12-11-25 Dal mondo
12 Novembre 2025 2025-11-12 8:0812-11-25 Dal mondo
Geopolitica
—Ucraina. Mosca e pace congelata: la guerra che nessuno riesce a chiudere
—Ucraina: maxi operazione anticorruzione nel settore energetico
—Bufera in Israele: Netanyahu frena la commissione pubblica sul 7 ottobre
—Siria, un (ex) jihadista a Washington: cosa ci dice l’incontro fra Trump e Al-Sharaa
—El Fasher, la mano degli Emirati dietro la normalizzazione del massacro
–🇬🇧Houthis Declare Suspension of Red Sea Attacks, But Maritime Threat Remains
–🇬🇧Morocco-Algeria: The case for ambitious reconciliation
Geoeconomia
—Il permesso speciale a Orban che può far saltare la strategia energetica dell’Europa
—Grecia. Tra trivelle e clima: la scommessa energetica che divide il Mediterraneo
—Indonesia: ambizioni globali, fragilità interne
—Asia orientale: arterie digitali sotto pressione
—Trasporti, Rixi: “Dialogo coi ministri di sei Paesi per una connettività mediterranea condivisa”
–🇬🇧Regulating Nuclear-Powered Ships on the High Seas
–🇬🇧Russian Oil Exports Remain Stable Despite Recent Sanctions
–🇬🇧A Hidden Hunger Crisis Is Destabilizing the World
Difesa
—Consiglio Supremo di Difesa. L’Italia porta la guerra cognitiva sul tavolo della sicurezza nazionale
—Eunavfor e Marina indiana fermano un gruppo di pirati nell’Oceano Indiano
–🇬🇧EUNAVFOR Seizes Pirate Mother Ship Following Tanker Hijacking Off Somalia
–🇬🇧How Europe Is Preparing for a Space War
–🇬🇧What Veterans Can Do for Their Country
–🇬🇧Carrier USS Gerald R. Ford Now in U.S. Southern Command
–🇬🇧U.S. Takes Major Steps Toward Pacific Seabed Mining
Scenari Geopolitici
L’11 novembre 2025 si è configurato come una giornata di intensa attività geopolitica, rivelando un quadro globale frammentato e complesso. Le dinamiche di potere tra le grandi potenze si intrecciano con crisi regionali, sfide economiche e mutamenti climatici, delineando uno scenario in cui vecchi conflitti si riaccendono e nuove minacce emergono, rendendo la stabilità internazionale un obiettivo sempre più elusivo. Le decisioni prese in questo giorno, dall’Asia all’America Latina, riflettono un mondo in bilico tra multilateralismo e politiche di forza, con conseguenze di vasta portata.
Eventi Clou
Innanzitutto, la sospensione dell’accordo di pace tra Cambogia e Thailandia, mediato da Donald Trump, rappresenta un grave arretramento negli sforzi di stabilizzazione del Sud-Est Asiatico. Dopo sole due settimane di tregua, l’uccisione di due soldati thailandesi a causa di una mina terrestre in territorio conteso ha riacceso le ostilità, bloccando i negoziati per Lo scambio di prigionieri. La Cambogia nega di aver piazzato nuove mine, attribuendo l’incidente a residui di decenni di guerra. Questo episodio non solo minaccia di destabilizzare ulteriormente la regione, già fragile per la sovrapposizione di nazionalismi e l’eredità di confini coloniali ambigui, ma solleva anche interrogativi sull’efficacia dell’intervento diplomatico statunitense in contesti di lunga data, mettendo in discussione la capacità di Trump di imporre soluzioni durature attraverso la minaccia di dazi. La recrudescenza di questo conflitto potrebbe avere ripercussioni significative sull’ASEAN e sui tentativi di costruire un’architettura di sicurezza regionale.
