16-10-25 Dal mondo
16 Ottobre 2025 2025-10-16 8:0116-10-25 Dal mondo
Geopolitica
—Meno aiuti militari all’Ucraina, Washington va all’incasso in Europa
—Le contraddizioni di una narrazione surreale
—MED 2025: un futuro comune per un Mediterraneo resiliente
—Scontri al confine tra Pakistan e Afghanistan
—L’asse India-Iran-Armenia: ambizioni globali sotto il peso delle sanzioni
—‘Privatizzeremo le industrie’: la promessa agli USA di Machado
—Arsenale sofisticato. Quali tecnologie sta schierando Washington nei Caraibi
–🇬🇧Ukrainian Drones Attack Power Facilities Deep Inside Russia
–🇬🇧Ukraine’s Drone War Over the Black Sea Is Heating Up
–🇬🇧Will the War in Gaza Really End?
–🇬🇧Erdogan’s Final Stumbling Block
–🇬🇧U.S. Kills 6 People in Fifth Strike on Suspected Drug Boat
Geoeconomia
—Porti, Paroli: “La minaccia arriva anche sott’acqua”
—Cantieri navali, boom di ordini per la Corea del Sud che aggancia la Cina
Difesa
—100 anni di intelligence. Viaggio di Mario Caligiuri tra evoluzioni e sfide dei Servizi italiani
–🇬🇧UK carrier aircraft face off with Indian Air Force in exercise over the Arabian Sea
–🇬🇧Happy 250th Birthday, U.S. Navy!
–🇬🇧Stormy Weather Didn’t Halt Navy 250th Birhday Celebrations
–🇬🇧The Dilemma of Duty Under Trump
–🇬🇧Two Dangerous Assumptions in U.S. Defense Planning and How to Fix Them
–🇬🇧Defense Trade Press Statement on Media Restrictions at the Pentagon
–🇬🇧Could America Use Undersea Cables to Hunt for Enemy Submarines?
–🇬🇧Did Russia Just Suffer Another Submarine Mishap?
–🇬🇧Can Russia Shoot Down America’s Tomahawk Cruise Missiles?
–🇬🇧USS Roosevelt Visits Algiers, Algeria, Highlighting Defense Cooperation and Partnership
–🇬🇧The US Navy’s Final Independence-Class Littoral Combat Ship Just Set Sail
–🇬🇧Bad News for the Navy: USS Harry S. Truman Won’t Be Fully Repaired Until RCOH
Scenari Geopolitici
Il 15 ottobre 2025 si configura come una giornata contrassegnata da profonde e complesse trasformazioni globali, dove le tensioni geopolitiche, le sfide economiche e le innovazioni tecnologiche ridisegnano costantemente gli equilibri di potere. In questo scenario, gli Stati Uniti, la Cina e la Russia emergono come protagonisti principali, ognuno con le proprie strategie e vulnerabilità, in un contesto di instabilità regionale e di nuove dinamiche di conflitto. La sintesi che segue analizza gli eventi cruciali di questa giornata, offrendo una panoramica dettagliata delle loro implicazioni a livello mondiale.
Eventi Clou
Il 15 ottobre 2025 è stato caratterizzato da una serie di eventi significativi che delineano un quadro geopolitico in rapida evoluzione. Tre di questi meritano un approfondimento parti-colare per le loro ampie ripercussioni.
In primo luogo, l’intensificarsi della “guerra delle tariffe” tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto un nuovo livello, con l’introduzione di nuove tariffe portuali reciproche che stanno già alte-rando le rotte marittime globali. La nave portacontainer Matson Waikiki, ad esempio, è stata costretta a pagare 1,7 milioni di dollari per attraccare a Shanghai a causa di una tassa cine-se di 56 dollari per tonnellata netta sulle navi legate agli USA, una misura speculare alla ta-riffa americana di 50 dollari per le imbarcazioni con collegamenti cinesi. Questa escalation commerciale, che definisce la “proprietà statunitense” o “cinese” in base a stringenti criteri di possesso e gestione, rischia di colpire duramente i gruppi tanker internazionali e di por-re fine alla neutralità del trasporto marittimo, trasformandolo in uno strumento geopolitico. Le sanzioni del Regno Unito contro il terminale LNG di Beihai, gestito da PipeChina, per in-terrompere le esportazioni di gas naturale liquefatto russo, si inseriscono in questo conte-sto, mirando a tagliare i finanziamenti alla guerra in Ucraina e a congelare asset russi, evi-denziando come la guerra economica sia ormai una componente centrale delle relazioni in-ternazionali.
