10-11-25 Dal mondo
10 Novembre 2025 2025-11-10 8:2410-11-25 Dal mondo
Geopolitica
—Ucraina, la guerra insensata che deve finire
—Ungheria. Trump, Orban e la nuova crepa nell’Occidente
—Perché Erdogan vuole arrestare Netanyahu
—L’alba del nuovo impero (pan)americano
—Venezuela nel mirino di Trump, ma il rischio è alto
—USA: Guerra alla droga: Hegseth incendia i Caraibi
–🇬🇧Central Asia doesn’t need another great game
–🇬🇧Boat With Migrants Sinks Off Malaysia, Hundreds Missing
Geoeconomia
Difesa
—Difesa: il nuovo cantiere dell’industria europea
—Consegnata la Fujian, terza portaerei cinese
—Pechino mostra la sinergia tra droni e piattaforme navali. Ecco l’ultimo test
—Il cielo sporco. Come la guerra dei droni e dell’intelligenza artificiale cambierà il mondo
–🇬🇧Thinking First, Adapting Fast: Debating the Marine Corps’ Need for the Information Group
–🇬🇧EU Forces Free Hijacked Tanker 700 Miles Off Somalia
–🇬🇧Royal Marines test rapid-response tactics from RFA Lyme Bay in the Baltic Sea
–🇬🇧Turkey Has Stockpiled 1 Million Drones, Greek Defense Minister Warns
–🇬🇧Turkey Just Unveiled Its Newest Kamikaze Drone
–🇬🇧Germany Mulls Expanding Order For Submarine-Hunting Planes
–🇬🇧A Second YFQ-42A Aerial Drone Is Now Undergoing Flight Testing
–🇬🇧Did China Just Perfect a “Soft-Kill” Counter-Drone System?
–🇬🇧Chinese Navy Takes Aircraft Carrier Fujian Into Active Service In Hainan
–🇬🇧Why Did a British Destroyer Just Get a US Navy Award?
Scenari Geopolitici
Il quadro geopolitico globale tra il 7 e il 9 novembre 2025 è stato caratterizzato da un’intensa attività militare, diplomatica e tecnologica, con profonde implicazioni per gli equilibri di potere internazionali. Dall’Indo-Pacifico all’Europa, e dal Medio Oriente all’America Latina, si delineano scenari di crescente competizione e frammentazione, dove l’innovazione tecnologica e le dinamiche interne dei singoli Stati assumono un ruolo sempre più determinante.
Eventi Clou
L’India punta sull’Afghanistan nel “Grande Gioco” dell’Asia Centrale (InsideOver). Questo evento è significativo perché mostra come l’India stia attivamente cercando di estendere la sua influenza in Asia Centrale, superando le divergenze ideologiche con i Talebani afghani. L’obiettivo è contrastare il Pakistan e stabilire nuove rotte commerciali, utilizzando il porto iraniano di Chabahar. Le implicazioni sono vaste, con un potenziale riavvicinamento tra India e Cina e la trasformazione dell’Afghanistan in un crocevia strategico per gli equilibri globali. Non va poi dimenticato che nel contesto geopolitico dell’Asia Centrale, Cina, India, Russia e Stati Uniti competono per risorse, accordi economici e connettività commerciale.
Bamako Sotto Assedio: il Mali Verso il Governo di Al-Qaeda (InsideOver). Questa notizia è estremamente rilevante per la stabilità del Sahel e per la lotta al terrorismo globale. L’avanzata dei miliziani di JNIM, affiliati ad Al-Qaeda, verso la capitale maliana Bamako, attraverso un “assedio energetico”, segna un tentativo senza precedenti di un gruppo jihadista di prendere il potere in una capitale africana. La giunta militare maliana, dopo aver espulso i francesi e affidato la sicurezza ai mercenari russi, sembra incapace di contenere la diffusione del jihadismo, con gravi conseguenze umanitarie e strategiche per l’intera regione.
