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04-11-25 Dal mondo

30 settembre2018 Tricolore Bandiera
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04-11-25 Dal mondo

4 novembre: Festa delle Forze Armate

Guerra e pace

Attacco ucraino devasta il terminal petrolifero di Tuapse sul Mar Nero

Triade nucleare, la Russia inaugura il sottomarino Khabarovsk

Tigri ed Eufrate: il potere dell’acqua tra Turchia, Iraq e Siria

Così Trump punta sull’Asia centrale per la sfida a Russia e Cina

Trump e il Venezuela: Maduro nel mirino? 

Venezuela. Trump, ‘Non attaccheremo’. Ma Maduro corre ai ripari

Venezuela: la guerra che Trump non vuole (ma prepara)

Sul filo del rasoio: agenda ed equilibrismi politici del governo Takaichi

–🇬🇧The Pacific Islands Challenge

–🇬🇧3 Killed in Weekend Strike on Suspected Narco Boat in the Caribbean

–🇬🇧Assailants Attack Tanker in Suspected Somali Pirate Strike

Un accordo spaziale europeo per affrontare le sfide del mercato

Asean-Cina: fumata bianca per un nuovo patto di libero scambio

Gas, in Italia tornano le trivelle ma la sfida è tagliare i consumi

Il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea (PNS) traina l’innovazione nel settore underwater

Il Pakistan pronto a varare nel 2026 il primo sottomarino cinese da 5 miliardi di dollari

–🇬🇧The Royal Navy’s frigate gap – how deep and how long will it last?

–🇬🇧U.K. Fleet Oiler Conducts Freedom of Navigation Passage in Spratly Islands

–🇬🇧Iran’s Shahed UAVs Are the Future of Warfare. Has America Noticed?

–🇬🇧Philippines Inks Military Pact With Canada To Deter China In South China Sea

–🇬🇧U.S. Coast Guard Cutter Healy returns to Seattle after 129-day Arctic deployment 

–🇬🇧First mooring of M940 Oostende in Zeebruges — a pivotal moment for the Belgian Navy

–🇬🇧NemoSens Micro-AUV of RTsys enhances Ukraine’s Underwater Demining Efforts

Il 3 novembre 2025 si è delineato un panorama geopolitico globale in costante e rapida evoluzione, caratterizzato da dinamiche complesse e spesso contraddittorie. Gli eventi di questa giornata rivelano un mondo in bilico tra tentativi di stabilizzazione diplomatica e l’in-tensificarsi di conflitti latenti o aperti, con le grandi potenze che ridefiniscono le proprie strategie e i propri schieramenti in un mosaico di interessi contrapposti.

