05-11-25 Dal mondo
5 Novembre 2025 2025-11-05 8:1505-11-25 Dal mondo
Geopolitica
—Trump sul piede di guerra con Nigeria e Venezuela
—USA, un messaggio alla Cina con una dimostrazione di forza
—Sahara occidentale vs Sahara marocchino: la soluzione di Rabat si fa largo
—Storia. Rabin trent’anni dopo: chi ieri l’ha ucciso oggi governa Israele
–🇬🇧Ukraine Just Attacked a Key Russian Oil Terminal. Will It Matter?
–🇬🇧Not Final, but Forward: The Abraham Accords at a Crossroads
–🇬🇧Cheney, architect of endless war, helped kill our faith in leaders
–🇬🇧China, Iran, and Russia will Intervene in Venezuela to Threaten U.S. Regional Hegemony
–🇬🇧Sudan’s civil war: power struggle and humanitarian catastrophe
–🇬🇧Bombing Venezuela Won’t Solve the Maduro Problem
Geoeconomia
—Allarme di Confitarma: flotta italiana a rischio a causa della burocrazia
—Il 2025 è stato un anno da record per le petroliere
–🇬🇧To Diversify its Critical Minerals Supply, the United States Should Look to Kazakhstan
–🇬🇧Ten Years of C5+1: U.S.–Central Asia Minerals Cooperation
–🇬🇧Is America’s Shipbuilding Industry Making a Comeback?
–🇬🇧India’s Maritime Vision Gets Another Boost as MSC Commits 12 Ships to Indian Flag
Difesa
—Ecco perchè la Cina è un passo avanti sui droni marini
–🇬🇧U.S. Awards Royal Navy Destroyer Unit Commendation for Actions in the Red Sea
–🇬🇧Royal Navy and Norwegian Navy deepen ties during global deployment
–🇬🇧The HMS Prince of Wales Is Back in European Waters
–🇬🇧CNO Caudle’s Charge of Command
–🇬🇧USS Gerald R. Ford Leaves Mediterranean Bound for U.S. Southern Command
–🇬🇧France to Double ASTER Missile Capacity on FDI Frigates
–🇬🇧China Completes 43 Manned Arctic Dives in 2025, Demonstrates Dual Submersible Operations Under Ice
–🇬🇧South Korea Positions KSS-III Attack Submarine for International Sale
Scenari Geopolitici
Il 4 novembre 2025 si è configurato come una giornata di intensa attività geopolitica globa-le, caratterizzata da un mosaico di tensioni persistenti, nuovi schieramenti strategici e ma-novre economiche e militari che disegnano un panorama internazionale sempre più com-plesso e multipolare. In un contesto di fluidità e incertezza, gli eventi di questa giornata ri-velano come le grandi potenze e gli attori regionali stiano riposizionando le proprie pedine sullo scacchiere mondiale, cercando di affermare la propria influenza o di difendere i propri interessi vitali, con conseguenze significative per la stabilità e la sicurezza collettiva.
Eventi Clou
La giornata è stata scandita da diversi eventi di rilievo che meritano un approfondimento. Anzitutto, il ridispiegamento della portaerei statunitense USS Gerald R. Ford dal Mediterra-neo verso il Comando Sud, diretto ai Caraibi, segna un’escalation della campagna militare di Washington contro le organizzazioni criminali transnazionali (TCO) in America Latina. Questa mossa, che integra un massiccio dispiegamento navale, incluso il gruppo anfibio Iwo Jima e cacciatorpediniere, riflette la crescente preoccupazione degli Stati Uniti per la sicu-rezza interna e la stabilità emisferica, minacciate dal narcotraffico e dalle attività illecite. Al-cuni commentatori affermano però che bombardare il Venezuela non risolverà il problema Maduro: Attacchi aerei e missilistici moderni raramente raggiungono obiettivi strategici co-me il cambio di regime senza un coinvolgimento terrestre estensivo, sforzi prolungati e al-leati locali, condizioni assenti in Venezuela. L’amministrazione Trump è messa in guardia dall’escalation militare, richiamando i rischi di interventi USA passati in Kosovo, Afghani-stan, Iraq e Libia, che hanno spesso portato a conflitti prolungati e risultati ambigui. La sto-ria dimostra che la potenza aerea, sebbene distruttiva, è insufficiente per rovesciare dittatori senza un forte supporto terrestre. L’azione statunitense si inserisce in un contesto dove Ci-na, Iran e Russia potrebbero replicare le loro strategie di supporto a regimi avversari, come quello venezuelano di Maduro, attraverso canali illeciti, sfidando l’egemonia statunitense nel suo “cortile di casa”.