USA Concedono all’Ungheria Esenzione dalle Sanzioni Russe (gCaptain) / Ungheria: Trump, Orban e la nuova crepa nell’Occidente (notiziegeopolitiche.net). L’esenzione di un anno concessa dagli Stati Uniti all’Ungheria per l’importazione di petrolio e gas russo, dopo un incontro tra Trump e Orban, rappresenta una crepa significativa nell’unità occidentale contro la Russia. Questa mossa, oltre a garantire stabilità energetica all’Ungheria, è un segnale geopolitico che erode le sanzioni europee e mostra la volontà di Trump di ridisegnare i rapporti USA-Europa, potenzialmente marginalizzando l’UE e la NATO. Orbán emerge come un attore chiave in questo nuovo equilibrio, promuovendo un “sovranismo energetico” che potrebbe avere effetti a cascata su altri paesi europei.
Il 7 novembre 2025, la Cina ha immesso in servizio la sua terza portaerei, la Fujian (Type 003). La portaerei Fujian è la prima completamente indigena e dotata di catapulte elettromagnetiche. Questo evento rappresenta un significativo salto qualitativo per la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLAN), proiettando una maggiore influenza cinese nell’Indo-Pacifico e riducendo il divario tecnologico con le portaerei statunitensi. La cerimonia, presieduta dal comandante della Flotta del Mar del Sud e dal presidente Xi Jinping, sottolinea l’importanza strategica di Hainan (dove la portaerei è di base), fungendo da hub cruciale per le rivendicazioni territoriali cinesi nel Mar Cinese Meridionale. L’ambizione di Pechino di avere una flotta di sei portaerei entro il 2030 evidenzia la sua volontà di affermarsi come potenza marittima globale, con impatti diretti sugli equilibri di forza regionali.
Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche
L’ascesa militare della Cina, evidenziata dall’entrata in servizio della portaerei Fujian, e i suoi investimenti in tecnologie innovative come i reattori nucleari a torio per navi commerciali, segnalano una proiezione di potenza sempre più assertiva nell’Indo-Pacifico e oltre. Questa espansione cinese è percepita come una sfida diretta all’egemonia marittima statunitense, portando a una corsa agli armamenti e al rafforzamento delle alleanze regionali, come dimostrato dall’arrivo della USS George Washington in Corea del Sud.
La “nuova Guerra Fredda” in Asia si amplifica con la Corea del Nord che, fornendo armi alla Russia in cambio di tecnologia, si eleva da problema regionale a attore strategico globale, indebolendo il regime di non proliferazione nucleare. Il varo del sottomarino russo Khabarovsk, con i suoi droni Poseidon a capacità nucleare, accresce ulteriormente le tensioni nucleari, spingendo Russia e USA verso una ripresa dei test, seppur “subcritici” o di sistema, che rischiano di innescare una pericolosa spirale di riarmo globale. La retorica di Donald Trump sul testing nucleare, sebbene iperbolica, contribuisce all’incertezza strategica.
In Europa, la risposta alle minacce russe si concretizza in un riarmo significativo, con la Germania che valuta l’espansione del suo ordine di aerei anti-sommergibile P-8A Poseidon e la Royal Navy che investe in nuove capacità di caccia mine e droni. Tuttavia, le azioni unilaterali di Trump, come l’esenzione dell’Ungheria dalle sanzioni energetiche russe, minano l’unità europea e la credibilità delle sanzioni, creando una “crepa nell’Occidente” che avvantaggia Russia e Cina. Questo scenario di frammentazione indebolisce la coesione NATO e incoraggia revisionismi globali.
Il “Grande Gioco” in Asia Centrale si intensifica, con gli Stati Uniti che cercano di trasformare la regione in un bastione economico occidentale, puntando sui minerali critici per ridurre la dipendenza da Cina e Russia. L’adesione del Kazakistan agli Accordi di Abramo e i massicci investimenti uzbeki negli USA illustrano il tentativo di Washington di ridefinire le influenze regionali attraverso la diplomazia mineraria ed economica, evitando un “grande gioco” (quello che tradizionalmente si è combattuto nel secolo XIX tra gli imperi britannico e russo) basato sulla competizione militare.
Nel Vicino Oriente e in Africa, le tensioni persistono. Il conflitto a Gaza e la crisi in Mali, con l’avanzata di Al-Qaeda, evidenziano la fragilità degli Stati e la persistenza di minacce asimmetriche. La Turchia cerca di affermarsi come “potenza ponte” e “broker di sicurezza musulmano”, mediando in Afghanistan e Pakistan e difendendo Hamas, sfidando l’equilibrio tradizionale dominato da Arabia Saudita ed Egitto. L’intervento USA in Nigeria, proposto da Trump, rischierebbe di aggravare conflitti multifattoriali e creare un’altra “guerra eterna”, ignorando la complessità geopolitica locale.