In secondo luogo, le elezioni irachene per il parlamento di 329 membri si sono svolte in un clima di profonda disillusione. Gli elettori, frustrati dalla corruzione endemica, dai servizi inadeguati e dall’elevata disoccupazione, percepiscono queste elezioni più come un mezzo per spartirsi le riserve petrolifere che come un’opportunità di cambiamento. Il prossimo parlamento si troverà ad affrontare il difficile compito di bilanciare le pressioni degli Stati Uniti, che spingono per lo smantellamento dei gruppi armati legati all’Iran, con la necessità di placare decine di queste milizie che godono di un’influenza significativa nel paese. La previsione che il partito del Primo Ministro Mohammed Shia al-Sudani ottenga la maggioranza relativa, ma non assoluta, preannuncia un periodo di complesse negoziazioni e instabilità politica, con Washington e Teheran che continueranno a contendersi l’influenza su Baghdad, trasformando l’Iraq in un campo di battaglia politico per procura.
Infine, la notizia secondo cui gli Stati Uniti intendono costruire una grande base militare da 500 milioni di dollari vicino a Gaza, con la possibilità di dispiegare migliaia di truppe per una forza di pace, è di enorme importanza strategica. Se confermata, questa iniziativa, riportata dai media israeliani e speculativa riguardo al ruolo di Trump, segnerebbe un aumento sostanziale del coinvolgimento militare americano in Medio Oriente, in contraddizione con la retorica “America First” e anti-guerre del presidente. L’intenzione sarebbe quella di controllare Gaza, Hamas ed Egitto, ma un tale “Board of Peace” non-ONU rischierebbe di trasformarsi in un’occupazione indefinita, esacerbando le tensioni regionali e ponendo gli Stati Uniti in una posizione di maggiore vulnerabilità. Questa mossa avrebbe implicazioni profonde per la stabilità del Vicino Oriente e per il ruolo degli Stati Uniti come potenza mediatrice.
Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche
La rinascita della conflittualità al confine Cambogia-Thailandia, nonostante gli sforzi di mediazione di Trump, evidenzia i limiti della diplomazia basata sulla forza e la persistenza di nazionalismi radicati. Questo non solo minaccia la stabilità regionale del Sud-Est Asiatico, ma indebolisce anche la credibilità di attori esterni come gli Stati Uniti, chiamati a un nuovo intervento per riprendere il processo di pace. La fragilità delle tregue locali, spesso legate a interessi esterni, si riflette nella crisi haitiana, dove il collasso istituzionale e il controllo delle gang alimentano instabilità che si propaga a livello regionale e internazionale.
In Iraq, le elezioni in un clima di disillusione e la probabile mancanza di una maggioranza chiara amplificheranno la competizione tra Washington e Teheran. L’Iraq, come altri paesi del Mediterraneo Allargato, diventa un campo di battaglia per procura, dove la corruzione interna si mescola con le pressioni esterne, impedendo una vera sovranità. La potenziale costruzione di una base USA vicino a Gaza, seppur con fini di “pace”, simboleggerebbe un’espansione del coinvolgimento americano in un Medio Oriente già surriscaldato, contraddicendo la retorica isolazionista di Trump e rischiando di scatenare nuove reazioni avverse. Questo intensificherebbe la percezione di un “neo-colonialismo” in un’area dove le tensioni israelo-palestinesi rimangono irrisolte.
La persistenza della “guerra eterna” tra Russia e Ucraina, alimentata da radici ideologiche profonde, continua a destabilizzare l’Heartland Euro-Asiatico. La disfunzione del Pentagono nel sostenere la strategia di Trump e il ritiro di asset dalla Romania inviano segnali deboli a Mosca, erodendo la fiducia degli alleati e la leva USA contro l’asse dei paesi che desiderano essere autonomi rispetto all’occidente.
La corsa agli armamenti spaziali, con la US Space Force che pianifica di disturbare i satelliti cinesi, e la proposta di Trump di riprendere i test nucleari, indicano una militarizzazione del dominio spaziale e una destabilizzazione del regime di non-proliferazione, con Pechino e Mosca che esprimono allarme per la stabilità globale.
