17-06-25 Dal mondo
17 Giugno 2025 2025-06-17 7:3617-06-25 Dal mondo
Geopolitica
—La trappola del regime change
—Perché Israele minaccia Teheran ma non può invadere: strategia psicologica e limiti operativi
—La difficile posizione di Putin sulla guerra Iran-Israele
—Il conflitto Israele-Iran, influenza USA e dinamiche regionali
—Russia. Testato il laser per neutralizzare i droni, mentre le truppe avanzano in Ucraina
—Ondata progressista: la sinistra che sta riscrivendo la geopolitica dell’America Latina
—Corridoio Imec, le strategie di Modi fra Cipro e Trieste
–🇬🇧Europe’s risky war on Russia’s ‘shadow fleet’
–🇬🇧The Russian Navy’s Worst Enemy Is Itself
Geoeconomia
—Mosca, Washington, Ankara: una partita del gas ancora tutta da giocare
–🇬🇧The Case for US Leadership in Space Sustainability
Difesa
—Perché serve una missione UE per la sicurezza di Hormuz. L’analisi di Caffio
—Blaise Metreweli, una donna a capo dell’MI6
—Le armate di droni che combatteranno le guerre del futuro
–🇬🇧We Need a Marine Corps, Part I: A Corps in Crisis
–🇬🇧The US Navy is more aggressively telling startups, ‘We want you’
–🇬🇧How to Keep the US Maritime Revival Afloat
–🇬🇧The UK and US Are Throwing Away Their Nuclear Submarines
–🇬🇧Diversifying Threats to Maritime Security in the Western Indian Ocean Region
–🇬🇧Escalating Threats to Maritime Security in the Western Indian Ocean Region
–🇬🇧UK declared FOC for Crowsnest airborne surveillance and control
–🇬🇧North Korea Refloats Destroyer After Failed Launch in May
Sintesi Geopolitica e Geoeconomica (focus su quanto accaduto il 16 giugno)
Il 16 giugno 2025 non è stato un giorno facile e sereno nella politica internazionale.
L’escalation militare diretta tra Israele e Iran ha catalizzato l’attenzione globale, relegando in secondo piano altre crisi e ridisegnando in tempo reale le priorità strategiche delle grandi potenze. La giornata è stata dominata da una febbrile attività diplomatica nel tentativo di contenere un incendio che minaccia di travolgere l’intero Medio Oriente, con profonde ripercussioni sulla sicurezza globale e l’economia.
Evento clou
L’evento che ha definito la giornata è stata l’intensificazione della campagna militare israeliana “Leone Nascente” contro l’Iran e la conseguente reazione di Teheran. Superata la fase della “guerra ombra”, Israele ha colpito non solo siti nucleari e militari, ma anche infrastrutture del regime, puntando a una strategia di destabilizzazione interna, se non di vero e proprio “regime change”. Teheran, pur rispondendo con lanci di missili, ha adottato una postura ambivalente: da un lato minacciosa, dall’altro frenando sull’escalation e accusando Israele di voler “uccidere la diplomazia”.
Il mondo assiste a una pericolosa partita a scacchi: la scommessa “all-in” di Netanyahu per trascinare nel conflitto gli Stati Uniti contro un Iran che, consapevole della propria inferiorità convenzionale, minaccia di accelerare la corsa all’atomica come garanzia di sopravvivenza.
Analisi per teatri operativi
- Mediterraneo Allargato.
Questo teatro è stato il cuore pulsante della crisi globale.
• Geo-strategia e conflittualità. L’attacco israeliano all’Iran ha innescato una reazione a catena. Le agenzie internazionali (Reuters, AP) hanno riportato una frenetica attività diplomatica, con il Segretario di Stato USA in contatto con partner regionali come Qatar e Arabia Saudita per scongiurare un allargamento del conflitto. Allo stesso tempo, il Senatore democratico Tim Kaine ha presentato una risoluzione per forzare un voto del Congresso prima di un eventuale intervento militare USA, evidenziando la profonda spaccatura politica a Washington. L’Europa, come confermato da fonti ANSA e AFP, appare paralizzata, limitandosi a timidi appelli alla de-escalation e perdendo il suo ruolo di mediatore. Sullo sfondo, la crisi umanitaria a Gaza si aggrava, utilizzata come arma di guerra (“weaponisation of starvation”) e punto di infiammabilità morale e politica per l’intera regione. In Africa, la notizia del ritiro formale di Wagner dal Mali ora sotto il controllo diretto di Mosca, e le crescenti tensioni in Tigray (Etiopia), passano quasi inosservate, ma segnalano un consolidamento russo e il rischio di nuove crisi umanitarie.
• Geo-economia e Marittimità. Le conseguenze economiche sono immediate. Si è registrato un picco di interferenze GPS e AIS nello Stretto di Hormuz, mettendo a rischio la navigazione. Molti armatori hanno messo in pausa l’offerta di petroliere per il Golfo Persico, facendo temere un’impennata dei prezzi del greggio. L’Italia, attraverso l’AD di Eni, prosegue il dialogo strategico sul gas in Mozambico, un asset ancora più cruciale in un contesto di instabilità mediorientale. - Heartland Euro-asiatico.