La “guerra alla droga” negli USA, trasformata in conflitto armato nei Caraibi, con operazioni navali letali e una crescente presenza vicino al Venezuela, rischia di erodere il diritto internazionale e destabilizzare l’America Latina, fornendo benzina per la retorica anti-americana di regimi come Cuba, Nicaragua e Russia.
Conseguenze strategiche
L’ingresso in servizio della portaerei Fujian non è solo un avanzamento tecnologico per la Cina, ma un pilastro nella sua strategia di proiezione di potenza marittima, con l’obiettivo di contestare l’egemonia statunitense nell’Indo-Pacifico. La sua presenza, insieme all’accelerazione nello sviluppo di navi nucleari commerciali e droni integrati, potrebbe indicare una visione strategica a lungo termine per il dominio marittimo globale. La risposta americana, con l’invio della USS George Washington in Corea del Sud, è una chiara affermazione della volontà di mantenere la deterrenza e la cooperazione trilaterale con gli alleati regionali.
La corsa agli armamenti nucleari e subacquei è un’altra conseguenza strategica di rilievo. Il varo del sottomarino russo Khabarovsk e dei suoi droni Poseidon altera l’equilibrio della deterrenza, introducendo una nuova dimensione di minaccia nucleare. Questo spinge le potenze a riconsiderare le proprie strategie di difesa missilistica, come il progetto “Golden Dome” di Trump con SpaceX, che mira a creare una costellazione di satelliti per tracciare minacce ipersoniche. La “trasparenza oceanica” causata da AI, droni navali e sensori avanzati erode la furtività dei sottomarini, costringendoli a evolvere con nuove tecnologie di propulsione silenziosa e droni esca per mantenere la loro capacità di sopravvivenza e deterrenza.
Le operazioni di informazione e la guerra ibrida sono sempre più centrali. La campagna del Ministero della Sicurezza di Stato cinese, che educa i cittadini sulle minacce alla sicurezza nazionale attraverso post sensazionalistici, è un esempio di come la sorveglianza interna e la propaganda vengano utilizzate per rafforzare il controllo sociale. Allo stesso modo, l'”Effetto Netflix”, con film e serie TV che influenzano l’immaginario pubblico su temi militari, viene sfruttato per estendere il soft power e la guerra informativa russa, creando confusione tra finzione e minaccia.
Sul fronte europeo, il riarmo della Germania con i P-8A Poseidon e le nuove capacità anti-mine della Royal Navy mirano a rafforzare la proiezione di potenza nel Nord Europa e la risposta alla possibile minaccia russa. Tuttavia, la frammentazione interna dell’Occidente, esemplificata dall’esenzione ungherese dalle sanzioni russe e dalla retorica di Trump, indebolisce la coesione strategica e la capacità di presentare un fronte unito contro le minacce esterne, favorendo Mosca e Pechino.
L’uso di droni, come il turco ALPAGU e il missile TOLUN, insieme all’accumulo di un milione di droni da parte della Turchia, rappresenta un game-changer nel Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale. Queste armi a basso costo, letali e di precisione, rafforzano le capacità di attacco a distanza e supportano le ambizioni di Ankara di diventare un esportatore difensivo regionale, generando tensioni con la Grecia, che risponde con massicci investimenti in sistemi anti-drone domestici. La proliferazione di queste tecnologie innalza la soglia della violenza nei conflitti asimmetrici.
Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Le dinamiche geopolitiche analizzate hanno profonde ripercussioni economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche, con un focus crescente sulla competizione per risorse criti-che e sulla resilienza delle catene di approvvigionamento. La Cina, con la sua accelerazione nello sviluppo di navi nucleari commerciali e l’enfasi sull’autosufficienza tecnologica nel suo 15° Piano Quinquennale, mira a subordinare la crescita dei consumi alla modernizzazione dell’apparato produttivo e all’autarchia tech, trasformando l’interdipendenza in leva geopolitica anti-USA. Questo approccio rischia di generare “overcapacity” e guerre di prezzo, ma posiziona Pechino come leader nelle tecnologie strategiche.
