29-10-25 Dal mondo
29 Ottobre 2025 2025-10-29 7:5329-10-25 Dal mondo
Geopolitica
—Ucraina. L’avanzata dei russi svela il pericoloso azzardo di Zelensky
—Russia: ‘Francia invierà soldati in Ucraina’
—Putin lancia missile nucleare Burevestnik: cos’è, come funziona
—Thailandia-Cambogia: tregua e dazi sotto la mediazione di Trump
–🇬🇧Ukraine unveils Sea Baby USV armed with rockets and machine gun
–🇬🇧Russia’s Harmony Network – Operational Strength but Strategic Weakness
–🇬🇧U.S. Military Conducts Three Strikes in Eastern Pacific, Mexico Leads Rescue of Sole Survivor
–🇬🇧U.S. Forces Kill 14 Suspected Narco Traffickers in Multiple Eastern Pacific Strikes
Geoeconomia
—Kaliningrad sotto pressione: come un corridoio logistico e operativo può trasformarsi in crisi
—Giappone e Stati Uniti pronti a firmare un memorandum di cooperazione nella cantieristica
—Missione in India per Rixi a caccia di sinergie su infrastrutture, mobilità ed edilizia
—Tragedia in un cantiere navale indonesiano: 13 operai morti in un incendio
–🇬🇧Don’t give up the shipyards
–🇬🇧South Korea Is Throwing the American Shipbuilding Industry a Lifeline
Difesa
—L’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto al vertice della Marina Militare
—La bandiera di combattimento del Trieste e il Burevestnik
—Caccia Typhoon alla Turchia: il patto Starmer-Erdogan
—Cognitive intelligence. Se la mente è il campo di battaglia
–🇬🇧DoD promised a ‘swarm’ of attack drones. We’re still waiting
–🇬🇧US Navy releases new social media guidelines for service members
–🇬🇧STM Lays Keel of First Turkish National Fast Attack Craft
–🇬🇧Philippines Marines Apprehend Chinese Fishing Boat at Second Thomas Shoal
Scenari Geopolitici
L’attuale quadro geopolitico globale è caratterizzato da una complessa interconnessione di crisi e dinamiche di potere, in cui le tensioni regionali si amplificano in un contesto di competizione strategica tra le grandi potenze. Le sfide spaziano dalle guerre convenzionali a minacce ibride, dall’instabilità economica alle questioni energetiche, delineando uno scenario in costante evoluzione che richiede un’analisi attenta e multidimensionale per comprenderne le profonde implicazioni.
Eventi Clou
Il 28 ottobre 2025 è stato un giorno particolarmente denso di avvenimenti significativi che hanno contribuito a ridefinire il complesso panorama geopolitico. Tra gli eventi più rilevanti spicca l’intensificazione del conflitto a Gaza, dove il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato pesanti bombardamenti sulla Striscia, accusando Hamas di aver violato il cessate il fuoco. Questa decisione arriva dopo presunti attacchi a un convoglio militare israeliano a Rafah e ritardi nella consegna dei corpi degli ostaggi, riaccendendo una spirale di violenza in una regione già estremamente volatile e sotto la pressione degli alleati di estrema destra di Netanyahu per un’occupazione totale di Gaza. La situazione evidenzia la fragilità degli accordi di pace e la complessità di un conflitto con responsabilità reciproche, con timori palpabili per un’ulteriore escalation che potrebbe compromettere gravemente la stabilità regionale.
Contemporaneamente, il fronte orientale europeo ha visto nuovi sviluppi con la Russia che accusa la Francia di voler inviare 2.000 soldati della Legione Straniera in Ucraina, mascherandoli da istruttori. Questa mossa, se confermata, rappresenterebbe una provocazione diretta e un’escalation significativa nel conflitto, con Mosca che già sta testando il suo missile nucleare “Burevestnik”, in grado di eludere i sistemi di difesa NATO e di rimanere in aria per giorni. La potenziale militarizzazione diretta da parte di un membro NATO in Ucraina potrebbe alterare drasticamente l’equilibrio del conflitto, ampliando la scala delle operazioni militari e innescando ripercussioni globali sulla sicurezza internazionale, in un momento in cui le forze ucraine sono già in difficoltà sul campo, specialmente nell’oblast di Donetsk.