In secondo luogo, la questione della fornitura di missili Tomahawk all’Ucraina da parte degli Stati Uniti ha generato un’escalation retorica con la Russia, che ha minacciato “gravi conse-guenze”. Nonostante le minacce nucleari velate di Medvedev e Lukashenka, l’analisi sugge-risce che si tratti di un possibile “bluff”, considerando le precedenti “linee rosse” dichiara-te da Mosca e poi violate dalla Nato senza ritorsioni significative. Tuttavia, la decisione del presidente Trump di autorizzare la fornitura di questi missili, che potrebbero colpire infra-strutture energetiche russe e spingere Mosca a riconsiderare la situazione. I Tomahawk, con la loro capacità di volo a bassa quota restano un’arma efficace, in grado di penetrare le di-fese aeree anche se in parte intercettabili. La mossa, se attuata, potrebbe rompere l’inerzia occidentale e aumentare la pressione su Mosca, ma potrebbe rischiare anche di intensificare ulteriormente il conflitto, spingendo la Russia ad azioni dirette contro la NATO e gli USA.
Infine, l’esplosione di proteste guidate dalla Generazione Z in diversi paesi del Global South ha messo in luce una profonda insoddisfazione verso i governi e le élite al potere. In Madagascar, le manifestazioni contro blackout, carenze idriche e corruzione sono sfociate in un colpo di stato militare, con il colonnello Mikael Randrianirina che ha assunto il potere promettendo una transizione. Questo evento, simile alla caduta di Andry Rajoelina nel 2009, sottolinea come la disuguaglianze socio-economiche, amplificate dalla connettività dei social media, possano innescare rapidi cambiamenti politici. In Marocco, le proteste contro disu-guaglianze, corruzione e la spesa di 5 miliardi di dollari per la Coppa del Mondo 2030, a fronte di gravi carenze negli ospedali pubblici, hanno generato violenti scontri. In Nepal e Kenya, la Generazione Z ha utilizzato i social media per organizzare proteste senza leader contro la censura, il costo della vita e la brutalità poliziesca. Questi movimenti, che ricorda-no la Primavera Araba, evidenziano un modello comune di mobilitazione giovanile contro governi percepiti come corrotti e insensibili, con la tecnologia che funge da moltiplicatore della diffusione e del coordinamento, rendendo il Global South un focolaio di instabilità e potenziale cambiamento.
Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche
Le conseguenze geopolitiche degli eventi del 15 ottobre 2025 sono molteplici e intercon-nesse, delineando un quadro di crescente frammentazione e competizione a livello globale.
In primo luogo, l’unilateralismo americano sotto l’amministrazione Trump si rafforza, con la politica di “America First” che spinge gli alleati a ridefinire le proprie strategie. La crea-zione della PURL (Prioritized Ukraine Requirements List) nella NATO, che scarica sui partner europei parte del costo degli aiuti militari all’Ucraina, evidenzia un tentativo di ripartizione del carico che, tuttavia, mira anche a rafforzare l’industria della difesa statunitense. Questo approccio genera tensioni interne alla NATO, con paesi come la Spagna e l’Ungheria che ri-fiutano di aumentare significativamente le spese per la difesa o di finanziare la guerra in Ucraina, evidenziando una crescente divisione all’interno dell’Alleanza. L’intervento di Trump nel conflitto israelo-palestinese, con un “piano” che formalizzerebbe l’apartheid a Gaza, si inserisce in questa logica unilaterale, spingendo una “pace” imposta per salvare il potere americano in Medio Oriente.
