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18-06-25 Dal mondo

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18-06-25 Dal mondo

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La giornata del 17 giugno 2025 è stata ancora dominata da quanto sta accadendo nel Vicino Oriente. L’escalation del conflitto diretto tra Israele e Iran continua. Non più una “guerra ombra”, ma uno scontro convenzionale aperto che, dopo giorni di attacchi israeliani senza precedenti contro il programma nucleare e la leadership militare iraniana, ha portato gli Stati Uniti di Donald Trump a un passo da un intervento diretto. La richiesta di Washington di una “resa totale” a Teheran, un ultimatum concepito per essere respinto, ha trasformato la crisi in una “guerra di scelta”, con la mobilitazione totale del CENTCOM e l’imminenza di un attacco americano che rappresenta il punto di massima tensione globale.

Geo-strategia e conflittualità
La strategia israeliana è apparsa massimalista: non la neutralizzazione, ma il cambio di regime in Iran, come dichiarato dal Primo Ministro Netanyahu. La risposta iraniana, pur militarmente inferiore, si è affidata a missili balistici e all’attivazione dei suoi proxy, con gli Houthi che hanno ufficialmente aperto un fronte marittimo nel Mar Rosso. Sfruttando la distrazione globale, la Russia ha lanciato la sua più massiccia offensiva dell’anno in Ucraina, mentre il suo Africa Corps consolida la presenza nel Sahel. La Cina, pur evitando coinvolgimenti diretti, prosegue la sua proiezione di potenza con esercitazioni navali senza precedenti nell’Indo-Pacifico e un rapido potenziamento del suo arsenale nucleare.

Geo-economia, industria, mercati e marittimità
Il rischio che il conflitto possa scatenare una tempesta geoeconomica è elevato. La possibilità che si attui il blocco dello Stretto di Hormuz ha fatto schizzare i premi assicurativi e i costi di nolo delle petroliere. La sicurezza della navigazione è crollata: una collisione tra due superpetroliere nel Golfo di Oman e il diffuso spoofing dei segnali GPS (le “navi fantasma”) hanno materializzato situazioni di caos marittimo. L’Occidente ha colpito la “flotta ombra” russa con nuove sanzioni, ma la competizione strategica principale è quella tra USA e Cina, con quest’ultima che domina la cantieristica navale globale (54% del mercato) mentre la base industriale americana appare in declino. Parallelamente, l’industria della difesa globale è in pieno boom, con il Paris Air Show che è diventato una vetrina per droni kamikaze, sistemi laser e caccia di nuova generazione.

Geopolitica e relazioni internazionali
Il fronte occidentale appare drammaticamente frammentato. Il G7 si è rivelato un “G6+1”, con un Trump isolazionista che ha attaccato gli alleati e minato la coesione. A Washington, una battaglia cruciale è in corso al Congresso, dove una coalizione bipartisan tenta di limitare i poteri di guerra del Presidente, riflettendo un’opinione pubblica contraria a un nuovo conflitto in Medio Oriente.
L’Europa, priva di una strategia comune, è paralizzata da gesti contraddittori, come la Francia che bandisce le aziende israeliane dal suo salone della difesa. L’Italia, attraverso il Ministro Tajani, si muove con una frenetica ma impotente diplomazia per la de-escalation, cercando al contempo di posizionarsi come perno del corridoio strategico IMEC.

