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17-10-25 Dal mondo

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17-10-25 Dal mondo

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Il 16 ottobre 2025 si è rivelato un giorno di significativa effervescenza geopolitica, caratte-rizzato da dinamiche complesse e interconnesse che hanno delineato un quadro globale in continua ridefinizione. Dalle tensioni militari nel Mar Cinese Meridionale alle manovre poli-tiche nell’Artico, passando per le crisi energetiche e le sfide cibernetiche, gli eventi di que-sta giornata offrono una lente d’ingrandimento sulle grandi trasformazioni in atto.

Eventi Clou
La giornata è stata densa di sviluppi che meritano un’analisi approfondita, evidenziando la crescente interdipendenza dei teatri operativi globali. Tra i vari temi di interesse abbiamo scelto i seguenti.

  1. Reiterato tentativo USA di regime change in Venezuela
    L’amministrazione Trump prosegue con determinazione nel suo intento di rovesciare il re-gime di Nicolás Maduro in Venezuela, adottando misure legali e operative sempre più ag-gressive.
    Le azioni belliche sono state approvate implicitamente l’8 ottobre 2025, quando il Senato USA ha respinto la Risoluzione 83, autorizzando implicitamente attacchi contro “narco-terroristi” e operazioni di terra. Si vocifera di un ordine diretto di Trump ai Repubblicani, veicolato da Rubio. Il dipartimento di Giustizia ha emesso un parere per attacchi globali ai cartelli, mentre i poteri della CIA sono stati ampliati per azioni letali e coperte mirate alla rimozione di Maduro. Nonostante la scadenza del War Powers Act (13 ottobre 1973) e costi già a 1,5 miliardi di dollari, Trump ha interrotto i contatti diplomatici, rifiutando anche le mediazioni qatariote. Durante le celebrazioni navali a Norfolk, Hegseth ha annunciato l’im-minente “seconda fase terrestre” dell’operazione. Al momento sono dispiegate nell’area ca-raibica 10.000 truppe, otto navi da guerra, F-35B, droni Reaper e la USS Iwo Jima sono schierati nei Caraibi. Cinque raid aerei contro imbarcazioni da pesca – accusate di traspor-tare droga – hanno già causato 27 vittime. L’ammiraglio Holsey sta consolidando basi radar ad Antigua e Grenada per contrastare i rivali.
  2. Riavvicinamento tra Siria e Russia.
    Dieci mesi dopo la caduta di Assad, il presidente ad interim Ahmed al-Sharaa (ex HTS) ha incontrato Putin al Cremlino, riallacciando legami economici e militari. Damasco rispetterà accordi pregressi: Russia manterrà basi a Tartus e Hmeimim per proiezione mediterranea e rifornimenti africani, investendo 600 miliardi in petrolio, energia e ferrovie. Al-Sharaa esclude FMI/Banca Mondiale, privilegiando Mosca per la ricostruzione; chiede estradizione di Assad (dubbie conferme) e stop alla consegna di armi ai fedeli ex-regime. Nonostante i passati bombardamenti russi su HTS, il pragmatismo prevale: la Siria dipende da import energetiche/agricole russe e Israele ha danneggiato le difese aeree. Putin offre legittimità contro Turchia/Israele, evitando isolamento. Riavvicinamento stabilizza snodo logistico, con-trasta NATO.
  3. Telefonata Trump-Putin: spiragli di pace in Ucraina a Budapest
    In una chiamata di due ore, Trump e Putin hanno annunciato un summit USA-Russia a Buda-pest (mediato da Orbán), dopo Anchorage. Colloquio “produttivo” allo scopo di finire l’”ingloriosa guerra”, su modelli simili a quelli applicati nel Medio Oriente e considerando sviluppi economici e commercio post-pace. Rubio guiderà i negoziati tra i mini-stri/consiglieri nei prossimi giorni. Domani si effettuerà un meeting alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky. I temi la consegna di missili Tomahawk, energia, Donbass. La Russia nel contempo avanza sul terreno nonostante le notevoli perdite umane, mentre l’Ucraina vede ridursi gli aiuti da parte europea (-57%).

Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche

Le dinamiche del 16 ottobre 2025 hanno delineato un quadro geopolitico di crescente frammentazione e competizione, dove la cooperazione internazionale è messa a dura prova da interessi nazionali divergenti e da un ritorno a logiche di potenza. Il multilateralismo, come evidenziato dalla Brookings Institution, è in crisi, richiedendo un “nuovo momento Bretton Woods” per riformare istituzioni inadeguate di fronte a sfide come la rivalità USA-Cina, il nazionalismo economico e i cambiamenti climatici.
La politica estera americana sotto Trump, pur mantenendo un focus sulla deterrenza e la proiezione di potere, mostra un approccio più unilaterale e transazionale. L’azione aggressi-va nel Mar dei Caraibi contro il Venezuela, con operazioni segrete della CIA e dispiegamenti militari, segnala una volontà di plasmare l’emisfero occidentale secondo i propri interessi, a costo di minare la credibilità e rischiare escalation. La pressione congiunta USA-Regno Uni-to su India e Giappone per ridurre le importazioni di petrolio russo esemplifica una strate-gia di “terra bruciata” volta a indebolire avversari geopolitici, ma che potrebbe destabilizza-re i mercati e alienare potenziali alleati.
La Cina, pur affrontando le pressioni economiche e le sanzioni, dimostra una notevole resi-lienza, diversificando le sue esportazioni e rafforzando le sue capacità militari e tecnologi-che, in particolare nel settore marittimo e cibernetico. Le esercitazioni navali nel Mar Cine-se Meridionale e l’evoluzione della dottrina militare della PLA sono chiari segnali delle sue ambizioni regionali e globali, con Taiwan che rimane il punto focale delle tensioni. La Siria, riallacciando i legami con la Russia, mostra come gli interessi pragmatici possano prevalere sulle ideologie passate, consolidando la presenza russa nel Mediterraneo e creando un con-trappeso alle influenze regionali.
L’Europa, pur esprimendo l’esigenza di maggiore autonomia strategica in difesa e politica estera, si trova divisa. Il rapporto “Europa autonoma?” di Affari Internazionali sottolinea che, senza il sostegno USA, le democrazie europee sono troppo deboli da sole, rendendo neces-sarie alleanze ad hoc come la “Coalizione dei Volenterosi” (COW) per coordinare gli sforzi contro le autocrazie. Le tensioni interne, come il “divorzio” economico tra Macron e Draghi sulla gestione delle finanze pubbliche francesi e le resistenze degli Stati membri alla road-map UE per la Difesa 2030, ostacolano una politica estera e di difesa comune ed efficace.
Infine, la crisi di Gaza, come analizzato da Notizie Geopolitiche, non è un evento isolato, ma un microcosmo delle tensioni geopolitiche globali, dove la retorica della pace maschera re-lazioni di potere e interessi strategici interconnessi con Siria, Iran e la competizione USA-Russia-Cina. Il disarmo di Hamas, esteso a Hezbollah e Houthi, è cruciale per la stabilità re-gionale, ma la complessità della sua attuazione evidenzia le profonde divisioni e i rischi di nuove escalation.

