10-10-25 Dal mondo
10 Ottobre 2025 2025-10-10 9:4710-10-25 Dal mondo
Geopolitica
—Gaza. Le parole non dette sull’accordo tra Hamas e Israele
—Gaza: c’è l’accordo, ma è solo un primo passo
—Moldova 2025: l’ombra dell’Ucraina si allunga sul confine orientale
—I curdi tra disarmo e integrazione: un nuovo capitolo o una fragile tregua?
—Cipro, l’assedio immobiliare per trasformarla in un protettorato di Israele
—Afghanistan. L’India gioca d’anticipo e torna a parlare con i Talebani
—Crisi Francia: Macron non molla
–🇬🇧Trump Gaza Deal will work: If he keeps pressure on Israel
–🇬🇧The Priorities of a New Franco-German Covenant
–🇬🇧Kazakhstan and Uzbekistan Expand Foreign Partnerships
–🇬🇧First female Japan PM takes hawkish position on China, Taiwan
Geoeconomia
—Commessa a Remazel (Gruppo Fincantieri) per la protezione di infrastrutture sottomarine
—Turchia, la nuova porta del gas europeo
—La Cina stringe la presa sulle terre rare: novità e potenziali impatti
–🇬🇧Chinese fishing in West Africa: Responding to the environmental and social impacts
–🇬🇧Why Azerbaijan Is the Next Front of US-China Competition
–🇬🇧The Looming International Shipping Crisis
Difesa
—DPP 2025-2027: tutti i dettagli su come l’Italia spende i soldi della Difesa
—L’Esg cambia volto. Nasce la finanza europea della difesa
—La Turchia riprende il comando di KFOR e fornisce migliaia di droni FPV al Kosovo
–🇬🇧The Reeducation of Russia’s Military
–🇬🇧Russian Navy Surface Group Sailing to Southeast Asia
–🇬🇧Why the Trump Administration Is Building Up Argentina’s Maritime Surveillance
–🇬🇧L3Harris Reveals Details on Naval VAMPIRE Counter Drone System
Scenari Geopolitici
Il 9 ottobre 2025 si è rivelato una giornata densa di eventi che hanno ridisegnato il panorama geopolitico globale, evidenziando come le tensioni regionali e le ambizioni delle grandi potenze stiano convergendo in un intricato mosaico di crisi e opportunità. L’amministrazione Trump emerge come attore chiave, influenzando scenari dal Medio Oriente all’Indo-Pacifico, mentre l’Europa cerca una nuova identità strategica.
Eventi Clou
L’evento più significativo del 9 ottobre è l’annuncio della tregua a Gaza, mediata dal Presidente Trump, tra Israele e Hamas. Questo accordo, che segue quasi due anni di conflitto devastante, rappresenta un fragile ma cruciale passo verso la de-escalation, con l’imminente rilascio degli ostaggi e un ritiro parziale delle truppe israeliane. Sebbene sia un successo diplomatico per Trump e offra una speranza per i civili palestinesi, le sue fondamenta rimangono precarie, con questioni spinose come il disarmo di Hamas e la governance post-bellica ancora irrisolte. La tregua sposta inoltre l’attenzione globale verso altri fronti, in particolare la guerra in Ucraina, suggerendo un potenziale riallineamento delle priorità strategiche statunitensi e internazionali.
Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche
Le conseguenze geopolitiche degli eventi del 9 ottobre 2025 sono molteplici e profonde, delineando un mondo in rapida evoluzione.
Innanzitutto, l’accordo di cessate il fuoco a Gaza, sebbene fragile, rappresenta un significa-tivo riposizionamento della politica mediorientale di Trump. Il successo, anche parziale, nel risolvere una crisi così prolungata, potrebbe rafforzare la sua immagine di negoziatore efficace, ma allo stesso tempo espone Israele a una pressione internazionale e interna senza precedenti, mettendo in discussione la sua capacità di agire unilateralmente. La divergenza tra gli interessi di stabilità regionale degli Stati Uniti e gli obiettivi di dominio militare israeliani, nonché le spinte interne di Netanyahu per mantenere la sua coalizione, suggeriscono che la stabilità a lungo termine richiederà un impegno americano continuato e robusto.