Un secondo evento su cui riflettere è l’annuncio di Nvidia di un maxi-accordo con il gover-no sudcoreano e colossi tecnologici locali per la fornitura di 260.000 chip IA avanzati evi-denzia l’emergere di un “Asse Coreano” dell’intelligenza artificiale. Questa partnership, che include Samsung, LG, Hyundai e SK Group, mira a trasformare la Corea del Sud in un polo regionale dell’IA, esportando “intelligenza” come nuova risorsa. L’accordo si inserisce in un quadro di tensioni commerciali USA-Cina, dove Nvidia ha perso una quota significativa del mercato cinese a causa delle restrizioni all’export di chip strategici imposte da Wa-shington. L’espansione dell’infrastruttura IA di Nvidia in Corea del Sud rafforza assi alterna-tivi per gli Stati Uniti, consolidando la partnership con un alleato chiave nell’Indo-Pacifico e sottolineando l’importanza della tecnologia come nuovo campo di battaglia geopolitico, con implicazioni per la sicurezza economica e la leadership globale nel settore.
Infine, se da un lato il 2025 si sta rivelando l’anno più redditizio per il mercato delle petro-liere in oltre un decennio, dall’altro la flotta mercantile italiana è in grave declino a causa dell’eccessiva burocrazia, che causa una riduzione annua del 3% della sua dimensione e competitività. Le politiche energetiche favorevoli degli Stati Uniti, unite ai massicci acquisti di petrolio della Cina per le sue riserve strategiche, hanno spinto i tassi di nolo per le Very Large Crude Carriers (VLCC) e le Suezmax a livelli record dal 2015. La Cina ha accumulato circa 500.000 barili/giorno dal marzo 2025, mantenendo fino a 15 VLCC in rotazione conti-nua. Questo ha generato un aumento vertiginoso della domanda di navi cisterna per il greg-gio, con tassi giornalieri per le VLCC che hanno superato i 100.000 dollari. In Italia Luca Sisto di Confitarma ha denunciato costi di registrazione navale in Italia molto più alti rispet-to ad altri paesi UE. Dal 2010 al 2024, la flotta è passata da 1.664 a 1.206 navi, con una diminuzione del tonnellaggio lordo. I ritardi amministrativi paralizzano le navi, mentre la transizione ecologica impone ulteriori oneri ambientali che i concorrenti extra-UE non af-frontano. Sisto chiede un “patto nazionale per la semplificazione” per salvare l’industria ma-rittima italiana dal declino irreversibile
Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche
L’accentuato dispiegamento militare statunitense nell’America Latina, simboleggiato dal ri-posizionamento della USS Gerald R. Ford, risponde all’obiettivo di contrastare le minacce rappresentate dai cartelli della droga (così come indicato dall’amministrazione statunitense) e l’espansione dell’influenza di potenze rivali come Cina, Iran e Russia in quella che Wa-shington considera la sua sfera d’influenza. Questa strategia di contenimento, tuttavia, ri-schia di intensificare le tensioni regionali e di catalizzare una risposta da parte di questi at-tori, portando a una militarizzazione senza precedenti dei Caraibi e a una potenziale “proxy war” economica e militare in Venezuela, minando ulteriormente la stabilità dell’emisfero oc-cidentale. La multipolarità in America Latina, con l’emergere di governi più allineati agli USA, offre a Washington un’opportunità strategica, ma richiede un approccio coerente e non transazionale per evitare il ritorno di cicli di instabilità.