L’uragano Melissa, ora di Categoria 5, minaccia un impatto devastante sulla Giamaica con venti di 185 mph e pressione di 892 mb, tra i livelli più estremi mai registrati nell’Atlantico. Si prevedono danni strutturali totali, alluvioni lampo e frane, accentuando il rischio umanitario. Questo fenomeno riflette la vulnerabilità crescente di infrastrutture e popolazioni ai cambiamenti climatici, con gravi ripercussioni economiche regionali. Melissa attraverserà Cuba e le Bahamas, estendendo le conseguenze su vaste aree caraibiche e richiedendo una risposta umanitaria urgente e coordinata a livello globale.
Infine va evidenziato come il Consiglio dei Ministri abbia nominato l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto nuovo Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, succedendo all’ammiraglio Enrico Credendino dal 6 novembre 2025. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha elogiato Berutti come “uomo delle Istituzioni” con competenze di altissimo livello, auspicando una guida competente e visionaria della Marina per la sicurezza nazionale. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, ha garantito continuità e visione strategica. Berutti Bergotto vanta una carriera militare prestigiosa, comandi navali importanti e riconoscimenti nazionali e internazionali.
Conseguenze dei fatti accaduti
Conseguenze geopolitiche
L’escalation a Gaza, con bombardamenti israeliani e rottura del cessate il fuoco, rischia di destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente, alimentando tensioni regionali e risentimenti verso attori esterni. Sul fronte europeo, la potenziale decisione della Francia di inviare truppe in Ucraina, unitamente ai test missilistici russi e all’avanzata in Donetsk, indica una pericolosa escalation del conflitto. Un coinvolgimento diretto di un membro NATO potrebbe portare a un confronto più ampio con la Russia, con implicazioni per la sicurezza dell’intera Europa. La crisi di Kaliningrad, con le violazioni dello spazio aereo lituano e le minacce ibride, evidenzia la crescente militarizzazione del Mar Baltico e la necessità per la NATO di rafforzare la sua postura di deterrenza. La Lituania, con l’aumento delle spese militari, si sta preparando a uno scenario di maggiore tensione, riflettendo la percezione di una minaccia russa imminente. L’Antartide, tradizionalmente un continente dove si è sviluppata soprattutto la cooperazione scientifica, si sta trasformando in una nuova arena di competizione geopolitica. L’interesse crescente per le sue immense risorse e la sua posizione strategica per le osservazioni spaziali, unito allo scioglimento dei ghiacci che aprirà nuove rotte commerciali, attira l’attenzione di potenze come Cina e Russia. Nel Sud-Est asiatico, il Bangladesh si avvicina alla Cina e al Pakistan politicamente. Ciò rappresenta un cambiamento significativo nell’equilibrio di potere regionale. L’acquisizione di jet cinesi e la partecipazione a forum trilaterali rafforza l’influenza di Pechino nella Baia del Bengala, una regione strategica per il commercio marittimo globale.
Allo stesso modo, l’approccio “negoziato” dell’Indonesia all’autonomia, accettando capitali cinesi ma imponendo regole nazionali, mostra come i paesi della regione stiano cercando di bilanciare le grandi potenze, sfruttando la competizione a proprio vantaggio senza cadere in una dipendenza unilaterale. La crisi del WTO minano il multilateralismo commerciale, con il rischio di un sistema dominato dal potere delle grandi economie che potrebbe frammentare il commercio mondiale e ledere paesi più piccoli. La guerra commerciale USA-Cina mostra l’intreccio fra fattori economici e geopolitici che influenzano alleanze e strategie. In Europa e nel Mediterraneo, gli investimenti della Turchia negli Eurofighter Typhoon riflettono una riorganizzazione delle capacità di difesa per rispondere a minacce crescenti, ponendo l’accento su flotte e forze aeree più capaci di tutela degli interessi nazionali e regionali. In sintesi, il 28 ottobre ha evidenziato un mondo con tensioni locali in rapido processo di globalizzazione, alleanze tradizionali messe alla prova e nuove sfere d’influenza in formazione. Le grandi potenze competono su più fronti — militare, economico, tecnologico, energetico e cognitivo — mentre i paesi più piccoli adottano strategie diversificate per assicurarsi autonomia e sicurezza in uno scenario sempre più complesso.
