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30-10-25 Dal mondo

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30-10-25 Dal mondo

Gaza: bombe sulla tregua

Gaza. Raid aerei, 100 morti di cui 35 minorenni: il “cessate-il-fuoco” secondo Israele

Erdogan a Doha: diplomazia o nuova sfera d’influenza?

Lavrov: “Non abbiamo nessuna intenzione di attaccare la NATO”

From Hungary with Love: le spie di Orbán e la fragilità dell’Unione Europea

Ungheria. Il nuovo asse anti-ucraina: la scommessa di Orban in un’Europa divisa

Commissione europea: presentato il programma di lavoro per il 2026

Meloni in Egitto, il Gem di Giza e la nuova diplomazia mediterranea

Germania. Mega-riarmo e domande scomode, il grande inganno di Merz & co.

La Germania si prepara alla guerra che non vuole combattere

L’Africa contesa tra USA e Cina: il futuro dell’African Growth and Opportunity Act

Il ruggito dell’ASEAN

Artico, il nuovo fronte cieco dell’Occidente

Ecco perché dall’Artico arrivano le nuove sfide della competizione globale

–🇬🇧Why Turkey Can’t Bring Peace to Gaza

–🇬🇧Russia Tests Poseidon Nucelar-Powered Super Torpedo

–🇬🇧After Argentina’s Midterms, a New Chapter for U.S.-Argentina Relations

–🇬🇧Trump, Hegseth Affirm Alliance with Japanese Counterparts During Asia Tour

–🇬🇧How Likely is a Chinese Invasion of Taiwan?​

La geopolitica delle materie prime critiche nell’era della transizione energetica

Trump d’Oriente e gli accordi commerciali tra dazi e metalli critici

Turchia. Si apre l’era nucleare con la mano russa sulla leva dell’energia

Russia. Sanzioni: le petroliere greche si ritirano

Lukoil prepara la ritirata globale sotto il peso delle sanzioni occidentali

USA-Cina, oltre la guerra commerciale: qual è la posta in gioco

L’Arabia Saudita all’assalto del Mar Rosso: affare trentennale per un porto strategico a Gibuti

Nasce un gruppo di lavoro Italia-India per lo sviluppo dei porti e della logistica

–🇬🇧The Emerging Oil Glut Enables Trump’s Sanctions Against Russia

Ids (Fincantieri) si allea con Next Geosolutions per sviluppare droni sottomarini