Nel Mediterraneo Allargato e nell’Heartland Euro-Asiatico, la retorica nucleare di Putin e il test del missile Burevestnik, insieme alla crescente cooperazione sino-russa nel controllo dello spazio, rafforzano l’immagine di un “asse autoritario” che si pone come alternativa all’ordine internazionale a guida USA. Questa collaborazione, che include la condivisione di tecnologie satellitari, ha profonde implicazioni geoeconomiche e militari, creando una rete indipendente da interferenze occidentali e rafforzando la fiducia politica tra i due paesi. La risposta occidentale, come l’encomio della US Navy all’HMS Diamond e il potenziamento delle fregate francesi, dimostra un impegno a mantenere la libertà di navigazione e la sicu-rezza regionale, ma evidenzia anche la frammentazione degli approcci.
La percezione di Israele come fonte primaria di insicurezza da parte di alcuni stati del Golfo Persico segnala un indebolimento della narrativa statunitense e apre la strada a nuove ar-chitetture di sicurezza regionale che potrebbero includere l’Iran, con conseguenze significa-tive per gli equilibri di potere e la potenziale ridefinizione delle alleanze.
Nell’Indo-Pacifico, la “dimostrazione di forza” della USS Nimitz nel Mar Cinese Meridionale, combinata con il rafforzamento dell’Asse Coreano sull’IA e l’impegno dell’India a espandere la sua flotta, mostra una crescente competizione per l’influenza regionale.
La Cina, con i suoi avanzamenti negli USV e nelle operazioni artiche, continua a proiettare la sua potenza, mettendo sotto pressione il sistema di alleanze a guida USA. La strategia giapponese di un “Indo-Pacifico libero e aperto”, con partnership commerciali e di svilup-po, cerca di offrire un’alternativa all’influenza cinese, ma la sua efficacia dipenderà dalla coesione interna e dal supporto degli alleati.
La crescente concentrazione della capitalizzazione borsistica negli USA, trainata dall’IA, evi-denzia la centralità della tecnologia nella competizione geopolitica, ma solleva anche il ri-schio di una bolla economica e la necessità di diversificare le catene di approvvigionamento di minerali critici, come dimostra l’attenzione degli USA verso il Kazakistan.
Infine, la crisi umanitaria e i conflitti in Sudan e Nigeria, alimentati dall’assenza di un’auto-rità statale efficace e da ingerenze esterne, rappresentano un focolaio di instabilità con po-tenziali ripercussioni continentali. La caduta di El Fasher in Sudan e l’insurrezione in Mali minacciano di trasformare l’Africa Occidentale in un epicentro jihadista, mettendo alla prova la capacità della comunità internazionale di intervenire efficacemente. La persistente “busifi-cazione” in Ucraina, le diserzioni di massa e il declino del supporto pubblico per la guerra indicano una situazione interna critica che potrebbe portare a una pace negoziata con la perdita di territori, ridefinendo i confini geopolitici in Europa orientale. Questi eventi, nel loro complesso, rafforzano la visione di un ordine mondiale in rapida evoluzione, dove la multipolarità richiede agli Stati Uniti un adattamento strategico e una maggiore flessibilità nelle alleanze, pur mantenendo un focus sulla protezione dei propri interessi.
Conseguenze strategiche
Il trasferimento della portaerei USS Gerald R. Ford nell’America Latina, unitamente a un si-gnificativo dispiegamento navale, segna un’escalation della strategia di Washington contro le TCO (organizzazioni criminali transnazionali), ma anche una chiara dimostrazione di de-terrenza nei confronti di Cina, Iran e Russia, che stanno cercando di erodere l’egemonia statunitense nella regione. Questo riposizionamento strategico mira a riaffermare la dottrina Monroe e a proteggere gli interessi di sicurezza nazionale degli USA, potenzialmente spo-stando risorse e attenzione da altri teatri operativi, come l’Indo-Pacifico, per affrontare una minaccia percepita più vicina alla “homeland”. La conseguenza è un aumento del rischio di “escalation involontaria” e di confronto indiretto, soprattutto se gli attori rivali decidessero di intensificare il loro supporto a regimi come quello venezuelano.
