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28-10-25 Dal mondo

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28-10-25 Dal mondo

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Il 27 ottobre 2025, il panorama geopolitico globale si è configurato come un intricato mosaico di tensioni persistenti e dinamiche di riallineamento strategico. Dagli incidenti navali nel Mar Cinese Meridionale alle manovre militari statunitensi nei Caraibi, passando per le ambizioni di riarmo europee e la complessa politica energetica in Asia Centrale, ogni evento ha contribuito a delineare un quadro di crescente multipolarismo e competizione. Le grandi potenze continuano a testare i limiti della propria influenza, mentre attori regionali cercano spazi di manovra, spesso con esiti imprevedibili.

Eventi Clou
La giornata è stata segnata da diversi sviluppi di rilevanza strategica. Innanzitutto, due incidenti aerei a bordo della portaerei USS Nimitz nel Mar Cinese Meridionale, che hanno coinvolto un elicottero MH-60R Sea Hawk e un F/A-18F Super Hornet, hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza operativa della US Navy, con i commentatori che hanno suggerito una possibile contaminazione del carburante. Questo evento è particolarmente significativo dato il contesto di crescente competizione nell’Indopacifico.
In secondo luogo, la massiccia proiezione di potenza militare statunitense in America Latina, con il dispiegamento della portaerei nucleare USS Gerald R. Ford (attualmente dislocata nel Mediterraneo) e del suo gruppo d’attacco nelle acque caraibiche, ha evidenziato una nuova fase nella lotta al narcotraffico, paragonata dal Segretario della Difesa Pete Hegseth alla “Guerra al Terrore”. Questa mossa, però, è stata ampiamente interpretata come un messaggio politico diretto al Venezuela di Nicolás Maduro e un tentativo di contenere l’influenza cinese nella regione, suscitando forti critiche e tensioni.
Infine, il quarto plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha rivelato cambiamenti di personale di vasta portata, con numerose espulsioni legate a indagini anticorruzione all’interno del Partito e dell’Esercito Popolare di Liberazione. Nonostante ciò, il comunicato ha ribadito la continuità degli obiettivi economici, con una forte enfasi sullo “sviluppo di alta qualità” e sull'”autosufficienza scientifica e tecnologica”, dimostrando la resilienza del sistema cinese nonostante le turbolenze interne.

Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche

La massiccia proiezione di potenza statunitense in America Latina, con il dispiegamento della USS Gerald R. Ford, se da un lato mira a contrastare il narcotraffico e l’influenza cinese, dall’altro rischia di alienare partner regionali e di alimentare un sentimento antiamericano, spingendo Paesi come il Venezuela a cercare alleanze alternative. La critica di Rand Paul all’amministrazione Trump evidenzia una spaccatura interna sulla politica estera, con una crescente fazione antiguerra all’interno del Partito Repubblicano.
Nell’Indopacifico, gli incidenti aerei sulla USS Nimitz, sebbene apparentemente tecnici, gettano un’ombra sulla prontezza operativa della US Navy in un teatro sempre più contestato, dove la Cina continua a espandere le sue capacità marittime e militari.
Il patto tra USA e Giappone sulla cantieristica navale è una risposta diretta alla crescita navale cinese, segnalando un rafforzamento delle alleanze difensive. L’incontro Trump-Xi, con l’accordo su dazi e terre rare, suggerisce una distensione tattica, ma non risolve le questioni strategiche sottostanti, lasciando margini per future escalation.
Il quarto plenum del PCC, nonostante le epurazioni interne, ha confermato la direzione strategica della Cina verso l’autosufficienza tecnologica e lo sviluppo di produzione ad alta qualità, rafforzando la sua proiezione globale.
La Russia, con il test del missile Burevestnik, ha inviato un chiaro messaggio di deterrenza nucleare, riaffermando il suo status di grande potenza e sfidando l’ordine globale dominato dagli USA. Questa mossa, unitamente alla crescente presenza russa nell’Artico, riaccende le tensioni da Guerra Fredda e spinge gli Stati Uniti e la NATO a riconsiderare le proprie strategie di difesa e deterrenza.
L’Europa, divisa sulla questione del riarmo e del sostegno all’Ucraina, mostra la fragilità della sua autonomia strategica. Il fallimento della Germania nel far avanzare le riforme della difesa, a causa di divisioni politiche e inefficienze industriali, sottolinea la persistente dipendenza dal supporto USA, un fattore di instabilità in un contesto di incertezza sulla continuità degli impegni americani.
La proposta della Turchia di una missione militare a Gaza in sostegno del processo di pace, seppur respinta da Israele, rivela le ambizioni di Ankara di riaffermare la sua influenza nel Mediterraneo allargato, creando nuove dinamiche e possibili frizioni con attori regionali.
Infine, la situazione dell’acqua in Medio Oriente e le implicazioni dell’AI nella navigazione marittima rappresentano sfide emergenti. La scarsità d’acqua e le dispute sui bacini fluviali, aggravate dai cambiamenti climatici, sono un potenziale catalizzatore di conflitti, mentre l’uso eccessivo dell’AI a bordo delle navi solleva preoccupazioni per il benessere psicologico dei marittimi e la sicurezza operativa, richiedendo un bilanciamento tra innovazione e tutela umana.

