06-11-25 Dal mondo
6 Novembre 2025 2025-11-06 8:0106-11-25 Dal mondo
Geopolitica
—Adesione Ucraina in UE verso il 2028
—L’UE borbotta sulla corruzione in Ucraina
—Orban, Fico e Babis e il ritorno di Visegrad
—La diplomazia della pausa: il Vertice Xi Jiping – Trump
—Tensione nei Caraibi: lo ‘scudo russo’ per il Venezuela
—Dick Cheney, l’architetto del caos neoconservatore
—Cosa racconta dell’America la vittoria di Mamdani a New York
—Mediterraneo centrale. L’Unhcr, ‘58.946 arrivi via mare ad oggi. +6% rispetto al 2024
–🇬🇧Taming the sound and fury of the Empire of Chaos
–🇬🇧Russia Isn’t Finished With the Middle East Yet
–🇬🇧The Case for Trump’s Second-Term Foreign Policy
–🇬🇧With Venezuela, Trump poised to make mistake of epic proportions
–🇬🇧The Arrival of the USS Gettysburg in the Caribbean Is a Prelude to Maduro’s Fall
–🇬🇧2 Killed in Eastern Pacific Strike on Suspected Narco Boat
–🇬🇧Renewal of India–Pakistan rivalry over Afghanistan
—🇬🇧Deconstructing Russia’s Plans for Greater Eurasia: Where Theory Meets Supply Chains
Geoeconomia
—Israele, Egitto e Stati Uniti: la battaglia del gas nel Mediterraneo orientale
–🇬🇧Russia, Turkey in Talks to Keep Same Gas Volume in Renewed Deals
–🇬🇧Suez Canal Authority Denies Role in Detention of Sanctioned Russian Tanker
Difesa
—Oceano Trasparente, la rete cinese per ‘pescare’ i sommergibili
–🇬🇧A return to nuclear testing in an unstable age?
–🇬🇧The Path to Autonomous Shipyards
–🇬🇧Whose Drones Are Spying on a Belgian Air Base?
–🇬🇧How Can America Respond to Russia’s New Submarine Detection Grid?
Scenari Geopolitici
La giornata del 5 novembre 2025 ha cristallizzato una serie di dinamiche geopolitiche glo-bali, evidenziando tensioni crescenti, alleanze mutevoli e l’accelerazione di processi di tra-sformazione in diversi ambiti. Dal Pacifico all’Artico, dal Medio Oriente ai Balcani, gli eventi recenti rivelano un mondo in bilico tra competizione e cooperazione, con implicazioni pro-fonde per la stabilità e la sicurezza internazionale.
Eventi Clou
Tra gli eventi più rilevanti emerge la crescente retorica nucleare tra Stati Uniti e Russia. Il presidente russo Vladimir Putin ha incaricato il Consiglio di Sicurezza di elaborare proposte per nuovi test nucleari, subordinandoli a una ripresa analoga da parte degli USA. Questa decisione segue un post del presidente americano Trump che annunciava l’intenzione di ef-fettuare test nucleari in modo paritario. La tensione reciproca alimenta una spirale di minac-ce, mettendo a rischio il Trattato di Divieto Completo dei Test Nucleari (CTBT). Se i test ve-nissero effettivamente ripresi, ciò rappresenterebbe una grave destabilizzazione dell’ordine nucleare mondiale, aumentando significativamente il pericolo di un’escalation militare glo-bale.
Un secondo evento cruciale è l’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York il 5 no-vembre 2025, con il 50,4% dei voti. L’elezione rappresenta un evento storico a livello locale e internazionale. Mamdani, socialdemocratico, musulmano, di 34 anni e di origine ugandese, è il primo sindaco musulmano e il più giovane in oltre un secolo. Ha sconfitto Andrew Cuomo puntando su affitti accessibili, crisi abitativa e inclusione sociale. La sua vittoria ri-flette anche un «referendum» sulla questione israelo-palestinese, scatenando reazioni for-temente polarizzate nella comunità ebraica, dove molti temono posizioni anti-israeliane e antisemitismo, mentre circa il 30% degli elettori ebrei lo ha sostenuto, segnalando divisioni interne. Mamdani ha rafforzato il progressismo urbano negli USA, e la sua elezione eviden-zia la spaccatura all’interno del Partito Democratico tra ala progressista e moderata. Il co-siddetto «effetto Mamdani» potrebbe aumentare il sostegno dei giovani musulmani america-ni, influenzando future elezioni in stati chiave. In Europa, l’elezione è vista come un segnale di speranza democratica e rifiuto delle politiche di Trump. Pur limitata nelle implicazioni geopolitiche dirette, l’elezione richiama l’attenzione sul conflitto israelo-palestinese, con ri-flessi sulle comunità europee. L’evento segna un incrocio tra identità culturale, politica in-terna USA e dinamiche globali, mettendo in luce tensioni e trasformazioni significative .