Conseguenze strategiche
L’escalation a Gaza, con la minaccia di un’occupazione totale, spinge Israele verso una strategia di sicurezza basata sulla deterrenza e sulla proiezione di forza, potenzialmente a costo di un’ulteriore destabilizzazione regionale. La risposta aggressiva israeliana agli incidenti con l’UNIFIL in Libano, con l’abbattimento di un drone e il lancio di una granata, evidenzia una crescente assertività militare che rischia di compromettere le missioni di peacekeeping internazionali e di innescare conflitti più ampi. Sul fronte orientale, la presunta intenzione della Francia di inviare truppe in Ucraina rappresenta un punto di svolta strategico per la NATO. Se confermata, questa mossa trasformerebbe il conflitto ucraino da guerra per procura a confronto diretto con la Russia, costringendo l’Alleanza a riconsiderare i suoi limiti di coinvolgimento e la sua strategia di de-escalation. Il test del missile nucleare “Burevestnik” da parte della Russia è un chiaro segnale di deterrenza strategica, volto a proiettare potenza e a scoraggiare interventi esterni, ridefinendo il calcolo del rischio nucleare. L’avanzata russa in Donetsk, unitamente alle difficoltà ucraine, suggerisce una strategia di logoramento mirata a consolidare i guadagni territoriali prima di eventuali negoziati, evidenziando una disparità di risorse e di capacità militari. La crescente importanza dell’Antartide come arena di competizione strategica è un’altra conseguenza significativa. La corsa alle risorse e alla posizione geostrategica spinge potenze come Cina e Russia a rafforzare la loro presenza militare e scientifica sul continente. Questa militarizzazione di un’area tradizionalmente dedicata alla ricerca scientifica introduce nuove sfide alla governance globale e alla stabilità internazionale, con il rischio che il Trattato Antartico del 1959 venga eroso o ignorato. Nel Sud-Est asiatico, l’avvicinamento del Bangladesh alla Cina è una mossa strategica che potrebbe alterare gli equilibri di potere nella Baia del Bengala. L’acquisizione di jet cinesi e la partecipazione a forum trilaterali rafforzano la capacità di Pechino di proiettare potenza e influenza in una regione chiave per il commercio marittimo e la sicurezza indo-pacifica. Questa dinamica richiede agli USA e ai loro alleati una revisione delle proprie strategie per contrastare l’espansione cinese e mantenere la stabilità regionale. L’approccio “negoziato” dell’Indonesia all’autonomia, accettando capitali cinesi ma imponendo condizioni nazionali, mostra una strategia di bilanciamento delle grandi potenze, cercando di massimizzare i benefici economici senza compromettere la sovranità nazionale. La firma del memorandum di cooperazione cantieristica tra Giappone e USA è una risposta strategica al dominio cinese nel settore navale. L’investimento congiunto in tecnologia e standardizzazione mira a rivitalizzare l’industria cantieristica americana e a garantire la superiorità navale nell’Indo-Pacifico. Allo stesso modo, la partnership tra Corea del Sud e USA per la costruzione di navi da guerra americane è una mossa strategica per risolvere i ritardi nella produzione e rafforzare la prontezza navale attraverso l’expertise internazionale. Le operazioni militari USA contro il narcotraffico nel Pacifico orientale, con l’uccisione di “narco-terroristi”, indicano un cambiamento nella dottrina militare, che equipara i cartelli a gruppi terroristici e giustifica un approccio più aggressivo e letale. Questa espansione delle operazioni militari oltre i confini tradizionali del conflitto solleva questioni di legalità internazionale e di implicazioni diplomatiche, in particolare con paesi come il Messico. Infine, l’introduzione di varianti potenziate del Sea Baby USV da parte dell’Ucraina, con capacità multi-ruolo e armamenti avanzati, rappresenta un’innovazione strategica nella guerra navale. Questi droni stanno alterando i paradigmi di combattimento nel Mar Nero, costringendo la Russia a ripensare le sue difese e a spostare la sua flotta in porti sicuri. La loro efficacia nel negare il mare e nel rendere insicure le basi navali tradizionali dimostra il potenziale dei sistemi autonomi per ridefinire le strategie marittime. In sintesi, le conseguenze strategiche degli eventi del 28 ottobre evidenziano una maggiore militarizzazione delle relazioni internazionali, l’emergere di nuove arene di competizione, l’adattamento delle dottrine militari alle nuove minacce (ibride, climatiche, tecnologiche) e la crescente importanza dei sistemi autonomi e delle partnership industriali per la sicurezza nazionale e regionale.
