20-06-25 Dal mondo
20 Giugno 2025 2025-06-20 7:0720-06-25 Dal mondo
Geopolitica
—Iran-Israele e il paradosso ucraino
—Neutralità pro-iraniana. Come si muove la Cina sul conflitto in Medio Oriente
—L’Asia che sostiene l’Iran nella guerra con Israele
—Le pressioni dell’Aipac sul Congresso per trascinare anche gli USA in guerra con l’Iran
—Perché l’escalation Israele-Iran spaventa Mosca (e non solo)
—Ucraina. Putin alla Germania, ‘Se consegnerete i Taurus sarà coinvolgimento diretto’
—Merz, com’è pericoloso un ‘portavoce’ di BlackRock eletto cancelliere
—Dal margine al centro? L’ascesa strategica della Spagna
–🇬🇧Iran and the nightmare of partition
–🇬🇧If Israel goes it alone is it risking another ‘Suez’?
–🇬🇧How War with Iran Would Undercut US China Strategy
–🇬🇧Georgian Dream Moves Away From North Atlantic Treaty Organization Aspirations
Geoeconomia – Tecnologia
—Fincantieri presenta al NAV 25 le soluzioni per un settore navale clean e digitale
Difesa
–🇬🇧Rebuilding SADC’s Maritime Security Architecture
–🇬🇧Developing Robust Regional Maritime Security Mechanisms for the WIO
–🇬🇧NATO’s Task Force X Baltic Demonstrates Multi-Domain Response to Seabed and Wider Maritime Threats
–🇬🇧How China’s Navy Just Got Closer to Its 2035 Naval Plan
–🇬🇧Navy reaches fiscal 2025 recruiting goal 3 months early
–🇬🇧Indonesian Navy Plans Full Combat Configuration for Incoming PPA Vessels
Sintesi Geopolitica e Geoeconomica (focus su quanto accaduto il 19 giugno)
L’analisi del 19 giugno 2025 delinea un sistema internazionale in una fase di profonda trasformazione, caratterizzato da una crescente interconnessione tra le crisi regionali.
L’escalation militare, la competizione economica e la corsa tecnologica si saldano in una dinamica complessa che ridefinisce gli equilibri di potere globali, mettendo alla prova la resilienza delle alleanze strategiche.
Evento clou della giornata
La vulnerabilità dello scudo israeliano e la guerra di logoramento con l’Iran. La notizia più critica della giornata, emersa da fonti di intelligence occidentali e destinata a ridefinire i calcoli strategici, è il rapido esaurimento delle scorte di missili intercettori del sistema Arrow di Israele. Questo sviluppo trasforma il conflitto con l’Iran in una drammatica corsa contro il tempo. Ogni missile iraniano intercettato oggi è una garanzia di sicurezza in meno per domani. Combinato con il costo economico insostenibile della guerra, stimato in oltre 700 milioni di dollari al giorno, questo “salasso” militare ed economico spinge Israele verso un bivio: cercare un’escalation decisiva e rischiosissima per neutralizzare la minaccia iraniana una volta per tutte, o affrontare un collasso per esaurimento. Questa dinamica rende il Medio Oriente la polveriera più pericolosa del pianeta.
Analisi per Teatro Operativo
- Mediterraneo Allargato.
Il confronto tra Israele e Iran ha superato la soglia della guerra per procura per diventare un conflitto diretto e logorante. La vulnerabilità dello scudo Arrow pone gli Stati Uniti di fronte a un dilemma straziante: la potente lobby AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) preme sul Congresso per un intervento diretto, ma l’amministrazione Trump, pur mantenendo una retorica aggressiva, è consapevole che una guerra con l’Iran sarebbe una trappola strategica che avvantaggerebbe la Cina.
L’Unione Europea appare impotente e divisa. Mentre la diplomazia italiana si spende in un frenetico sforzo di mediazione, nazioni come Spagna e Irlanda spingono per sanzionare Israele per la crisi umanitaria a Gaza, rivelando l’incapacità dell’UE di agire con una voce sola. Nel frattempo, la stabilità dell’intera regione è a rischio. Le rotte commerciali vitali attraverso il Mar Rosso e lo Stretto di Hormuz sono minacciate, costringendo potenze come l’India a preparare piani di emergenza per le proprie forniture energetiche.
Un dato nuovo e significativo è il consolidamento di un’inedita “Asia che sta con Teheran”. Nazioni a maggioranza musulmana come Pakistan, Indonesia e Malesia hanno espresso una forte solidarietà politica con l’Iran, erodendo la narrativa dell’isolamento di Teheran e complicando i calcoli strategici occidentali. Il riarmo regionale continua, come dimostra l’acquisto di elicotteri americani da parte della Tunisia, in un quadro di generale militarizzazione. - Heartland euro-asiatico.
Il conflitto in Medio Oriente rappresenta un inaspettato vantaggio strategico per Russia e Cina. Per Mosca, la crisi iraniana è un dono: distoglie l’attenzione e le risorse militari occidentali dall’Ucraina, fa salire i prezzi del petrolio finanziando la macchina da guerra russa e offre a Putin il ruolo di potenziale mediatore. La minaccia diretta del Cremlino alla Germania sulla potenziale fornitura di missili Taurus a Kiev è un esempio lampante della sua strategia di intimidazione per mettere pressione sulla NATO.