Infine, l’arrivo della USS Gettysburg nei Caraibi, ufficialmente per contrastare i cartelli della droga, è visto come un possibile preludio a un’azione militare contro il regime di Nicolás Maduro in Venezuela. Questa mossa si inserisce in un contesto più ampio di operazioni an-ti-narcotraffico statunitensi, che dal settembre scorso hanno causato 67 vittime in 14 azioni nel Pacifico orientale. La flottiglia USA comprende anche un sottomarino classe Los Ange-les, segno di un potenziale piano offensivo e di sorveglianza con supporto a truppe anfibie. Il rischio di escalation è elevato: il Venezuela gode di sostegno militare e politico dalla Russia, che fornisce armamenti avanzati e assistenza tecnica, complicando qualsiasi inter-vento USA diretto. Un’azione militare potrebbe aggravare la già grave crisi umanitaria vene-zuelana, generando una massiccia ondata migratoria. Inoltre, metterebbe a rischio le impor-tazioni energetiche statunitensi dalla Chevron e potrebbe provocare ritorsioni economiche. La comunità internazionale, inclusi Francia, ONU, Messico e Brasile, condannerebbe l’intervento, indebolendo la credibilità degli USA. Infine, un’aggressione esterna potrebbe rafforzare il potere di Maduro, unendo le fazioni interne contro una minaccia straniera. Que-sta situazione dimostra come la lotta al narcotraffico possa essere strumentalizzata per obiettivi geopolitici di più ampio respiro, con importanti rischi di destabilizzazione regiona-le e ulteriore aumento della tensione internazionale.
Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche
La rinnovata corsa agli armamenti nucleari tra USA, Russia e Cina, con la retorica sui test nucleari e lo sviluppo di armi “impenetrabili” come l’Oreshnik e il Poseidon, mina i trattati internazionali e intensifica la percezione di una minaccia esistenziale. Questa dinamica ero-de la dottrina della Mutua Distruzione Assicurata (MAD), aumentando i rischi di una escala-tion incontrollata e rendendo l’ordine nucleare globale più fragile.
Nel Pacifico, la strategia cinese “Transparent Ocean” e le sue avanzate capacità sottomarine artiche non solo rafforzano Pechino come potenza polare, ma sfidano direttamente la proie-zione di forza degli Stati Uniti e dei loro alleati (AUKUS), complicando le operazioni in aree vitali come il Mar Cinese Meridionale e Taiwan. L’accordo Canada-Australia sulle terre rare è una chiara risposta a questa egemonia cinese, segnalando un riallineamento delle catene di approvvigionamento globali e una crescente frammentazione economica tra blocchi.
In Europa, il ritorno parziale del gruppo Visegrad, con Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca che si oppongono alla linea di “guerra permanente” contro Mosca, evidenzia una frat-tura Est-Ovest all’interno dell’UE. Questo indebolisce la coesione europea e offre alla Rus-sia leve per influenzare la politica energetica e di sicurezza, mentre l’Ucraina continua a combattere. Al suo interno esistono però molte critiche sulla corruzione interna che minano il suo percorso di adesione all’UE. La resilienza russa in Medio Oriente, nonostante le re-centi battute d’arresto, dimostra la sua capacità di sfruttare l’instabilità regionale e le vulne-rabilità statunitensi per riaffermare la sua posizione, come si vede con la Siria e i legami con l’Iran.
L’elezione di Zohran Mamdani a New York, al di là del suo impatto locale, ha risonanza in-ternazionale, catalizzando il sentimento pro-palestinese negli Stati Uniti e acutizzando le di-visioni nel Partito Democratico. Questo fenomeno, unito alla crescente influenza del voto musulmano nelle midterm, suggerisce una metamorfosi della cittadinanza americana e un potenziale riallineamento politico. Contemporaneamente, le aggressive politiche dell’ammi-nistrazione Trump, come i potenziali strike militari in Venezuela e la spinta per il cambio di regime, accrescono l’instabilità in America Latina, rafforzando l’alleanza tra Caracas e Mosca e creando un nuovo fronte di tensione con gli USA.