La cooperazione sino-russa nel controllo dello spazio, con l’integrazione dei sistemi di na-vigazione satellitare Beidou e GLONASS, ha profonde implicazioni strategiche. Questa mossa non solo sfida l’egemonia tecnologica e militare degli Stati Uniti nello spazio, ma mira an-che a creare un sistema autonomo e resiliente per applicazioni militari e civili, rafforzando la capacità di proiezione di forza e di raccolta intelligence di entrambi i paesi. Strategica-mente, ciò consente a Cina e Russia di ridurre la dipendenza dai sistemi occidentali, miglio-rando la loro autonomia operativa e la loro capacità di operare in ambienti contesi.
Gli sviluppi negli Unmanned Surface Vessels (USV) cinesi, integrati nella dottrina Anti-access/Area Denial (A2/AD) di Pechino, rappresentano un cambiamento paradigmatico nella guerra navale. Questi sistemi, a basso costo e modulari, offrono alla Cina un vantaggio asimmetrico per contestare il dominio marittimo, in particolare nel Mar Cinese Meridionale, e per proiettare potenza oltre le acque costiere, con implicazioni per la libertà di navigazio-ne e la sicurezza regionale. La “dimostrazione di forza” della USS Nimitz risponde a questa minaccia, ma evidenzia la necessità per gli USA e i suoi alleati di sviluppare nuove strategie e tecnologie per contrastare la crescente capacità cinese.
Sul fronte europeo, la decisione della Francia di raddoppiare la capacità missilistica Aster sulle sue fregate FDI e l’Italia che ha la ITS Trieste che ha ricevuto la sua “bandiera di com-battimento”, rafforzano le capacità di difesa aerea e di proiezione navale dei paesi membri della NATO. Questo, insieme all’approfondimento dei legami tra Royal Navy e Marina Norve-gese e alla futura acquisizione di fregate Type 26, contribuisce a una maggiore interopera-bilità e a una forza alleata più unificata nel Nord Atlantico.
Strategicamente, l’Europa sta cercando di riaffermare la propria autonomia strategica e di ri-durre la dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa, pur rimanendo all’interno dell’ombrello NATO. Tuttavia, la critica situazione in Ucraina e il declino del supporto pubblico per la guerra sollevano interrogativi sulla capacità di Kiev di sostenere il conflitto a lungo termine e sulle implicazioni strategiche di una potenziale pace negoziata con la perdita di territori. La persistenza del conflitto, unita alla retorica nucleare russa, mantiene l’Europa in uno sta-to di allerta strategica, costringendola a riconsiderare i propri investimenti nella difesa e a rafforzare la propria volontà politica.
Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Sul fronte energetico, il 2025 si sta configurando come un anno record per le petroliere, con tassi di nolo per VLCC e Suezmax che superano i livelli dal 2015. Questo è trainato dalle politiche energetiche statunitensi favorevoli e dagli acquisti massicci di petrolio cine-se per riserve strategiche. Tale situazione, sebbene profittevole per il settore del trasporto marittimo, sottolinea la persistente dipendenza globale dai combustibili fossili, in contraddi-zione con gli obiettivi di transizione energetica e le discussioni della COP30 a Belém, che mirano a una fase out accelerata. L’attacco ucraino al terminal petrolifero russo di Tuapse, pur non alterando le dinamiche più ampie del conflitto, evidenzia la vulnerabilità delle in-frastrutture energetiche e potrebbe aumentare i costi assicurativi per le spedizioni globali, introducendo un elemento di incertezza nel mercato petrolifero.
