, promosso da Trump, e gli investimenti in reattori modulari pic-coli (SMR) in partnership con Giappone e Corea, riflettono la crescente competizione per il dominio energetico e tecnologico, con la Cina che risponde con la Polar Silk Road e il ga-sdotto Power of Siberia 2.
Tecnologicamente, l’integrazione dell’AI DeepSeek nell’Esercito Popolare di Liberazione ci-nese evidenzia il “gap cognitivo” che l’Occidente deve affrontare. La Cina, aggirando i divie-ti sui chip con software open-weight e sfruttando i dati di 1,4 miliardi di cittadini, sta acce-lerando la sua leadership nell’AI militare. La cooperazione USA-Ucraina sul settore minera-rio, con investimenti per lo sviluppo di titanio, uranio e minerali critici, mira a ridurre la dipendenza dalla Cina e a rafforzare la sicurezza delle supply chain alleate. Parallelamente, gli Emirati Arabi Uniti sono stati accusati di aver passato tecnologia missilistica USA a Hua-wei, indicando la complessità delle partnership tecnologiche e il rischio di trasferimento di know-how a rivali.
Sul fronte finanziario, le riunioni di BCE e Fed in stand-by riflettono l’incertezza sull’infla-zione e la crescita economica. La prospettiva di una Fed “trumpiana” potrebbe ridurre le at-tese di tagli dei tassi, favorendo le obbligazioni e penalizzando l’azionario europeo. Unicre-dit, espandendo in Grecia e Germania, ma bloccata in Francia, mostra le dinamiche della geo-finanza europea, con tensioni tra gli stati membri.
Il “minerals deal” USA-Ucraina, con l’obiettivo di ricostruire il settore minerario ucraino e attrarre capitali privati, è fondamentale per la ripresa post-bellica, ma affronta ostacoli legati a dati obsoleti, danni bellici e funding limitato.

Conseguenze marittime
Le conseguenze marittime degli eventi recenti sono particolarmente significative, eviden-ziando le vulnerabilità delle supply chain globali e l’importanza strategica dei corridoi nava-li. Il crollo dell’indice di felicità dei marittimi, precipitato a 7,05/10, è un campanello d’al-larme per il settore. Equipaggi ridotti, turni massacranti, salari fermi e condizioni di vita dif-ficili a bordo delle “prigioni galleggianti” minacciano una crisi di reclutamento che potreb-be compromettere la sicurezza della supply chain globale.
La rinascita della pirateria marittima, con 116 attacchi nei primi nove mesi del 2025, un numero identico al totale dell’intero 2024, è un’altra grave preoccupazione. Lo Stretto di Singapore e il Golfo di Guinea sono le aree più colpite, con un aumento della violenza e dei rapimenti di marinai. Questa escalation richiede misure di contrasto più efficaci e coordina-mento internazionale per proteggere le rotte commerciali vitali.
L’India, con il lancio della Bharat Container Shipping Line e l’investimento di 6,9 miliardi di dollari, mira a ridurre la dipendenza dagli armatori stranieri e a conquistare quote del traffi-co marittimo in Asia, Medio Oriente e Mar Rosso. Il piano “Maritime India Vision 2047” pre-vede 437 nuove costruzioni e mira a far diventare l’India il terzo cantiere navale mondiale, un segnale forte per il commercio marittimo globale.
Fincantieri ha siglato un patto con l’Arabia Saudita per la cantieristica dual-use, rafforzando la filiera saudita e promuovendo il trasferimento di competenze.
Nel Mar Cinese Meridionale, la “Task Force Philippines” congiunta con gli USA è stata crea-ta per scoraggiare la coercizione cinese e rafforzare la cooperazione difensiva bilaterale. Tuttavia, la Cina ha tracciato un pattugliatore filippino nell’area contesa, rivendicando la propria sovranità e aumentando le tensioni.