Infine, la crisi umanitaria in Sudan e la ripresa della pirateria in Somalia sono sintomi di una più ampia instabilità nel Mediterraneo allargato, dove attori esterni cercano di consoli-dare la loro influenza, mentre potenze europee come l’Italia si sforzano di gestire le emer-genze migratorie e umanitarie. L’accumulo di queste dinamiche disegna un mondo in cui la cooperazione multilaterale è messa a dura prova e la competizione tra grandi potenze defi-nisce sempre più gli scenari regionali.
Conseguenze strategiche
Le conseguenze strategiche si manifestano in una ridefinizione delle priorità di difesa e de-terrenza. La corsa agli armamenti, sia nucleare che convenzionale, costringe le potenze a investire massicciamente in nuove tecnologie. Gli USA, con l’iniziativa “Golden Dome” per uno scudo spaziale e i test nucleari, cercano di ripristinare la loro superiorità strategica, ma si confrontano con le “armi impenetrabili” russe (Oreshnik, Burevestnik, Poseidon) e la mo-dernizzazione cinese. Questa escalation aumenta il rischio di errori di calcolo e decisioni af-frettate in un contesto di percezione di vulnerabilità reciproca.
La strategia russa “Harmony” di rilevamento sottomarino nel nord e la cinese “Transparent Ocean” nel Pacifico occidentale rappresentano una sfida diretta alla mobilità strategica ma-rittima di USA e alleati. Questi sistemi avanzati di sorveglianza e intercettazione riducono la segretezza operativa dei sottomarini avversari, spostando l’equilibrio di potere sulla guerra antisom. Gli Stati Uniti sono chiamati a sviluppare contromisure efficaci, come il jamming o tattiche offensive contro i veicoli sottomarini senza equipaggio (UUV), per mantenere la loro superiorità navale.
La crescente militarizzazione dell’Artico da parte della Cina con le sue missioni sottomarine e l’attività russa nel settore artico riflette sia una competizione per le risorse sia lo sviluppo di nuove rotte commerciali. Questa regione, un tempo periferica, diventa un punto caldo strategico, richiedendo nuove capacità di proiezione di forza e di deterrenza.
A livello regionale, la potenziale ripresa della pirateria somala e l’instabilità nel Mar Rosso impongono alle marine militari l’esigenza di rafforzare la sicurezza delle rotte commerciali vitali, aumentando i costi operativi e le missioni di scorta.
La proposta turca di una forza di interposizione ONU a Gaza, sebbene miri alla stabilizzazio-ne, rappresenta una complessa sfida logistica e politica per la NATO e altri paesi coinvolti, con il rischio di impegni prolungati in un teatro volatile.
L’amministrazione Trump, con la sua politica di “pace attraverso la forza”, cerca di ristabilire una deterrenza che ritiene erosa, ma il suo approccio unilaterale e aggressivo, come i po-tenziali interventi in Venezuela, rischia di destabilizzare ulteriormente regioni già fragili, costringendo gli avversari (come la Russia in America Latina) a rafforzare le proprie alleanze e capacità di difesa.
La crescente necessità di “cantieri navali autonomi” e di droni “loyal wingman” (come il Fu-ry) per integrare i caccia pilotati, evidenzia la direzione futura delle operazioni militari: maggiore automazione, velocità di produzione e integrazione multi-dominio per affrontare minacce complesse e scalabili.
Infine, la carenza di munizioni e le debolezze della base industriale della difesa USA, nono-stante gli appelli a riforme urgenti, rimangono una vulnerabilità strategica che potrebbe compromettere la capacità di sostenere conflitti prolungati, come dimostrato in Ucraina e Medio Oriente. La necessità di una “vera impresa industriale della difesa” è cruciale per la sicurezza statunitense e la capacità di bilanciare le ambizioni di Cina e Russia.
Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
La campagna di droni ucraina contro le raffinerie russe, che ha ridotto la capacità di raffina-zione e causato carenze di carburante, evidenzia la vulnerabilità delle infrastrutture energe-tiche e il potenziale impatto sulle economie. Sebbene il sistema russo abbia mostrato resi-lienza, attacchi prolungati erodono le attrezzature e aumentano l’intervento statale, portando a inefficienza e declino a lungo termine.