In secondo luogo, il “pivot” strategico dell’amministrazione Trump, che sembra spostare l’attenzione dall’Ucraina al Medio Oriente e alla competizione con la Cina, avrà ripercussioni significative sull’equilibrio globale. Il minore coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto ucraino potrebbe costringere l’Europa a ridefinire e rafforzare la propria autonomia strategica e militare, come evidenziato dalle critiche di Luttwak alle “tigri di carta” europee. Le discussioni interne alla NATO su risposte più assertive alle provocazioni russe nel Balti-co sono un sintomo di questa crescente consapevolezza europea della necessità di una dife-sa più robusta e indipendente.
In terzo luogo, l’escalation della competizione USA-Cina si manifesta chiaramente attraverso la “guerra delle terre rare” e la militarizzazione strategica. I controlli cinesi sull’esportazione di terre rare sono una mossa geoeconomica che mira a sfruttare la dipendenza tecnologica occidentale, ostacolando gli sforzi statunitensi per rafforzare la propria base industriale della difesa. Questa azione, unita alla crescente presenza navale cinese nell’Indo-Pacifico e alla modernizzazione del NORAD (il North American Aerospace Defense Command è una organizzazione congiunta di Canada e USA che fornisce un quadro di insieme sulla situazione di tutto ciò che vola nell’ambito aerospaziale dei due paesi) per contrastare le minacce missilistica da Cina e Russia, suggerisce un’intensificazione della rivalità per il dominio tecnologico e militare.
Infine, l’attivismo di potenze medie come la Turchia e gli stati dell’Asia Centrale (Kazakistan e Uzbekistan) indica un multilateralismo emergente e una maggiore assertività regionale. La Turchia, con la sua ambizione di diventare un hub energetico europeo e il suo ruolo di fornitore di droni al Kosovo, sta ridefinendo il suo spazio di influenza, a volte in contrasto con gli interessi di attori consolidati. L’espansione dei partenariati esteri dei paesi dell’Asia Centrale con gli Stati Uniti segnala una volontà di bilanciare le relazioni con Washington, Pechino e Mosca, cercando di attrarre investimenti e rafforzare la propria influenza globale. Questi sviluppi complessivi creano un panorama geopolitico più frammentato e multipolare, dove la stabilità dipenderà dalla capacità delle potenze di gestire le rivalità e cooperare su sfide comuni.
Conseguenze strategiche
A livello globale, la crisi delle scorte missilistiche statunitensi, esacerbata dal sostegno ai conflitti in Ucraina e Israele, rappresenta una vulnerabilità strategica significativa. La capaci-tà del Pentagono di rifornire le sue riserve di missili critici come Patriot, SM-6 e THAAD è limitata dalla base industriale orientata ai tempi di pace. Questo esaurimento delle scorte non solo compromette la prontezza operativa in scenari di conflitto multipli, ma invia anche un segnale di potenziale vulnerabilità agli avversari, in particolare alla Cina in un contesto di escalation nell’Indo-Pacifico. La decisione di prioritizzare la produzione rapida di munizioni e missili è un imperativo strategico per Washington, ma richiede investimenti massicci e contratti stabili che oggi sembrano mancare.
La tregua a Gaza, seppur fragile, ha implicazioni strategiche per la deterrenza regionale. Se Israele dovesse riprendere le ostilità o ostacolare gli aiuti, l’accordo fallirebbe, riaffermando l’immagine di un attore inaffidabile e minando gli sforzi diplomatici americani per la stabili-tà in Medio Oriente. Per Hamas, la tregua potrebbe offrire una pausa strategica per riorganizzarsi, a meno che non si concretizzino meccanismi di disarmo e governance post-bellica che privino il gruppo della sua leva militare. L’attenzione di Trump sul Medio Oriente po-trebbe anche segnalare una riduzione dell’impegno strategico diretto in Ucraina, costrin-gendo l’Europa a sviluppare una strategia di deterrenza e difesa più autonoma e coerente.