Eventi Clou
Il primo è il discusso ritiro di truppe USA dal fianco orientale della NATO, in particolare dalla Romania. Sebbene gli Stati Uniti mantengano una importante presenza in Europa, que-sta decisione, che vede il non rimpiazzo della 2nd Infantry Brigade Combat Team della 101st Airborne Division, è stata interpretata da alcuni come un segnale di vulnerabilità in un mo-mento critico, mentre gli USA tentano di pressare Putin per la fine della guerra in Ucraina. La Romania, si trova strategicamente in una posizione delicata. La Germania e la Francia hanno tentato di compensare, ma le critiche interne negli USA e in Romania evidenziano il rischio che un disimpegno frammentato possa creare lacune difensive, sottolineando la ne-cessità per la Romania di rafforzare le proprie capacità militari.
Un secondo evento cruciale è l’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Venezuela. Il Se-gretario alla Difesa Pete Hegseth ha confermato un attacco USA a un’imbarcazione sospettata di narcotraffico nei Caraibi, causando tre vittime e portando il totale a 64 morti dall’inizio della campagna anti-droga dell’amministrazione Trump a settembre. Questa operazione si in-serisce in una più ampia strategia di pressione contro il regime di Nicolás Maduro, accusato di narcotraffico. Trump, pur escludendo un attacco diretto, ha dichiarato che “i giorni di Maduro sono contati”, mentre il Venezuela cerca sostegno da Russia, Cina e Iran per raffor-zare le proprie difese aeree, delineando una strategia di denial d’area per scoraggiare even-tuali azioni USA. La narrazione ufficiale della “guerra alla droga” è contestata da alcuni esperti, che la vedono come un pretesto per un cambio di regime volto all’accesso alle ri-sorse petrolifere venezuelane, evidenziando il rischio di un conflitto latente che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione caraibica.
Infine, l’annuncio del Pakistan di varare nel 2026 il suo primo sottomarino cinese di classe Hangor, nell’ambito di un accordo da 5 miliardi di dollari per otto unità, segna un ulteriore rafforzamento dell’influenza cinese nell’Oceano Indiano. Questa collaborazione non solo modernizza la flotta pakistana, ma cementa il ruolo della Cina come principale fornitore di armi di Islamabad e rafforza il Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), un pilastro della Belt and Road Initiative che garantisce a Pechino l’accesso al Mar Arabico per le sue forni-ture energetiche mediorientali, bypassando lo Stretto di Malacca. Questo sviluppo rischia di modificare i difficili equilibri di potere regionali con l’India e accresce la capacità cinese di proiezione di forza nell’Indo-Pacifico, influenzando le dinamiche di sicurezza marittima e commerciale.

Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche

Il ritiro parziale delle truppe USA dal fianco orientale della NATO, pur non essendo un di-simpegno totale, invia un segnale ambiguo alla Russia e agli alleati europei. Se da un lato riflette la volontà di Trump di spingere l’Europa ad assumersi maggiori responsabilità difen-sive, dall’altro rischia di creare percezioni di vulnerabilità, specialmente per paesi come la Romania, strategicamente esposta verso l’Ucraina e la Crimea. Questo potrebbe incentivare la Russia a testare i confini della deterrenza NATO, o al contrario, potrebbe accelerare la mi-litarizzazione europea, come dimostrato dagli sforzi della Germania e della Francia.
L’escalation delle tensioni USA-Venezuela rappresenta un punto caldo che potrebbe avere ripercussioni ben oltre i Caraibi. La “dottrina Trump” di uso limitato ma decisivo della forza, mascherata da guerra alla droga, mina il diritto internazionale e rischia di destabilizzare l’America Latina. La ricerca di sostegno da parte di Maduro da Russia, Cina e Iran introduce un elemento di confronto tra grandi potenze nel “cortile di casa” americano, con potenziali scenari di negazione d’area che potrebbero limitare la libertà d’azione degli USA e aumen-tare i costi di un eventuale intervento. La questione venezuelana, con le sue riserve petroli-fere e la sua posizione strategica, rimane un crocevia di interessi globali.
L’espansione dell’influenza cinese, evidente sia nell’accordo di libero scambio con l’ASEAN (CAFTA 3.0) che nella cooperazione militare con il Pakistan (sottomarini Hangor-class), consolida la sua posizione nell’Indo-Pacifico e nell’Oceano Indiano. Il CPEC, in particolare, rafforza l’accesso di Pechino al Mar Arabico, bypassando i colli di bottiglia marittimi e met-tendo in sicurezza le sue rotte energetiche. Questa crescita dell’influenza cinese mette sotto pressione gli equilibri regionali, spingendo paesi come le Filippine a rafforzare le proprie alleanze militari con Canada, Giappone e Nuova Zelanda, per creare una coalizione in grado di esprimere una deterrenza credibile. La “diplomazia del bambù” del Vietnam, che bilancia le relazioni con USA, Russia e Cina, è un esempio di come le nazioni più piccole cercano di navigare in questo contesto di competizione tra grandi potenze.
Il ritorno della pirateria somala e le accuse agli USA di crimini di guerra nello Yemen evi-denziano la persistente instabilità nel Mediterraneo allargato, con implicazioni per la sicu-rezza dei trasporti marittimi e la vulnerabilità delle popolazioni civili. Questi eventi minano gli sforzi di normalizzazione nel Medio Oriente e la credibilità delle operazioni militari in-ternazionali, mostrando come le soluzioni militari spesso falliscono nel risolvere i conflitti a lungo termine.
La crisi idrica tra Turchia, Iraq e Siria, infine, sottolinea come le risorse naturali stiano di-ventando strumenti di potere geopolitico, con Ankara che sfrutta la sua posizione a monte per esercitare influenza regionale.
Complessivamente, il quadro geopolitico del 3 novembre 2025 è caratterizzato da una cre-scente frammentazione e da una competizione multidimensionale. L’allontanamento da un ordine globale basato su regole condivise e chiare, che metta d’accordo l’approccio più transazionale da parte degli USA, le ambizioni di Cina e Russia e l’emergere di nuovi attori regionali con agende proprie, creano un ambiente altamente volatile e imprevedibile. La ca-pacità degli Stati di adattarsi a queste dinamiche, rafforzando le proprie capacità difensive e diplomatiche, sarà cruciale per la stabilità futura.