La nuova fregata di Singapore

–🇬🇧From suppliers to partners: Europe’s growing role in Gulf security

–🇬🇧Carrier’s move to South America leaves Mideast, Europe with none

–🇬🇧The Military-Narrational Complex

–🇬🇧Why Singapore’s New Victory-Class Combat Vessel Is So Incredible

–🇬🇧Lockheed Martin & Saildrone to equip USVs with lethal payloads

Il 29 ottobre 2025 si configura come una giornata di intensa attività geopolitica, caratterizzata da un’accelerazione delle dinamiche globali sotto la spinta di una crescente imprevedibilità e di strategie di riallineamento delle potenze. La scena internazionale è dominata da un’amministrazione statunitense determinata a ridefinire gli equilibri esistenti, con effetti a cascata su alleanze, economie e teatri operativi. La corsa all’autonomia strategica, l’innovazione tecnologica nella difesa e la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento globali sono temi centrali che delineano un quadro complesso e in continua evoluzione.
Eventi Clou
Un primo punto cruciale riguarda la reazione internazionale alla “rivoluzione” politica di Trump negli USA. Come sottolineato da Ian Bremmer di GZERO Media, la rielezione di Trump ha reso gli Stati Uniti una potenza imprevedibile, costringendo alleati come Canada, Giappone, UE e Regno Unito a negoziare rapide concessioni su tariffe, accordi commerciali e difesa per evitare ritorsioni. Allo stesso tempo, potenze come Cina, Russia e India hanno adottato strategie di “hedging” (tecniche di gestione del rischio utilizzate per proteggere un investimento da potenziali perdite), riducendo la loro esposizione al dollaro e diversificando le supply chain, in preparazione a un “G-Zero” mondiale caratterizzato da un vuoto di leadership e maggiori rischi di conflitti regionali. Questo scenario ha accelerato la ricerca di autonomia strategica da parte di molti attori, come il piano Draghi per l’UE e il programma “Canada Strong”, illustrando un mondo che si prepara al peggio.
Un secondo evento significativo è l’intensificazione delle operazioni anti-narcotraffico statunitensi nei Caraibi, con un focus sul Venezuela. L’amministrazione Trump ha condotto 13 raid letali, causando la morte di 57 trafficanti legati al regime di Maduro. Queste operazioni, che includono il dispiegamento di truppe, una portaerei e asset navali, sono viste come un tentativo di provocare defezioni nell’élite venezuelana o di eseguire raid mirati per rimuovere Maduro. Questa escalation, pur escludendo un’invasione su larga scala per evitare “guerre eterne”, rappresenta un cambio di approccio che usa la lotta al crimine organizzato come leva geopolitica per destabilizzare regimi ostili, generando rischi di instabilità regionale e possibili reazioni da parte di Russia, Cina e Iran, che supportano Caracas. Parallelamente, il ridispiegamento della portaerei USS Gerald R. Ford dal Mediterraneo al Sud America contro i cartelli della droga, come riportato da Military Times, evidenzia una priorità emisferica degli USA, ma al costo di lasciare Medio Oriente ed Europa con una minore copertura navale, amplificando le vulnerabilità in scenari di crisi.
Infine, la notizia del successo del test del super-siluro nucleare russo Poseidon, annunciato da Vladimir Putin e riportato da MarineLink, ha riacceso le preoccupazioni sulla corsa agli armamenti strategici. Questo siluro a propulsione nucleare, con una portata di oltre 10.000 km e la capacità di generare onde radioattive, è descritto come non intercettabile e rappresenta una risposta asimmetrica alla superiorità navale USA/NATO. Il test, coordinato con esercitazioni nucleari più ampie, rompe il paradigma della deterrenza tradizionale e sottolinea la volontà della Russia di rafforzare la propria postura come grande potenza (revisionista dell’ordine attuale) attraverso armamenti non convenzionali. Questo sviluppo ha immediate conseguenze sulle strategie di difesa e sull’equilibrio di potere globale, spingendo gli attori occidentali a riconsiderare le proprie capacità di deterrenza e risposta, come evidenziato dalle discussioni sulle contromisure tecnologiche e sull’autonomia europea in campo di difesa.

Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche

La “rivoluzione” politica di Trump negli USA, con la sua imprevedibilità e la tendenza a rinegoziare accordi bilaterali, sta spingendo gli alleati tradizionali verso una maggiore autonomia strategica. Questo si manifesta nella ricerca da parte di Europa, Canada e Giappone di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, diversificando le supply chain e rafforzando le proprie economie e capacità di difesa. Questo scenario accelera la transizione verso un ordine mondiale diverso da quello egemonico a guida statunitense. Il riallineamento delle priorità statunitensi, con il ridispiegamento della portaerei USS Gerald R. Ford dal Mediterraneo al Sud America per contrastare il narcotraffico, evidenzia una chiara focalizzazione sulle sfide emisferiche a scapito di quelle europee e mediorientali. Questo lascia un vuoto di sicurezza che costringe gli attori regionali a riconsiderare le proprie capacità e alleanze. L’Europa, in particolare, si trova a fronteggiare una Germania che, pur parlando di sovranità europea, sceglie soluzioni di difesa (come i droni USA Anduril) che creano dipendenze da attori extra-UE, minando la coesione strategica del continente. Nel Mediterraneo Allargato, la fragilità del cessate-il-fuoco a Gaza e i continui raid israeliani mostrano la persistenza di conflitti irrisolti e il fallimento della diplomazia nel garantire una pace duratura. La Turchia e l’Arabia Saudita stanno consolidando le loro sfere d’influenza: Ankara attraverso l’asse con il Qatar e il progetto nucleare con la Russia, Riad attraverso la gestione del porto di Tadjourah a Gibuti nel Corno d’Africa. Questi movimenti evidenziano una corsa all’influenza regionale che potrebbe generare nuove tensioni e competizioni. Nel teatro operativo Artico-Boreale, il test del super-siluro nucleare russo Poseidon rappresenta una mossa asimmetrica per riequilibrare la deterrenza con USA e NATO, mentre le sanzioni petrolifere statunitensi contro Rosneft e Lukoil cercano di erodere le capacità finanziarie di Mosca. La Cina, con il misterioso trimarano drone, segnala un’accelerazione nelle tecnologie navali non presidiate(unmanned – navi e sistemi autonomi che operano senza equipaggio a bordo), sfidando la superiorità tecnologica occidentale. La politica di Trump verso la Cina, basata su un approccio di “pace tra grandi potenze” attraverso accordi commerciali e investimenti, pur perseguendo un disaccoppiamento strategico sulle materie critiche, crea un quadro complesso di cooperazione e competizione.
L’Artico emerge come un nuovo fronte di vulnerabilità per l’Occidente, con la Russia che domina la penisola di Kola e la Cina che cerca di affermare la sua “via polare della seta”. La necessità di un approccio integrato per la sicurezza e la proiezione nazionale è evidente. Nell’Indopacifico, la bassa probabilità di un’invasione cinese di Taiwan nel breve termine è bilanciata da un’intensificazione delle pressioni diplomatiche ed economiche di Pechino. Le alleanze USA-Asia, rafforzate dal tour iniziato di Trump con il Vertice dell’ASEAN in Malesia, e gli accordi sui materiali critici mirano a creare un fronte comune contro l’assertività cinese. La nuova fregata di Singapore, con la sua integrazione di droni e IA, riflette la crescente importanza dei sistemi autonomi nella guerra navale moderna. Complessivamente, il quadro geopolitico è dominato da una tendenza alla multipolarità, dove le potenze regionali e globali cercano di affermare la propria autonomia e influenza, spesso in contrasto con gli interessi di altre nazioni. La competizione per le risorse critiche, il controllo delle rotte commerciali e lo sviluppo tecnologico militare definiscono un ambiente di “guerra fredda commerciale” e di riallineamenti strategici costanti.

Conseguenze strategiche
A livello globale, l’imprevedibilità dell’amministrazione Trump sta spingendo gli alleati a rivedere le proprie strategie di difesa. Il piano Draghi per l’UE, ad esempio, riflette la necessità di ridurre le dipendenze critiche e rafforzare le economie interne, con un focus sulla competitività tecnologica. La risposta “difesa prima, hedging seconda” suggerita da Bremmer diventa una dottrina operativa per molti. Il dispiegamento della portaerei USS Gerald R. Ford in Sud America, pur mirando a contrastare il narcotraffico, ha immediate conseguenze sulla presenza navale in Medio Oriente ed Europa, costringendo queste regioni a fare i conti con una ridotta copertura strategica. Questo spinge l’Europa a considerare la propria capacità di proiezione di forza e a riconsiderare l’utilità delle basi militari esistenti. La scelta tedesca di acquisire droni USA, invece di soluzioni europee, solleva interrogativi sulla coesione strategica dell’UE in un momento in cui si cerca maggiore autonomia. Tuttavia, le riforme della Bundeswehr, con la “mobilitazione latente” e l’obiettivo di diventare la forza convenzionale più forte d’Europa entro il 2035, indicano una chiara volontà di riaffermare la propria capacità di deterrenza e difesa. Nel contesto della deterrenza nucleare, il successo del test del super-siluro Poseidon russo introduce una nuova dimensione asimmetrica. La sua capacità di generare onde radioattive e la sua presunta non intercettabilità ridefiniscono il concetto di “secondo colpo” e mettono sotto pressione le attuali difese anti-missile/anti-siluro. Questa mossa strategica russa richiede una risposta, non solo in termini di contro-tecnologie, ma anche di ridefinizione dei trattati di controllo degli armamenti. L’Indopacifico rimane un teatro cruciale. La bassa probabilità di un’invasione di Taiwan nel breve termine non esclude la continuazione delle “guerre grigie” cinesi, come l’isolamento diplomatico e la pressione economica. La difesa taiwanese si sta rafforzando con l’acquisizione di missili anti-nave e l’addestramento dei riservisti. Le alleanze USA-Asia, rafforzate dal tour di Trump e dagli accordi sui materiali critici, mirano a creare un fronte comune per la deterrenza regionale e l’interoperabilità, consolidando la superiorità marittima con sistemi come la nuova classe Victory di Singapore, progettata per operare come nave madre di droni. L’adozione di sistemi unmanned e dell’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando radicalmente la guerra. La partnership Lockheed Martin-Saildrone per USV armati e la fregata di Singapore con AI per la gestione del combattimento mostrano una chiara tendenza verso l’automazione e la riduzione del rischio per il personale. Tuttavia, come dimostra l’esperienza israeliana a Gaza con sistemi come Lavender e Gospel, l’integrazione dell’AI nel targeting solleva serie questioni etiche e di diritto internazionale, in particolare riguardo alla distinzione e alla proporzionalità. La proliferazione di queste tecnologie richiede un’attenta considerazione dei controlli sull’export, dell’auditabilità (capacità di un sistema di essere ispezionato, tracciato e verificato da terze parti indipendenti per garantirne l’integrità, la correttezza e la conformità alle regole) e della definizione di regole internazionali per il targeting. Infine, la competizione per le materie prime critiche e il controllo delle supply chain è una conseguenza strategica fondamentale. Gli accordi di Trump in Asia sui materiali critici e le terre rare, uniti al Chips Act USA e all’European Chips Act, evidenziano la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento e di rafforzare la produzione interna per ridurre la dipendenza dalla Cina. Questo si inserisce in una “guerra fredda commerciale” che ha profonde implicazioni sulla sicurezza economica e tecnologica delle nazioni.

Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Sul fronte economico e finanziario, l’imprevedibilità della politica commerciale di Trump, con la minaccia di tariffe e la rinegoziazione degli accordi, sta spingendo gli attori globali a strategie di “hedging”. Questo include la riduzione dell’esposizione al dollaro e la diversificazione delle supply chain da parte di Cina, Russia e India, con ripercussioni sulla stabilità del sistema finanziario internazionale. Una potenziale bocciatura da parte della Corte Suprema delle tariffe di Trump, pur non bloccando l’intera agenda protezionista, costringerebbe l’amministrazione a percorsi legislativi più lenti, ma manterrebbe strumenti come sanzioni e accordi bilaterali. Il glut petrolifero globale (surplus di offerta), alimentato dall’OPEC+ che allenta i tagli produttivi, ha amplificato l’impatto delle sanzioni USA su Rosneft e Lukoil. Questo ha causato una sospensione degli acquisti da parte delle raffinerie indiane e un riorientamento verso il Medio Oriente e gli USA, con un calo previsto dei flussi verso l’India. Lukoil, in particolare, sta preparando una “ritirata globale”, vendendo asset internazionali, riducendo l’influenza energetica russa e segnalando l’efficacia delle sanzioni. La transizione energetica e la geopolitica delle materie prime critiche sono temi centrali. La domanda di litio, cobalto, terre rare e altri elementi è in crescita esponenziale, ma la raffinazione è concentrata in Cina, che ne detiene fino al 95% in alcuni settori. Le restrizioni cinesi sull’export di gallio, germanio e terre rare, in risposta alle misure USA sui chip, accentuano la competizione. USA e UE stanno reagendo con strategie di diversificazione (MSP, Critical Raw Materials Act) e “friendshoring” (strategia di rilocalizzazione delle attività produttive in paesi “amici”, cioè alleati geopolitici che condividono valori e interessi comuni) con il Sud globale, cercando di ridurre la dipendenza e garantire la sicurezza delle supply chain. Sul piano tecnologico, c’è un’accelerazione massiccia nell’adozione di sistemi autonomi e intelligenza artificiale. La partnership Lockheed Martin-Saildrone per USV armati e la nuova fregata Victory di Singapore, progettata come nave madre per droni e gestita da IA, evidenziano il potenziale di queste tecnologie per ridurre rischi e costi operativi, e per saturare le difese avversarie. L’integrazione di AI in contesti militari, come i sistemi Lavender e Gospel israeliani a Gaza, pur offrendo efficienza, solleva preoccupazioni etiche e legali sulla compressione dei tempi decisionali e sui rischi di errori. La proliferazione di queste tecnologie richiede controlli sull’export, auditabilità e lo sviluppo di regole internazionali. Le università USA continuano a essere motori di innovazione, dalla nascita di internet al GPS, CRISPR e mRNA, e sono considerate essenziali per la competitività e la sicurezza nazionale, in particolare in settori come il quantum e i semiconduttori, dove la Cina rappresenta una sfida crescente. Gli investimenti in infrastrutture sono cruciali. Il Canale di Panama ha avviato un piano da 8 miliardi di dollari per due nuovi terminal container e misure anti-siccità, con un impatto significativo sul PIL e la creazione di migliaia di posti di lavoro. Questo mira a garantire resilienza climatica e competitività globale. L’Italia e l’India hanno lanciato un gruppo di lavoro su porti e logistica, con l’obiettivo di sviluppare il corridoio IMEC e attrarre investimenti qatarioti in mobilità verde e porti, rafforzando le supply chain globali e posizionando l’Italia come hub mediterraneo. La missione italiana in Qatar riflette anche la ricerca di investimenti in settori strategici. Nel complesso, il quadro è di una “guerra fredda commerciale” che va oltre i dazi, toccando materie prime critiche, semiconduttori, tariffe portuali ed energia. La Cina, pur subendo un calo dell’export verso gli USA a causa dei dazi, ha aumentato le esportazioni verso il resto del mondo, compensando le perdite e mostrando la sua resilienza. L’Europa, con il rischio di “trade diversion” (si verifica quando un accordo commerciale spinge un paese a importare beni da un partner del blocco commerciale più costoso e meno efficiente, invece che da un fornitore non appartenente al blocco e più efficiente) e un rallentamento industriale a causa della sovracapacità cinese, si trova esposta a ripercussioni indirette, necessitando un monitoraggio attento e possibili misure protezionistiche.