A livello regionale, la “ucrainizzazione” della Moldova, che si arma e sfida direttamente la Russia, pur mantenendo una “neutralità attiva”, è una conseguenza strategica diretta dell’in-vasione ucraina. La Moldova sta investendo in sensori, sistemi C2 e anti-drone/SHORAD per contrastare tattiche ibride a bassa intensità russe. Questa postura, supportata dall’UE, mira a creare una “resilienza difensiva europea a bassa intensità” e a impedire un’erosione cumulativa della fiducia pubblica che potrebbe portare a concessioni sulla Transnistria.
Nell’Indo-Pacifico, la strategia di “resilienza difensiva di tutta la società” di Taiwan, che integra la modernizzazione militare con la mobilitazione civile, rappresenta un modello di deterrenza asimmetrica contro l’aggressione cinese. Le lezioni apprese dall’Ucraina, in particolare l’enfasi sulla resistenza e sull’unità pubblica, sono fondamentali per segnalare a Pechino che un’annessione non sarebbe facile. La navigazione del gruppo navale russo nel Mar delle Filippine e la presenza di una nave di sorveglianza cinese nelle vicinanze sottolineano l’intensificarsi della competizione navale e la necessità di una maggiore consapevolezza del dominio marittimo.
Infine, le “quattro scelte politiche sull’IA” individuate da Morgan Plummer evidenziano le sfide strategiche emergenti nel campo tecnologico. La definizione di “IA affidabile” per il Pentagono, il ruolo dell’IA oltre la guerra convenzionale, la sua capacità di ridefinire o semplicemente aumentare i servizi militari e la distribuzione del potere tra governo e attori commerciali nello sviluppo dell’IA, sono questioni che plasmeranno la futura postura di difesa degli Stati Uniti e di altri attori globali. Un’errata gestione di queste scelte potrebbe portare a sorprese strategiche e a una riprogettazione dolorosa delle strutture militari.
Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Sul fronte economico e finanziario, il prestito di 20 miliardi di dollari all’Argentina da parte dell’amministrazione Trump, motivato da affinità ideologiche, solleva serie preoccupazioni sulla sostenibilità del debito e sull’efficacia degli aiuti internazionali. Questo salvataggio, in assenza di riforme strutturali robuste, rischia di essere un palliativo temporaneo, con il pericolo di un ulteriore default argentino che metterebbe in discussione la logica delle decisioni finanziarie basate più sull’ideologia che sulla prudenza economica.
In Europa, il rapporto annuale della Corte dei Conti Europea (ECA) evidenzia persistenti irregolarità nella spesa e un crescente onere del debito, con i prestiti dell’UE che potrebbero superare i 900 miliardi di euro entro il 2027. Questo scenario di “debolezza gestionale” e debito crescente pone sfide alla sostenibilità futura del bilancio UE, soprattutto in un contesto di aumento dei costi degli interessi per NextGenerationEU.
L’erosione del surplus commerciale tedesco con gli Stati Uniti a causa delle tariffe Trump segnala un’intensificazione delle guerre commerciali, con impatti negativi sulla crescita economica europea, in particolare per le economie orientate all’esportazione come quella tedesca.