Nel settore energetico, le tensioni nel Mediterraneo orientale, con il blocco dell’accordo Israele-Egitto sul gas Leviathan, rischiano di ritardare lo sviluppo di un hub energetico cru-ciale per l’Europa, rendendo l’UE più dipendente da altre fonti e potenzialmente aprendo spazi a Cina e Russia. Le minacce del Qatar di bloccare le esportazioni di gas verso l’Europa se l’UE attuerà politiche legate ai diritti umani evidenziano le profonde interconnessioni tra geopolitica, energia e sostenibilità, con il rischio di disruption delle forniture per l’Italia e altri paesi europei.
La Cina sta rafforzando il suo dominio sui minerali critici, imponendo nuove restrizioni all’esportazione di terre rare. Questa mossa, che segue controlli su gallio e germanio, au-menta la pressione sull’industria occidentale (aerospazio, elettronica, mobilità elettrica, di-fesa) e stimola piani di diversificazione e investimenti in raffinazione in USA ed Europa, ma richiede anni per nuove infrastrutture, evidenziando una dipendenza strategica e una aperta vulnerabilità. L’accordo Australia-Canada sulle terre rare è una risposta diretta a questa strategia cinese, puntando a creare catene di approvvigionamento resilienti e ridurre la di-pendenza da Pechino.
A livello tecnologico, la corsa all’autonomia e all’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la manifattura e la difesa. Il cammino verso i “cantieri navali autonomi” con integrazione di ro-botica, gemelli digitali e AR, promette di ridurre tempi e costi, migliorando sicurezza e pro-duttività. Allo stesso modo, lo sviluppo di droni “loyal wingman” come il YFQ-44A “Fury” di Anduril, che collaborano con i caccia con equipaggio, sta trasformando il combattimento ae-reo.
La visione di Elon Musk di data center orbitali, basati sui satelliti Starlink V3, potrebbe ri-voluzionare il computing globale, superando le difficoltà terrestri e riducendo l’impatto am-bientale, anche se presenta sfide tecniche significative.
Il blocco economico e l’instabilità politica in Sudan e Tanzania, con coprifuochi e blocchi internet, paralizzano commercio e investimenti, esacerbando le crisi umanitarie.
La “deamericanizzazione” economica della Cina, con l’aggiornamento dell’accordo di libero scambio con l’ASEAN e l’avvicinamento a Russia e Vietnam, segnala un riequilibrio asiatico verso alleanze alternative, riducendo la dipendenza occidentale e rafforzando blocchi regio-nali. Questo processo ha implicazioni finanziarie perché, a fronte del tentativo di Trump di frenare la de-dollarizzazione, la creazione di un network logistico eurasiatico unificato da parte di Russia e Cina indica una spinta verso un sistema finanziario multipolare. La fuga di ricercatori dagli USA verso l’Europa, a causa delle politiche restrittive dell’amministrazione Trump, rappresenta un’opportunità per l’UE di colmare i divari nell’innovazione e attrarre talenti STEM (studiosi con capacità e competenze nelle discipline di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).
Conseguenze marittime
L’attacco alla petroliera Stolt Sagaland al largo della Somalia riaccende la preoccupazione per la pirateria nel Corno d’Africa e nell’Oceano Indiano, mettendo in evidenza la necessità di rafforzare le misure di sicurezza per il traffico commerciale. La presenza di una nave ma-dre, probabilmente un dhow (barca a vela araba), suggerisce una maggiore organizzazione da parte dei pirati. Questa recrudescenza potrebbe essere legata anche alla diffusa instabili-tà dell’area che vede anche la presenza degli Houthi nello Yemen, che crea un ambiente fa-vorevole alle attività illecite, minacciando le rotte nel Mar Rosso.
Nel Pacifico, la visita della portaerei USS George Washington a Busan dopo esercitazioni con il Giappone rafforza la cooperazione navale USA-Corea del Sud e la combined deterren-ce contro le minacce regionali, in particolare quelle derivanti dalle attività cinesi nel Mar Cinese Orientale. Questo evidenzia l’impegno degli Stati Uniti a mantenere una forte pre-senza navale nell’Indopacifico, una regione chiave per il mantenimento della propria leader-ship globale. La strategia cinese “Transparent Ocean”, che include satelliti, boe, UUV e array sottomarini, rappresenta una rivoluzione nella guerra antisommergibile, minacciando la se-gretezza operativa dei sottomarini di USA, Regno Unito e Australia (AUKUS) e complicando le operazioni in aree critiche come il Mar Cinese Meridionale e gli stretti vitali.