Nel Teatro Australe-Antartico, i raid USA anti-droga nei Caraibi hanno polarizzato il summit EU-CELAC, ostacolando l’autonomia europea e la cooperazione latinoamericana. La pressione di Trump sul Messico per il trattato USMCA e la risposta messicana con dazi sui prodotti asiatici evidenziano la sua strategia di “America First” che impone sacrifici agli alleati per consolidare la propria influenza regionale. Il successo elettorale di Milei in Argentina, sostenuto dagli USA in chiave anti-BRICS, riflette un riallineamento in Sud America, ma con rischi economici interni.
Infine, la resilienza delle esportazioni di petrolio russo, nonostante le sanzioni USA, dimostra l’efficacia della “flotta ombra” e l’importanza strategica dei mercati asiatici. Questo attenua l’efficacia delle sanzioni e complica gli sforzi occidentali di isolare Mosca.
La crisi di fame a livello globale, causata da conflitti, clima e debiti, genera instabilità, migrazioni ed estremismo, creando un circolo vizioso che minaccia la sicurezza internazionale e richiede finanziamenti prevedibili e coordinamento tra gli stati. Le decisioni di politica estera, come quelle di Trump, sembrano generare incertezza e indebolire la coesione tra gli alleati, favorendo un contesto di “legge del più forte”.
Conseguenze strategiche
La sospensione dell’accordo di pace tra Cambogia e Thailandia dimostra la difficoltà di imporre soluzioni di forza in conflitti radicati, riaffermando la necessità di strategie diplomatiche più complesse e di lungo termine, che considerino le sensibilità nazionalistiche e le eredità storiche. Questo suggerisce che il “peacekeeping” imposto unilateralmente da una grande potenza, come Trump ha tentato, può essere effimero e necessita di un forte consenso regionale.
Nel Teatro Mediterraneo Allargato, il riavvicinamento tra Egitto e Russia, con la cooperazione militare ed economica, rafforza la posizione di Mosca come attore alternativo all’Occidente e complica la proiezione di potenza degli Stati Uniti e dell’Europa. La decisione della Grecia di avviare trivellazioni per il gas nel Mar Ionio, pur garantendo autonomia energetica, la lega strategicamente agli Stati Uniti e crea nuove tensioni con gli attori regionali, mettendo in discussione la coesione del fronte europeo sul Green Deal. La pressione statunitense sul Libano tramite sanzioni a Hezbollah, invece di smantellare il gruppo, rischia di creare un vuoto di potere o di radicalizzare ulteriormente le fazioni, alimentando un ciclo di instabilità che Washington fatica a controllare.
La “guerra eterna” in Ucraina, con l’avanzata russa nel Donbas e la debolezza del sostegno occidentale, evidenzia i limiti di una strategia di logoramento senza un piano politico chiaro. La proposta di Trump di riprendere i test nucleari e la militarizzazione dello spazio da parte di USA e Cina segnalano una pericolosa escalation nella deterrenza nucleare e una corsa agli armamenti in domini precedentemente meno contesi. La critica degli strateghi di West Point all’adozione massiva di droni in stile russo-ucraino per l’esercito americano è significativa: essa rafforza l’idea che gli USA debbano concentrarsi su contromisure anti-drone e mantenere la dottrina USA di manovra rapida e superiorità tecnologica, piuttosto che replicare tattiche di logoramento.
La Strategia di Trasformazione dell’Acquisizione del Dipartimento della Difesa USA, mirata a modernizzare i processi e rafforzare la Base Industriale della Difesa, riflette una consapevolezza della necessità di accelerare la consegna di capacità militari per superare avversari come Cina e Russia. Tuttavia, le sfide burocratiche e la polarizzazione interna, come evidenziato dallo shutdown governativo che colpisce le famiglie militari, potrebbero rallentare questa trasformazione.
Nel Teatro Australe-Antartico, le strategie di “America First” di Trump, con dazi punitivi e pressioni sui paesi latinoamericani, rischiano di alienare alleati e spingere i paesi verso alleanze alternative, come dimostrato dalla resistenza alla politica anti-droga di Washington. L’Argentina di Milei, con il sostegno USA, si riallinea strategicamente in un contesto anti-BRICS, ma con un equilibrio fragile che richiede cautela. In sintesi, il panorama strategico è caratterizzato da una crescente competizione per le sfere d’influenza, una revisione delle dottrine militari in risposta alle nuove minacce (droni, spazio) e la necessità di bilanciare il rafforzamento interno con la coesione delle alleanze, in un contesto di risorse limitate e crescente polarizzazione.
Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Le ripercussioni economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche degli eventi dell’11 novembre 2025 disegnano un quadro di crescente frammentazione e incertezza, con tensioni che impattano mercati globali, supply chain e dinamiche commerciali. A livello energetico, la decisione dell’Ungheria di accettare una deroga USA per continuare a importare petrolio e gas russi, nonostante le sanzioni, mina la coesione del fronte europeo e crea asimmetrie competitive. Mentre altri paesi UE pagano bollette record per alternative come il GNL, l’Ungheria beneficia di flussi più economici, evidenziando il dilemma tra obiettivi politici e vincoli economici reali. Questa frammentazione potrebbe compromettere l’efficacia delle sanzioni applicate alla Russia e la transizione energetica europea. La Grecia, con le sue trivellazioni nel Mar Ionio, rafforza ulteriormente l’alleanza energetica con gli Stati Uniti, posizionandosi come hub fossile in Europa orientale e sfidando il Green Deal UE, a dimostrazione di come la sicurezza energetica prevalga sugli impegni climatici.
Sul piano commerciale e finanziario, le nuove sanzioni statunitensi su Lukoil e Rosneft, pur essendo le prime dirette dal secondo mandato di Trump, non hanno bloccato del tutto le esportazioni di petrolio russo, che continuano a fluire verso i mercati asiatici tramite la “flotta ombra”. Tuttavia, è previsto un calo dei volumi da fine novembre, con un probabile reindirizzamento del petrolio invenduto verso la Cina a prezzi scontati. Questo non solo attenua l’impatto delle sanzioni, ma consolida anche i legami energetici tra Russia e Asia, ridisegnando le rotte commerciali globali e aumentando la dipendenza energetica dell’India e della Cina da Mosca. Le tariffe punitive imposte da Trump sull’India per l’import di petrolio russo, che hanno causato un crollo del 20% delle esportazioni indiane verso gli USA, evidenziano la fragilità delle partnership commerciali sotto la pressione geopolitica e spingono l’India verso una strategia di multi-allineamento con Giappone ed Europa per diversificare le sue dipendenze.
In termini tecnologici, la corsa agli armamenti spaziali, con la US Space Force che pianifica di disturbare i satelliti cinesi, e gli investimenti europei in resilienza spaziale contro jamming e cyberattacchi, rivelano la crescente militarizzazione del dominio spaziale. Le minacce ai cavi sottomarini in Asia orientale, attribuiti a una strategia di interferenza cinese, sottolineano la vulnerabilità delle infrastrutture digitali globali e la necessità di investimenti significativi in sicurezza cibernetica e infrastrutturale.
L’innovazione tecnologica è anche al centro della Strategia di Trasformazione dell’Acquisizione del Dipartimento della Difesa USA, che mira a modernizzare i processi e rafforzare la Base Industriale della Difesa per accelerare la consegna di nuove capacità.
Nel settore delle energie rinnovabili, il processo elettrochimico di R3V Tech per convertire il glicerolo grezzo del biodiesel in solketal rappresenta un passo importante verso l’economia circolare, riducendo i rifiuti e promuovendo la sostenibilità.
Le crisi economiche interne, come il calo dei salari reali in Giappone per il nono mese consecutivo, evidenziano le sfide che i governi devono affrontare per bilanciare stimoli economici con la credibilità fiscale, in un contesto di debito pubblico elevato.
Le proteste in Indonesia, scatenate da bonus abitativi per i parlamentari, rivelano le disuguaglianze economiche e la sfiducia nelle istituzioni, minacciando la stabilità interna di un paese con ambizioni globali.
La crisi di fame globale, alimentata da conflitti, clima e debiti, rappresenta una minaccia economica e umanitaria che genera instabilità, migrazioni ed estremismo, richiedendo un coordinamento finanziario internazionale più robusto e prevedibile.