Conseguenze strategiche
Il dispiegamento della USS Gerald R. Ford nell’America Latina non è solo un’operazione antinarcotrafico, ma una chiara dimostrazione di “gunboat diplomacy” che mira a riaffermare l’egemonia statunitense nel suo emisfero, contrastando l’avanzata economica e politica di Cina e Russia. Questa mossa comporta il rischio di una militarizzazione delle relazioni regionali, potenzialmente destabilizzando l’area e offrendo a regimi come quello venezuelano pretesti per intensificare la retorica antiamericana e il sostegno militare esterno. Nell’Indopacifico, la presenza navale statunitense (sebbene condizionata da alcuni incidenti sulla USS Nimitz) e il patto USA-Giappone sulla cantieristica navale sono indicativi di una strategia di contenimento della Cina che combina deterrenza militare con un rafforzamento delle capacità produttive degli alleati. La Cina, attraverso il suo quarto plenum, ha riaffermato una strategia di sviluppo autonomo, ma le epurazioni interne suggeriscono una continua centralizzazione del potere, che potrebbe rallentare l’attuazione di alcune iniziative. La discussione tra Trump e Xi sui dazi è un segnale di una gestione pragmatica delle tensioni commerciali, ma non altera la competizione strategica di fondo, specialmente per le tecnologie critiche come le terre rare e i semiconduttori. La Russia, con il test del missile Burevestnik e il rafforzamento artico, sta inviando un messaggio di deterrenza nucleare e di proiezione di potenza che ripristina elementi della logica di contrapposizione in risposta alle sanzioni USA. Questo costringe la NATO a riconsiderare la sua postura difensiva, in particolare lungo il “Bastione” artico e i passaggi strategici come il GIUK gap. Secondo George Beebe di Responsible Statecraft, la guerra tra Russia e Ucraina è stata finora fraintesa dall’Occidente, che ha interpretato il conflitto come una semplice questione di aggressione espansionistica da parte di Putin, applicando una strategia basata sulla deterrenza e sull’aumento dei costi per Mosca attraverso sanzioni draconiane e supporto militare a Kiev. Questa diagnosi però è errata e ha portato a politiche inefficaci e a un’escalation del conflitto. La vera radice del problema è un classico dilemma di sicurezza, dove azioni difensive percepite come minacce dall’altra parte generano una spirale di escalation, similmente a quanto accaduto prima della Prima Guerra Mondiale. Per Beebe la via d’uscita potrebbe essere un compromesso negoziato che inizi affrontando le reciproche preoccupazioni di sicurezza senza concentrarsi sulla divisione del territorio. Sebbene molti esperti e media restino scettici verso un compromesso, questa soluzione rappresenta l’unica concreta possibilità di terminare il conflitto, spostandolo verso una pace sostenibile e riducendo il rischio di ulteriori escalation. In Europa, la difficoltà della Germania nel riarmare, a causa di divisioni politiche e costi elevati, evidenzia una debolezza strutturale che potrebbe compromettere l’autonomia strategica dell’UE e la sua capacità di agire come attore indipendente sulla scena globale. La proposta turca di una missione militare di pace a Gaza, sebbene respinta, dimostra l’ambizione di Ankara di agire come potenza regionale, potenzialmente riallineando le dinamiche nel Mediterraneo orientale e nel Vicino Oriente, un’area già segnata da complesse interazioni tra Turchia, Israele, USA e potenze del Golfo. L’adozione di navi “madre” come il MRCV “Victory” di Singapore, che operano con sciami di droni, segna un cambio di paradigma nella guerra navale, spostando l’attenzione verso l’attrito intensificato e la gestione di piattaforme unmanned. Questa tendenza, sebbene innovativa, pone sfide in termini di vulnerabilità ai cyber attacchi e alla guerra elettronica, e richiede un’evoluzione dottrinale che tenga conto della crescente automazione e della dipendenza dai collegamenti dati satellitari.

Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
La Federal Reserve, con la sua riluttanza a frenare la crescita economica nonostante segnali di bolle speculative (in particolare nel settore AI e nel credito privato), sta alimentando un ambiente di rischio finanziario. La pressione di Trump per tagli ai tassi, combinata con il mandato a breve termine della Fed, rischia di portare a un “atterraggio duro” nel 2025 quando queste bolle scoppieranno, con conseguenze globali per i mercati azionari e obbligazionari.
Nel settore energetico, il Kazakhstan sta cercando di diversificare le sue rotte di esportazione di petrolio, allontanandosi dalla dipendenza dal Caspian Pipeline Consortium controllato dalla Russia, per utilizzare il Corridoio Trans-Caspico. Questa mossa, sostenuta dagli USA, ridurrebbe i rischi geopolitici e aumenterebbe la resilienza economica del paese, potenzialmente ridefinendo le dinamiche energetiche in Asia Centrale. L’accordo dell’Afghanistan con l’Arabia Saudita per il gasdotto TAPI, che sostituisce un fallito patto con la Cina, evidenzia la fluidità delle alleanze energetiche e la crescente competizione per le risorse. La Germania, ex locomotiva economica europea, affronta una profonda crisi industriale, con cali significativi nella produzione e nell’export, e una perdita di posti di lavoro. Le sue difficoltà, legate alla fine del gas russo, alla concorrenza cinese e ai dubbi sulla difesa americana, rendono difficile un rapido riarmo e la riconversione industriale, compromettendo la stabilità economica dell’intera eurozona.
Sul fronte tecnologico, l’Europa sta investendo nello sviluppo di armi laser per contrastare sciami di droni, un’iniziativa che mira a rafforzare la sovranità europea in un settore strategico. La Spagna, in particolare, è all’avanguardia nelle comunicazioni satellitari sicure con il lancio del satellite SpainSat NG-II, un sistema che resiste a jamming e impulsi elettromagnetici, riducendo la dipendenza da fornitori non europei e rafforzando le capacità di difesa di Spagna e NATO.
La cooperazione tra HII e HD Hyundai Heavy Industries nella cantieristica navale è un esempio di come le alleanze tecnologiche e industriali siano cruciali per la sicurezza nazionale e per mantenere la competitività contro rivali come la Cina.
Le politiche commerciali dell’amministrazione Trump, con le sue tariffe e l’attenzione al deficit commerciale, hanno dimostrato di non raggiungere i loro obiettivi dichiarati, ma hanno esacerbato le tensioni con partner e rivali, spingendo i BRICS a formare un blocco anti-americano.
La dipendenza dalla Cina per le terre rare e le tensioni sui dazi, sebbene temporaneamente mitigate dall’accordo Trump-Xi, evidenziano la necessità di diversificare le catene di approvvigionamento e di investire in capacità produttive autonome, un obiettivo che anche il Giappone persegue attraverso patti sui minerali critici.
La crescente dipendenza dall’AI a bordo delle navi, con il fenomeno del “cognitive offloading” e il rischio di “falsa compagnia” per i marittimi, solleva importanti questioni etiche e di sicurezza, richiedendo una gestione responsabile dell’innovazione tecnologica che tuteli il benessere umano.

