25-08-25 Dal mondo
25 Agosto 2025 2025-08-25 7:5825-08-25 Dal mondo
Geopolitica
—Vertici in Alaska con Putin e alla Casa Bianca con Zelensky e i leader europei
—Trump fa la “cresta” del 10 per cento sulle armi per l’Ucraina che pagano gli europei
—Ucraina. Le accuse europee a Trump che arrivano dal Deep State USA
—Nord Stream: l’accusa per l’ucraino arrestato in Italia è di terrorismo
—Draghi certifica il declino dell’Europa ma lui non può chiamarsi fuori
—Trump sfida Maduro: gli USA vogliono riprendersi l’America Latina
—La pax trumpiana tra Delhi e Pechino
—Clinton Foundation, diffusi I documenti top-secret
–🇬🇧After the Alaska Summit, Europe’s Moment of Truth
–🇬🇧For peace in Ukraine, Russia needs ‘security guarantees’ too
–🇬🇧A Palestinian State Can’t Be Iran’s Trojan Horse
Geoeconomia
—Von der Leyen si difende da Draghi: “accordo dazi imperfetto ma forte”
—Il Brasile risponde ai maxi dazi di Trump
—Il Canale di Panama prevede un calo dei ricavi: a rischio 400 milioni di dollari
–🇬🇧Dynamic Precision Export Control: America’s Edge in the AI Race With China
Difesa
–🇬🇧Turkey Is Breaking New Ground with the Hisar-D RF Air Defense Missile
–🇬🇧Here’s How the New “CobraJet” Autonomous Vehicle Will Change Warfare Forever
–🇬🇧UK defence needs infrastructure, not just new technology
–🇬🇧US-Canada Northern Edge Military Exercise Begins in Alaska
–🇬🇧Why Is Donald Trump Sending Three US Navy Destroyers to Venezuela?
–🇬🇧Navantia to enhance the capability of two OPVs for the Royal Thai Navy
Scenari Geopolitici
Il quadro globale degli ultimi giorni è dominato da una frenetica e dirompente attività diplomatica statunitense che ridefinisce alleanze e tensioni, lasciando l’Europa in una posizione di crescente marginalità. Mentre sul campo la guerra in Ucraina prosegue con una decisa avanzata russa e la crisi umanitaria a Gaza raggiunge il punto di carestia, le capitali mondiali reagiscono a un nuovo paradigma di politica estera americana, la “Pax Trumpiana”, basata su accordi bilaterali, pressioni economiche e un marcato unilateralismo.
Evento clou
L’evento catalizzatore del fine settimana è stata la duplice iniziativa diplomatica del Presidente Trump sulla guerra in Ucraina. Prima l’incontro in Alaska con il Presidente russo Putin, descritto come “costruttivo” ma senza accordi concreti, e successivamente il vertice a Washington con il Presidente ucraino Zelensky e alcuni leader europei.
Questa sequenza ha stabilito un canale di negoziazione diretto tra Washington e Mosca, di fatto escludendo l’Unione Europea dai processi decisionali primari. La reazione dei media mainstream occidentali è stata quasi unanimemente negativa, criticando il “trattamento da tappeto rosso” riservato a Putin e interpretando la mossa come una capitolazione americana.
Tuttavia, fonti dell’amministrazione USA hanno rivelato che la Russia avrebbe mostrato flessibilità su alcune richieste territoriali, suggerendo una complessità negoziale non percepita dall’opinione pubblica. Questo attivismo ha messo a nudo la debolezza strategica europea, con figure come Mario Draghi che parlano di “funerale dell’Europa”, un continente la cui forza economica non si è tradotta in potere geopolitico.
Geo-strategia e conflittualità
Sul terreno, la situazione militare in Ucraina appare critica per Kiev. Le forze russe hanno completato l’accerchiamento operativo di Konstantinovka e avanzano nel settore di Pokrovsk, minacciando di tagliare le linee logistiche della “Fortezza Donbass”. Fonti militari riportano che le truppe ucraine sarebbero ridotte al 30% degli effettivi e quasi prive di riserve, mentre il Pentagono ha posto un blocco all’uso di missili ATACMS contro il territorio russo.