In America Latina, l’arrivo della USS Gettysburg nei Caraibi, sebbene ufficialmente per con-trastare il narcotraffico, ha una chiara implicazione strategica contro il Venezuela. Questa task force navale, equipaggiata con sistemi Aegis, missili Tomahawk e capacità anti-sommergibili, posiziona gli USA per operazioni offensive e di sorveglianza, evidenziando una potenziale escalation nel Mar dei Caraibi e un’interferenza nelle rotte marittime com-merciali regionali. La risposta russa, che ha fornito al Venezuela sistemi di difesa aerea co-me gli S-300VM, mostra un crescente impegno del Cremlino a sostenere i suoi alleati navali nella regione.
L’Artico è un altro teatro marittimo di crescente importanza. Le pionieristiche missioni sot-tomarine cinesi sotto i ghiacci, con l’impiego di sommergibili come il Fendouzhe e il Jiao-long, rafforzano la capacità di Pechino di esplorare e rivendicare risorse marine e rotte di navigazione in un’area contesa. La Russia, con il progetto “Harmony”, cerca di proteggere i suoi bastioni artici e i sottomarini balistici nucleari, intensificando la militarizzazione di questa regione e rendendo il passaggio marittimo sempre più competitivo.
Infine, lo sviluppo di “cantieri navali autonomi” e l’innovazione in sistemi marittimi senza equipaggio da parte di aziende come Rheinmetall, che ha partecipato all’esercitazione NATO REPMUS, indicano una trasformazione profonda nell’ingegneria navale e nelle operazioni marittime. Queste tecnologie, che promuovono il Manned-Unmanned Teaming (MUM-T) e l’interoperabilità, sono essenziali per affrontare le minacce moderne e garantire la sicurezza operativa negli scenari multi-dominio.
Conseguenze per l’Italia
Nel Mediterraneo allargato, la recrudescenza della pirateria somala e l’instabilità nel Corno d’Africa aumentano i rischi per le rotte commerciali che attraversano il Mar Rosso e l’Ocea-no Indiano, vitali per l’approvvigionamento energetico e commerciale italiano.
L’Italia, con la sua dipendenza dal gas naturale liquefatto (GNL), è particolarmente sensibile alle minacce del Qatar di interrompere le esportazioni verso l’Europa in caso di legami tra produzione e diritti umani, un fattore che potrebbe influenzare direttamente le forniture energetiche italiane.
L’iniziativa del Ministro Tajani “Italia per il Sudan” per affrontare la crisi umanitaria testimo-nia l’impegno italiano nella stabilizzazione del Nord Africa, una regione strategicamente im-portante per la sicurezza e la gestione dei flussi migratori.
Il potenziale coinvolgimento italiano in una forza di stabilizzazione ONU a Gaza, come pro-posto al summit di Istanbul, implicherebbe un impegno militare e diplomatico significativo in un teatro mediorientale già complesso.
La nave russa Dignity, gestita dalla russa Argo Tanker Group e soggetta a sanzioni occiden-tali, è rimasta ferma per circa due mesi nel porto di Suez a causa di una controversia legale per il mancato pagamento di debiti da parte dell’armatore verso un’agenzia marittima locale. La Suez Canal Authority (SCA) ha smentito che la nave sia stata sequestrata direttamente dall’autorità, precisando che la causa del fermo è un’ordinanza del Tribunale Economico di Ismailia. Durante la detenzione, si è segnalata una situazione critica per l’equipaggio, tra cui carenza di carburante e ritardi nel pagamento degli stipendi. Questo episodio mette in luce la vulnerabilità del Canale di Suez, una via strategica fondamentale per il commercio globa-le, e un canale cruciale per l’Italia in particolare, data la sua dipendenza dalle rotte com-merciali con l’Asia e il Medio Oriente. Inoltre, il blocco temporaneo di navi sanzionate come la Dignity o la Komander evidenzia le tensioni geopolitiche che influenzano le operazioni sul canale, con possibili ripercussioni sulle catene di approvvigionamento energetiche e commerciali a livello mondiale.
La crisi migratoria nel Mediterraneo centrale continua a essere una priorità. L’aumento de-gli arrivi via mare, principalmente dalla Libia, evidenzia la persistente instabilità nordafrica-na e la pressione sulle capacità di accoglienza e gestione italiane.