Tecnologicamente, l’accordo tra Nvidia e la Corea del Sud per la fornitura di 260.000 chip IA avanzati non solo posiziona Seul come un polo regionale dell’intelligenza artificiale, ma rafforza anche l’asse tecnologico USA-Corea in un contesto di tensioni commerciali USA-Cina sui chip. Questo spostamento di focus da parte di Nvidia, che ha perso il 95% del mercato cinese a causa delle restrizioni all’export, evidenzia la “balcanizzazione” tecnologi-ca e la crescente importanza delle catene di approvvigionamento resilienti.
La Cina, nel frattempo, continua a investire massicciamente nel nucleare, con la costruzione di reattori di IV generazione e l’uso del torio come combustibile, dimostrando un approccio pragmatico e orientato all’indipendenza energetica. Questo contrasta con l’Europa e l’Italia, che, secondo l’articolo, soffrono di scelte ideologiche che ostacolano il nucleare, con con-seguenze negative per la loro sicurezza energetica e competitività industriale.
La concentrazione di Wall Street nelle dieci maggiori aziende dell’S&P 500, trainata dall’IA, solleva interrogativi sulla sostenibilità di questa euforia e sul rischio di una bolla economi-ca, ricordando la crisi dot-com del 2000.
Finanziariamente, l’Unione Europea si trova di fronte a una sfida enorme nel finanziare il sostegno all’Ucraina. La proposta di impegnare 390 miliardi di dollari in quattro anni è con-siderata insostenibile, e il fallimento del piano di utilizzare gli asset russi congelati all’este-ro lascia l’UE senza risorse adeguate. Questa situazione, unita al calo degli aiuti militari eu-ropei all’Ucraina, evidenzia la fragilità finanziaria di Bruxelles e la potenziale crisi economi-ca e sociale che potrebbe derivarne.
Allo stesso tempo, la Nigeria, con la sua economia basata su petrolio e agricoltura, affronta una violenza endemica che impedisce lo sviluppo economico e crea un’economia del riscat-to, con conseguenze devastanti per la sua stabilità.
La necessità per gli USA di diversificare l’approvvigionamento di minerali critici, guardando al Kazakistan, sottolinea l’importanza della sicurezza delle catene di fornitura per l’energia pulita, la difesa e la manifattura avanzata, in un contesto di crescente domanda globale e tensioni geopolitiche.
Conseguenze marittime
Il dispiegamento della portaerei USS Gerald R. Ford dal Mediterraneo verso il Comando Sud USA, diretto ai Caraibi, è una chiara dimostrazione di “Naval diplomacy” volta a contrastare le organizzazioni criminali transnazionali (TCO) e a dissuadere potenziali minacce all’ege-monia statunitense nell’emisfero occidentale (l’uso della portaerei è eccessivo per la sola minaccia criminale). Questa mossa, che integra un massiccio schieramento navale, evidenzia la militarizzazione crescente delle rotte commerciali vitali nei Caraibi e la necessità di ga-rantire la libertà di navigazione in un’area di crescente instabilità.
Nel Mar Rosso, il riconoscimento da parte della US Navy all’HMS Diamond della Royal Navy per le sue azioni eccezionali nella difesa del traffico marittimo durante Operation Prosperity Guardian, sottolinea il ruolo critico della cooperazione navale internazionale nel contrastare le minacce Houthi e nell’assicurare la libertà di navigazione. Le operazioni condotte dal caccia britannico, inclusi l’abbattimento di droni e missili balistici e la scorta di mercantili, evidenziano la persistenza di minacce ibride e asimmetriche alle rotte commerciali globali e la necessità di una presenza navale robusta e coordinata.