Conseguenze strategiche
Le conseguenze strategiche degli eventi del 16 ottobre 2025 si manifestano in una ridefini-zione degli equilibri di potenza, un’accelerazione della corsa agli armamenti e un’evoluzio-ne delle dottrine militari.
La strategia statunitense nel Mar dei Caraibi, con il dispiegamento di un arsenale sofisticato e operazioni segrete contro il Venezuela, rappresenta una chiara strategia di deterrenza e proiezione di forza. Nonostante non miri a un’invasione su larga scala, il suo obiettivo è segnalare ai dissidenti del regime il momento di agire e contrastare i traffici illeciti. Tutta-via, come evidenziato da Responsiblestatecraft, “abbattere Maduro significa invadere il Ve-nezuela. E ciò solleva dubbi sulla sostenibilità e i costi a lungo termine di un intervento militare. La decisione di Trump di considerare l’invio di missili Tomahawk all’Ucraina, pur potendo intensificare la pressione su Mosca, rischia di seguire la linea di Biden e di non portare a una soluzione negoziata, poiché Putin vede la guerra come un imperativo di sicu-rezza.
La Cina, dal canto suo, sta rivoluzionando la sua strategia militare. L’attenzione della PLA sul “centro di gravità” operativo e l’intensificazione dei preparativi per operazioni contro Taiwan, con un focus sulla superiorità informativa e il targeting time-sensitive (Strategia di attacco a obiettivi sensibili/transitori che rappresentano un pericolo immediato per le ope-razioni), indicano una pianificazione meticolosa per un potenziale conflitto. La crescente ca-pacità della marina cinese nella guerra sottomarina, con sottomarini nucleari d’attacco e ba-listici sempre più avanzati, sfida il dominio USA nelle acque vicine, pur rimanendo la Cina geograficamente limitata.
A livello europeo, la “Roadmap UE per la Difesa 2030” mira a coordinare le politiche di riarmo degli Stati membri, con iniziative come la European Drone Defence Initiative e l’Ea-stern Flank Watch. Tuttavia, la resistenza degli Stati membri, gelosi della propria competen-za esclusiva in difesa, rischia di ridimensionare il ruolo della Commissione e di frammenta-re gli sforzi europei, ostacolando la creazione di una vera autonomia strategica. Il dibattito sulla NATO, con le indicazioni di Rutte sulla spesa per la difesa del 5% del PIL, evidenzia una logica paradossale: da un lato si afferma la superiorità della NATO sulla Russia, dall’al-tro si chiede un raddoppio degli investimenti in armamenti, giustificando la corsa agli armi per rilanciare l’economia europea anziché negoziare la pace in Ucraina.
Il rafforzamento della presenza USA nell’Artico con l’acquisto di rompighiaccio finlandesi è una mossa strategica per competere con la Russia e la Cina in una regione di crescente im-portanza per le risorse e le rotte marittime. L’interconnessione tra Artico e Indo-Pacifico, sottolineata da Formentini su formiche.net, evidenzia la necessità di una visione strategica integrata che consideri le rotte polari come potenziali alternative per il commercio globale.
Infine, la sicurezza cibernetica emerge come un dominio strategico fondamentale. L’articolo di Foreign Affairs sulla “Fine della Cybersecurity” sottolinea che il problema non è la cy-bersecurity, ma la qualità del software, e che l’AI offre soluzioni trasformative per generare codici sicuri e identificare le vulnerabilità. L’Italia, con la creazione di un “esercito cyber” da 1.500 unità, mostra un riconoscimento di questa nuova frontiera della difesa, puntando a proteggere infrastrutture e istituzioni da attacchi informatici e minacce ibride. Questo dimo-stra un adattamento dottrinale continuo e una sperimentazione necessaria per navigare complessità globali.

Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Le ripercussioni del 16 ottobre 2025 si estendono profondamente ai settori economico, tec-nologico, finanziario ed energetico, delineando un quadro di incertezza e riadattamento.
Sul fronte economico e finanziario, l’FMI ha lanciato un allarme su una possibile corre-zione “disordinata” dei mercati globali, complice l’eccessiva fiducia in un contesto di guerre commerciali, tensioni geopolitiche e deficit governativi elevati. Le minacce di Trump di in-nalzare i dazi sulla Cina hanno già provocato fluttuazioni, con vendite di azioni USA e un crollo del bitcoin, evidenziando la fragilità del sistema. La “guerra finanziaria sotterranea” tra USA e Cina, riflessa nelle fluttuazioni dei prezzi di oro e argento, suggerisce interventi di attori potenti come la Banca per i Regolamenti Internazionali (BIS) per mantenere la sta-bilità monetaria, con possibili scenari di “guerra reale” se i prezzi dovessero superare so-glie critiche. Il fallimento di Tricolor Holdings in Texas, per prestiti subprime nel settore auto, evoca il rischio di una nuova bolla finanziaria simile a quella del 2008, con potenziali contagi globali e interrogativi sui controlli inadeguati.
A livello tecnologico, l’Intelligenza Artificiale (AI) emerge come motore di crescita e fatto-re di rischio. Negli USA, l’AI ha contribuito significativamente alla crescita del PIL, attirando 240 miliardi di dollari in investimenti e sostenendo settori come l’edilizia e il software. Le Big Tech investiranno 400 miliardi in infrastrutture AI. Tuttavia, sorgono rischi di dipenden-za da importazioni di semiconduttori da Taiwan e Messico, e un rallentamento nella creazio-ne di posti di lavoro dovuto all’automazione. L’AI, però, offre soluzioni innovative per la cy-bersecurity, generando codici sicuri e identificando vulnerabilità, spingendo governi e aziende a riconsiderare gli incentivi e le responsabilità. In Europa, l’ambizione di raddop-piare la produzione globale di chip al 20% entro il 2030, come previsto dall’European Chips Act, è messa in discussione, dato che l’Europa eccelle in attrezzature e materiali ma è debole nell’AI, perdendo quote in Cina e rischiando tariffe USA. Si profila una necessità di maggiore cooperazione con gli USA e di focalizzazione su R&D.
Sul fronte energetico, le pressioni statunitensi e britanniche per limitare le importazioni di petrolio russo da parte di India e Giappone minacciano di destabilizzare ulteriormente i mercati globali, già influenzati da bombardamenti ucraini sulle raffinerie russe e sconti chiesti dalla Cina. Sebbene la Russia minimizzi l’impatto, la strategia di “terra bruciata” di Trump mira a privare Mosca di entrate cruciali. Al contempo, il Giappone si trova nella diffi-cile posizione di bilanciare la sicurezza energetica (importando greggio Sakhalin Blend e LNG) con gli impegni del G7. La Francia, con il suo modello nucleare (57 reattori che co-prono il 67% del mix energetico nazionale), è proposta come esempio per l’autonomia energetica dell’UE. Il programma nucleare francese, con ingenti investimenti statali, mira a ridurre la dipendenza da combustibili russi. Tuttavia, limiti come il debito pubblico e i ritar-di nelle costruzioni ostacolano la replicabilità del modello, evidenziando la necessità di vo-lontà politica transnazionale e un approccio più coordinato a livello europeo. L’accordo sul gas tra Egitto e Israele, un esempio di interdipendenza strumentale, dimostra come la coo-perazione energetica possa rafforzare legami geopolitici in un’area instabile.

Conseguenze marittime
Il settore marittimo è sempre più al centro delle strategie di potenza globali, con implica-zioni che vanno dalla sicurezza delle rotte commerciali alla proiezione militare e alla gestio-ne delle risorse. Nel Mar Cinese Meridionale, le esercitazioni navali multilaterali come “Sa-ma Sama 2025”, che coinvolgono Filippine, Stati Uniti, Giappone, Canada e Francia, dimo-strano una volontà concertata di contrastare l’espansione marittima cinese. La presenza di due gruppi di superficie cinesi che navigano vicino al Giappone e conducono esercitazioni anfibie nel Mar Cinese Meridionale (incluso l’esercizio China-Malaysia Peace and Friend-ship 2025) evidenzia la crescente proiezione di forza della Cina e la sua ambizione di con-trollare le aree marittime di interesse. La guerra sottomarina cinese, con sottomarini nuclea-ri d’attacco e balistici sempre più sofisticati, rappresenta una sfida diretta al dominio navale statunitense, nonostante la Cina rimanga vulnerabile a causa della sua geografia.
Nel contesto artico, la discussione sulla rotta polare, pur non essendo ancora una minaccia credibile per il Mediterraneo a causa di ostacoli come la stagionalità e l’assenza di porti in-termedi, rivela un interesse crescente per questa via di navigazione strategicamente rilevan-te. L’acquisto di 11 “Arctic Security Cutters” da parte degli USA dalla Finlandia segna un tentativo di Trump di recuperare terreno in una regione dove la Russia detiene un chiaro vantaggio con la sua flotta di rompighiaccio nucleari. Questo evidenzia una corsa all’acca-parramento delle risorse e al controllo delle rotte commerciali future.
Nel Golfo dell’Oman, l’azione di un cecchino britannico che ha fermato una nave sospetta di traffico di droga, con un sequestro di 1.500 kg di eroina, metanfetamina e hashish, sottoli-nea il ruolo cruciale delle marine militari nel contrasto al crimine internazionale e nella ga-ranzia della sicurezza marittima, in un’area strategicamente importante. (la notizia era già stata nella sintesi di ieri). Sul fronte economico marittimo, l’opposizione di Donald Trump al “Net-Zero Framework” dell’IMO, che prevede una tassa globale sul carbonio per il settore marittimo, minaccia di ostacolare gli sforzi di decarbonizzazione e di impattare i costi di spedizione globali. La proposta USA di richiedere un'”accettazione esplicita” per le nuove regolamentazioni IMO, anziché la “tacita accettazione”, aggiunge un ostacolo burocratico si-gnificativo, evidenziando le tensioni tra le priorità economiche nazionali e gli obiettivi am-bientali globali.
Infine, Fincantieri Marine Group ha ospitato una discussione sul futuro della US Navy, evi-denziando l’importanza dell’innovazione in vascelli manned e unmanned, la digitalizzazione dei cantieri e la necessità di rafforzare la cantieristica americana di fronte alle sfide geopo-litiche. Saipem ha vinto tre contratti offshore in Azerbaigian per il progetto Shah Deniz Compression, un valore di 700 milioni di dollari, rafforzando la sua presenza nel Mar Ca-spio e la cooperazione con SOCAR. L’Italia, con i suoi “Nove Principi per la Navigazione Si-cura nel Mondo Nuovo e Problematico”, punta a una strategia integrata per affrontare le tra-sformazioni della sicurezza marittima, enfatizzando innovazione tattica, integrazione multi-dominio, autonomia strategica e resilienza sistemica.