La “nuova diplomazia dei minerali strategici” è al centro del vertice C5+1 tra USA e Asia Centrale. L’impegno di Trump per garantire agli Stati Uniti l’accesso a risorse come uranio, rame e terre rare, attraverso accordi miliardari e l’adesione del Kazakistan agli Accordi di Abramo, mira a diversificare le catene di fornitura e a ridurre la dipendenza dalla Cina e dalla Russia. Questa guerra economica per i metalli strategici ridisegna il disegno geopolitico mondiale, con le miniere che sostituiscono i pozzi petroliferi e le catene di approvvigionamento che prendono il posto dei gasdotti.
Sul fronte energetico, la crisi del debito in Ghana sta spingendo il paese verso un riallineamento strategico con Russia e Cina, a discapito delle relazioni con gli USA, evidenziando come le difficoltà finanziarie possano influenzare le scelte geopolitiche. L’Ungheria ha ottenuto un’esenzione totale dalle sanzioni sul petrolio e gas russi da parte di Trump, garantendosi forniture stabili e a basso costo, ma creando una “crepa” nell’unità europea che mina la credibilità delle sanzioni e avvantaggia Mosca.
La crisi energetica dell’IA, con la crescente domanda dei data center, sta rilanciando l’interesse per il nucleare come soluzione carbon-free, spingendo giganti tecnologici a investire in reattori modulari avanzati e a riattivare centrali dismesse. Tuttavia, la lentezza delle normative e la frammentazione istituzionale rappresentano rischi per una rapida transizione.
Le tensioni geopolitiche si riflettono anche nel settore tecnologico, con crescenti minacce ai cavi sottomarini in Asia orientale. Danneggiamenti intenzionali da parte di navi cinesi a cavi critici per Taiwan e Giappone evidenziano una strategia per il mapping delle vulnerabilità digitali. Taiwan e Giappone rispondono con programmi di protezione speciale e investimenti in infrastrutture sicure, trasformando i fondali marini in un elemento strategico di confronto regionale e richiedendo una maggiore cooperazione internazionale per la resilienza digitale.
Infine, lo shutdown governativo USA, oltre a minare la prontezza militare, frena progetti energetici, in particolare nel settore delle rinnovabili, e compromette l’innovazione finanziata dal programma SBIR (Small Business Innovation Research). Questo rischia di isolare la base industriale e di perdere tecnologie mature commercialmente, indebolendo la capacità americana di competere nell’innovazione. La situazione economica dell’Argentina, con il successo di Milei nella riduzione dell’inflazione, dimostra come l’austerity possa stabilizzare l’economia, ma con costi sociali elevati in termini di recessione e calo dei salari.
Conseguenze marittime
L’entrata in servizio della portaerei cinese Fujian segna un punto di svolta per la PLAN, fornendo a Pechino una capacità di proiezione di potenza aerea e navale senza precedenti nell’Indo-Pacifico. Con le sue catapulte elettromagnetiche, la Fujian riduce il divario tecnologico con le portaerei statunitensi, consentendo operazioni aeree più efficienti e l’imbarco di un maggior numero di velivoli, inclusi futuri caccia stealth. Questa mossa intensifica la corsa agli armamenti navali nella regione, spingendo gli Stati Uniti a rafforzare la loro pre-senza, come dimostrato dall’arrivo della USS George Washington in Corea del Sud per esercitazioni congiunte. La sfida cinese si estende anche alla propulsione navale, con il progetto di una portacontenitori a torio, che posiziona Pechino come leader nell’innovazione nucleare marittima commerciale e riduce la dipendenza dai combustibili fossili.
Il Mar Cinese Meridionale rimane un hotspot, con Hainan che funge da hub strategico per le rivendicazioni territoriali cinesi e le Filippine che cercano di bilanciare diplomazia e partenariati esterni per la deterrenza. La capacità della Cina di dimostrare sinergie tra droni e piattaforme navali, con test di “mini drone carrier”, suggerisce una futura strategia per integrare sistemi unmanned nelle operazioni navali, potenziando le sue capacità contro i rivali.