Nel Mediterraneo Allargato, la tensione è altissima. A Gaza, l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) ha ufficialmente dichiarato la carestia per mezzo milione di persone, mentre Israele prosegue i piani per la conquista della città. In Libano, la scadenza del mandato UNIFIL il 31 agosto si avvicina in un clima esplosivo: il governo libanese ha ordinato un piano per disarmare Hezbollah, che ha minacciato una guerra civile.
Gli USA premono su Israele per ridurre le operazioni e dare una possibilità all’iniziativa. Nel Mar Rosso, emerge un’intesa tra USA e Houthi, mediata dall’Oman, per cessare gli attacchi, ma l’accordo esclude significativamente Israele.
L’instabilità si manifesta anche in altri teatri: in Colombia, il processo di “Pace Totale” vacilla con il ritorno di massacri da parte di gruppi armati, mentre in Mali un attacco qaedista ha ucciso 21 militari.
Geo-economia, industria, mercati e marittimità
Il fronte geoeconomico è definito dalle politiche protezionistiche americane. Il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha aperto alla possibilità di un taglio dei tassi di interesse, una mossa auspicata da Trump.
Nel frattempo, l’amministrazione USA ha imposto pesanti dazi a partner strategici. Il Brasile ha annunciato un ricorso al WTO e un pacchetto di aiuti da 5 miliardi di dollari per contrastare le tariffe del 50% su beni chiave. Similmente, i dazi sull’India stanno provocando un inaspettato riavvicinamento tra Delhi e Pechino.
In Europa, l’accordo sui dazi al 15% con gli USA è difeso da Ursula von der Leyen come un “accordo forte e imperfetto” necessario per evitare una guerra commerciale, ma criticato da Mario Draghi come un sintomo della debolezza competitiva europea.
Un dettaglio rivelatore della strategia americana è il “ricarico del 10%” che Washington applicherebbe sulle armi vendute agli europei e destinate all’Ucraina, trasformando di fatto i fondi europei per la difesa in un asset a discrezione del Presidente USA. Questo clima di incertezza si riflette sui mercati, con un crollo dei volumi sul future del DAX, e sui flussi commerciali globali, con l’Autorità del Canale di Panama che prevede un calo dei ricavi di 400 milioni di dollari.
Geopolitica e relazioni internazionali
Il tema dominante è la marginalizzazione dell’Europa di fronte a una politica estera americana che privilegia la forza e i rapporti bilaterali. L’analisi di diversi commentatori converge su un punto: l’UE si trova a un “momento della verità”, costretta a scegliere tra sviluppare una reale autonomia strategica o accettare un ruolo subordinato. La narrazione mediatica europea sugli incontri di Trump viene criticata da alcune fonti come influenzata dal “Deep State” americano e carente nell’analizzare le cause profonde del conflitto ucraino.
Un evento di potenziale rottura è l’arresto in Italia di un cittadino ucraino, Serhii Kuznetsov, accusato dalla Germania di aver coordinato il sabotaggio ai gasdotti Nord Stream nel 2022. Questo sviluppo potrebbe riscrivere la storia di uno degli atti di sabotaggio più significativi della storia recente.
Infine, la politica interna americana mostra come la strategia di Trump si estenda al fronte culturale, con la presa di controllo di istituzioni come il Kennedy Center per combattere il “wokeismo”, indicando un approccio totalizzante all’esercizio del potere.