Conseguenze per l’Italia
Gli eventi del 16 ottobre 2025 presentano una serie di conseguenze dirette e indirette per l’Italia, che si trova a navigare in un contesto geopolitico sempre più complesso e intercon-nesso.
Posizionamento Geopolitico e Diplomatico. L’Italia continua a rafforzare il suo ruolo nel Mediterraneo Allargato, come testimoniato dall’undicesima edizione dei Dialoghi Mediterra-nei a Napoli. L’impegno del Ministro Tajani in sessioni su “Il Nuovo Medio Oriente” e “Rivi-talizzare la diplomazia internazionale” conferma la volontà italiana di essere un attore globa-le promotore di pace e stabilità. Tuttavia, la ripresa dei legami tra Siria e Russia e la persi-stenza delle tensioni settarie in Siria possono generare instabilità ai confini del Mediterra-neo, con implicazioni per la sicurezza regionale e i flussi migratori. La gestione dei flussi migratori dalla Libia, con i contatti tecnici dell’UE con il generale Haftar, coinvolge diretta-mente l’Italia, uno dei paesi più esposti agli arrivi irregolari. Un approccio pragmatico dell’UE, sebbene necessario per la deterrenza, richiede un’attenta valutazione delle implica-zioni umanitarie e della credibilità internazionale.
Difesa e Sicurezza. La Roadmap UE per la Difesa 2030, pur incontrando resistenze dagli Stati membri, pone l’Italia di fronte alla necessità di investire e coordinare le proprie politi-che di riarmo. L’Italia, come membro della NATO, è chiamata a contribuire agli obiettivi di spesa per la difesa, ma deve anche bilanciare le proprie priorità nazionali e le limitazioni di bilancio. La critica di Rutte sul 5% del PIL in difesa, con paesi del sud come la Spagna che rifiutano, evidenzia le tensioni interne all’Alleanza. La creazione di un “esercito cyber” da 1.500 unità, annunciata dal Ministro Crosetto, è una mossa strategica fondamentale per l’I-talia. Questo investimento nella sicurezza digitale è vitale per proteggere infrastrutture criti-che, istituzioni e imprese da attacchi informatici e minacce ibride, in un’era in cui la guerra si combatte anche nella “infosfera”, come evidenziato dal concetto di sicurezza cognitiva.
Economia, Energia e Industria. Le pressioni USA-Regno Unito sul petrolio russo e la fra-gilità dei mercati globali, con il rischio di una correzione “disordinata”, possono avere ri-percussioni sull’economia italiana, particolarmente dipendente dal commercio internazionale e dalla stabilità finanziaria. Nel settore energetico, la dipendenza italiana dalle importazioni e l’opportunità di diversificare le fonti possono trarre vantaggio dal dibattito europeo sull’energia nucleare francese come modello. Tuttavia, la replica del modello francese per l’Italia, senza un arsenale nucleare proprio, presenta sfide significative in termini di costi e infrastrutture. L’Eni, azionista di Saipem e con accordi con Socar, è un attore chiave in que-sti scenari, specialmente in Azerbaigian, con i contratti offshore vinti da Saipem nel Mar Caspio. L’industria cantieristica italiana, rappresentata da Fincantieri, si posiziona come partner strategico per le forze armate USA, come dimostrato dall’evento ospitato per il 250° anniversario della US Navy. Questo rafforza le collaborazioni transatlantiche e le opportunità di business. La risoluzione del Senato italiano contro le ingerenze straniere nei processi democratici, con l’impegno a promuovere l’alfabetizzazione digitale e adottare una legge simile alla FARA americana, è cruciale per proteggere la sovranità nazionale e la resilienza democratica dell’Italia in un contesto di guerra cognitiva e manipolazione informativa.