Conseguenze marittime
La più significativa è la sospensione degli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso contro Israele, formalizzata in una lettera al comando di Hamas. Questo cambiamento, pur offrendo un sollievo temporaneo all’industria marittima globale, è condizionale e non elimina del tutto il rischio. Gli Houthi mantengono le capacità per attacchi con missili, droni e USV, e hanno ribadito che riprenderanno le operazioni qualora Israele continui l’aggressione su Gaza. Questo significa che le rotte vitali del Mar Rosso e del Canale di Suez rimangono vulnerabili a un’escalation improvvisa, costringendo le compagnie di navigazione a mantenere un alto livello di vigilanza e, potenzialmente, a continuare le deviazioni via Capo di Buona Speranza con maggiori costi e tempi, specialmente per navi legate a interessi israeliani o occidentali. La situazione evidenzia come la stabilità marittima nella regione sia intrinsecamente legata alle dinamiche del conflitto israelo-palestinese.
Contemporaneamente, si assiste a una recrudescenza della pirateria somala nell’Oceano Indiano. Le operazioni congiunte di EUNAVFOR Atalanta e della Marina indiana per intercettare un dhow utilizzato dai pirati, dopo il dirottamento della petroliera maltese Hellas Aphrodite, dimostrano che la minaccia piratesca è tornata ai livelli dei primi anni 2010. Questo è probabilmente alimentato dall’instabilità regionale e dagli attacchi Houthi che hanno distolto risorse navali. La pirateria continua a minacciare la sicurezza della navigazione commerciale, imponendo costi aggiuntivi per la protezione delle navi e aumentando il rischio per gli equipaggi.
Nel Pacifico, gli Stati Uniti stanno accelerando l’estrazione di minerali dal fondale marino al largo dell’American Samoa e delle Isole Marianne Settentrionali. Questa iniziativa, promossa dall’Ordine Esecutivo del Presidente Trump, mira a ridurre la dipendenza da Cina e altre nazioni per minerali critici come manganese, nichel e rame. Sebbene offra benefici economici e strategici, solleva preoccupazioni ambientali per la biodiversità marina e potrebbe innescare nuove tensioni con altri paesi interessati alle risorse sottomarine, in una regione già sotto pressione per le rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale e le minacce ai cavi sottomarini.
La presenza navale statunitense nel Comando Sud (SOUTHCOM) si è rafforzata con l’arrivo della portaerei USS Gerald R. Ford e del suo gruppo di scorta. Questo dispiegamento, ordinato per supportare la campagna anti-narcotraffico nei Caraibi e nell’Est Pacifico, invia un chiaro messaggio di proiezione di potenza e rafforza la capacità di Washington di contrastare attività illecite nella regione. Tuttavia, come evidenziato dalla situazione di Trinidad e Tobago, tale presenza può generare tensioni con il Venezuela, che ha ritirato accordi energetici con Port of Spain a causa della presenza e ospitalità offerta alle navi statunitensi.
Infine, la crescente necessità di regolamentare le navi a propulsione nucleare per il trasporto commerciale, in un contesto di decarbonizzazione del settore marittimo, pone sfide legali e di sicurezza internazionali. L’adattamento di trattati come SOLAS e UNCLOS per gestire la non-proliferazione, la sicurezza dei materiali e i diritti di passaggio di queste navi sarà cruciale per un futuro sostenibile della navigazione.
Conseguenze per l’Italia
Sul fronte del Mediterraneo Allargato, la partecipazione del viceministro Rixi alla fiera TransMEA al Cairo e i dialoghi con i ministri di Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Grecia e Sud Africa, evidenziano l’ambizione italiana di rafforzare la connettività e la cooperazione regionale. L’Italia si propone come “snodo strategico” tra Europa, Africa e Medio Oriente, con un piano infrastrutturale da oltre 200 miliardi di euro che include investimenti nei corridoi TEN-T e nei porti nazionali, come la nuova diga foranea di Genova. Questo posizionamento è cruciale per i traffici globali e per lo sviluppo economico condiviso, ma deve fare i conti con un contesto regionale volatile, segnato dalle tensioni israelo-palestinesi, dall’instabilità libanese (con le sanzioni USA a Hezbollah che creano vuoti di potere) e dal crescente attivismo russo in Egitto. L’Italia deve bilanciare le sue ambizioni commerciali con la necessità di navigare tra le complesse dinamiche geopolitiche, promuovendo la stabilità senza rimanere intrappolata in conflitti per procura.