Tecnologicamente, la decisione della Cina di mettere in atto controlli sulle esportazioni di terre rare e materiali correlati è una mossa geoeconomica significativa con vaste implicazioni. Le terre rare sono cruciali per l’industria della difesa e delle tecnologie avanzate (veicoli elettrici, robotica), e il dominio cinese in questo settore conferisce a Pechino una leva notevole. Le restrizioni, inclusa l’applicazione extraterritoriale e il divieto di esportazione a entità che rappresentano rischi per la sicurezza nazionale (come le forze armate USA), metteranno a dura prova le catene di approvvigionamento occidentali, accelerando gli sforzi di “de-risking” ma a costi elevati e con sfide a lungo termine per sviluppare capacità indipendenti “dalla miniera al magnete”. Nel settore dell’IA, le quattro scelte politiche critiche individuate per il Pentagono (definizione di “IA affidabile”, ruolo dell’IA oltre la guerra, impatto sui servizi militari, potere sull’IA militare) sono fondamentali per evitare sorprese strategiche e garantire che l’innovazione tecnologica sia allineata con gli interessi di sicurezza nazionale, specialmente in un contesto di dipendenza dall’industria commerciale.
Sul fronte energetico, la Turchia si sta ridefinendo come un hub cruciale per la distribuzione di gas europeo, riducendo la dipendenza da Russia e Iran. Questa strategia, supportata dagli Stati Uniti, mira a migliorare l’influenza regionale turca e a isolare Mosca e Teheran. L’espansione dei terminali GNL e gli accordi con fornitori statunitensi, come il contratto ventennale con Mercuria, riorientano i flussi energetici e creano nuove opportunità per l’Europa, ma a scapito delle quote di mercato russe e iraniane. Parallelamente, la vendita di Italiana Petroli (IP) alla SOCAR azera evidenzia una tendenza di perdita di autonomia energetica per l’Italia, dove i player privati nazionali si ritirano sotto la pressione della decarbonizzazione e delle dinamiche di mercato, lasciando spazio a entità statali straniere con strategie nazionali a lungo termine che potrebbero essere non in linea con gli interessi italiani. Questi sviluppi sottolineano la crescente politicizzazione delle risorse energetiche e l’importanza della diversificazione delle forniture in un contesto di rivalità geopolitiche.
Conseguenze marittime
Nel Mediterraneo, le accuse secondo cui attacchi alla flottiglia umanitaria per Gaza sarebbero partiti da basi NATO in Sicilia (Sigonella) e Malta hanno gravi implicazioni. Se confermate, queste azioni non solo violerebbero i principi del diritto internazionale in acque neutrali, ma coinvolgerebbero direttamente gli Stati membri dell’UE nel conflitto, minandone la credibilità come mediatori e sollevando questioni di sovranità nazionale.
Geo-economicamente, il Mediterraneo, uno stretto vitale per il commercio globale, rischia interruzioni e aumenti dei costi assicurativi, con potenziali ripercussioni sulle catene di approvvigionamento. Questo scenario sottolinea l’evoluzione del Mediterraneo da “mare nostrum” europeo a piattaforma di proiezione globale, evidenziando la necessità per l’Europa meridionale di ridefinire il proprio ruolo marittimo.
Nell’Indo-Pacifico, la presenza di un gruppo navale russo nel Mar delle Filippine, monitorato dalla JMSDF, e l’avvistamento simultaneo di una nave di sorveglianza cinese, evidenziano l’intensificarsi delle attività navali delle grandi potenze. Questo non solo aumenta il rischio di incidenti, ma segnala anche una crescente competizione per il controllo e l’influenza sulle rotte marittime e sulle risorse della regione. La disputa Cina-Filippine nel Mar Cinese Meridionale, con incidenti come lo speronamento di imbarcazioni e scontri navali, continua a essere un punto caldo, minacciando la libertà di navigazione e la stabilità regionale.
A livello di difesa, gli Stati Uniti stanno riorganizzando le loro priorità marittime. Puerto Rico emerge come nodo strategico per la proiezione di potenza USA nei Caraibi, supportando operazioni come il lancio di missili Tomahawk verso il Venezuela. L’amministrazione Trump sta anche fornendo all’Argentina aerei da pattugliamento marittimo P-3C Orion per modernizzare la sua flotta, rafforzando la sorveglianza nell’Atlantico meridionale e contrastando l’influenza cinese in America Latina. Questi movimenti indicano una strategia marittima mirata a consolidare l’egemonia statunitense e a contrastare le crescenti ambizioni di attori rivali. La Polonia, a sua volta, sta modernizzando la sua marina con l’acquisizione di nuovi sottomarini, un programma in cui Fincantieri aspira a giocare un ruolo, per rafforzare la sua presenza nel Mar Baltico.