Conclusioni
Il 16 ottobre 2025 ha segnato una giornata cruciale nel panorama geopolitico globale, evi-denziando una crescente frammentazione e una competizione accesa che ridefiniscono gli equilibri di potere e mettono in crisi il multilateralismo tradizionale. Le pressioni congiunte di Stati Uniti e Regno Unito per ridurre le importazioni di petrolio russo da India e Cina ri-flettono una strategia aggressiva volta a indebolire Mosca, ma rischiano di destabilizzare i mercati energetici globali e di creare tensioni diplomatiche con attori chiave. Contempora-neamente, le operazioni statunitensi in Venezuela, ufficialmente per la lotta al narcotraffico, sono percepite come un tentativo di destabilizzazione del regime di Maduro, con il rischio di escalation regionale e un preoccupante indebolimento dei poteri del Congresso USA in materia di interventi armati.
Nel Mediterraneo Allargato, la riapertura dei legami tra Siria e Russia, sebbene pragmatica-mente motivata dalla ricostruzione economica, consolida la proiezione di potenza russa, mentre la Libia continua a essere un punto nevralgico per i flussi migratori, con l’UE che adotta un approccio pragmatico ma controverso con Haftar. L’Italia, con i Dialoghi Mediter-ranei, cerca di mantenere un ruolo diplomatico attivo in un’area di crescente complessità.
L’Indo-Pacifico rimane il fulcro della competizione geostrategica. La Cina continua a raffor-zare la sua proiezione marittima con esercitazioni navali nel Mar Cinese Meridionale e un’a-vanzata guerra sottomarina, a cui gli Stati Uniti e i loro alleati rispondono con esercitazioni multilaterali e nuove politiche per contrastare il dominio cinese nella cantieristica. Le ten-sioni su Taiwan rimangono al centro delle preoccupazioni, con la PLA che intensifica i pre-parativi per un potenziale conflitto.
A livello economico e tecnologico, l’FMI avverte di una possibile correzione “disordinata” dei mercati globali, esacerbata da guerre commerciali e tensioni geopolitiche. L’Intelligenza Artificiale, pur essendo un motore di crescita, introduce nuove sfide in termini di dipenden-za tecnologica e occupazione. La Francia, con il suo modello nucleare, è un esempio per l’autonomia energetica europea, ma la sua replicabilità è ostacolata da limiti strutturali e dalla mancanza di volontà politica transnazionale.
Le conseguenze per l’Italia sono molteplici: un rafforzamento del suo ruolo nel Mediterra-neo, la necessità di bilanciare impegni NATO con priorità nazionali in difesa, e un investi-mento cruciale nella sicurezza cibernetica con la creazione di un “esercito cyber” per pro-teggersi da minacce ibride. In sintesi, il 16 ottobre 2025 ha evidenziato un mondo in rapida trasformazione, dove la fluidità delle alleanze e la molteplicità delle minacce richiedono un adattamento dottrinale continuo e una visione strategica integrata per navigare le comples-sità globali.


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