In Europa, le marine alleate si stanno riorganizzando per affrontare le crescenti minacce. I Royal Marines hanno condotto esercitazioni di abbordaggio nel Mar Baltico, preparando il Special Operations Maritime Task Group (SOMTG) per sequestri di navi e raid costieri, inte-grando droni unmanned nelle interdizioni marittime. La Royal Navy ha immesso in servizio la HMS Stirling Castle, nave comando per droni da minelaying, un’innovazione che sposta la caccia alle mine verso sistemi autonomi, riducendo i rischi per l’equipaggio e migliorando l’efficacia contro minacce asimmetriche. La Germania, con l’acquisto di ulteriori aerei anti-sommergibile P-8A Poseidon, rafforza le sue capacità di pattugliamento nel Baltico, Mare del Nord e Atlantico settentrionale contro la minaccia subacquea.
Il varo del sottomarino russo Khabarovsk, progettato per lanciare droni Poseidon con testate nucleari, rappresenta una minaccia strategica senza precedenti per le coste avversarie, innescando una reazione nelle strategie di difesa e contromisure antisommergibile. Tuttavia, i progressi in AI, navi drone e sensori non acustici stanno erodendo la furtività dei sottomarini, rendendo gli oceani meno sicuri per il loro occultamento. Veicoli senza equipaggio come Sea Hunter e Cetus, con l’integrazione di intelligenza artificiale, possono fondere dati per tracciare sottomarini, costringendoli a evolvere con propulsioni ultra-silenziose e droni esca.
La “guerra alla droga” negli USA, trasformata in un conflitto armato nei Caraibi con operazioni navali letali, evidenzia una militarizzazione delle acque internazionali e una crescente erosione del diritto internazionale, con il rischio di destabilizzare ulteriormente la regione e di fornire una narrativa per i regimi anti-americani. Nel Mar Rosso, l’Operazione Prosperity Guardian continua a contrastare gli attacchi Houthi, con la HMS Diamond che ha ricevuto un riconoscimento USA per la sua difesa delle navi mercantili, sottolineando l’importanza delle alleanze multinazionali per la sicurezza delle rotte commerciali. Infine, la liberazione del tanker HELLAS APHRODITE da parte di EUNAVFOR ATALANTA dimostra la persistenza della pirateria al largo della Somalia e la necessità di una costante vigilanza marittima.
Conseguenze per l’Italia
A livello di difesa e sicurezza, l’Italia è esposta alle crescenti minacce cyber, come dimostrato dagli attacchi DDoS rivendicati dal gruppo hacktivista NoName057 contro enti pubblici italiani, in protesta agli aiuti militari all’Ucraina. Campagne di phishing e nuovi malware evidenziano la vulnerabilità delle infrastrutture digitali e la necessità di una maggiore resilienza nazionale, con un’intelligence condivisa e aggiornamenti costanti per mitigare i rischi di spionaggio, furto dati e interruzione dei servizi.
Nel contesto del riarmo europeo, l’Italia si trova a bilanciare la complementarità con la NATO e l’obiettivo di rafforzare l’industria della difesa europea attraverso iniziative come la Defence Readiness Roadmap 2030 e l’European Defence Industry Programme (EDIP). Quest’ultimo, con 1,5 miliardi di euro, finanzia produzione e acquisti congiunti, promuovendo la cooperazione transnazionale e riducendo la dipendenza da fornitori esterni. L’Italia, con il suo ministro della Difesa Guido Crosetto che elogia il personale delle Forze Armate e sottolinea l’importanza di affrontare l’instabilità geopolitica con IA, droni e cibernetica, deve cogliere queste opportunità per modernizzare il suo apparato militare e rafforzare la sua posizione nell’ambito della difesa europea.
Tuttavia, emergono criticità interne, come la carenza di personale nelle Forze Armate, con oltre 11.500 uscite previste nei prossimi anni e sottoorganico nella Marina. Queste lacune richiedono urgenti incrementi organici, una riserva operativa e un ringiovanimento del per-sonale per poter fronteggiare le sfide geopolitiche in continua evoluzione.
Sul fronte economico e sociale, la crisi Fincantieri a Monfalcone evidenzia tensioni tra lo sviluppo industriale e l’integrazione sociale legata all’immigrazione. Il modello produttivo del cantiere, con un’alta percentuale di lavoratori stranieri subappaltati, solleva critiche su diritti dei lavoratori, legalità e impatti territoriali. L’Italia, con Fincantieri che contribuisce significativamente al PIL regionale, deve trovare un equilibrio tra crescita industriale e coesione sociale, garantendo trasparenza nella catena dei subappalti e priorità ai lavoratori locali.