In secondo luogo, l’ascesa della Cina – come potenza alternativa agli Stati Uniti – è inarre-stabile e si manifesta su più fronti. L’espansione economica in Sud America, con il control-lo cinese di settori energetici chiave, riduce l’autonomia strategica dei paesi della regione e li espone a potenziali “sanzioni fisiche”. Nel Mar Cinese Meridionale, la pressione di Pechi-no, con violazioni dello spazio aereo e attività di ricognizione vicino a Taiwan, intensifica le tensioni regionali e mina la stabilità. La presunta collaborazione militare Russia-Cina per un’ipotetica invasione di Taiwan rafforza i timori di un conflitto su larga scala nell’Indo-Pacifico, con implicazioni globali per le catene di fornitura e il commercio. La strategia ci-nese di dominio marittimo e tecnologico, sostenuta da massicci investimenti in biotecnolo-gie e un controllo quasi totale della catena di fornitura delle batterie, consolida la sua posi-zione come rivale globale, sfidando l’egemonia statunitense.
In terzo luogo, l’instabilità nel Global South emerge come un fattore geopolitico signifi-cativo, con la Generazione Z che si mobilita contro governi percepiti come corrotti e insen-sibili. I colpi di stato in Madagascar e le proteste in Marocco, Nepal e Kenya, innescati da carenze di servizi pubblici e disuguaglianze, dimostrano la fragilità di molti stati e il potere di coordinamento dei social media nel catalizzare il cambiamento politico. Questi movimenti, ispirati alla Primavera Araba, creano un ambiente di incertezza e imprevedibilità, che po-trebbe portare a ulteriori riallineamenti e cambiamenti di regime, con un potenziale impatto sulle alleanze regionali e globali.
Infine, la percepita crisi economica della Russia e la sua risposta aggressiva nel contesto ucraino hanno un impatto destabilizzante. Le perdite record nell’industria carbonifera e pe-trolifera, unite al deficit di bilancio per finanziare la guerra, indeboliscono la posizione rus-sa sul lungo termine. Tuttavia, la sua retorica, le incursioni aeree in Europa e lo sviluppo di nuovi sistemi di armamento, come i droni USV, dimostrano una volontà di mantenere la pressione e di sfidare la NATO, anche se le “linee rosse” spesso si rivelano un “bluff”. La competizione militare ed economica tra Russia e Occidente rimane un elemento centrale del panorama geopolitico, con implicazioni per la sicurezza energetica e le alleanze globali.
Conseguenze strategiche
Le conseguenze strategiche degli eventi del 15 ottobre 2025 sono profonde e ridefiniscono le dottrine militari e le priorità di difesa a livello globale.
In primo luogo, l’ascesa dei droni e dell’intelligenza artificiale (AI) emerge come il fat-tore più determinante nella guerra del XXI secolo. Il Segretario dell’Esercito USA Dan Dri-scoll ha dichiarato che i droni “domineranno assolutamente la guerra”, paragonandoli alle armi leggere del ventesimo secolo per la loro economicità, modularità, precisione e scalabi-lità. L’amministrazione Trump ha emesso un ordine esecutivo per “unleashing American drone dominance”, con l’obiettivo di produrre almeno 10.000 droni al mese tramite l’inizia-tiva SkyFoundry. L’Ucraina, in particolare, ha dimostrato l’efficacia dei droni navali (USV) nel contrastare la superiorità navale russa nel Mar Nero, affondando un terzo della Flotta russa e costringendola a ritirarsi dalla Crimea. Questa “guerra dei droni” sta trasformando il conflitto in una guerra asimmetrica e tecnologica, rendendo le flotte tradizionali vulnerabili e promuovendo l’era della marina “timida”. Strategicamente, ciò implica un maggiore inve-stimento in sistemi autonomi, contro-droni e la necessità di adattare rapidamente le tattiche di combattimento, ma solleva anche questioni etiche sull’autonomia delle armi e la deperso-nalizzazione dei conflitti.
In secondo luogo, la difesa aerea e missilistica in Europa e altrove è sotto crescente pressione. Le incursioni aeree e i droni russi che violano lo spazio aereo europeo hanno spinto la NATO a lanciare l’operazione “Eastern Sentry” per un controllo più capillare dei cieli orientali. Tuttavia, i “caveat nazionali” e i costi elevati per abbattere droni rendono in-sostenibile una difesa prolungata, evidenziando la necessità di un sistema multilivello inte-grato e dell’implementazione pratica dell’European Sky Shield Initiative. La potenziale forni-tura di missili Tomahawk all’Ucraina da parte di Trump, nonostante le minacce russe, po-trebbe rappresentare un’escalation significativa, testando le difese aeree russe e la loro ca-pacità di intercettare salve massive di missili a bassa quota. Questa mossa strategica po-trebbe aumentare la pressione su Mosca per una pace, ma comporta anche il rischio di ri-torsioni dirette contro la NATO e gli USA, alzando la posta in gioco del conflitto.