Le code infinite ai porti cinesi, a causa delle tensioni commerciali USA-Cina e delle nuove tariffe portuali reciproche, stanno rallentando le catene globali delle materie prime, con im-plicazioni significative per il commercio internazionale.
Infine, gli USA hanno sospeso per un anno i dazi portuali reciproci con la Cina, un passo verso la de-escalation che potrebbe portare a un calo dei noli marittimi e migliorare la flui-dità delle supply chain.
La Royal Navy, con l’introduzione di sciami di droni marini come i Rattler, sta rivoluzionan-do il combattimento navale, creando una “Hybrid Navy” che promette di migliorare la sorve-glianza e le contromisure mine, ovviando alla carenza di marinai.
L’Indonesia ha varato la KRI Canopus, una nuova unità oceanografica, per rafforzare le sue capacità di survey in un arcipelago di 17.000 isole, essenziale per la sicurezza marittima e la gestione delle risorse.

Conseguenze per l’Italia
Le recenti evoluzioni geopolitiche impongono all’Italia una riflessione strategica approfon-dita, soprattutto in un contesto in cui la dimensione marittima è stata elevata a priorità della politica estera. La congestione dei porti cinesi e la recrudescenza della pirateria marittima, in particolare nello Stretto di Singapore e nel Golfo di Guinea, minacciano le catene di ap-provvigionamento globali su cui l’Italia, in quanto nazione manifatturiera e commerciale, è fortemente dipendente. Questi scenari richiedono un rafforzamento delle misure di sicurezza marittima e un’attenta diversificazione delle rotte commerciali per minimizzare i rischi e ga-rantire la continuità degli scambi.
Il “Piano Mattei” e l’Imec (Corridoio India-Medio Oriente-Europa) rappresentano pilastri fondamentali della strategia italiana per connettere il Mediterraneo all’Indo-Pacifico. Trieste, come terminale europeo di Imec e crocevia di quattro corridoi strategici, è destinata a di-ventare un hub nevralgico, ma necessita di ingenti investimenti infrastrutturali e di una so-lida governance per realizzare il suo pieno potenziale.
La collaborazione con il Qatar, formalizzata dall’intesa sui trasporti e la logistica, e l’accordo Fincantieri con l’Arabia Saudita per la cantieristica dual-use, sono passi importanti per at-trarre capitali mediorientali e rafforzare la filiera nazionale, ma richiedono una gestione oculata per bilanciare interessi economici e considerazioni geopolitiche.
Sul fronte della difesa, il taglio delle truppe USA in Est Europa impone all’Italia, e all’intera UE, di assumersi maggiori responsabilità nella sicurezza del continente. Sebbene l’Italia ab-bia aumentato la spesa militare, l’assenza della leva e le carenze demografiche ostacolano una rapida crescita della capacità di mobilitazione. L’esempio della Germania, che emerge come baricentro militare europeo ma senza una leadership politica chiara, suggerisce la ne-cessità di un coordinamento più efficace all’interno dell’UE per sviluppare una vera auto-nomia strategica. L’Italia deve lavorare per una “Strategia Europea AI-Difesa” urgente ed etica per evitare di rimanere indietro rispetto alle potenze che integrano massicciamente l’AI nelle proprie forze armate.
Le tensioni geopolitiche globali, dalla ripresa dei test nucleari USA alla crisi di Gaza, hanno ripercussioni indirette ma significative sull’Italia. La de-escalation tra USA e Cina, seppur temporanea, riduce la volatilità dei mercati, beneficiando le imprese italiane, ma la persi-stente competizione tecnologica e militare tra le due superpotenze rende necessaria una po-litica estera equilibrata, che eviti allineamenti eccessivi. La “guerra delle nocciole”, con il taglio del raccolto turco che incide sui prezzi e sulla produzione di Ferrero, evidenzia la vulnerabilità delle catene agroalimentari e la necessità di diversificare le fonti di approvvi-gionamento.