A livello geopolitico, l’Italia è inserita in un contesto di frammentazione occidentale, dove le azioni unilaterali di Trump, come l’esenzione ungherese dalle sanzioni russe, minano l’unità europea. L’Italia, insieme ad altri paesi europei, si trova ad affrontare prezzi elevati dell’energia e a dover riconsiderare la propria autonomia strategica in un’Europa spaccata. La gestione di questa frattura è cruciale per la sua stabilità economica e la sua influenza geopolitica.
Infine, la strategia di “attendismo attivo” e multi-allineamento adottata dall’India di Modi, in risposta ai dazi di Trump sulle importazioni di petrolio russo, potrebbe offrire all’Italia opportunità di diversificazione e partenariati strutturali con l’UE. Questo scenario potrebbe consentire all’Italia di accedere a investimenti e tecnologie senza le imposizioni geopolitiche associate a Washington o Pechino, trasformando le pressioni esterne in una leva per la modernizzazione interna, in particolare nei settori della logistica e delle PMI.
Conclusioni
Gli eventi tra il 7 e il 9 novembre 2025 dipingono un quadro geopolitico globale di crescente complessità, caratterizzato da una vigorosa competizione tra grandi potenze, una corsa agli armamenti sempre più sofisticata e una frammentazione degli equilibri tradizionali. La Cina continua la sua ascesa militare e tecnologica, sfidando l’egemonia statunitense nell’Indo-Pacifico e posizionandosi come leader in settori innovativi. La Russia, con il varo del sottomarino Khabarovsk, intensifica la sua deterrenza nucleare, mentre la guerra in Ucraina continua a logorare le risorse e a polarizzare l’Occidente. Donald Trump, con la sua retorica e le sue azioni unilaterali, continua a minare l’unità transatlantica, creando crepe che avvantaggiano potenze come Russia e Cina.
Diversi temi analizzati in questa sintesi hanno un’alta probabilità di ulteriori sviluppi e novità nei giorni e nei mesi successivi. La corsa agli armamenti navali nell’Indo-Pacifico, con la Cina che mira a una flotta di sei portaerei entro il 2030 e gli Stati Uniti che rafforzano le loro alleanze, continuerà a essere un punto focale. Le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, con le Filippine che cercano di bilanciare diplomazia e deterrenza, rimarranno elevate. La “nuova Guerra Fredda” in Asia, con il ruolo della Corea del Nord come partner della Russia, porterà a ulteriori test missilistici e a una potenziale escalation nucleare.
In Europa, la questione dell’unità occidentale, messa alla prova dalle azioni di Trump e dalle politiche di Orbán, richiederà una vigilanza costante. Il riarmo della Germania e le nuove capacità anti-drone della Royal Navy sono segnali di una crescente militarizzazione della regione, ma la loro efficacia dipenderà dalla capacità di superare le divisioni interne. La situazione in Ucraina, con il rifiuto di Trump di fornire ulteriori armamenti e la spinta per un negoziato di pace, potrebbe evolvere rapidamente, richiedendo a Kiev una strategia flessibile.
Le dinamiche in Africa, in particolare il conflitto in Sudan e l’avanzata di Al-Qaeda in Mali, continueranno a generare crisi umanitarie e a destabilizzare la regione, con potenze esterne che influenzeranno gli esiti. La Turchia cercherà di consolidare il suo ruolo di “broker di sicurezza musulmano”, ma le sue azioni potrebbero acuire le rivalità con altri attori regionali.
Infine, la guerra economica per i minerali critici in Asia Centrale, la crisi energetica legata all’IA e le minacce cyber ai cavi sottomarini, sono tendenze in crescita che ridisegneranno le catene di approvvigionamento globali e le strategie di sicurezza digitale. Per l’Italia, sarà cruciale rafforzare la propria resilienza cyber, investire nella modernizzazione delle Forze Armate e promuovere la coesione sociale in un contesto di sfide migratorie, bilanciando gli imperativi economici con quelli etici. La capacità di navigare questo scenario frammentato, cercando partenariati diversificati e promuovendo soluzioni multilaterali, sarà fondamentale per la sua sicurezza e prosperità futura.
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