Conseguenze strategiche
La decisione americana di ritirare alcune truppe dal fianco orientale della NATO, in un mo-mento in cui la guerra in Ucraina è ancora in corso, ha immediate ripercussioni sulla perce-zione della deterrenza russa. Questo “aggiustamento” della postura militare, se non adegua-tamente compensato da sforzi europei o da un chiaro coordinamento, potrebbe creare un vuoto di sicurezza. La necessità di una “deterrenza per negazione” e di una maggiore auto-nomia strategica europea diventa più pressante, spingendo gli alleati a investire maggior-mente nelle proprie forze armate e a sviluppare capacità di risposta rapida e autonoma.
Le operazioni militari statunitensi nei Caraibi, presentate come lotta al narcotraffico ma per-cepite come una campagna di pressione contro Maduro, ridefiniscono il concetto di “guerra senza fine”. L’impiego di una significativa porzione della flotta navale USA, inclusa una por-taerei, per missioni limitate e rapide, evoca il modello della Guerra del Golfo del 1991 e si contrappone alle lunghe e costose campagne in Iraq e Afghanistan. Tuttavia, questa “dottri-na Trump” rischia di generare instabilità regionale e di innescare una corsa agli armamenti, con il Venezuela che cerca di costruire una “cintura di deterrenza” con l’aiuto di Russia, Ci-na e Iran. La sfida strategica per gli USA è bilanciare l’efficacia delle operazioni a breve termine con la prevenzione di un’escalation e il mantenimento della stabilità regionale.
L’integrazione aggressiva dell’AI nella strategia militare cinese, con lo sviluppo di LLM (Large Language Model (Llm) di punta, DeepSeek) per la pianificazione strategica e l’analisi di intelligence, segna l’inizio della “guerra algoritmica”. Questa trasformazione altera radi-calmente i paradigmi di combattimento, spostando l’attenzione dalla mera superiorità nume-rica o tecnologica (tonnellate d’acciaio) alla capacità di elaborazione dei dati (teraflops – unità di misura che indica la potenza di calcolo di un computer, specificamente il numero di operazioni in virgola mobile che può eseguire al secondo). Per l’Occidente, e in particolare per l’Europa, emerge l’urgenza di sviluppare una strategia coordinata di AI per la difesa, al fine di evitare un “gap cognitivo” che potrebbe compromettere la superiorità militare. La competizione per il controllo del silicio di Taiwan, essenziale per la produzione di chip AI, assume una rilevanza strategica ancora maggiore.
Il varo del sottomarino nucleare russo Khabarovsk, progettato per trasportare i droni Posei-don, introduce una nuova fase nella deterrenza sottomarina e nella triade nucleare russa. Questi droni, con capacità intercontinentali e potenziale termonucleare, rappresentano una minaccia asimmetrica che complica ulteriormente la pianificazione difensiva delle potenze occidentali. La proliferazione di tali armamenti costringe a una ricalibrazione delle dottrine di deterrenza e a investimenti in sistemi di difesa antimissile e antisommergibile di nuova generazione.
Infine, il “frigate gap” della Royal Navy e la modernizzazione navale belga con le navi rMCM evidenziano due approcci contrastanti alla sfida della sicurezza marittima. Mentre il Regno Unito si trova ad affrontare una carenza critica di unità di superficie, il Belgio e l’Olanda in-vestono in tecnologie “stand-off” per la guerra alle mine, utilizzando droni per ridurre i ri-schi per l’equipaggio. Questo suggerisce un futuro in cui le capacità navali si baseranno sempre più sull’integrazione di sistemi manned e unmanned, richiedendo una profonda re-visione degli investimenti e delle architetture di difesa per garantire la sovranità tecnologica e la resilienza operativa in contesti di minaccia asimmetrica e di accesso negato/controllato.

Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Le conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche degli eventi del 3 no-vembre 2025 sono strettamente interconnesse e destinati a modellare il futuro globale. Sul fronte energetico, l’attacco ucraino al terminal petrolifero di Tuapse sul Mar Nero evidenzia la vulnerabilità delle infrastrutture energetiche russe a minacce asimmetriche. Questo colpo strategico, che ha danneggiato significativamente la capacità di raffinazione russa, si inseri-sce nella strategia di Kiev per indebolire le entrate belliche di Mosca, con potenziali riper-cussioni sui mercati globali del petrolio e sul flusso di finanziamenti per il conflitto. La ri-torsione russa e l’escalation aerea prolungheranno gli impatti economici, spingendo Mosca ad accelerare gli adattamenti difensivi e a cercare nuove rotte o metodi per l’esportazione.
Nel frattempo, gli USA hanno raggiunto un record di esportazioni di LNG, superando i 10 milioni di tonnellate in un mese, diventando i primi al mondo. Questo rafforza la leadership energetica statunitense, riducendo la dipendenza europea dalla Russia e spostando gli equi-libri commerciali globali. La decisione di imporre le sanzioni su Rosneft e Lukoil da parte dell’amministrazione Trump, pur motivata dalla volontà di premere sulla dirigenza russa, ri-schia di avere un impatto limitato sul lungo termine, dato il pattern storico di elusione delle sanzioni russe tramite “oil laundering” e triangolazioni commerciali. Questo suggerisce che le sanzioni, per essere efficaci, richiedono un enforcement più rigoroso e una cooperazione internazionale più stringente.
A livello finanziario, la Federal Reserve (Fed) ha tagliato i tassi di interesse di un quarto di punto, generando incertezza sui mercati globali, pur senza gravi conseguenze immediate. La decisione a dicembre delineerà il percorso futuro. Nel frattempo, i mercati USA hanno mo-strato vigore, mentre il calo delle azioni Meta a causa di investimenti deludenti nell’AI evi-denzia la volatilità del settore tecnologico. Un approccio strategico e oggettivo nei mercati volatili è fondamentale.
Sul piano tecnologico, l’integrazione aggressiva dell’AI nella strategia militare cinese, con lo sviluppo di LLM per la pianificazione strategica, rappresenta una rivoluzione. La spesa cinese per la difesa e la scienza-tecnologia sta creando un “gap cognitivo” rispetto all’Eu-ropa, che rischia la marginalizzazione senza una strategia di difesa AI coordinata ed etica. La corsa alla supremazia tecnologica si concentra sul silicio, un bene essenziale per la pro-duzione di chip AI, accentuando le tensioni geopolitiche.
L’accordo di partenariato UE-MERCOSUR, pur incontrando ostacoli per la ratifica, mira a eliminare o ridurre i dazi, stimolare la crescita economica e garantire l’approvvigionamento di materie prime critiche come litio e rame. Strategicamente, rafforza l’autonomia europea in competizione con Cina e Stati Uniti nei mercati latinoamericani, e mitiga le tensioni com-merciali con gli USA dovute a tariffe. Tuttavia, le preoccupazioni per l’impatto sul settore agroalimentare nazionale in paesi come Italia e Francia dimostrano le difficoltà di conciliare interessi diversi all’interno dell’UE.
Infine, l’accordo tra Airbus, Thales e Leonardo per creare una società nel settore spaziale europeo è un tentativo di competere in un mercato globale dominato dagli USA. L’UE, che ha sottovalutato le trasformazioni del mercato spaziale, deve approvare rapidamente l’opera-zione e fornire sostegno economico per creare un “campione europeo” che garantisca la sovranità tecnologica e la competitività globale.
Il Pakistan, con l’acquisto di sottomarini cinesi, rafforza la sua difesa marittima e l’influenza cinese nell’Oceano Indiano, con implicazioni per gli equilibri commerciali e la sicurezza delle rotte. La sospensione delle “port fees” USTR USA sulla Cina in cambio della rimozione delle ritorsioni cinesi allevia temporaneamente le tensioni nello shipping globale, ma le sfi-de sottostanti persistono, spingendo a una maggiore cooperazione tra USA, Corea e Giap-pone per rivitalizzare la cantieristica statunitense.