L’avanzamento della Cina nello sviluppo degli Unmanned Surface Vessels (USV), droni ma-rini che combinano costi ridotti, modularità e autonomia crescente, rappresenta una rivolu-zione nella guerra navale. Questi sistemi, integrati nella dottrina Anti-access/Area Denial (A2/AD) di Pechino, consentono alla Cina di proiettare potenza e di contestare il dominio marittimo in modo asimmetrico, in particolare nel Mar Cinese Meridionale. La “dimostrazio-ne di forza” della USS Nimitz in questa regione, in risposta alle manovre aggressive cinesi, evidenzia la centralità del Mar Cinese Meridionale per i commerci globali e la competizione per il controllo delle rotte marittime. La Corea del Sud, con la commercializzazione del suo sottomarino d’attacco KSS-III, mira a rafforzare le sue capacità di difesa subacquea e a proiettare influenza nella regione, contribuendo a una corsa agli armamenti navali che ride-finisce gli equilibri di potere nell’Indo-Pacifico.
L’India, con la sua visione marittima e l’impegno di MSC Mediterranean Shipping Company a dispiegare 12 vascelli sotto bandiera indiana, sta rafforzando la sua flotta mercantile e le sue infrastrutture portuali. Questo, insieme ad altri investimenti da linee di spedizione in-ternazionali, mira a sostenere il commercio in crescita dell’India e a consolidare il suo ruo-lo di attore chiave nel settore marittimo globale.
La flotta italiana, tuttavia, è a rischio a causa dell’eccessiva burocrazia, che causa un declino costante della sua dimensione e competitività, con costi di registrazione elevati rispetto ad altri registri UE. Questo ostacola la capacità dell’Italia di competere in un ambiente maritti-mo globale sempre più agguerrito e di sostenere la sua proiezione di potenza navale.
Infine, le 43 immersioni di veicoli cinesi subacquei pilotati nell’Artico, hanno evidenziato avanzamenti nella navigazione e nella sicurezza sotto-ghiaccio, sottolineato la crescente competizione per il controllo delle risorse e delle rotte marittime artiche, con implicazioni per la libertà di navigazione e la sovranità territoriale nella regione.
Conseguenze per l’Italia
Sul piano della sicurezza, l’approfondimento della cooperazione navale europea, come di-mostrato dalla Francia che raddoppia la capacità missilistica sulle sue fregate FDI e dalla Royal Navy con la Marina Norvegese, offre all’Italia un contesto di maggiore interoperabilità e deterrenza collettiva, in un momento in cui le minacce nel Mediterraneo Allargato si in-tensificano. La Marina Militare italiana, con la sua ITS Trieste che ha ricevuto la “bandiera di combattimento”, rafforza la sua capacità di proiezione navale e di partecipazione a operazio-ni internazionali. Tuttavia, la persistente dipendenza dell’Europa dalla NATO e dagli Stati Uniti per la deterrenza nucleare e la difesa su larga scala, come evidenziato dall’analisi di Alberto Pagani, sottolinea la necessità per l’Italia di investire maggiormente nella propria autonomia strategica e nella cooperazione europea, superando i dibattiti superficiali sulla Difesa.
Sul fronte economico e marittimo, l’allarme lanciato da Confitarma riguardo alla flotta mer-cantile italiana, a rischio a causa di una burocrazia eccessiva che ne sta riducendo la di-mensione e la competitività, rappresenta una sfida cruciale. I costi elevati di registrazione delle navi sotto bandiera italiana, in contrasto con altri paesi UE, e le inefficienze ammini-strative stanno erodendo la capacità dell’Italia di competere in un mercato marittimo globale sempre più agguerrito. Questa situazione è aggravata dalla transizione green e dalla carbon tax europea, che impongono oneri aggiuntivi alle flotte italiane ed europee, mentre i paesi non-UE non li affrontano. Senza un “patto nazionale per la semplificazione”, il settore marit-timo italiano rischia un declino irreversibile, con conseguenze negative per l’economia na-zionale e la sua proiezione di potenza nel Mediterraneo.