Conseguenze economiche, tecnologiche, finanziarie ed energetiche
Dal punto di vista economico, l’escalation a Gaza ha un impatto diretto sull’economia israeliana e palestinese, con danni alle infrastrutture, interruzione delle attività commerciali e aumento delle spese militari. La destabilizzazione regionale potrebbe influenzare i mercati energetici globali, data l’importanza del Medio Oriente come produttore di petrolio e gas. La guerra commerciale USA-Cina, nonostante un accordo preliminare, ha evidenziato le vulnerabilità economiche di entrambi i paesi. La Cina ha ritardato i controlli sulle terre rare, essenziali per l’industria high-tech e militare USA, e si è impegnata ad acquistare soia USA. Tuttavia, la dipendenza americana dalle terre rare cinesi rimane un “tallone d’Achille” strategico, e l’accordo non risolve le questioni strutturali di deficit commerciale. Le sanzioni USA su Lukoil e Rosneft hanno costretto le raffinerie indiane a sospendere nuovi ordini di greggio russo, rivolgendosi ai mercati spot. Questo avrà un impatto sui costi e sulla catena di approvvigionamento, ma potrebbe anche aprire opportunità per una maggiore diversificazione energetica dell’India, con potenziali benefici da sconti su altre fonti. La Future Investment Initiative (FII) in Arabia Saudita, con accordi per oltre 60 miliardi di dollari, dimostra la volontà del Regno di diversificare la propria economia oltre il petrolio, investendo in salute digitale e innovazione, e consolidando la sua posizione come hub finanziario globale.
Sul fronte tecnologico, la cooperazione cantieristica tra Giappone e USA, con investimenti per 550 miliardi di dollari e focus sull’intelligenza artificiale per ottimizzare il design navale, mira a contrastare il dominio cinese nel settore. Questo accordo non solo rafforza le capacità produttive, ma promuove anche l’innovazione e la standardizzazione, creando un fronte unito contro la Cina. Allo stesso modo, la partnership tra Corea del Sud e USA per la costruzione di navi da guerra americane, con l’expertise coreana e i metodi di costruzione modulari, è un passo importante per accelerare il throughput e introdurre nuove tecnologie nel settore della difesa. L’Ucraina ha svelato nuove varianti potenziate del Sea Baby USV, con capacità multi-ruolo e armamenti avanzati. Questi droni, dotati di MLRS e mitragliatrici, rappresentano un’innovazione tecnologica significativa nella guerra navale, costringendo la Russia a investire in nuove difese anti-USV. L’emergere della Cognitive Intelligence (Cogint) come nuovo dominio di competizione strategica, basato sull’uso di dati personali e AI per la profilazione avanzata e l’ingegneria delle percezioni, solleva profonde questioni etiche e di sicurezza, evidenziando il rischio di un divario asimmetrico per l’Occidente se non si protegge la sovranità cognitiva delle democrazie.
Dal punto di vista finanziario, la crisi del WTO, con il blocco della nomina dei giudici all’Appellate Body, minaccia la stabilità del sistema commerciale multilaterale. Questo potrebbe portare a una frammentazione del commercio globale e a un aumento delle controversie commerciali, con costi elevati per le aziende e incertezza per gli investitori. L’accordo preliminare USA-Cina, sebbene stabilizzi i mercati a breve termine, non risolve le vulnerabilità strutturali.
Le conseguenze energetiche sono altrettanto rilevanti. La sospensione degli ordini di greggio russo da parte dell’India mostra l’impatto diretto delle sanzioni sulla catena di approvvigionamento globale, spingendo i paesi a diversificare le loro fonti energetiche. La transizione energetica della Bulgaria, che si sta spostando dalla dipendenza dal gas russo a partnership strategiche con gli Stati Uniti per il nucleare avanzato e i piccoli reattori modulari (SMR), è un esempio di come la sicurezza energetica stia diventando una priorità geopolitica. L’obiettivo è trasformare la Bulgaria in un hub energetico diversificato per l’Est Europa, riducendo la vulnerabilità alla Russia. Infine, le difficoltà logistiche di Kaliningrad, che dipende da collegamenti terrestri, marittimi e aerei soggetti a restrizioni, evidenziano la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento energetico e delle infrastrutture critiche in un contesto di tensioni geopolitiche. Le contromisure russe per potenziare la rotta marittima Ust-Luga-Baltiysk sono un tentativo di garantire la resilienza energetica e logistica dell’exclave.