Conseguenze marittime
Il varo del sottomarino nucleare russo Khabarovsk, progettato per trasportare i droni subac-quei Poseidon, rappresenta un significativo rafforzamento della triade nucleare russa e in-troduce una nuova fase nella deterrenza sottomarina. Questi droni, con capacità interconti-nentali e potenziale termonucleare, costituiscono una minaccia asimmetrica che complica la pianificazione difensiva delle marine occidentali e impone una ricalibrazione delle dottrine di deterrenza e degli investimenti in sistemi di difesa antisommergibile. Analogamente, la decisione del Pakistan di varare il suo primo sottomarino cinese Hangor-class nel 2026, nell’ambito di un accordo per otto unità, non solo modernizza la flotta pakistana, ma espan-de l’influenza cinese nell’Oceano Indiano. Questo garantisce a Pechino un accesso strategi-co al Mar Arabico attraverso il Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), bypassando lo Stretto di Malacca e rendendo sicure le sue rotte energetiche e commerciali.
L’Europa, da parte sua, sta investendo in capacità navali avanzate per la guerra alle mine. La prima attracco della M940 Oostende a Zeebrugge, unità del programma di contromisure mi-ne belga-olandese, dimostra l’adozione di un concetto “stand-off” che utilizza droni di su-perficie, subacquei e aerei per rilevare e neutralizzare le mine da remoto, riducendo i rischi per l’equipaggio. Questa innovazione rafforza le capacità difensive europee, tutelando eco-nomie e commerci vitali da potenziali blocchi portuali, e sottolinea l’importanza della coo-perazione binazionale per la resilienza marittima in un contesto di crescenti minacce ibride.
Tuttavia, il “frigate gap” della Royal Navy, con la riduzione della flotta a sette fregate entro la fine del 2025 e un gap che potrebbe persistere fino a metà degli anni 2030, solleva preoccupazioni sulla capacità del Regno Unito di proiettare potenza e proteggere i propri interessi marittimi. La dismissione delle Type 23 obsolete prima dell’arrivo delle nuove uni-tà, unita a problemi di manutenzione e pressione finanziaria, rende la Royal Navy vulnerabi-le in scenari di guerra europea e aumenta la dipendenza dagli alleati, mettendo in discus-sione la sua capacità di mantenere la promessa di dotarsi di 13 fregate.
Infine, la nuova app MyNavy Messages della Marina USA migliora la comunicazione con ma-rinai e famiglie, supportando il benessere del personale navale in un’era digitale.