In terzo luogo, la sicurezza marittima e la sorveglianza sottomarina sono diventate prio-rità cruciali. La Marina Filippina ha riorganizzato la sua aviazione navale, istituendo la Naval Air Warfare Force per rafforzare le capacità di difesa marittima nel Mar Cinese Meridionale, in risposta alle tensioni con la Cina. Gli Stati Uniti stanno sviluppando la tecnologia “Distri-buted Acoustic Sensing” (DAS) per trasformare i cavi sottomarini in reti di sensori acustici passivi, capaci di rilevare e tracciare sottomarini nemici, inclusi quelli cinesi e russi. Questa tecnologia, più economica dei sonar tradizionali, permette il monitoraggio in tempo reale di migliaia di miglia oceaniche, e la sua adozione da parte dell’alleanza AUKUS nell’Indo-Pacifico evidenzia l’importanza strategica dell’infrastruttura esistente per la sicurezza futura. La necessità di estendere la difesa dei porti italiani al fronte sottomarino, utilizzando siste-mi sonar per rilevare intrusioni di piccoli droni o sommergibili, sottolinea una vulnerabilità infrastrutturale che richiede adeguamenti urgenti.
Infine, la pianificazione della difesa statunitense deve affrontare nuove realtà, in partico-lare con la Cina che emerge come “potenza peer”. L’analisi di Noel Williams su War on the Rocks evidenzia assunzioni pericolose sulla transizione dalla deterrenza alla guerra e la so-stenibilità delle linee di comunicazione verso l’Occidente Pacifico. La flotta anfibia ridotta, il declino del sealift e le strategie che prevedono grandi formazioni nella catena di isole ri-chiedono un riesame basato su wargaming iterativi, modellazione e simulazione per testare scenari worst-case, focalizzandosi su forze leggere, expeditionary e resilienti, integrate con gli alleati, per evitare illusioni di overmatch. L’incidente della portaerei USS Harry S. Tru-man, che ha subito danni significativi in una collisione all’ingresso del Canale di Suez, evi-denzia le vulnerabilità delle grandi unità navali e i lunghi tempi per le riparazioni, raffor-zando la necessità di diversificare le capacità e di adottare un approccio più agile e distri-buito.
Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Le conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche degli eventi del 15 ottobre 2025 delineano un quadro di crescente instabilità e competizione globale.
Sul fronte economico-commerciale, la “guerra delle tariffe” USA-Cina si intensifica, con l’introduzione di nuove tariffe portuali reciproche che stanno alterando profondamente le rotte marittime globali e la neutralità del trasporto marittimo. Questa “spirale di tassazione marittima” ha un impatto diretto sui gruppi tanker e sui flussi commerciali, spingendo gli armatori internazionali a spostare gli ordini verso la Corea del Sud per evitare i rischi legati alle navi cinesi, come dimostrato dal boom degli ordini nei cantieri sudcoreani. Le sanzioni del Regno Unito contro il terminale LNG di Beihai in Cina, mirate a interrompere le esporta-zioni di gas naturale liquefatto russo, si inseriscono in questa guerra economica, cercando di tagliare i finanziamenti alla guerra in Ucraina e congelando asset russi.
Sul fronte tecnologico, la “chip wars” tra Stati Uniti e Cina è al suo apice. La Cina ha ina-sprito i controlli sulle esportazioni di terre rare e magneti permanenti, applicando per la prima volta la regola del “foreign direct product” (FDPR), che vincola anche prodotti fabbri-cati all’estero. Questo sistema esclude le aziende legate a forze armate straniere dalle licen-ze e mira a indebolire le catene di fornitura della difesa statunitense, che dipendono da questi materiali per radar, missili, caccia e sottomarini. La Cina, che controlla la maggior parte della produzione mondiale di questi materiali, detiene una leva geoeconomica poten-tissima, e queste restrizioni, le più severe mai applicate, potrebbero fermare il boom dell’AI negli USA e causare una recessione. La dipendenza occidentale dalla Cina per la catena di fornitura delle batterie (70-90% della produzione globale di litio), essenziali per droni, missili e satelliti, è un’altra vulnerabilità strategica che richiede un rafforzamento delle ca-tene di fornitura domestiche e dell’innovazione. In risposta, si esplorano alternative come un’AI “locale” (India, Singapore) e un “Airbus for AI”, una società pubblica AI tra potenze medie. Workday, Inc. investe 175 milioni di euro per un Centro di Eccellenza AI (CoE) a Dublino, Irlanda, con un focus sullo sviluppo di competenze AI e la conformità normativa.