In sintesi, gli eventi del 28 ottobre sottolineano come le decisioni politiche e militari abbiano ripercussioni significative sui mercati, sull’innovazione tecnologica, sulle strategie finanziarie e sull’approvvigionamento energetico, delineando un mondo in cui la sicurezza e la prosperità sono sempre più interdipendenti e vulnerabili alle crisi.
Conseguenze marittime
L’escalation a Gaza, con i bombardamenti israeliani e la possibile occupazione, avrà un impatto diretto sulla sicurezza della navigazione nel Mediterraneo orientale, con un aumento del rischio per le navi commerciali e un possibile rafforzamento delle restrizioni marittime nella zona. L’incidente in Libano, dove l’UNIFIL ha abbattuto un drone israeliano e le forze israeliane hanno risposto con un attacco a una pattuglia, evidenzia la crescente militarizzazione del Mediterraneo orientale e il rischio di incidenti che potrebbero coinvolgere forze internazionali, compromettendo la libertà di navigazione e la sicurezza del personale di peacekeeping. La nomina dell’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto a Capo di Stato Maggiore della Marina Militare italiana e la consegna della bandiera di combattimento all’unità da assalto anfibio “Trieste” sottolineano l’impegno dell’Italia a rafforzare le proprie capacità navali. Il “Trieste”, la più grande imbarcazione della Marina italiana dal dopoguerra, rappresenta un aumento significativo delle capacità di proiezione di potenza e di risposta anfibia, essenziali per la protezione degli interessi nazionali nel Mediterraneo allargato e oltre. Questi sviluppi si inseriscono in un contesto di crescente necessità di sicurezza marittima e di deterrenza. Nel Mar Baltico, la rete sonar russa “Harmony” nel Mar di Barents, pur con le sue vulnerabilità tecnologiche, migliora la consapevolezza marittima per la Flotta del Nord, consentendo risposte rapide aerei MP e piattaforme ASW. Ciò contribuisce a una maggiore militarizzazione del Baltico e a un aumento delle tensioni con i paesi NATO, come dimostrato dagli sconfinamenti aerei russi e dalle relative reazioni. Le difficoltà logistiche di Kaliningrad, con la dipendenza dai collegamenti marittimi, hanno spinto la Russia a potenziare la rotta Ust-Luga-Baltiysk con navi rail-ferry, creando una “ferrovia sul mare” per garantire la resilienza logistica e la ridondanza, evitando l’isolamento dell’enclave. L’Antartide sta emergendo come una nuova frontiera strategica per le potenze marittime. Lo scioglimento dei ghiacci, che aprirà nuove rotte commerciali nell’Oceano Meridionale, e le immense risorse sottomarine (idrocarburi, minerali) stanno attirando l’attenzione di Cina e Russia. L’investimento cinese nella “strategia del Terzo Polo” con stazioni a uso duale e la modernizzazione delle stazioni russe con rilevazioni idrografiche, suggeriscono una crescente proiezione navale e un interesse per il controllo delle risorse e delle rotte marittime nel continente ghiacciato. Nel Pacifico, la cooperazione cantieristica tra Giappone e USA, con l’obiettivo di contrastare il dominio cinese, e la partnership tra Corea del Sud e USA per la costruzione di navi da guerra americane, mirano a rafforzare la superiorità navale nell’Indo-Pacifico. Questi accordi non solo rivitalizzano l’industria cantieristica, ma migliorano anche l’interoperabilità e la resilienza delle flotte alleate, cruciali per la proiezione di potenza e la deterrenza contro la Cina. Le operazioni militari USA contro il narcotraffico nel Pacifico orientale, con tre strike letali su imbarcazioni valutate legate al trasporto di droga, evidenziano un aumento della presenza navale americana e un approccio più aggressivo alla sicurezza marittima. L’impiego di mezzi navali avanzati e di una dottrina che equipara i trafficanti a “narco-terroristi” espande il raggio d’azione della Marina USA e sottolinea l’importanza del Pacifico come arena di intervento per la sicurezza globale. L’Ucraina ha svelato nuove varianti potenziate del Sea Baby USV, trasformandoli in piattaforme multi-ruolo armate con razzi e mitragliatrici. Questi droni, con un raggio d’azione di oltre 1.500 km, stanno rivoluzionando la guerra navale nel Mar Nero, rendendo insicure le basi russe e costringendo