Analisi per Teatro Operativo
• Mediterraneo Allargato. Questo teatro è sull’orlo di un’esplosione. La carestia a Gaza, la potenziale crisi in Libano legata a UNIFIL e Hezbollah, e l’instabile tregua nel Mar Rosso formano un arco di crisi che va dal Levante alla Penisola Arabica. La Turchia, nel frattempo, continua a consolidare la sua autonomia strategica con lo sviluppo di armamenti avanzati (caccia Kaan, missili Hisar-D), posizionandosi come potenza industriale-militare regionale. L’arresto in Italia legato al sabotaggio del Nord Stream aggiunge un’ulteriore dimensione di intrigo e tensione alle dinamiche di sicurezza europee.
• Heartland euro-asiatico. Il cuore del continente è definito dalla guerra in Ucraina e dalle sue conseguenze. L’avanzata militare russa prosegue inesorabile, mentre la diplomazia è ora saldamente in mano a Washington e Mosca. La conseguenza più rilevante è il riallineamento forzato tra India e Cina, spinte l’una verso l’altra dalla pressione commerciale americana, un effetto paradossale della “Pax Trumpiana”.
• Teatro operativo Boreale-Artico. L’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO ha trasformato il Mar Baltico in un “lago NATO”, spostando il fronte strategico dell’Alleanza verso la Penisola di Kola, sede della flotta sottomarina nucleare russa. La regione è teatro di un’intensa attività militare, come dimostra l’esercitazione “Northern Edge” tra USA e Canada in Alaska, una chiara risposta alla crescente militarizzazione artica da parte di Russia e Cina.
• Teatro operativo Australe-Antartico. L’attenzione è concentrata sull’America Latina, dove gli USA riaffermano la propria egemonia attraverso la “diplomazia delle cannoniere” contro il Venezuela, con sanzioni, isolamento e il dispiegamento di cacciatorpediniere. La reazione del Brasile ai dazi, con un ricorso al WTO, e l’instabilità interna in Colombia, dimostrano un sub-continente in fibrillazione, che resiste ma subisce la pressione di Washington.
• Indopacifico. Questo teatro è al centro della competizione strategica sino-americana. Gli USA rafforzano la loro postura militare con nuovi siti di preposizionamento dei Marines in Palau e Australia per contrastare la minaccia missilistica cinese. La Cina risponde con un’intensa attività di spionaggio, come testimonia l’ennesimo arresto di un marinaio americano. Sul piano politico, la lotta anti-corruzione in Sri Lanka, con l’arresto dell’ex presidente Wickremesinghe, segnala una fase di profonda ristrutturazione politica in un paese chiave dell’Oceano Indiano.
Conclusioni e possibili sviluppi
Gli eventi degli ultimi giorni delineano un mondo entrato in una nuova fase di fluidità geopolitica, guidata da un’America assertiva e transazionale che costringe ogni attore globale a ricalcolare la propria posizione. L’Europa appare come il principale perdente di questa riconfigurazione, chiamata a una riflessione urgente sulla propria irrilevanza strategica.
Nei prossimi giorni, diversi temi analizzati sono destinati a sviluppi cruciali:
- Crisi in Libano. La data del 31 agosto per il rinnovo del mandato UNIFIL è un punto di potenziale rottura. Le decisioni prese al Palazzo di Vetro e la reazione di Hezbollah sul terreno determineranno se la regione scivolerà in un nuovo conflitto.
- Caso Nord Stream. L’udienza del 3 settembre per l’estradizione in Germania del cittadino ucraino arrestato in Italia sarà un evento mediatico e politico di primaria importanza. Le sue eventuali dichiarazioni potrebbero avere implicazioni devastanti per le relazioni inter-europee e la narrazione del conflitto ucraino.
- Negoziati per l’Ucraina. Sarà fondamentale osservare se il canale diretto USA-Russia produrrà passi concreti o se si rivelerà un’illusione. La capacità (o incapacità) dell’Europa di inserirsi in questo processo segnerà il suo destino geopolitico.
- Offensiva a Gaza. La dichiarazione di carestia potrebbe aumentare la pressione internazionale su Israele, ma le intenzioni dichiarate da Netanyahu suggeriscono che un’operazione militare su larga scala a Gaza City rimane una possibilità concreta e imminente.
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