Sul fronte finanziario, l’economia statunitense mostra segnali contrastanti. Le grandi ban-che d’affari americane registrano un trimestre profittevole, alimentato da investimenti in in-telligenza artificiale e massimi storici delle Borse, con l’ottimismo di Wall Street legato alle aspettative di nuove acquisizioni aziendali e tagli alle tasse e ai tassi post-Trump. Tuttavia, persistono sfide come un’inflazione ancora presente, pochi nuovi posti di lavoro e lo shut-down governativo. I casi della Corte Suprema USA, come Learning Resources, Inc. v. Trump, che verifica se il presidente possa imporre tariffe senza approvazione congressuale, e Trump v. Cook, che riguarda la possibilità del presidente di licenziare membri della Federal Reser-ve, hanno ampie implicazioni economiche e minacciano l’indipendenza della banca centrale.
L’Argentina di Javier Milei riceve un sostegno cruciale di 20 miliardi di dollari dal Tesoro USA attraverso uno swap valutario, il primo intervento diretto su larga scala dagli USA dal 1995, mirato a supportare il peso argentino e promuovere l’agenda pro-mercato di Milei in America Latina, anche se i critici temono un bailout politico con fondi dei contribuenti USA.
Sul fronte energetico, la crisi dell’industria carbonifera russa, con perdite record di 2,8 miliardi di dollari, è la peggiore dagli anni ’90, causata da costi elevati, prezzi bassi e re-strizioni alle esportazioni. Anche il settore petrolifero russo è in crisi, con attacchi ucraini agli impianti che causano carenze di carburante e prezzi record.
Parallelamente, le imprese statali cinesi stanno acquisendo un controllo significativo sul settore energetico in Sud America, controllando quote importanti della distribuzione elettri-ca in Perù, Cile e Brasile. Questo riduce l’autonomia strategica dei paesi sudamericani, esponendoli a potenziali “sanzioni fisiche” da parte della Cina, come interruzioni energeti-che. La crescita esplosiva dell’intelligenza artificiale sta esercitando una pressione signifi-cativa sul sistema elettrico statunitense, con i data center sempre più esigenti in termini di potenza computazionale, aumentando la domanda sulla rete elettrica e evidenziando la ne-cessità di migliorare la pianificazione federale e l’adozione di tecnologie di miglioramento della rete.
Conseguenze marittime
Le conseguenze marittime degli eventi del 15 ottobre 2025 sono di vasta portata e riflettono una crescente competizione per il controllo delle rotte commerciali e delle risorse oceani-che, con la Cina che emerge come attore talassocratico e la proliferazione di nuove infra-strutture e tecnologie.
In primo luogo, la guerra commerciale USA-Cina sta avendo un impatto diretto sul tra-sporto marittimo globale. Le nuove tariffe portuali reciproche stanno alterando le rotte commerciali e mettendo fine alla neutralità del mare, trasformando il trasporto marittimo in uno strumento geopolitico. Questo fenomeno, descritto come una “spirale di tassazione ma-rittima”, spinge gli armatori a riconsiderare le loro strategie e a cercare alternative, come dimostrato dalla corsa agli ordini nei cantieri sudcoreani per evitare i rischi associati alle navi cinesi.
In secondo luogo, la sicurezza marittima è al centro delle preoccupazioni in diverse re-gioni. Nel Mar Cinese Meridionale, le tensioni tra Cina e Filippine alla secca di Scarbo-rough, con violazioni dello spazio aereo e attività di ricognizione da parte di elicotteri e droni cinesi, evidenziano la persistenza delle rivendicazioni territoriali e la militarizzazione della regione. La Marina Filippina ha risposto istituendo la Naval Air Warfare Force per raf-forzare le capacità di difesa marittima. L’alleanza AUKUS sta sviluppando una griglia di sor-veglianza sottomarina nell’Indo-Pacifico contro sottomarini cinesi e russi, utilizzando la tec-nologia Distributed Acoustic Sensing (DAS) sui cavi sottomarini, trasformando l’infrastruttu-ra esistente in una rete di sensori acustici passivi per rilevare e tracciare le minacce subac-quee. Anche la Cina sta sviluppando proprie tecnologie DAS per la sorveglianza sottomari-na, intensificando la corsa agli armamenti in questo settore cruciale.