Infine, la protezione delle infrastrutture sottomarine sta emergendo come una priorità strategica. L’accordo di Remazel (Fincantieri) con Jan De Nul per la fornitura di equipaggiamenti mission-critical, finalizzato alla protezione di cavi e condotte sottomarine, sottolinea l’importanza di salvaguardare queste risorse vitali in un contesto geopolitico dinamico. La tecnologia sottomarina sta diventando un “acceleratore trasversale” per diverse industrie, con Fincantieri che mira a espandere la sua quota di mercato in un settore stimato in 50 miliardi di euro. Parallelamente, il settore del trasporto marittimo internazionale affronta una potenziale crisi a causa delle nuove regole proposte dall’IMO per ridurre le emissioni di gas serra, a cui gli Stati Uniti si oppongono, minacciando di destabilizzare gli standard marittimi globali e aumentando i costi di spedizione, con un potenziale “modal back shift”( il passaggio da un mezzo di trasporto a un altro, in particolare verso opzioni più sostenibili ed economiche come il trasporto ferroviario) dal mare alla strada.
Conseguenze per l’Italia
Una delle conseguenze più dirette riguarda la sovranità e l’implicazione in conflitti regionali. Le accuse secondo cui attacchi alla flottiglia umanitaria per Gaza sarebbero partiti da basi NATO in Sicilia (Sigonella) mettono l’Italia in una posizione estremamente delicata. Se tali operazioni fossero confermate, l’Italia si troverebbe involontariamente coinvolta in un conflitto di cui non è parte diretta, con potenziali ripercussioni sulla sua immagine internazionale e sulla sua capacità di mantenere un ruolo di mediazione. Questo scenario evidenzia le asimmetrie tra gli Stati Uniti e l’Europa, dove l’Italia ospita basi strategiche ma potrebbe mancare di potere decisionale su come vengano utilizzate, sollevando dilemmi sulla sua sovranità e vulnerabilità a ritorsioni.
Sul fronte economico e della sicurezza energetica, la vendita di Italiana Petroli (IP) alla SO-CAR azera rappresenta una perdita significativa per l’Italia. Questa transazione non è solo un affare commerciale, ma cede il controllo strategico del settore dei carburanti, vitale per trasporti, logistica e difesa, a un’entità statale estera. L’Italia perde così un asset industriale chiave, aumentando la sua dipendenza dalle importazioni di gas da Baku e indebolendo la sua autonomia energetica. Questo caso si inserisce in un modello più ampio di dinastie petrolifere italiane che escono di scena, segnalando una mancanza di strategia industriale coerente da parte di Roma, che sembra reagire passivamente alle pressioni di decarbonizzazione dell’UE e alle dinamiche geopolitiche.
Per quanto riguarda la difesa, il Documento Programmatico Pluriennale (DPP) 2025-2027 del Ministero della Difesa italiano mostra un aumento del budget nominale (31,298 miliardi di euro per il 2025), ma la reale spesa per la difesa, se rapportata al PIL, raggiunge l’obiet-tivo NATO del 2% solo tramite una riclassificazione contabile che include “contesti militarizzati” e “cooperazione militare”. Questo indica una riluttanza a effettuare aumenti sostanziali, mascherando sussidi industriali e mettendo a rischio la prontezza operativa a causa di un leggero aumento (e successivi tagli) nel settore dell’esercizio (addestramento, manutenzio-ne, infrastrutture). Le critiche di Luttwak alle forze armate europee come “tigri di carta” risuonano in questo contesto, evidenziando le carenze di personale (mancano 40.000 unità) e di “mentalità al sacrificio”.