Analisi per Teatro Operativo

  • Mediterraneo Allargato. Questo teatro è l’epicentro della crisi globale. La guerra aperta tra Israele e Iran ha visto Tel Aviv perseguire un obiettivo di cambio di regime, eliminando vertici militari e scienziati nucleari iraniani. Teheran ha risposto con missili e attivando la sua rete di proxy. L’intervento degli Houthi nel Mar Rosso ha allargato il conflitto, minacciando direttamente le rotte commerciali vitali che attraversano Suez. Questa instabilità ha reso ancora più strategico il ruolo dell’Italia come terminale europeo del corridoio IMEC (India-Middle East-Europe), ma ha anche evidenziato la vulnerabilità dell’approvvigionamento energetico europeo. Sullo sfondo, la tragedia umanitaria a Gaza prosegue nell’indifferenza generale, un “fronte dimenticato” dove i civili muoiono in attesa di aiuti. La Russia, pur essendo un attore chiave, ha visto la sua influenza regionale indebolirsi, incapace di proteggere o influenzare concretamente il suo alleato iraniano.
  • Heartland euro-asiatico. Mentre il mondo guarda al Medio Oriente, la Russia e la Cina consolidano il loro controllo sull’Heartland. Mosca ha sfruttato la distrazione occidentale per lanciare un’offensiva su vasta scala in Ucraina, cercando di ottenere guadagni strategici. Allo stesso tempo, consolida la sua profondità strategica con accordi cruciali, come quello siglato da Rosatom per la costruzione della prima centrale nucleare in Kazakistan, legando a sé un paese chiave dell’Asia Centrale. La Cina, dal canto suo, prosegue la sua marcia metodica verso la supremazia tecnologica attraverso il “nuovo sistema nazionale”, un piano centralizzato per dominare le tecnologie del futuro. La sua campagna di spionaggio agricolo per garantirsi la sicurezza alimentare e il rafforzamento della stretta su Hong Kong dimostrano una strategia a lungo termine, indifferente alle crisi congiunturali.
  • Teatro operativo Boreale-Artico. La crescente instabilità globale ha riportato l’attenzione sulla difesa del territorio nazionale delle grandi potenze. La decisione del Pentagono di spostare la responsabilità della Groenlandia sotto il comando di NORTHCOM indica la crescente importanza strategica dell’Artico come teatro di competizione con Russia e Cina. La risposta più concreta a questo nuovo clima di minaccia è il lancio del progetto “Golden Dome”, un ambizioso e costosissimo scudo di difesa missilistica voluto da Trump per proteggere il territorio continentale americano, segnando un ritorno alla logica della difesa della patria.
  • Teatro operativo Australe-Antartico. Questo teatro, sebbene lontano dall’epicentro della crisi, riflette dinamiche globali di trasformazione e abbandono. Le crisi umanitarie in Africa sub-sahariana, come l’eccidio dimenticato in Nigeria e la violenza endemica nella Repubblica Democratica del Congo denunciata da MSF, proseguono nell’indifferenza di una comunità internazionale focalizzata altrove. In America Latina, emerge una significativa tendenza geoeconomica: il boom delle rimesse tramite criptovalute, un segnale della sfiducia dei popoli verso i sistemi finanziari tradizionali e della ricerca di alternative resilienti in un contesto di instabilità.
  • Indopacifico. Questo è il teatro della competizione strategica a lungo termine tra Stati Uniti e Cina. Pechino ha dato una dimostrazione di forza senza precedenti, facendo operare due gruppi da battaglia di portaerei nel Pacifico occidentale. Questa proiezione di potenza è sostenuta da un’inarrestabile ascesa industriale: la Cina domina la cantieristica navale globale, evidenziando il declino americano nel settore. Washington risponde rafforzando le sue alleanze, in particolare la cooperazione trilaterale con Giappone e Filippine, e cercando di contrastare l’offensiva diplomatica cinese verso le nazioni insulari del Pacifico, considerate un cruciale premio geopolitico.

Conclusioni e possibili sviluppi
Il quadro del 17 giugno 2025 è quello di un sistema in sofferenza, dove una guerra regionale minaccia di diventare globale. Nei prossimi giorni, l’attenzione del mondo sarà focalizzata su tre sviluppi cruciali:

  1. La decisione di Trump. La questione dirimente è se il Presidente americano lancerà un attacco diretto contro l’Iran. Il voto al Congresso sulla risoluzione per limitare i suoi poteri di guerra sarà un momento decisivo. Ogni esitazione o azione di Washington avrà ripercussioni immediate e globali.
  2. L’andamento dei mercati energetici. Le prossime 48 ore saranno critiche per i prezzi del petrolio. Qualsiasi nuovo incidente nello Stretto di Hormuz o attacco a infrastrutture energetiche potrebbe scatenare il panico sui mercati, con conseguenze dirette sull’inflazione e sulla crescita economica mondiale.
  3. L’offensiva russa in Ucraina. Con l’Occidente distratto, la Russia ha una finestra di opportunità per infliggere un colpo significativo. L’evoluzione della situazione sul fronte ucraino nei prossimi giorni indicherà la capacità di Kiev di resistere e la reale portata delle ambizioni di Mosca.
    A più lungo termine, la traiettoria della competizione tecnologica e industriale tra USA e Cina e la lotta dell’Europa per trovare una propria autonomia strategica rimangono le dinamiche che definiranno gli andamenti futuri.

Evento anteprima del ciclo “Conversazioni di Geopolitica: Comprendere un Mondo in Rapida Trasformazione”.

Prima di diventare uno dei personaggi più noti sulla scena mondiale, Volodymyr Zelens’kyj era già una celebrità in Russia e Ucraina. Ma possiamo davvero dire di conoscerlo? Dalla sua elezione nel 2019, ha interpretato ruoli diversi e spesso contraddittori: riformatore, leader in tenuta militare, democratico che si appoggia all’estrema destra. Con audacia e schiettezza, Fulvio Scaglione ci guiderà alla scoperta della parabola di Zelens’kyj, tra luci, ombre e consensi.

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