In terzo luogo, la guerra navale asimmetrica nel Mar Nero, guidata dall’Ucraina con l’uso innovativo di droni navali (USV), ha dimostrato la vulnerabilità delle flotte tradizionali e ha ridefinito le tattiche di combattimento marittimo. L’affondamento di un terzo della Flotta rus-sa del Mar Nero ha costretto Mosca a ritirarsi dalla Crimea, spingendo la Russia a sviluppa-re propri USV. Questa corsa tecnologica sta accelerando l’era della marina “timida”, dove le grandi unità navali sono sempre più a rischio. L’incidente della portaerei USS Harry S. Truman, danneggiata in una collisione nel Mediterraneo, rafforza questa percezione di vul-nerabilità, evidenziando i lunghi tempi per le riparazioni e la necessità di diversificare le capacità navali.
Infine, le infrastrutture marittime e le nuove rotte commerciali sono al centro della com-petizione geopolitica. Il Corridoio Bioceanico del Capricorno (CBC), che collegherà i porti brasiliani con quelli cileni, mira a potenziare le esportazioni sudamericane verso l’Asia, of-frendo un accesso strategico agli oceani Atlantico e Pacifico e riducendo i tempi di traspor-to. Tuttavia, il rischio è che rafforzi la dipendenza dalle esportazioni di materie prime verso la Cina. La regione del Mediterraneo, con le sue rotte cruciali come il Mar Rosso e il Canale di Suez, è influenzata dall’instabilità in Medio Oriente, con la Conferenza MED 2025 che cerca di promuovere un dialogo inclusivo per la pace e la sicurezza, concentrandosi sulla sicurezza multidimensionale e sulla resilienza delle società. L’Italia si propone come ponte tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente, enfatizzando una diplomazia della prossimità.
Conseguenze per l’Italia
In primo luogo, la dottrina “America First” di Trump e le sue pressioni sugli alleati europei per aumentare i contributi militari mettono l’Italia di fronte a scelte difficili. La richiesta di destinare una maggiore percentuale del PIL alla difesa, con l’accusa di essere uno “scroc-cone” se non si aderisce ai pacchetti di aiuti, esercita una forte pressione su Roma. L’Italia, con un’economia che fatica a uscire da crisi e incertezze, si trova a dover bilanciare le esi-genze di bilancio interne con le aspettative transatlantiche. La retorica anti-UE di Trump e le sue azioni unilaterali indeboliscono la coesione europea, rendendo più arduo per l’Italia, tradizionalmente un ponte tra l’Europa e il Mediterraneo, perseguire una politica estera e di difesa comune.
L’espansione cinese, in particolare il controllo delle catene di fornitura di materiali critici come le terre rare e i semiconduttori, rappresenta una minaccia strategica ed economica. L’industria italiana, soprattutto nei settori dell’alta tecnologia e della difesa, è vulnerabile a interruzioni o restrizioni cinesi. Sebbene l’Italia abbia mostrato una certa cautela nei con-fronti del “Belt and Road Initiative”, la sua economia è intrinsecamente legata al commercio globale e, quindi, esposta alle “chip wars” e alle nuove tariffe portuali imposte da USA e Cina, che potrebbero alterare le rotte commerciali e aumentare i costi di import-export.
L’instabilità nel Mediterraneo, regione vitale per l’Italia, si acuisce. La fragilità del piano Trump per Gaza, che rischia di generare nuove tensioni, e la persistente crisi in Siria, con il rischio di insurrezioni e flussi migratori, aumentano la pressione sui confini italiani. Il Me-diterraneo, crocevia di rotte commerciali e migratorie, diventa un teatro di crescente insicu-rezza. La Conferenza MED 2025 a Napoli, co-organizzata dal Ministero degli Affari Esteri, è un tentativo italiano di riaffermare il proprio ruolo diplomatico, ma la sua efficacia è messa alla prova dalla complessità degli scenari.