Conseguenze marittime
Gli incidenti aerei a bordo della USS Nimitz nel Mar Cinese Meridionale, sebbene di natura tecnica, minano la percezione di invulnerabilità della US Navy in un teatro operativo cruciale dove la Cina sta rapidamente espandendo la sua flotta. Questo scenario sottolinea l’importanza della manutenzione, della logistica e della qualità del carburante in operazioni prolungate in ambienti ostili.
La proiezione di potenza della USS Gerald R. Ford nell’America Latina, ufficialmente per contrastare il narcotraffico, è una mossa strategica che riafferma il dominio navale statuni-tense nell’emisfero occidentale. Questa dimostrazione di forza, con un massiccio dispiegamento di assetti aeronavali, appare agli esperti un grave errore in quanto è una forza troppo potente per il contrasto alle reti del narcotraffico (così come peraltro è stato dichiarato). Rimangono due ulteriori opzioni. La prima rappresenta un messaggio politico chiaro al Venezuela e ai suoi alleati, limitando la loro libertà di manovra e rafforzando il controllo USA sulle rotte marittime chiave nei Caraibi e nel Sud America, la seconda è quella di voler dare seguito a una azione militare in Venezuela volta a un cambio di regime (sulla falsa riga di quanto accaduto in Iraq) che verrebbe giudicato però una violenza contro uno stato indipendente e non offensivo alla stregua di quanto accaduto tra russi e ucraini (sebbene in quel caso fosse presente una guerra civile nel Donbass).
L’Artico continua a essere un’area di crescente interesse marittimo. Lo scioglimento dei ghiacci apre nuove rotte commerciali, come il Passaggio a Nord-Ovest e la Rotta del Mare del Nord, che potrebbero rivoluzionare i tempi di transito tra Asia ed Europa. Tuttavia, l’odissea della nave cargo Thamesborg, arenatasi nello Stretto di Franklin, dimostra le sfide estreme e i pericoli della navigazione artica, evidenziando la necessità di infrastrutture adeguate, mappature precise e capacità di soccorso efficienti. La Russia, con il rafforzamento della sua presenza artica e gli investimenti in rompighiaccio e porti, mira a controllare strategicamente queste rotte, dando origine a potenziali frizioni con altri Paesi artici e non.
Nel contesto della sicurezza marittima, il patto tra Giappone e USA sulla cantieristica navale e la cooperazione tra HII e HD Hyundai Heavy Industries sono passi cruciali per contrastare la crescente capacità navale cinese. Queste iniziative mirano a rafforzare la base industriale di costruzione navale dei due paesi alleati, garantire la resilienza delle catene di approvvigionamento e accelerare la produzione di navi da guerra e ausiliarie, essenziali per la proiezione di potenza e il controllo del mare in teatri come l’Indopacifico.
L’introduzione del Multi-Role Combat Vessel (MRCV) “Victory” di Singapore, una nave “madre” per sciami di droni, segna un’innovazione significativa nella guerra navale. Questo approccio, che delega compiti di ISR, ASW e guerra elettronica a piattaforme unmanned, riduce i costi e i rischi per gli equipaggi umani, ma espone le navi a nuove vulnerabilità legate ai link dati e ai cyber-attacchi.
La Marina italiana, con l’operazione UE EUNAVFOR MED IRINI, attualmente comandata dall’Ammiraglio Casapieri, continua a pattugliare il Mediterraneo centrale per imporre l’embargo ONU sulle armi alla Libia. Il generale Giovanni Maria Iannucci, comandante del COVI, ha effettuato una visita sul pattugliatore Borsini, allo scopo di sottolineare, ancora una volta, l’importanza delle operazioni marittime per la stabilità regionale e la prevenzione dei conflitti.
Le portaerei britanniche, poi, vengono riconosciute non solo come piattaforme di attacco ma come strumenti vitali per il controllo marittimo, la difesa delle rotte commerciali e il supporto di operazioni anfibie, integrandosi nelle reti NATO per la difesa aerea e antisommergibile.