la Flotta del Mar Nero a riposizionarsi. La loro capacità di negare l’accesso al mare e di ingaggiare obiettivi aerei e di superficie dimostra il potenziale dei sistemi navali autonomi per alterare gli equilibri di forza e le tattiche di combattimento. La Turchia, con l’acquisto di 20 Eurofighter Typhoon, mira a rafforzare la sua proiezione marittima e aerea nel Mediterraneo e nel Mar Nero, garantendo la protezione della “Blue Homeland”. Infine, la missione di Edoardo Rixi in India per sinergie su infrastrutture, mobilità ed edilizia, con focus sull’IMEC Corridor, sottolinea l’importanza strategica dell’India come hub globale per il commercio marittimo e i trasporti. La cooperazione portuale Italia-India, con la preparazione di un MoU, mira a capitalizzare l’ascesa dell’India nel shipping globale e a rafforzare le rotte commerciali che passano per l’Oceano Indiano. In sintesi, le conseguenze marittime degli eventi del 28 ottobre delineano un quadro di crescente militarizzazione, innovazione tecnologica e competizione per il controllo delle risorse e delle rotte. I mari e gli oceani sono sempre più al centro delle strategie di potenza, con un impatto diretto sulla sicurezza, sul commercio e sulla stabilità globale.
Conseguenze per l’Italia
Innanzitutto, la nomina dell’ammiraglio di squadra Giuseppe Berutti Bergotto a Capo di Stato Maggiore della Marina Militare italiana, annunciata il 28 ottobre, è un evento di rilievo che rafforza la leadership della Forza Armata in un momento di crescenti sfide marittime. La sua esperienza e visione strategica saranno cruciali per “tracciare la rotta della Marina Militare” verso la sicurezza del Paese. Questa nomina si inserisce nel contesto della consegna della bandiera di combattimento all’unità da assalto anfibio “Trieste”, la più grande nave della Marina italiana dal dopoguerra. Questi sviluppi sottolineano l’impegno dell’Italia a modernizzare e potenziare la propria flotta, essenziale per la proiezione di capacità e la protezione degli interessi nazionali nel Mediterraneo allargato, un’area di vitale importanza strategica ed economica per Roma. L’escalation del conflitto a Gaza e l’incidente in Libano meridionale, che ha visto le forze UNIFIL (sotto comando italiano) abbattere un drone israeliano e subire un attacco, evidenziano la fragilità della sicurezza nel Mediterraneo orientale. L’Italia, con il suo ruolo attivo nelle missioni di peacekeeping e i suoi interessi energetici nella regione, è direttamente esposta ai rischi di destabilizzazione. La sicurezza dei corridoi marittimi e la stabilità dei Paesi rivieraschi sono fondamentali per l’economia e la politica estera italiana, rendendo prioritario un impegno diplomatico per la de-escalation e la protezione delle missioni internazionali. Sul fronte europeo, la discussa intenzione della Francia di inviare truppe in Ucraina e i test missilistici russi in un contesto di tensioni crescenti nel Baltico hanno implicazioni dirette per la NATO, di cui l’Italia è un membro fondatore. L’intervento dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato, che ha illustrato la Strategia industriale europea per la Difesa, sottolinea la necessità per l’Italia di collegare scelte strategiche e capacità concrete, promuovendo una postura europea più coesa e industrialmente solida. A livello economico e commerciale, la missione del viceministro Edoardo Rixi in India è strategicamente cruciale per l’Italia. L’attenzione sull’IMEC Corridor (India-Medio Oriente-Europa) posiziona l’Italia come endpoint chiave di una rotta commerciale globale, promuovendo sinergie su infrastrutture, mobilità sostenibile, sviluppo urbano e marittimo. Gli incontri con i ministri indiani e la preparazione di un MoU sulla cooperazione portuale mirano a capitalizzare l’ascesa dell’India nel shipping globale, favorendo gli scambi tecnologici, lo sviluppo sostenibile e le partnership industriali. Per quanto riguarda il Green Deal UE, il “dietrofront” della Commissione europea sui divieti ambientali più stringenti, dovuto in parte alla pressione italiana e tedesca, rappresenta una vittoria per l’approccio pragmatico sostenuto dal governo Meloni. L’Italia ha spinto per una transizione sostenibile che bilanci ecologia