Internamente, l’Italia affronta sfide significative. Il dibattito sulla riforma von der Leyen, che propone tagli ai fondi regionali e agricoli, ha suscitato una bocciatura trasversale. Tali tagli penalizzerebbero aree svantaggiate e agricoltori italiani, soprattutto in vista dell’ingresso dell’Ucraina nell’UE. La gestione dell’overtourism e degli affitti brevi, con città d’arte tra-sformate in “parchi a tema”, richiede soluzioni normative urgenti per preservare l’identità culturale e il tessuto sociale delle città. Senza interventi, l’Italia rischia di perdere la sua autenticità, mentre i giovani emigrano in cerca di migliori opportunità.
Infine, lo scandalo dei marittimi e la precarietà delle loro condizioni lavorative impongono un intervento urgente per garantire salari equi, condizioni di riposo adeguate e un maggio-re benessere, al fine di evitare una crisi di reclutamento che avrebbe gravi ripercussioni sulla supply chain nazionale.

Conclusioni
Il quadro geopolitico di questo fine settimana è di estrema complessità e fluidità, caratteriz-zato da una ridefinizione degli equilibri globali e regionali. Le dinamiche tra Stati Uniti, Ci-na e Russia si stanno intensificando su più fronti – militare, economico e tecnologico – con la ripresa dei test nucleari americani che minaccia una nuova corsa agli armamenti e la competizione tecnologica sull’AI che genera un “gap cognitivo” crescente. La tregua com-merciale tra USA e Cina, sebbene benvenuta per i mercati, appare effimera e non risolve le frizioni strutturali. La crisi umanitaria a Gaza continua a peggiorare, isolando Israele e creando un pericoloso precedente per l’ordine internazionale. Parallelamente, l’Indo-Pacifico si conferma un teatro di crescente importanza strategica, con la formazione di nuo-ve alleanze anti-Cina e una corsa alla militarizzazione navale e subacquea.
Per l’Italia, in questo scenario, emergono chiare raccomandazioni. È fondamentale consoli-dare la politica marittima, investendo nelle infrastrutture portuali (come Trieste) e diversifi-cando le rotte commerciali per mitigare i rischi derivanti dalla pirateria e dalle tensioni geopolitiche. La collaborazione con partner strategici nel Mediterraneo Allargato e nell’In-do-Pacifico deve essere rafforzata, bilanciando gli interessi economici con una gestione oculata delle dinamiche geopolitiche regionali. Sul fronte della difesa, l’Italia deve contri-buire attivamente a una maggiore autonomia strategica europea, promuovendo una “Strate-gia Europea AI-Difesa” e investendo in capacità militari adeguate, anche in considerazione del progressivo disimpegno USA dall’Est Europa. È altresì cruciale adottare politiche interne volte a sostenere il benessere dei marittimi, a tutelare le città d’arte dall’overtourism e a promuovere una crescita economica inclusiva, anche attraverso l’attrazione di investimenti esteri mirati, come quelli nel settore minerario e infrastrutturale.
Diversi temi analizzati in questa sintesi hanno un’alta probabilità di ulteriori sviluppi e novi-tà nei giorni successivi. La questione dei test nucleari USA e le possibili reazioni di Russia e Cina saranno al centro dell’attenzione globale, con il rischio di una rapida escalation. Le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, con l’interazione tra le Task Force USA-Filippine e le pattuglie cinesi, potrebbero degenerare in incidenti in qualsiasi momento. La situazione a Gaza richiederà un monitoraggio costante, poiché il collasso della tregua potrebbe portare a una devastazione ancora maggiore e a ripercussioni regionali. I negoziati tra USA e Cina sui dazi e le restrizioni tecnologiche saranno cruciali per la stabilità dei mercati globali, così come le decisioni delle banche centrali (BCE e Fed) sui tassi di interesse. Infine, l’evolu-zione della crisi in Ucraina, con l’avanzata russa a Pokrovsk e il drammatico deficit econo-mico di Kiev, determinerà il futuro del conflitto e il ruolo dell’Europa nella sua risoluzione.


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