Conseguenze per l’Italia
Per l’Italia, gli eventi del 27 ottobre 2025 delineano un complesso intreccio di sfide e op-portunità, principalmente legate alla sua posizione nel Mediterraneo allargato, ai suoi allineamenti transatlantici ed europei, e alla necessità di bilanciare sicurezza e valori.
Innanzitutto, la posizione del governo Meloni riguardo alla “Coalizione dei Volenterosi” per l’Ucraina, che esclude l’invio di truppe italiane, è un chiaro segno di prioritizzazione della lealtà transatlantica agli Stati Uniti. Questa decisione, influenzata dalla linea dura di Trump contro l’invio di truppe americane e da un’opinione pubblica interna cauta, rafforza l’allineamento di Roma con Washington, potenzialmente a discapito di una maggiore autonomia strategica europea in materia di difesa. Questo approccio limita il contributo italiano a missioni di monitoraggio e addestramento in Ucraina.
Il rinnovo del Memorandum of Understanding con la Libia, previsto per febbraio 2026, rappresenta un dilemma etico e strategico. La bocciatura delle mozioni parlamentari per modificare o revocare l’accordo, nonostante le diffuse denunce di violazioni dei diritti umani nei centri di detenzione libici, evidenzia la priorità data dal governo al controllo dei flussi migratori. Questa scelta, se da un lato offre un maggiore controllo sui migranti in arrivo via mare, dall’altro espone l’Italia a critiche internazionali e al rischio di corresponsabilità in violazioni dei diritti umani, compromettendo la sua credibilità e la sua posizione nell’arena globale. La stabilità della Libia, fondamentale per la sicurezza energetica italiana e la gestione migratoria, rimane fragile, con la coesistenza di governi rivali e influenze straniere che complicano la situazione.
La crisi energetica e industriale della Germania, ex motore economico dell’UE, ha dirette ripercussioni sull’Italia. Il rallentamento dell’economia tedesca, combinato con i suoi problemi di riarmo, indebolisce l’intera eurozona e potrebbe avere effetti negativi sulle esportazioni italiane e sulla stabilità finanziaria dell’Unione. L’Italia, in questo contesto, deve valutare come rafforzare la propria resilienza economica e come contribuire a un più robusto riarmo europeo, bilanciando gli impegni NATO con la necessità di maggiore autonomia.
Le tensioni nel Mediterraneo orientale, con la Turchia che cerca di riaffermare la sua influenza a Gaza, toccano da vicino gli interessi italiani, data la vicinanza geografica e la dipendenza dalle rotte commerciali e energetiche. L’Italia dovrà navigare attentamente in queste dinamiche regionali, cercando di promuovere stabilità e dialogo, pur difendendo i propri interessi strategici. L’operazione IRINI, con l’impegno di assetti italiani come l’ITS Borsini, dimostra l’importanza per Roma di contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Mediterraneo, contrastando il traffico di armi e promuovendo la legalità internazionale.
Infine, la crescente adozione di tecnologie come l’AI e i sistemi unmanned nella navigazione marittima, come evidenziato dal MRCV di Singapore, presenta sia opportunità che sfide per la Marina Militare. L’Italia dovrà investire in ricerca e sviluppo per integrare queste tecnologie, bilanciando l’innovazione con la tutela del benessere dei marittimi e la sicurezza operativa, in un contesto in cui la guerra navale sta evolvendo rapidamente.

Conclusioni
Il 27 ottobre 2025 si è rivelato un giorno di consolidamento di tendenze geopolitiche preesistenti e di emergenza di nuove sfide. La competizione tra grandi potenze – USA, Cina e Russia – si è intensificata in ogni teatro operativo, dal Mar Cinese Meridionale all’Artico, passando per l’America Latina. Gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, hanno dimostrato una volontà di proiezione di potenza assertiva, ma anche una complessa dialettica interna tra istanze isolazioniste e interventiste. La Cina, nonostante le epurazioni interne, ha ribadito la sua rotta verso l’autosufficienza tecnologica e uno sviluppo di alta qualità, consolidando la sua posizione globale. La Russia, con il test del Burevestnik, ha rilanciato la sfida strategica nucleare, riportando l’attenzione sugli equilibri da Guerra Fredda.
L’Europa, invece, appare ancora divisa e con difficoltà a concretizzare la sua autonomia strategica, come dimostrano i ritardi nel riarmo tedesco e le diverse posizioni sul conflitto ucraino. La crisi migratoria nel Mediterraneo e la situazione in Libia continuano a rappresentare un nodo cruciale per l’Italia e l’UE, con il difficile bilanciamento tra esigenze di sicurezza e tutela dei diritti umani. Le dispute idriche in Medio Oriente e le implicazioni dell’intelligenza artificiale per la navigazione marittima sono altrettanti temi emergenti che richiederanno risposte coordinate e innovative.
Per il futuro, è essenziale monitorare attentamente lo sviluppo di diversi temi. La sostenibilità delle bolle finanziarie negli Stati Uniti, alimentate dalle politiche della Federal Reserve e dalle pressioni politiche, avrà un impatto globale significativo. Le dinamiche commerciali USA-Cina, nonostante l’accordo preliminare, rimarranno una fonte di tensione, specialmente per le catene di approvvigionamento critiche e le terre rare. La questione del riarmo europeo e la capacità dell’UE di agire come attore unificato e autonomo nel contesto delle crescenti pressioni americane e delle minacce russe, in particolare in Ucraina e nell’Artico, saranno cruciali.
Le tensioni in America Latina, con l’escalation militare statunitense e le reazioni del Venezuela, potrebbero evolvere in un conflitto regionale, con ripercussioni sulla stabilità globale. Infine, l’evoluzione della guerra navale con l’adozione di sistemi unmanned e l’integrazione dell’AI richiederà un’attenzione costante per le implicazioni strategiche, etiche e di sicurezza, garantendo che l’innovazione tecnologica sia bilanciata dalla tutela del fattore umano e dalla resilienza operativa. L’Italia, in questo contesto, dovrà continuare a bilanciare la lealtà atlantica con la ricerca di un maggiore ruolo autonomo in un Mediterraneo sempre più complesso.


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