La crisi energetica e le sanzioni alla Russia hanno un impatto diretto sull’Italia. La deroga concessa dagli Stati Uniti all’Ungheria, che le consente di continuare a importare petrolio e gas russi, crea un precedente che frammenta il fronte europeo e genera asimmetrie competitive. Mentre l’Italia e altri paesi europei pagano bollette energetiche record per diversificare le loro fonti, l’Ungheria beneficia di forniture più economiche. Questo mette in discussione l’efficacia delle sanzioni e la coesione europea, e richiede all’Italia di valutare come proteggere la sua industria dalla deindustrializzazione e garantire una transizione energetica equilibrata, evitando di essere svantaggiata rispetto ad alcuni partner UE. La decisione greca di trivellare gas nel Mar Ionio, pur essendo una scelta sovrana, potrebbe ulteriormente complicare il quadro energetico mediterraneo e le politiche ambientali dell’UE, aprendo a nuove competizioni.
Dal punto di vista della sicurezza nazionale, la convocazione del Consiglio supremo di Difesa da parte del Presidente Mattarella, che pone la “guerra cognitiva” al centro dell’agenda, è di vitale importanza. L’Italia riconosce la dimensione cognitiva come sesto dominio operativo, mirando a difendersi da manipolazioni, disinformazione e minacce ibride che mirano a plasmare le percezioni e la coesione sociale. Questo implica la necessità di investire in intelligence, formazione di cittadini resilienti e sicurezza epistemica, bilanciando la protezione democratica con il rischio di controllo dell’informazione. Per l’Italia, la resilienza cognitiva è essenziale per affrontare i conflitti ibridi del XXI secolo, che non si combattono solo sul campo di battaglia ma anche nella mente dei cittadini.
Inoltre, la crisi di fame globale e il fenomeno migratorio, intensificati da conflitti e cambiamenti climatici, hanno un impatto diretto sull’Italia come principale porta d’ingresso per i flussi migratori dal Mediterraneo. La necessità di finanziamenti prevedibili e di un coordinamento internazionale per affrontare queste emergenze è cruciale per la stabilità interna e la sicurezza del paese. Infine, il dibattito sulla proliferazione nucleare, riacceso dalle dichiarazioni di Trump e Putin, impone all’Italia, come membro dell’UE e della NATO, di sostenere gli sforzi multilaterali per il disarmo e la non-proliferazione, promuovendo la diplomazia e le verifiche dell’AIEA per la stabilità globale.
Conclusioni
La giornata dell’11 novembre 2025 ha cristallizzato un panorama geopolitico di estrema complessità e fluidità, caratterizzato da un’intersezione di crisi regionali, ridefinizioni di potere e nuove sfide tecnologiche. L’architettura della sicurezza internazionale, basata su principi di multilateralismo, appare sempre più erosa da approcci unilaterali e da una crescente competizione tra le grandi potenze.
Il conflitto al confine Cambogia-Thailandia, le elezioni irachene polarizzate e la possibile costruzione di una base USA a Gaza sono esempi lampanti di come le dinamiche locali siano intrinsecamente legate a interessi geopolitici globali, spesso con esiti destabilizzanti. La “guerra eterna” in Ucraina continua a logorare risorse e vite, mentre la corsa agli armamenti spaziali e il dibattito sui test nucleari indicano una pericolosa militarizzazione di domini emergenti. Le fragilità interne, come la crisi economica giapponese e la fame globale, si sommano alle tensioni esterne, generando instabilità e flussi migratori.