Conseguenze per l’Italia
Le conseguenze degli eventi del 3 novembre 2025 per l’Italia si manifestano su più fronti, dall’energia alla difesa, dalla diplomazia all’economia, delineando un quadro di sfide e op-portunità che richiedono una risposta strategica.
Sul fronte energetico, la decisione del governo Meloni di riprendere le concessioni per nuove estrazioni di petrolio e gas in Italia è una mossa volta a rilanciare l’indipendenza energetica nazionale. Dopo anni di declino produttivo, l’obiettivo è supportare le industrie energivore con prezzi calmierati e ridurre la dipendenza dalle importazioni, in un contesto di rottura con la Russia e di diversificazione delle forniture. Tuttavia, l’articolo sottolinea che il “vero giacimento” è il risparmio energetico, con i consumi di gas già diminuiti del 25% in 20 anni. Le nuove trivelle sono viste come un ponte per la transizione, integrando produzione, efficienza e diversificazione come chiavi per ottimizzare il sistema energetico nazionale. Questo approccio bilanciato è fondamentale per garantire la sicurezza energetica del paese, riducendo la volatilità dei prezzi e contribuendo alla stabilità economica.
In ambito difesa e tecnologia, l’Italia è direttamente coinvolta nell’accordo tra Airbus, Thales e Leonardo per integrare le attività nei satelliti e servizi spaziali, creando la società Bromo. Questo rappresenta una grande opportunità per lo spazio europeo e per l’Italia, che ha reso lo spazio centrale nelle sue attività di natura strategica. L’obiettivo è creare un “campione europeo” con 6,5 miliardi di fatturato e 25.000 dipendenti, in grado di competere global-mente in un mercato dominato dagli USA e caratterizzato da rapide trasformazioni. Per l’Ita-lia, questa operazione è cruciale per tutelare gli interessi nazionali ed europei, valorizzando la governance esistente e la continuità politica, e per rafforzare la propria sovranità tecno-logica.
Il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea (PNS), inaugurato a La Spezia, è un’ulteriore iniziativa pubblico-privata che accelera la ricerca e lo sviluppo nel settore subacqueo, posi-zionando l’Italia come leader europeo e NATO. L’incremento di fondi pubblici e privati, i test range abissali e le applicazioni duali (militari e civili) sono essenziali per capitalizzare su questa eccellenza.
Sul piano diplomatico ed economico, l’Italia è tra i paesi europei che mostrano scetticismo verso la ratifica dell’accordo di partenariato UE-MERCOSUR. Le preoccupazioni, espresse dalla Commissione Agricoltura della Camera, riguardano il rischio di concorrenza sleale da prodotti sudamericani con standard meno rigorosi, che potrebbero danneggiare il settore agroalimentare nazionale. Questa posizione evidenzia la complessità di conciliare gli inte-ressi nazionali con quelli di un accordo di vasta portata, che pur promettendo la riduzione dei dazi e la diversificazione energetica, richiede un’attenta valutazione dei costi e dei be-nefici per le diverse filiere produttive italiane.
Infine, le tensioni nel Mediterraneo allargato e nell’Heartland Euro-Asiatico hanno dirette implicazioni per la sicurezza e la politica estera italiana. La persistente instabilità in Libia e nel Sahel, la crisi migratoria, la ripresa della pirateria somala e le accuse di crimini di guerra in Yemen, richiedono all’Italia di mantenere un ruolo attivo nella stabilizzazione re-gionale. La presenza di basi NATO sul suo territorio, come quella di Deveselu in Romania (seppur non direttamente italiana), e il rafforzamento della deterrenza russa con il sottoma-rino Khabarovsk, impongono all’Italia di adeguare le proprie strategie di difesa e di contri-buire attivamente al rafforzamento della sicurezza collettiva europea e NATO.
Le sfide legate alla guerra algoritmica e all’integrazione dell’AI nella difesa, infine, richie-dono all’Italia di investire in innovazione e di collaborare con gli alleati per evitare un “gap cognitivo” che potrebbe compromettere la sua competitività tecnologica e la sua sicurezza nazionale.