• Russia. Mosca osserva la crisi con calcolata preoccupazione. La TASS ha riportato dichiarazioni del Cremlino che invitano alla “massima moderazione”, ma la situazione gioca a suo favore. L’attenzione globale distolta dall’Ucraina ha permesso alle forze russe di continuare l’avanzata nel Donetsk. Putin si trova in una posizione complessa: l’Iran è un partner anti-occidentale, ma una guerra totale destabilizzerebbe un’area dove la Russia ha interessi vitali.
• Cina. Pechino mantiene un profilo basso. L’agenzia Xinhua ha sottolineato l’appello cinese alla pace e al dialogo, posizionandosi come attore responsabile. La crisi rafforza la sua narrativa di un Occidente destabilizzatore. Intanto, il rapporto SIPRI sulla crescita del suo arsenale nucleare (+20% in un anno) ricorda al mondo le sue ambizioni a lungo termine. - Teatro Operativo Boreale-Artico.
Mentre il mondo guarda a sud, la competizione nell’Artico si intensifica. La visita dei reali di Norvegia alle isole Svalbard non è stata solo un evento di cronaca rosa, ma un segnale politico della crescente importanza strategica della regione, contesa tra NATO, Russia e una Cina sempre più assertiva. Le difficoltà delle marine occidentali (come il collo di bottiglia nella manutenzione dei sottomarini USA/UK) rendono il controllo di questo scacchiere ancora più complesso. - Teatro Operativo Australe-Antartico.
L’America Latina continua la sua “ondata progressista”. Questo spostamento a sinistra sta ridisegnando le alleanze regionali, offrendo nuovi spazi di manovra a Cina e Russia e sfidando l’influenza storica degli Stati Uniti. In Messico, il costo esorbitante della violenza legata al narcotraffico (18% del PIL) rimane un enorme fattore di instabilità. In Australia, nonostante il solido impegno nell’alleanza AUKUS, le imprese mantengono una forte fiducia nel mercato cinese, incarnando il dilemma strategico di molte nazioni della regione. - Indo-Pacifico
L’alleanza AUKUS è il perno della strategia occidentale per contenere la Cina. La fiducia espressa dal premier britannico Starmer nella sua continuità, anche sotto un’amministrazione Trump, ne sottolinea il valore strategico. Tuttavia, la crisi mediorientale rischia di assorbire risorse e attenzione politica statunitense, potenzialmente allentando la pressione su Pechino. L’indicatore economico del trasporto di container vuoti, “in rosso”, segnala inoltre un rallentamento del commercio globale che colpirà duramente le economie export-oriented della regione.
Conclusioni e possibili sviluppi
Il 16 giugno 2025 ha lasciato il mondo in uno stato di massima allerta. Le prossime 48-72 ore saranno decisive.
• Da monitorare. La risposta dell’Iran. Un contrattacco massiccio potrebbe innescare una reazione a catena incontrollabile. Fondamentale sarà la prossima mossa di Washington: l’amministrazione Trump riuscirà a mantenere la sua linea di “disimpegno condizionato” o verrà trascinata nel conflitto dalle pressioni interne ed esterne?
• Sviluppi a breve termine. Lo Stretto di Hormuz è il punto critico. Un blocco, anche parziale, causerebbe uno shock energetico globale. Sul fronte diplomatico, il prossimo summit del G7 sarà un banco di prova cruciale per la tenuta dell’alleanza occidentale di fronte a un Trump isolato e a un’Europa divisa.
• Tendenze emergenti. La crisi sta accelerando la corsa alle nuove tecnologie belliche (droni, laser, IA), come dimostrano gli annunci al salone di Le Bourget. Inoltre, la guerra in Ucraina, ora in secondo piano, potrebbe vedere un’offensiva russa intensificata. Infine, la crisi ha messo a nudo la fragilità dell’ordine globale, spingendo sempre più nazioni del “Sud Globale” a cercare alternative all’egemonia occidentale, rafforzando un mondo sempre più multipolare.
Eventi

Evento anteprima del ciclo “Conversazioni di Geopolitica: Comprendere un Mondo in Rapida Trasformazione”.
Prima di diventare uno dei personaggi più noti sulla scena mondiale, Volodymyr Zelens’kyj era già una celebrità in Russia e Ucraina. Ma possiamo davvero dire di conoscerlo? Dalla sua elezione nel 2019, ha interpretato ruoli diversi e spesso contraddittori: riformatore, leader in tenuta militare, democratico che si appoggia all’estrema destra. Con audacia e schiettezza, Fulvio Scaglione ci guiderà alla scoperta della parabola di Zelens’kyj, tra luci, ombre e consensi.