L’Italia, con il suo ruolo pivot nei Balcani occidentali, continua a promuovere l’allargamento dell’UE per contrastare l’influenza di Cina e Russia, cercando di rafforzare la stabilità regio-nale e la propria influenza.
A livello economico e industriale, la forte crescita di ordini e ricavi di Leonardo, trainata da un grande contratto per il supporto agli Eurofighter in Kuwait, e l’acquisizione di Iveco De-fence, rafforzano l’industria della difesa italiana, che gioca un ruolo chiave nel contesto eu-ropeo e NATO. Questo consolida la posizione dell’Italia come esportatore di tecnologie mili-tari avanzate.
Sotto il profilo tecnologico, la fuga di ricercatori dagli USA verso l’Europa, stimolata dalle politiche restrittive dell’amministrazione Trump, rappresenta un’opportunità unica per l’Italia di attrarre talenti nelle discipline STEM e di colmare i gap nell’innovazione, contribuendo al “rinascimento tecnologico” europeo.
In sintesi, l’Italia si trova a navigare in un contesto internazionale complesso, in cui la sua sicurezza energetica e commerciale, la gestione delle migrazioni, gli impegni militari e umanitari nel Mediterraneo e la sua posizione nell’industria della difesa e nella ricerca scientifica sono direttamente influenzati dalle dinamiche geopolitiche globali.
Conclusioni
Le tensioni nucleari tra USA e Russia, la proiezione di potenza marittima e artica della Cina, le fratture interne all’Europa e le crisi regionali in Medio Oriente e Africa disegnano uno scenario di incertezza strategica. La “diplomazia della pausa” tra USA e Cina, lungi dall’es-sere una distensione, appare come una tregua tattica in una competizione strutturale.
Tra i temi analizzati, la rinnovata corsa agli armamenti nucleari e la militarizzazione degli spazi marittimi e artici da parte di Cina e Russia sono i più critici e con maggiori possibilità di ulteriori sviluppi. La retorica sui test nucleari e lo sviluppo di nuove armi “impenetrabili” pongono l’ordine nucleare globale a rischio di escalation incontrollata. Nei prossimi giorni, sarà cruciale monitorare eventuali dichiarazioni o azioni concrete legate a questi test, che potrebbero innescare una reazione a catena.
Altrettanto rilevante è la competizione per le risorse critiche e le catene di approvvi-gionamento. L’accordo Canada-Australia sulle terre rare è solo l’inizio di una serie di ini-ziative volte a ridurre la dipendenza dalla Cina. Ulteriori sviluppi sono attesi nelle politiche europee e americane per diversificare le forniture, con possibili investimenti in nuove infra-strutture di estrazione e raffinazione che richiederanno anni per concretizzarsi.
La destabilizzazione regionale in Medio Oriente e Nord Africa rimane un focolaio di crisi. La situazione in Sudan, la ripresa della pirateria somala e le tensioni energetiche nel Medi-terraneo orientale potrebbero aggravarsi, con implicazioni per i flussi migratori e la sicu-rezza delle rotte commerciali. Sarà importante osservare l’evoluzione della proposta di forza ONU a Gaza e le dinamiche interne alla Libia.
Infine, la trasformazione politica interna negli Stati Uniti, con l’emergere di nuove figu-re progressiste come Mamdani e l’influenza del voto musulmano, avrà un impatto sulle prossime elezioni di midterm, ridefinendo il panorama politico americano. Si prevedono ul-teriori dibattiti e riallineamenti all’interno dei partiti.
In questo contesto, le raccomandazioni strategiche per l’Occidente, e per l’Italia in partico-lare, includono il rafforzamento della deterrenza convenzionale e nucleare, senza cade-re nella trappola di risposte puramente difensive, l’investimento massiccio nell’innova-zione tecnologica e nella resilienza delle catene di approvvigionamento per ridurre le dipendenze strategiche, la promozione di una diplomazia multilaterale per la gestione delle crisi regionali e la stabilità internazionale, evitando approcci unilaterali che potrebbe-ro esacerbare le tensioni e il supporto della democrazia e la trasparenza in Ucraina e nei Balcani, contrastando la corruzione e le derive autoritarie. L’Italia deve continuare a va-lorizzare il proprio ruolo nel Mediterraneo e nell’industria della difesa, attrarre talenti e promuovere soluzioni sostenibili per l’approvvigionamento energetico, mantenendo un equilibrio tra ambizione geopolitica e realismo.
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