Conseguenze marittime
Un elemento centrale è l’accelerazione nella corsa agli armamenti navali e l’adozione di tecnologie non presidiate. La partnership Lockheed Martin e Saildrone per armare i Veicoli di Superficie (USV) con payload letali, come lanciatori JAGM e VLS, rappresenta un salto qualitativo. Questi USV, con dimostrazioni operative previste per il 2026, riducono i rischi per il personale e i costi operativi, fornendo capacità di attacco di precisione, difesa d’area e supporto anfibio. Questo progetto si allinea con la visione di Trump per una superiorità navale autonoma e mira a contrastare Cina e Russia sui mari. La Cina, dal canto suo, sta avanzando rapidamente in questo settore, come dimostra l’avvistamento di un misterioso trimarano drone nero di 65 metri in un cantiere di Guangzhou. Questo veicolo, probabilmente una nave arsenale semi-sommergibile per missili da crociera o una porta-droni, riflette l’investimento massiccio di Pechino in flotte autonome per saturare le difese avversarie. Il trimarano rappresenta un salto qualitativo nella guerra navale del futuro, con possibili ruoli in scenari a Taiwan o nel Mar Cinese Meridionale. Singapore, un attore chiave nell’Indopacifico, ha varato la prima Multi-Role Combat Vessel (MRCV) Victory-class, una fregata da 8.000 tonnellate progettata come nave madre per sistemi unmanned aerei, di superficie e subacquei, gestita con intelligenza artificiale. Questa unità, con un equipaggio ridotto, è ideale per le operazioni nel conteso Indopacifico, dove Singapore deve garantire la sicurezza marittima con risorse limitate. Il design modulare e l’integrazione di droni aumentano la portata della sorveglianza e le capacità di attacco, moltiplicando la forza navale. La riorganizzazione delle forze navali statunitensi ha implicazioni globali. La nomina dell’ammiraglio Kevin Lunday a capo permanente della US Coast Guard, con l’implementazione di Force Design 2028, si concentra su operazioni polivalenti, cyber-difesa e prontezza artica, con una priorità nel contrasto al narcotraffico e alla competizione con la Cina nel Pacifico. Tuttavia, la decisione di Trump di ridispiegare la portaerei USS Gerald R. Ford dal Mediterraneo al Sud America contro i cartelli della droga, lascia Medio Oriente ed Europa con una ridotta presenza navale, evidenziando una priorità emisferica che potrebbe creare vuoti di sicurezza in altre aree critiche.
Le sanzioni USA su Rosneft e Lukoil stanno avendo un impatto significativo sul commercio marittimo di petrolio russo. Il ritiro delle principali compagnie greche dal trasporto di petrolio russo, che in precedenza aggiravano le sanzioni, costringe la Russia a dipendere sempre più da una “flotta ombra” con bandiere di comodo e intermediari opachi. Questo frammenta il mercato energetico, aumenta i costi di trasporto e pone rischi ambientali e legali. La Cina, pur ritirandosi parzialmente dal mercato russo per evitare rischi, continua ad assorbire una quota significativa del petrolio russo, ma con complesse dinamiche di pagamento non in dollari. Infine, lo sviluppo delle infrastrutture portuali e logistiche è cruciale. L’accordo tra Italia e India per un gruppo di lavoro su porti e logistica, con l’obiettivo di sviluppare il corridoio IMEC e posizionare l’Italia come hub mediterraneo per le merci indiane, rafforza la resilienza delle supply chain globali. L’Arabia Saudita, con la concessione trentennale del porto di Tadjourah a Gibuti, rafforza la sua influenza nel Corno d’Africa, creando un hub alternativo per le rotte Asia-Europa. Il Canale di Panama, con un piano da 8 miliardi di dollari per nuovi terminal e sicurezza idrica, punta ad aumentare la capacità e la competitività globale, rispondendo ai cali di traffico e alle sfide climatiche.