In ambito industriale, il Gruppo Fincantieri emerge come un attore chiave nel settore subacqueo, con risultati record nel primo semestre 2025 e l’obiettivo di espandere la sua presen-za nel mercato globale dei sottomarini, stimato in 50 miliardi di euro. L’accordo di Remazel con Jan De Nul per la protezione delle infrastrutture sottomarine e l’aspirazione di Fincantieri a contribuire alla modernizzazione navale della Polonia evidenziano le opportunità di crescita in un settore strategico. Tuttavia, il settore del trasporto marittimo italiano, rappresentato da Confitarma, sta lanciando un appello per una revisione delle normative europee sulle emissioni, ritenute eccessivamente onerose e distorsive, che favoriscono il “modal back shift” e minano la competitività nazionale.
In sintesi, l’Italia si trova a un bivio: deve bilanciare gli impegni internazionali, in particolare con la NATO e l’UE, con la tutela dei propri interessi nazionali. La necessità di una maggiore autonomia strategica e di una strategia industriale coerente emerge con forza, soprattutto in un contesto di crescente instabilità geopolitica e competizione energetica e tecnologica.
Conclusioni
Dalla tregua fragile a Gaza al riposizionamento delle priorità di Washington, dalla competizione tecnologica con la Cina alla ridefinizione dell’autonomia europea, il mondo è in una fase di rapida e complessa transizione. L’amministrazione Trump, con il suo approccio pragmatico e ideologico, è al centro di molti di questi sviluppi, ridisegnando alleanze e sfidando lo status quo.
Per gli attori globali e regionali, emerge la necessità di adattarsi a un panorama sempre più multipolare e interconnesso. La stabilità del Medio Oriente dipenderà dalla capacità di im-porre e mantenere la tregua di Gaza, affrontando le questioni irrisolte come il disarmo di Hamas e la governance post-bellica. L’Europa è chiamata a rafforzare la propria autonomia strategica e militare, superando le “inefficienze strutturali” e investendo in capacità di difesa coerenti e credibili.
La competizione USA-Cina, in particolare sulla tecnologia delle terre rare e sulla militarizza-zione nell’Indo-Pacifico, richiederà un’attenzione costante alla resilienza delle catene di ap-provvigionamento e alla modernizzazione delle difese contro le minacce emergenti.
Diversi temi analizzati in questa sintesi hanno una elevata probabilità di ulteriori sviluppi e novità nei giorni e nelle settimane successive. Innanzitutto, la stabilità della tregua a Gaza sarà il test più immediato: la fase due dell’accordo, che dovrebbe affrontare questioni più complesse, e la reazione di Israele alle pressioni statunitensi saranno cruciali. Un fallimento potrebbe riportare rapidamente la regione nel caos. In secondo luogo, il riposizionamento della politica estera di Trump e le sue implicazioni per il conflitto in Ucraina. Se Washington continuerà a ridurre il suo coinvolgimento diretto, l’Europa dovrà affrontare decisioni difficili riguardo al suo ruolo e ai suoi investimenti nella difesa. Terzo, la “guerra delle terre rare” tra USA e Cina subirà un’accelerazione. Le contromisure occidentali per creare catene di approvvigionamento indipendenti richiederanno tempo, ma la pressione per accelerare questi processi sarà enorme, con impatti sui mercati e sull’innovazione tecnologica. Quarto, le tensioni nel Mar Cinese Meridionale continueranno a essere un punto caldo, con possibili nuovi incidenti tra la Cina e le Filippine, e un’intensificazione delle manovre navali da parte di tutti gli attori regionali.
In questo contesto, si raccomanda una sorveglianza attenta di questi sviluppi, poiché ciascuno di essi ha il potenziale di innescare ripercussioni a cascata su scala globale. La capacità di anticipare e mitigare i rischi, combinata con la volontà di forgiare nuove alleanze e strategie, sarà fondamentale per navigare in questo scenario complesso e garantire la stabilità futura.
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