In politica estera, il crollo della Torre dei Conti a Roma, e il conseguente scontro diplomati-co con la Russia, evidenziano la fragilità delle relazioni internazionali e la retorica aggressi-va che le caratterizza. La condanna unanime delle parole di Zakharova da parte della classe politica italiana, sebbene necessaria, rischia di essere “a corrente alternata” se non accom-pagnata da una riflessione più profonda sull’uso della propaganda e sulla coerenza delle posizioni. L’Italia, come parte dell’UE, si trova anche di fronte alla sfida di finanziare il so-stegno all’Ucraina. La prospettiva di impegnare 390 miliardi di dollari in quattro anni è con-siderata insostenibile, e il fallimento del piano di utilizzare gli asset russi congelati lascia l’UE senza risorse adeguate, con potenziali ripercussioni economiche e sociali anche per l’Italia.
Energeticamente, la discussione sul nucleare in Cina, con la costruzione di reattori di IV generazione e l’uso del torio, offre uno spunto di riflessione per l’Italia. Il paese, che in passato ha abbandonato il nucleare per scelte ideologiche, potrebbe trarre ispirazione dall’approccio pragmatico di Pechino per affrontare la realtà energetica e garantire una maggiore indipendenza. La persistente dipendenza globale dai combustibili fossili, eviden-ziata dai profitti record delle petroliere, e l’urgenza climatica discussa alla COP30 a Belém, mettono in luce la necessità per l’Italia di accelerare la sua transizione energetica, riducen-do la dipendenza dalle fonti tradizionali e investendo in nuove tecnologie.
Conclusioni
Gli eventi del 4 novembre 2025 tracciano il profilo di un ordine mondiale in rapida e com-plessa trasformazione, dove la multipolarità è una realtà innegabile e la competizione si estende a ogni dominio: militare, economico, tecnologico e ideologico. L’amministrazione Trump, con il suo approccio “America First” e un’enfasi sulla proiezione di forza, sta ridefi-nendo le alleanze e le strategie di deterrenza, come dimostrato dai dispiegamenti navali in America Latina e dalle “dimostrazioni di forza” nell’Indo-Pacifico. Tuttavia, questo unilatera-lismo rischia di alienare partner e di innescare spirali di escalation, specialmente in conte-sti dove Cina, Iran e Russia cercano attivamente di minare l’egemonia statunitense. La coo-perazione sino-russa, in particolare nel controllo dello spazio e nella tecnologia, rappre-senta una sfida strutturale all’ordine a guida USA, creando un asse alternativo che mira all’autonomia e alla resilienza.
Per l’Italia e l’Europa, il quadro che emerge è quello di una crescente fragilità strategica e di una necessità impellente di rafforzare la propria autonomia. L’Europa non può più per-mettersi l’illusione del “dividendo della pace” e deve investire seriamente nella difesa, non solo in termini di risorse, ma anche di volontà politica e di visione strategica. La frammen-tazione interna, le scelte ideologiche che ostacolano settori vitali come il nucleare e le dif-ficoltà finanziarie nel sostenere gli impegni internazionali, rischiano di indebolire ulterior-mente il continente. Per l’Italia in particolare, è cruciale affrontare le criticità interne, come la burocrazia che affligge la flotta mercantile, per mantenere la propria competitività e proiezione nel Mediterraneo, un’area di crescente instabilità.
In questo contesto, le raccomandazioni si concentrano su un approccio proattivo e lungimi-rante. A livello globale, gli Stati Uniti dovrebbero adottare una politica estera più sfumata, abbracciando la multipolarità attraverso partenariati flessibili e un dialogo che vada oltre la mera coercizione, per evitare di spingere i paesi emergenti verso l’orbita dei rivali. È es-senziale promuovere architetture di sicurezza regionali inclusive, che tengano conto delle sensibilità locali e delle diverse percezioni delle minacce, come dimostrato dal cambiamento di prospettiva di alcuni stati del Golfo sull’Iran.
Per l’Europa e l’Italia, è imperativo investire in una reale autonomia strategica, che signifi-chi non solo aumentare le spese militari, ma anche sviluppare capacità tecnologiche sovrane (dall’IA al nucleare, ispirandosi anche a modelli pragmatici come quello cinese) e rafforzare la cooperazione all’interno dell’UE e della NATO in modo complementare. La semplificazione burocratica e gli investimenti nelle infrastrutture critiche, marittime
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