Conclusioni
La giornata del 3 novembre ha evidenziato la persistente competizione tra Stati Uniti, Cina e Russia, con gli USA che tentano di riaffermare la propria influenza attraverso una “dottrina Trump” più transazionale e mirata, ma anche contraddittoria. Il ritiro di truppe dalla NATO, la campagna di pressione in Venezuela e la cautela sulle sanzioni russe, suggeriscono un ap-proccio che mira a bilanciare interessi nazionali con la necessità di coinvolgere gli alleati. Tuttavia, il rischio è di inviare segnali di debolezza o di destabilizzare ulteriormente regioni già fragili.
La Cina, dal canto suo, consolida la sua proiezione di potenza economica e militare, spe-cialmente nell’Indo-Pacifico e nell’Oceano Indiano, attraverso accordi commerciali e coope-razioni militari strategiche. L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nella sua strategia mi-litare prefigura una “guerra algoritmica” che richiederà una risposta coordinata e innovativa da parte dell’Occidente per evitare un “gap cognitivo”. La Russia, infine, continua a rafforza-re la sua deterrenza nucleare e a sfruttare le vulnerabilità generate dalla guerra in Ucraina, nonostante gli sforzi sanzionatori.
I temi che hanno maggiori possibilità di ulteriori sviluppi e novità nei giorni successivi so-no molteplici. In primo luogo, l’efficacia della “dottrina Trump” in Venezuela e la sua capa-cità di raggiungere un cambio di regime senza innescare un conflitto diretto saranno crucia-li. La reazione di Russia, Cina e Iran al rafforzamento della presenza USA nei Caraibi, e la capacità di Maduro di rafforzare le proprie difese, saranno indicatori chiave.
In secondo luogo, il summit C5+1 alla Casa Bianca con i paesi dell’Asia Centrale potrebbe segnare un nuovo fronte di competizione tra USA, Russia e Cina per il controllo di minerali critici e per l’influenza strategica nell’Heartland. Gli esiti di questo incontro avranno riper-cussioni significative sugli equilibri regionali.
In terzo luogo, la tregua di Gaza rimane estremamente fragile; la capacità dei “partiti della pace” di superare le resistenze interne e di far avanzare il “Piano Trump” per una normaliz-zazione con Israele sarà decisiva per il futuro del Medio Oriente. Qualsiasi violazione o fal-limento potrebbe riportare la regione a un conflitto su vasta scala.
Per l’Italia, le raccomandazioni sono chiare. È fondamentale continuare a perseguire una strategia energetica equilibrata, combinando nuove estrazioni con un forte impegno nel ri-sparmio e nell’efficienza per garantire la sicurezza energetica. Sul fronte della difesa, l’Italia deve capitalizzare sull’iniziativa del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea e sul con-solidamento delle industrie spaziali europee, investendo in ricerca e sviluppo per mantene-re la sovranità tecnologica e la competitività. È inoltre essenziale che l’Italia svolga un ruolo proattivo nella diplomazia europea per affrontare le preoccupazioni agricole legate all’ac-cordo UE-MERCOSUR, garantendo una transizione equa per le filiere nazionali. Infine, l’Ita-lia deve rimanere vigile sulle dinamiche del Mediterraneo allargato e dell’Heartland, contri-buendo attivamente alla sicurezza collettiva e alla stabilità regionale, e investendo in tecno-logie di difesa innovative per far fronte alle nuove sfide della “guerra algoritmica”. La capa-cità di anticipare e adattarsi a questi sviluppi sarà cruciale per la sua sicurezza e prosperità.


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