Conseguenze per l’Italia
In un contesto di crescente imprevedibilità geopolitica, l’Italia è direttamente coinvolta nelle dinamiche di riallineamento strategico. La spinta verso l’autonomia europea, come delineato dal “Piano Draghi”, offre all’Italia l’opportunità di rafforzare la propria competitività economica e tecnologica. Tuttavia, la decisione della Germania di acquisire droni USA (Anduril), bypassando la cooperazione industriale europea (ad esempio con Leonardo), solleva serie preoccupazioni per l’Italia e la Francia, che temono una dipendenza da tecnologie critiche statunitensi e un indebolimento della sovranità digitale europea. Questo evidenzia la necessità per l’Italia di bilanciare la cooperazione transatlantica con l’impegno per una difesa europea più autonoma e integrata, investendo in tecnologie e capacità proprie. Nel settore della difesa e dell’innovazione tecnologica, l’Italia sta già facendo passi avanti. IDS, una divisione di Fincantieri, e Next Geosolutions hanno siglato un protocollo d’intesa per sviluppare veicoli di superficie non presidiati (USV) destinati a Oil&Gas e rinnovabili offshore. Questa partnership, interamente italiana, mira a competere con player globali nel mercato dei sistemi autonomi per l’ambiente marino, dimostrando la capacità italiana di innovare in settori strategici.
L’interesse italiano per l’Artico, manifestato dalla Prima Conferenza nazionale, sottolinea la consapevolezza della sua rilevanza strategica e la volontà di contribuire a un approccio integrato per la sicurezza e la proiezione nazionale nella regione. Sul fronte della politica estera e commerciale, l’Italia sta cercando di rafforzare il proprio ruolo nel Mediterraneo Allargato e nell’Indopacifico. La missione del viceministro Edoardo Rixi in India, che ha portato alla creazione di un gruppo di lavoro su porti e logistica e alla promozione del corridoio IMEC, posiziona l’Italia come potenziale hub mediterraneo per le merci indiane, rafforzando la resilienza delle supply chain globali post-crisi di Suez. La missione è proseguita a Doha, con l’obiettivo di attrarre investimenti qatarioti in mobilità verde e porti, consolidando ulteriormente i legami economici e la collaborazione energetica. La visita della premier Meloni in Egitto, in occasione dell’inaugurazione del GEM (Nuovo Museo Egizio) di Giza, ha rafforzato l’asse Italia-Egitto post-accordi di Gaza. La partecipazione a iniziative come “Food for Gaza” e gli accordi con Eni per investimenti in biogas, insieme al piano Mattei per la transizione pulita, sottolineano un “protagonismo italiano” nel Vicino Oriente e in Nord Africa, con l’obiettivo di promuovere la stabilità multilaterale e rafforzare il “fronte sud”. La linea Trieste-Damietta come “autostrada del mare” è un esempio concreto di come l’Italia intenda capitalizzare sulla sua posizione geografica per rilanciare i commerci mediterranei. Sul fronte energetico, l’Italia, sebbene non direttamente colpita dalle sanzioni su Rosneft e Lukoil, è esposta alle ripercussioni indirette sul mercato globale del petrolio. Il ritiro delle petroliere greche dal commercio di petrolio russo può portare a un aumento dei costi di trasporto e a una maggiore opacità del mercato, influenzando i prezzi e la sicurezza degli approvvigionamenti. L’accelerazione cinese nella cantieristica navale, con il 50% del tonnellaggio mondiale, e le sovrattasse portuali USA, possono creare distorsioni nel commercio marittimo che l’Italia, con i suoi porti strategici, deve monitorare attentamente per evitare costi aggiuntivi e dirottamenti di rotte. Infine, le tensioni globali, la “guerra fredda commerciale” tra USA e Cina e il rischio di “trade diversion” con l’Europa che viene inondata da prodotti cinesi a basso costo, rappresentano una minaccia per l’industria italiana. La Commissione Europea sta monitorando attentamente questi rischi, e l’Italia dovrà essere proattiva nel sostenere politiche comunitarie che proteggano la sua industria e le sue catene di valore. La fragilità della tregua a Gaza e l’instabilità nel Mediterraneo Allargato richiedono un ruolo diplomatico e umanitario attivo da parte dell’Italia, in linea con il suo posizionamento storico e i suoi interessi strategici nella regione. La capacità dell’Italia di bilanciare le alleanze tradizionali con l’affermazione di una propria autonomia strategica, sia a livello europeo che globale, sarà cruciale per navigare in questo scenario complesso.

Conclusioni
La “rivoluzione” trumpiana negli USA sta ridefinendo le alleanze e spingendo le nazioni verso una maggiore autonomia, mentre potenze come Cina e Russia cercano di affermare la propria influenza attraverso innovazioni militari e riallineamenti economici. La proliferazione di tecnologie autonome e dell’intelligenza artificiale in contesti militari, sebbene promettente in termini di efficienza, solleva urgenti questioni etiche e di diritto internazionale che richiedono una governance globale. La fragilità delle tregue, come quella a Gaza, e l’intensificarsi delle operazioni anti-narcotraffico statunitensi in Sud America, dimostrano come i conflitti regionali e le priorità emisferiche possano dirottare risorse e attenzione da altre aree critiche. La corsa alle materie prime critiche e il controllo delle supply chain sono diventati fattori determinanti per la sicurezza economica e la stabilità globale. L’Artico, con le sue vulnerabilità e i crescenti interessi russo-cinesi, emerge come un nuovo fronte strategico che richiede un approccio integrato e multidominio. Per l’Italia, il futuro richiederà un’azione bilanciata e proattiva. È fondamentale continuare a investire in autonomia strategica europea, promuovendo la cooperazione industriale in settori critici come la difesa, ma senza disdegnare partnership vantaggiose, anche extra-UE, purché non creino dipendenze insostenibili. Il rafforzamento delle infrastrutture portuali e logistiche, l’espansione dei corridoi commerciali come l’IMEC e la diplomazia energetica nel Mediterraneo Allargato, sono pilastri per la resilienza economica del Paese. A livello tecnologico, l’Italia dovrebbe capitalizzare sulle sue eccellenze nell’industria e nella ricerca per sviluppare soluzioni innovative nel campo dei sistemi autonomi e dell’IA, partecipando attivamente alla definizione di standard etici e normativi per l’uso di queste tecnologie. Tra i temi analizzati, quelli con maggiore potenziale di ulteriori sviluppi e novità nei giorni successivi includono le dinamiche a Gaza e nel Medio Oriente, la competizione USA-Cina e le materie prime critiche, l’evoluzione dei sistemi autonomi e dell’IA in ambito militare, le conseguenze delle sanzioni sul petrolio russo e l’autonomia strategica europea. Questi sviluppi richiederanno un monitoraggio costante e un’azione diplomatica agile da parte di tutti gli attori internazionali, inclusa l’Italia, per affrontare un panorama globale sempre più complesso e interconnesso.


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