A livello militare, l’ascesa dei droni e della guerra asimmetrica richiede un ripensamento delle capacità di difesa. L’Italia, sede della 6ª Flotta USA a Napoli, è direttamente coinvolta nelle strategie di sicurezza. La necessità di proteggere le infrastrutture portuali con sistemi sonar avanzati, come evidenziato dal presidente dell’ADSP del Mar Ligure Occidentale, di-venta impellente di fronte alla minaccia di droni e mezzi subacquei unmanned. La dipenden-za italiana da catene di fornitura dominate dalla Cina per componenti essenziali come le bat-terie per droni e sistemi di difesa aerea, evidenzia una vulnerabilità che richiede investi-menti in ricerca e sviluppo nazionali ed europei per ridurre la dipendenza strategica.
Infine, la presenza russa in Africa, attraverso la fornitura di tecnologia nucleare civile e la vendita di armamenti (come nel Burkina Faso), incide sulla stabilità del continente, cruciale per gli interessi italiani in termini di sicurezza energetica, migrazioni e investimenti. L’atti-vismo russo in aree vicine al Mediterraneo, e le incursioni aeree e di droni ai confini euro-pei, sottolineano la necessità di un’efficace difesa aerea integrata, un ambito dove l’Italia deve rafforzare le proprie capacità e la collaborazione NATO.
In sintesi, l’Italia si trova a navigare in un mare di incertezze, costretta a riequilibrare le proprie alleanze, a tutelare i propri interessi economici e a rafforzare le proprie capacità di difesa, in un contesto globale in rapida e imprevedibile trasformazione.
Conclusioni
I temi analizzati con possibilità di ulteriori sviluppi e novità nei giorni successivi riguardano in primis la politica “America First” di Trump. Le controversie interne, lo shutdown go-vernativo e le minacce di attacchi aerei nei Caraibi mostrano una presidenza imprevedibile. È cruciale monitorare la stabilità delle istituzioni democratiche statunitensi e l’impatto delle decisioni di Trump sui mercati globali e sulle alleanze NATO, inclusa la reazione degli allea-ti europei alle richieste di maggiori contributi.
Un altro tema caldo è la competizione sino-americana nel settore tecnologico, in parti-colare le “chip wars” e il controllo delle catene di fornitura. Le nuove restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, insieme agli sforzi statunitensi per produr-re droni su larga scala, preannunciano un’escalation che influenzerà l’economia globale e l’innovazione tecnologica. La dipendenza occidentale dalla Cina per le batterie e altri com-ponenti strategici è una vulnerabilità critica da affrontare con urgenza.
L’instabilità in Medio Oriente e Africa rimane un focolaio di tensione. Il “Piano Trump” per Gaza, con la sua potenziale fragilità, e la persistenza del jihadismo in Africa, alimentato dalle ingerenze esterne (inclusa la Russia), richiederanno una costante attenzione. Le confe-renze diplomatiche come la MED 2025 saranno cruciali per tentare di stabilizzare queste re-gioni vitali per gli interessi italiani.
Infine, l’evoluzione della guerra dei droni e della sorveglianza sottomarina (DAS) è un campo in rapida trasformazione. La capacità dell’Ucraina di resistere alla superiorità na-vale russa tramite USV e la corsa allo sviluppo di tecnologie simili da parte di Russia e Cina indicano una rivoluzione nelle dottrine militari. La protezione delle infrastrutture critiche, sia marittime che terrestri, contro minacce asimmetriche sarà una sfida crescente.
Per far fronte a tutte queste esigenze geopolitiche l’Italia dovrebbe:
- Promuovere una maggiore coesione europea e un rafforzamento delle capacità di difesa comuni per mitigare l’impatto dell’unilateralismo statunitense e delle pressioni esterne.
- Investire in ricerca e sviluppo per ridurre la dipendenza da catene di fornitura criti-che, soprattutto nei settori tecnologici, e diversificare i partner commerciali.
- Rafforzare la propria capacità di proiezione e difesa nel Mediterraneo, con un fo-cus sulla sicurezza marittima e sulla protezione delle infrastrutture portuali.
- Assumere un ruolo di primo piano nella diplomazia europea per affrontare le crisi in Medio Oriente e Nord Africa, promuovendo il dialogo e la stabilità.
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