In questo contesto, le raccomandazioni per gli attori internazionali e nazionali sono chiare. È imperativo un rafforzamento del multilateralismo ovvero delle istituzioni internazionali come l’ONU, per contrastare la “legge del più forte” e promuovere soluzioni cooperative a sfide transnazionali come il clima, la migrazione e la fame. Gli Stati Uniti, in particolare, dovrebbero riconsiderare l’impatto delle loro politiche unilaterali (dazi, sanzioni, ritiri militari) sulla coesione delle alleanze e sulla stabilità globale.
Per l’Italia, le raccomandazioni si concentrano sul consolidamento del suo ruolo di ponte nel Mediterraneo Allargato, investendo nelle infrastrutture e nella connettività, ma con una diplomazia attiva che bilanci interessi economici con la necessità di promuovere la stabilità regionale. La resilienza cognitiva deve diventare un pilastro della sicurezza nazionale, con investimenti in intelligence, educazione e comunicazione per difendersi dalle minacce ibride. È inoltre fondamentale per l’Italia continuare a sostenere un fronte europeo unito in materia energetica e di sanzioni, lavorando per meccanismi di compensazione che evitino asimmetrie competitive tra gli Stati membri.
Diversi temi analizzati in questa sintesi hanno il potenziale per ulteriori sviluppi e novità nei giorni successivi.
- Mar Rosso e pirateria somala. La sospensione condizionale degli attacchi Houthi nel Mar Rosso sarà sotto stretta osservazione. Qualsiasi ripresa delle ostilità a Gaza da parte di Israele potrebbe far riattivare il blocco, con immediate ripercussioni sul commercio marittimo globale. Allo stesso modo, la recrudescenza della pirateria somala richiederà un coordinamento internazionale continuo e potrebbe portare a nuove operazioni militari navali congiunte.
- Corsa agli armamenti spaziali e nucleari. Il dibattito sui test nucleari USA e la militarizzazione dello spazio sono destinati a intensificarsi. Le reazioni di Russia e Cina saranno cruciali, e potrebbero portare a contromisure o a tentativi di avviare nuovi negoziati sul controllo degli armamenti, anche se al momento sembrano prevalere le logiche di competizione.
- Crisi ucraina. L’avanzata russa nel Donbas, in particolare su Pokrovsk, rimarrà un epicentro del conflitto. Il successo o il fallimento dell’offensiva russa avrà implicazioni dirette sul futuro assetto territoriale e sui negoziati di pace, che al momento appaiono bloccati. La reazione del “Deep State” europeo alle sconfitte ucraine e le decisioni sul sostegno militare ed economico a Kiev saranno decisive.
- Tensioni USA-Cina-India. La relazione tra queste tre potenze sarà un punto focale. La riduzione dei dazi di Trump all’India potrebbe aprire a un riavvicinamento commerciale, ma le tensioni sull’import di petrolio russo e sulla competizione nell’Indopacifico persisteranno, richiedendo a Modi di affinare la sua strategia di multi-allineamento.
- Stabilità del Mediterraneo Allargato. La potenziale costruzione della base USA a Gaza, se confermata, genererà immediate reazioni politiche e militari nella regione, destabilizzando ulteriormente gli equilibri. Allo stesso modo, le tensioni tra Marocco e Algeria e la crisi libanese richiederanno un monitoraggio costante, con possibili escalation o nuove iniziative diplomatiche per la riconciliazione.
- Guerra Cognitiva. La discussione in Italia al Consiglio Supremo di Difesa sulla guerra cognitiva rappresenta un passo importante. Le decisioni operative e strategiche che ne deriveranno per la protezione dello spazio informativo italiano e per la formazione di cittadini resilienti saranno seguite con attenzione anche a livello europeo e NATO, potendo influenzare dottrine e investimenti futuri.
Il lettore deve quindi essere preparato a un’accelerazione di queste dinamiche, dove ogni evento, anche apparentemente isolato, si inserisce in un quadro globale in continua evoluzione, richiedendo un’analisi costante e approfondita per coglierne le implicazioni e anticiparne gli sviluppi.
Follow us on:

