31-10-25 Dal mondo
31 Ottobre 2025 2025-10-31 8:1131-10-25 Dal mondo
Geopolitica
—David Richards. ‘L’Ucraina non può vincere e deve negoziare la pace con la Russia’
—L’inevitabile assist israeliano alla Turchia
–🇬🇧Is this Trump’s ‘Mission Accomplished’ moment?
–🇬🇧For Progress in Gaza, Empower the Palestinian Authority
–🇬🇧Towards a New Axis of Security?
–🇬🇧America and China Can Have a Normal Relationship
–🇬🇧The End of Bolivia’s Pink Tide
–🇬🇧Venezuela Says It Captured CIA “Mercenaries” Near Trinidad and Tobago
–🇬🇧U.S. Forces Strike Suspected Narco Boat in Pacific, 4 Killed
Geoeconomia
—Il quadro finanziario e geopolitico mondiale in un momento di imminente disordine
—Trump a Kuala Lumpur: dazi, terre rare e gli accordi con Malaysia e Cambogia
—Fincantieri, accordo con Arabia Saudita per lo sviluppo marittimo
–🇬🇧Nuclear Energy and Natural Gas Are Driving Geo-Economic and Geo-Technological Strategies
–🇬🇧Trump Shaves China Tariffs in Trade Truce With Xii
–🇬🇧U.S. and China Suspend Tit-for-Tat Port Fees By One Year
–🇬🇧India-Bound Tanker Carrying Russian Crude Reverses Course After U.S. Sanctions
Difesa
—Quando Mosca sottomette gli abissi. la corsa silenziosa al siluro nucleare che cambia la deterrenza
–🇬🇧Reckless posturing: Trump says he wants to resume nuke testing
–🇬🇧Trump Says South Korea to Build Nuclear Submarine at Philadelphia Shipyard Lacking the Capability
–🇬🇧China’s Nuclear Weapons Arsenal Should Scare the Entire World
–🇬🇧Russia Is Using Stolen Western Tech to Build a Submarine Hunting Monstrosity
–🇬🇧Russian Surveillance Aircraft Spotted Twice Near Japan
–🇬🇧Russia Is Expanding Its Footprint on the Kola Peninsula
–🇬🇧HII CEO: New Agreement for 15 Submarines Could be Done by End of Year
–🇬🇧Did the UAE Pass Sensitive US Military Technology to China?
Scenari Geopolitici
Il 30 ottobre 2025 si è rivelato una giornata densa di eventi, con sviluppi significativi che hanno ridefinito equilibri e tensioni su scala globale. Dalle tregue commerciali tra grandi potenze alle crisi interne di stati chiave, passando per l’espansione militare in regioni strategiche e le evoluzioni delle politiche energetiche, il panorama geopolitico ha mostrato una complessa interconnessione di forze e interessi. L’analisi odierna offre una panoramica chiara e approfondita di questi accadimenti, fondamentali per comprendere le dinamiche attuali.
Eventi Clou
In primo luogo, spicca la tanto attesa tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina. Durante il vertice APEC a Busan, il Presidente Trump e il Presidente Xi Jinping hanno raggiunto un accordo che ha visto gli Stati Uniti ridurre significativamente i dazi sulle importazioni cinesi (dal 57% al 47%) e Pechino impegnarsi a incrementare l’acquisto di soia americana, a sospendere i controlli all’export di terre rare critiche e a intensificare la lotta al fentanyl. Questo accordo, sebbene definito da Trump come un “12 su 10”, appare più come una tregua tattica che una soluzione strutturale alle profonde frizioni economiche e tecnologiche tra le due superpotenze, lasciando irrisolti nodi cruciali come la questione TikTok e l’accesso ai microchip avanzati. I mercati hanno reagito con un moderato ottimismo, ma la cautela sulla durabilità dell’intesa rimane alta.
Un secondo evento di grande risonanza è stato l’annuncio da parte del Presidente Trump della ripresa dei test nucleari statunitensi, una mossa che non è passata inosservata a livello internazionale. Questa decisione, motivata dalla necessità di rispondere ai programmi nucleari di Russia e Cina, è stata interpretata come un pericoloso “posturing” geopolitico, privo di reali giustificazioni tecniche e potenzialmente destabilizzante per la sicurezza globale. La ripresa dei test, dopo oltre 30 anni, minaccia di innescare una nuova corsa agli armamenti, con Mosca che ha già avvertito di ritorsioni immediate. Questo scenario si inserisce in un contesto di crescente militarizzazione e sfida all’equilibrio strategico, evidenziando la fragilità degli accordi di controllo degli armamenti esistenti e la necessità di una rinnovata diplomazia per evitare escalation incontrollate.
Infine, un terzo elemento di spicco è rappresentato da ciò che la nuova premier giapponese Sanae Takaishi, contro ogni aspettativa, sembra voglia portare avanti. Nei suoi primi discorsi ha espresso dubbi sulla guerra commerciale USA-Cina, criticando le tariffe trumpiane come “l’errore più pericoloso del XXI secolo”. Ha annunciato poi, su indicazione delle grandi aziende giapponesi che l’hanno convinta che un’altra guerra tariffaria devasterebbe Tokyo, a puntare a un’indipendenza economica e un sostegno economico a Pechino.. I sondaggi sembrano favorevoli al punto che la Takaishi sembrerebbe attratta dall’idea di avviare un area monetaria comune con Cina e Corea del Sud al fine di regolare commerci e crisi, indipendente dall’Occidente. Questo minerebbe il 15% del commercio globale in dollari, integrandosi con il sistema SCO/BRICS, e potrebbe far crollare l’egemonia USA in Asia. Trump, sotto shock, accusa Takaichi di tradimento; Bloomberg avverte di un “crollo dell’equilibrio asiatico filo-occidentale”. Eventuali sanzioni USA al Giappone rischiano di spingere Tokyo ancor più verso Pechino.
Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche
La tregua commerciale tra USA e Cina, pur alleviando le tensioni immediate, non risolve le frizioni strutturali, prefigurando una “convivenza fredda ma non ostile” basata su una competizione spostata dalla guerra dei dazi a quella per la supremazia tecnologica e sulle catene di valore digitali. Questo riequilibrio delle dipendenze economiche globali, con la Cina che sfrutta hub come Dubai per aggirare le sanzioni e acquisire know-how critico, ridisegna le catene di fornitura e pone la questione di una deglobalizzazione parziale. La ripresa annunciata dei test nucleari USA è una mossa altamente destabilizzante, che rischia di innescare una nuova corsa agli armamenti nucleari tra USA, Russia e Cina. Questo scenario tripolare è intrinsecamente meno prevedibile del bipolarismo della Guerra Fredda, amplificando il rischio di escalation incontrollate. L’espansione dell’arsenale cinese e lo sviluppo di sistemi come il russo Poseidon alterano profondamente l’equilibrio della deterrenza, rendendo necessarie nuove forme di controllo degli armamenti o, in assenza di queste, un’era di instabilità strategica. L’annuncio della premier giapponese Sanae Takaichi – eletta il 21 ottobre 2025 come prima donna a guidare il Giappone – di un’indipendenza economica dall’Occidente, con sostegno esplicito a Pechino e l’avvio di un’area monetaria comune con Cina e Corea del Sud (qualora confermata), rappresenta una frattura epocale nella geopolitica asiatica. Questo shift, motivato dalle pressioni delle grandi imprese giapponesi contro le tariffe trumpiane, mina l’egemonia USA e accelera il multipolarismo regionale. Una notizia importante è rappresentata dal rafforzamento dell’asse di sicurezza tra la Corea del Sud e l’Europa, in particolare con la Polonia. Questo asse emergente vede la Corea del Sud posizionarsi come un partner strategico cruciale per l’Europa, offrendo forniture rapide e interoperabili con gli standard NATO per colmare le carenze produttive europee nel settore della difesa. Questa partnership si sta espandendo soprattutto con la Polonia, la Romania e l’Estonia, segnando una diversificazione delle alleanze oltre gli Stati Uniti e il Giappone. Nel Mediterraneo allargato, il fallimento della politica “mantenere in lotta” Kiev, l’inevitabile occupazione russa del Donetsk e le dichiarazioni di Lord Richards sulla impossibilità di vincere dell’Ucraina delineano una sconfitta ucraina che imporrà costi enormi all’Europa e rafforzerà la posizione russa. La de facto partizione del Sudan e il fallimento degli sforzi di mediazione USA, a causa delle rivalità regionali, sottolineano l’impotenza delle potenze esterne in contesti frammentati. L’ascesa turca, favorita dall’indebolimento iraniano, crea un nuovo polo di potere nel Vicino Oriente, sfidando Israele e ridisegnando le alleanze regionali, mentre l’incursione israeliana a Blida aumenta il rischio di una guerra a geometria variabile con il Libano. La repressione in Armenia contro la Chiesa Apostolica minaccia l’unità storica del Paese e la sua stabilità interna, con drammatiche conseguenze geopolitiche per una regione già fragile. In America Latina, la fine della “marea rosa” in Bolivia e le crescenti tensioni tra Venezuela e USA, con accuse di ingerenza e operazioni covert, segnalano un ritorno a politiche conservatrici e un rafforzamento dell’influenza statunitense, anche se con il rischio di innescare conflitti e destabilizzazione. Infine, l’asse di sicurezza emergente Corea del Sud-Europa e l’accordo sul sottomarino nucleare coreano-statunitense evidenziano una diversificazione delle alleanze e un rafforzamento delle capacità di difesa anti-autoritarie, con Seoul che si proietta oltre la deterrenza domestica. Tuttavia, la competizione nell’Artico tra USA, Russia e Cina, con l’espansione delle infrastrutture militari e lo sviluppo di sistemi come “Harmony”, militarizza ulteriormente una regione strategica per risorse e rotte marittime, rendendola un punto focale per la futura competizione tra grandi potenze.
Conseguenze strategiche
La tregua commerciale USA-Cina, lungi dal rappresentare una vera distensione, sposta la competizione verso la supremazia tecnologica, con Pechino che accelera il suo sviluppo high-tech, anche grazie a presunti trasferimenti di tecnologia da parte di attori come G42 degli Emirati Arabi Uniti. Questo processo erode il divario tecnologico occidentale e sfida il primato americano, rendendo le catene di fornitura più complesse e meno affidabili per gli USA. La ripresa annunciata dei test nucleari statunitensi, sebbene posticipata, ha già innescato una potenziale corsa agli armamenti, con la Russia che sviluppa sistemi asimmetrici come Poseidon per neutralizzare la superiorità subacquea occidentale e aggirare gli scudi antimissile. Questo richiede alla NATO di rafforzare la sorveglianza subacquea e la protezione delle infrastrutture critiche, spostando il focus da traiettorie balistiche a minacce “undersea”. L’espansione dell’arsenale nucleare cinese e il suo mantenimento dell’opacità complicano ulteriormente la deterrenza globale, erodendo l’ombrello nucleare americano per gli alleati asiatici. Nel teatro ucraino, il prolungamento del conflitto e la sconfitta di Kiev data per inevitabile dal generale David Richards, già capo delle Forze Armate britanniche, sottolineano un fallimento di “mantenere il paese in lotta” senza fornire i mezzi per una vittoria decisiva. Questo indebolisce la credibilità occidentale e rafforza la posizione strategica della Russia, che consolida le sue conquiste territoriali e la sua influenza nella regione. Le conseguenze sul morale delle truppe ucraine, con un massiccio esodo di giovani e un raddoppio delle diserzioni, sono drammatiche e minacciano la capacità di resistenza del paese. L’emergere di un asse di sicurezza Corea del Sud-Europa, con acquisti di armamenti e codevelopment, rappresenta una diversificazione strategica per l’Europa, riducendo la dipendenza dagli USA e rafforzando l’autonomia di difesa, ma anche integrando Seoul in un network. Questo, unito alla costruzione di sottomarini nucleari coreani negli USA, rafforza l’asse anti-cinese nel Pacifico, ma pone sfide tecniche e industriali significative. Infine, la crescente militarizzazione dell’Artico, con l’espansione russa nella Penisola di Kola e lo sviluppo del sistema “Harmony”, insieme ai piani decennali USA per la regione, trasformano questa area in un nuovo fronte di competizione strategica. Il controllo delle rotte marittime e delle risorse energetiche artiche diventerà centrale per la sicurezza nazionale e la proiezione di potere delle grandi potenze, con implicazioni per la libertà di navigazione e la stabilità regionale.
Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
La tregua commerciale USA-Cina, pur riducendo i dazi, non risolve le frizioni strutturali, spostando la competizione verso la supremazia tecnologica. L’accelerazione cinese nel settore high-tech, con presunti trasferimenti di tecnologia AI, erode il divario tecnologico con l’Occidente e rafforza la capacità di Pechino di produrre componenti critici, come i semiconduttori, su cui gli USA mantengono restrizioni. Questo ridisegna le catene di fornitura globali, spingendo gli USA a diversificare le loro fonti di minerali critici attraverso accordi con Malesia e Cambogia, riducendo la dipendenza dalla Cina. Sul fronte energetico, l’amministrazione Trump promuove energia nucleare e gas naturale come pilastri delle strategie geo-economiche. L’export USA di GNL verso alleati nel Pacifico (Giappone, Taiwan) mira a ridurre la loro vulnerabilità e a contrastare l’influenza cinese sui minerali critici. Lo sviluppo di reattori nucleari piccoli modulari con un consorzio USA-Giappone-Corea del Sud mira a fornire energia per data center AI e industrie high-tech, rafforzando la leadership statunitense. In Europa, la “dieta energetica” restrittiva porta alla deindustrializzazione e alla dipendenza dalle importazioni, mentre la Cina funge da mediatrice per l’energia russa, aggirando le sanzioni. L’episodio della petroliera Furia, che inverte la rotta dopo le sanzioni USA contro Rosneft e Lukoil, dimostra l’efficacia crescente delle sanzioni sul commercio energetico russo e la frammentazione delle catene di approvvigionamento globali, costringendo l’India a cercare fornitori alternativi. Finanziariamente, lo shutdown governativo USA prolunga l’incertezza regolatoria sulle criptovalute, erodendo la fiducia degli investitori e spingendo talenti blockchain verso giurisdizioni più stabili, con gli USA che rischiano di perdere la leadership innovativa in un settore cruciale. L’Europa, con MiCA, e il Regno Unito avanzano nella regolamentazione, mentre Cina e Russia sviluppano CBDC come alternative a SWIFT, intensificando la competizione per la finanza digitale. L’ingresso di Albania, Montenegro, Moldavia e Macedonia del Nord nel sistema SEPA rappresenta un passo significativo verso l’integrazione finanziaria europea, armonizzando i pagamenti in euro e rafforzando l’efficienza economica nella regione. L’attacco di Pashinyan alla Chiesa armena, motivato anche da politiche laiche imposte dall’UE, rischia di destabilizzare economicamente il paese, erodendo la fiducia degli investitori. In Bolivia, la vittoria di Rodrigo Paz segna un passaggio verso il capitalismo e una ritirata del socialismo, con l’obiettivo di aprire il paese al mondo e risolvere l’inflazione e le carenze alimentari. Infine, la caduta di El Fasher nel Sudan formalizza de facto una spartizione del paese, con gravi conseguenze economiche per la popolazione e l’impossibilità di una soluzione rapida senza un cambiamento nell’approccio dei mediatori esterni.
Conseguenze marittime
L’Artico è al centro delle dinamiche marittime, con gli USA che nei prossimi dieci anni prevedono un aumento della sorveglianza militare nelle EEZ e, dal 2035, l’apertura di finestre ice-free più lunghe che faciliteranno la navigazione sulla Transpolar Sea Route (TSR) e la Northern Sea Route (NSR). Stati Uniti, Russia e Cina potenzieranno le flotte di rompighiaccio e la presenza militare, trasformando l’Artico in un teatro operativo di fondamentale importanza. La Russia, in particolare, sta espandendo la sua infrastruttura militare sulla Penisola di Kola, quartier generale della Flotta del Nord, e sviluppa il sistema “Harmony”, una vasta barriera antisommergibili nell’Artico che si estende da Murmansk alle isole Francesco Giuseppe. Questo “mostro” potrebbe neutralizzare la superiorità subacquea occidentale, rafforzando la deterrenza nucleare russa, proiettando il suo potere verso l’Atlantico settentrionale. Nell’Indo-Pacifico, l’intensificazione delle operazioni militari russe e cinesi è manifesta: aerei da ricognizione russi Ilyushin IL-20 sono stati intercettati due volte vicino al Giappone, e la Marina giapponese ha monitorato fregate cinesi tra Okinawa e Miyako. Questi episodi riflettono un aumento della proiezione di forza e della raccolta di intelligence nella regione, con il Giappone in stato di massima allerta per proteggere il suo spazio aereo e marittimo. L’accordo tra USA e Corea del Sud per la costruzione di un sottomarino a propulsione nucleare al Philadelphia Shipyard, pur rafforzando l’asse anti-cinese, solleva dubbi sulla fattibilità industriale di un cantiere che non ha esperienza nucleare. Tuttavia, il programma di HII per la costruzione di 15 sottomarini nucleari per la Marina USA, inclusi 10 sottomarini d’attacco classe Virginia Block VI e 5 sottomarini balistici classe Columbia, rafforzerà la capacità industriale USA e la sua superiorità subacquea di fronte alla competizione cinese. Un’altra conseguenza marittima significativa è la sospensione di un anno delle tariffe portuali reciproche tra USA e Cina. Questo accordo, sebbene tattico, riduce i costi logistici globali e apre spazio a negoziati su standard marittimi, stabilizzando il commercio marittimo che rappresenta il 90% del traffico globale. Parallelamente, gli USA corteggiano Giappone e Corea del Sud per diversificare le catene di fornitura e ridurre la dipendenza dai porti cinesi. Le sanzioni USA contro Rosneft e Lukoil hanno avuto un impatto diretto sul traffico di petrolio russo, costringendo la petroliera Furia a invertire la rotta nel Mar Baltico. La Danimarca ha intensificato i controlli sui tanker russi nel Great Belt, rilevando violazioni assicurative e di sicurezza, evidenziando la crescente pressione sui commerci marittimi russi. L’Italia, con l’accordo Fincantieri-Arabia Saudita per la progettazione, costruzione e manutenzione di unità navali e piattaforme offshore, rafforza la sua posizione nel settore marittimo del Golfo, promuovendo il trasferimento di know-how e lo sviluppo di un ecosistema marittimo sostenibile in linea con Saudi Vision 2030.
Conseguenze per l’Italia
Sul fronte economico, la tregua commerciale USA-Cina, pur attenuando le tensioni globali, lascia irrisolti i nodi strutturali che influenzano le catene di valore e gli scambi internazionali. L’Italia, in quanto economia fortemente esportatrice e integrata nei mercati globali, dovrà monitorare attentamente l’evoluzione di questa competizione tecnologica e commerciale per tutelare i propri interessi, soprattutto nei settori ad alta tecnologia. La diversificazione delle catene di fornitura voluta dagli USA, in particolare per i minerali critici, potrebbe offrire opportunità per le imprese italiane di inserirsi in nuovi schemi di approvvigionamento, ma richiederà anche un’attenta valutazione dei rischi. Sul piano energetico, la “dieta energetica” restrittiva dell’Europa, con la conseguente deindustrializzazione e dipendenza dalle importazioni, rappresenta una sfida significativa. L’Italia, con la sua industria manifatturiera, risente di questi costi elevati. La strategia energetica dell’amministrazione Trump, che promuove il nucleare e il gas naturale come pilastri, potrebbe influenzare le scelte energetiche europee e, di riflesso, italiane, spingendo verso investimenti in queste direzioni, anche in virtù dell’accordo USA-Giappone-Corea del Sud per reattori modulari. La riattivazione del reprocessing dell’uranio in Ucraina, proposta dal CSIS, potrebbe rafforzare la sicurezza mineraria europea e ridurre la dipendenza dalla Cina, con potenziali benefici anche per l’Italia. Le tensioni nel Mediterraneo Allargato hanno un impatto diretto sull’Italia, data la sua posizione geostrategica. La prolungata crisi ucraina e l’inevitabile sconfitta di Kiev impongono costi crescenti per l’Europa, che i contribuenti europei dovranno sostenere. Ciò si traduce in una pressione sulle finanze pubbliche italiane, già provate da altre sfide. Il rafforzamento russo nella Penisola di Kola e la militarizzazione dell’Artico, sebbene distanti, hanno implicazioni per la sicurezza NATO, di cui l’Italia è parte integrante. Nel Vicino Oriente, l’instabilità a Gaza e in Cisgiordania, insieme all’ascesa turca e alle dinamiche con l’Iran, creano un quadro di crescente complessità che richiede all’Italia una politica estera e di difesa attenta e proattiva per la stabilità regionale e la protezione dei propri interessi. L’incursione israeliana a Blida, con il rischio di escalation con il Libano, sottolinea la necessità di meccanismi di de-confliction efficaci per prevenire conflitti che potrebbero avere ripercussioni sulla stabilità del Mediterraneo. In questo contesto, l’Italia sta attivamente cercando di rafforzare la sua posizione e le sue alleanze. L’accordo con il Qatar nei trasporti e nella logistica, con l’Italia che si propone come partner strategico per il piano qatariota “Reaching Beyond Horizons”, e l’intesa tra Fincantieri e l’Arabia Saudita per lo sviluppo marittimo, sono chiari esempi di questa strategia. Questi accordi non solo promuovono il trasferimento di know-how e la diversificazione industriale, ma consolidano anche la presenza italiana in regioni chiave del Mediterraneo Allargato, garantendo opportunità di investimento e rafforzando la connettività per la crescita condivisa e sostenibile. Tuttavia, le sfide interne, come il dibattito sull’overtourism e la cedolare secca sugli affitti brevi, evidenziano la necessità di politiche lungimiranti per evitare il declino economico e la “turistificazione” del patrimonio culturale, che potrebbero compromettere la capacità italiana di affrontare le complesse dinamiche geopolitiche.
Conclusioni
La giornata del 30 ottobre 2025 ha cristallizzato un quadro geopolitico in rapida evoluzione, caratterizzato da un’interdipendenza sempre più complessa e da una competizione tra grandi potenze che si manifesta su molteplici fronti. La tregua commerciale USA-Cina, pur temporanea, indica uno spostamento della rivalità verso la supremazia tecnologica e il controllo delle catene di valore, richiedendo un monitoraggio costante e strategie di diversificazione. L’annuncio della ripresa dei test nucleari USA e la crescente militarizzazione dell’Artico e dell’Indo-Pacifico segnalano una fase di acuta instabilità strategica, in cui il rischio di una nuova corsa agli armamenti è concreto e le dinamiche di deterrenza diventano più complesse. La sconfitta quasi inevitabile dell’Ucraina, unita al fallimento della politica occidentale, apre la strada a un rafforzamento della posizione russa e a una ridefinizione degli equilibri europei, con costi gravosi per i contribuenti europei. La crescente instabilità nel Mediterraneo Allargato, dall’ascesa turca alla fragilità del cessate il fuoco a Gaza e alle tensioni con il Libano, impone una gestione attenta dei conflitti per evitare escalation regionali. Infine, l’emergere di nuovi assi di sicurezza, come quello tra Corea del Sud ed Europa, dimostra la necessità di diversificare le alleanze e rafforzare le capacità di difesa in un mondo multipolare. Per i giorni successivi, si prevedono ulteriori sviluppi e novità su diversi fronti. La durabilità della tregua commerciale USA-Cina sarà costantemente sotto esame, con possibili nuove frizioni su TikTok, semiconduttori e proprietà intellettuale. La questione dei test nucleari USA e le risposte di Russia e Cina saranno cruciali per determinare la futura stabilità strategica globale; è fondamentale osservare se emergeranno nuove iniziative diplomatiche per il controllo degli armamenti. Ugualmente andrà monitorata la postura giapponese nei confronti della Cina. La situazione in Ucraina continuerà a deteriorarsi, con l’Europa che dovrà affrontare le conseguenze di una guerra di logoramento e le implicazioni del crescente dissenso interno ucraino. La crisi armena, con la repressione contro la Chiesa, ha il potenziale di destabilizzare ulteriormente il Caucaso. Nel Mediterraneo Allargato, le dinamiche tra Israele, Turchia e Iran, insieme alle tensioni in Libano, richiederanno un’attenta osservazione per prevenire escalation. In America Latina, le tensioni tra Venezuela e USA, con accuse di ingerenza e operazioni antiterrorismo, potrebbero innescare nuovi focolai di crisi. L’Italia dovrà continuare a rafforzare le sue partnership strategiche in settori chiave come i trasporti e la difesa, monitorando al contempo le sfide interne per mantenere la propria competitività e stabilità in un panorama globale sempre più imprevedibile. La capacità di navigare queste complessità, adottando un approccio pragmatico e lungimirante, sarà essenziale per il suo futuro.
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