Per la Cina, un’America impantanata in Medio Oriente è una “manna strategica”. Mentre Pechino invoca pubblicamente la pace, continua indisturbata la sua penetrazione geoeconomica, come dimostrano le trattative della compagnia statale COSCO per acquisire quote di porti strategici globali o l’inondazione del mercato brasiliano con i suoi veicoli elettrici. Nel frattempo, l’erosione dell’influenza occidentale ai margini dell’Europa, come dimostra l’allontanamento della Georgia dalle sue aspirazioni euro-atlantiche, segna una vittoria silenziosa ma importante per la strategia russa nel suo “estero vicino”. - Teatro operativo Boreale-Artico
La competizione si è estesa alle fredde acque del Nord. In risposta alla guerra ibrida russa, la NATO ha compiuto un passo significativo creando la “Task Force X” nel Mar Baltico, un’unità navale multi-dominio specializzata nella protezione delle infrastrutture critiche sottomarine (cavi dati, gasdotti), diventate un bersaglio primario. Questa mossa segnala la presa di coscienza che la sicurezza europea si gioca anche sui fondali marini.
Parallelamente, la Russia sta consolidando il proprio controllo sulla Zona Artica, rafforzando la sua presenza militare e le sue rivendicazioni sulla Rotta del Mare del Nord, una via commerciale destinata a diventare sempre più strategica con lo scioglimento dei ghiacci. - Teatro operativo Australe-Antartico.
Mentre i teatri settentrionali sono dominati dalla competizione tra grandi potenze, il Sud globale è caratterizzato da sfide di governance e da nuove fratture ideologiche. In Africa Australe, la difficoltà nel creare architetture di sicurezza marittima efficaci contro pirateria e pesca illegale lascia ampi spazi vulnerabili all’ingerenza di attori esterni. In America Latina, la crisi politica in Argentina e le accuse di spionaggio contro l’ex presidente Bolsonaro in Brasile evidenziano una profonda instabilità istituzionale. Emerge inoltre una “nuova frattura globale” tra l’Occidente e parti del Sud globale, esemplificata dal caso del politico sudafricano Julius Malema, a cui il Regno Unito ha negato il visto. Questi episodi rivelano divisioni profonde su temi come il colonialismo e il conflitto israelo-palestinese, mostrando un mondo diviso non solo da interessi, ma da visioni del mondo sempre più divergenti. - Indopacifico.
Questo teatro rimane l’arena decisiva della competizione a lungo termine tra Stati Uniti e Cina. La corsa al riarmo è palese. L’Indonesia che acquista fregate italiane in configurazione “full combat”, la Turchia che si afferma come esportatore di caccia di quinta generazione vendendoli all’Indonesia, e soprattutto Taiwan che si dota di tecnologia per sciami di droni, sono tutti segnali di una militarizzazione accelerata.
L’alleanza AUKUS rimane il perno della strategia occidentale, ma la sua tenuta è messa in discussione dalle incertezze politiche a Washington. La vera partita, però, è tecnologica. La superiorità non è più solo una questione di piattaforme, ma di software. L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nei sistemi d’arma, come testato dalla Svezia sui suoi caccia Gripen, e la digitalizzazione spinta del settore navale, come presentato da Fincantieri, sono i veri “game-changer” che definiranno chi prevarrà in questo scacchiere cruciale.
Conclusioni e possibili sviluppi
Il mondo si trova su un crinale pericoloso. La crisi tra Israele e Iran ha raggiunto un punto di non ritorno e le prossime 24-72 ore saranno decisive. I temi da monitorare con la massima attenzione sono:
- La decisione di Israele. Pressato dalla vulnerabilità del suo scudo missilistico e dai costi della guerra, il governo israeliano potrebbe tentare un’azione militare ancora più drastica per cercare di chiudere la partita. Un attacco diretto alle figure apicali del regime iraniano o un’operazione su vasta scala contro i siti nucleari sono possibilità concrete che innescherebbero una reazione a catena incontrollabile.
- La mossa degli Stati Uniti. La pressione per un coinvolgimento diretto americano nel conflitto è al suo apice. La decisione finale di Donald Trump – intervenire a sostegno di Israele o mantenere la linea della moderazione – è la variabile più importante che determinerà le sorti del ruolo statunitense nell’area.
- La risposta russa in Europa. La reazione del Cremlino alla decisione della Germania sui missili Taurus potrebbe manifestarsi con azioni ibride contro le infrastrutture europee o con un’ulteriore intensificazione degli attacchi in Ucraina. La capacità di Putin di sfruttare le divisioni occidentali sarà un fattore chiave.
In sintesi, la “Terza Guerra Mondiale a pezzi” rischia di saldarsi. La gestione dell’escalation in Medio Oriente, la coesione dell’alleanza atlantica e la capacità di non perdere di vista la competizione a lungo termine con la Cina sono le tre sfide esistenziali che decideranno se il mondo scivolerà nel caos o riuscirà a trovare un nuovo, seppur fragile, equilibrio.
Eventi

Evento anteprima del ciclo “Conversazioni di Geopolitica: Comprendere un Mondo in Rapida Trasformazione”.
Prima di diventare uno dei personaggi più noti sulla scena mondiale, Volodymyr Zelens’kyj era già una celebrità in Russia e Ucraina. Ma possiamo davvero dire di conoscerlo? Dalla sua elezione nel 2019, ha interpretato ruoli diversi e spesso contraddittori: riformatore, leader in tenuta militare, democratico che si appoggia all’estrema destra. Con audacia e schiettezza, Fulvio Scaglione ci guiderà alla scoperta della parabola di Zelens’kyj, tra luci, ombre e consensi.
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