e crescita economica, evitando “self-sabotage” e vincoli eccessivi su housing, auto e energia. Le revisioni, come l’abbandono del ban sui motori endotermici e l’allentamento dei vincoli sull’housing “green”, permetteranno all’industria italiana di adattarsi a un ritmo più sostenibile, proteggendo la competitività e l’occupazione, in particolare nei settori automobilistico e delle costruzioni. Infine, la crisi del WTO e le tensioni commerciali globali, sebbene non direttamente legate a un singolo evento del 28 ottobre, hanno un impatto sull’economia italiana. L’Italia, essendo una grande economia esportatrice, beneficia di un sistema commerciale multilaterale stabile e basato su regole condivise. La paralisi del sistema di risoluzione delle controversie e il rischio di un passaggio a un sistema “powers-based” potrebbero danneggiare le sue esportazioni e la sua competitività, richiedendo all’Italia di sostenere attivamente riforme che preservino l’equità e la prevedibilità del commercio globale. In conclusione, l’Italia si trova a navigare in un ambiente geopolitico complesso, caratterizzato da sfide alla sicurezza nel suo “vicinato allargato”, da tensioni nel sistema di alleanze e da nuove opportunità economiche in Asia. La sua capacità di influenzare le politiche europee, di rafforzare le proprie capacità militari e di stringere partnership strategiche sarà cruciale per proteggere i propri interessi e promuovere la stabilità in questo scenario dinamico.
Conclusioni
Il 28 ottobre 2025 ha segnato una giornata cruciale, rivelando un panorama geopolitico globale caratterizzato da una crescente complessità e interconnessione. Le crisi regionali si amplificano, inserendosi in un contesto di accesa competizione strategica tra le grandi potenze. Le sfide attuali si estendono dalla militarizzazione di nuove aree, come l’Antartide e il dominio cognitivo, alle tensioni convenzionali che infiammano Gaza, l’Ucraina e il Baltico, fino alla ridefinizione degli equilibri economici e tecnologici mondiali. Questa giornata ha messo in luce la fragilità degli accordi internazionali, l’urgente bisogno di risposte militari e diplomatiche agili e l’impatto trasformativo delle tecnologie emergenti sulla sicurezza e sul commercio. Tra i temi salienti che promettono ulteriori sviluppi, spicca l’escalation del conflitto a Gaza. I pesanti bombardamenti israeliani e la possibile rottura del cessate il fuoco rendono la situazione estremamente volatile, con il rischio che un’occupazione totale di Gaza possa estendere il conflitto. Parallelamente, l’escalation in Ucraina preannuncia un ulteriore inasprimento delle tensioni tra NATO e Russia. La presunta intenzione della Francia di inviare truppe, unita ai test missilistici nucleari russi e all’avanzata russa nel Donetsk, solleva il rischio di un confronto diretto. L’attenzione si concentrerà sulle reazioni delle capitali europee e sulla risposta di Mosca, che potrebbe intensificare la sua postura militare e la sua propaganda. Un’altra frontiera strategica emergente è l’Antartide, che sta rapidamente diventando un’arena per la competizione per risorse e posizionamento geostrategico. Cina e Russia stanno rafforzando la loro presenza, e la risposta occidentale, in particolare quella degli Stati Uniti con investimenti in flotte rompighiaccio, sarà determinante per i futuri equilibri di potere nel continente ghiacciato. Nell’Indo-Pacifico, le dinamiche regionali sono in costante evoluzione, come dimostrato dall’avvicinamento alla Cina da parte del Bangladesh e dall’approccio “negoziato” dell’Indonesia all’autonomia. Sarà cruciale monitorare l’efficacia degli Stati Uniti nel contrastare l’influenza cinese attraverso partnership strategiche, come quelle con Giappone e Corea del Sud nel settore cantieristico, che potrebbero portare a nuovi accordi e investimenti. La guerra cognitiva e tecnologica si rivela un dominio di competizione sempre più rilevante. L’emergere della Cognitive Intelligence e l’evoluzione dei droni marini ucraini (Sea Baby USV) segnalano una trasformazione radicale delle tattiche militari. La corsa allo sviluppo e alla protezione dalle minacce cibernetiche e cognitive, con l’integrazione di intelligenza artificiale e robotica, vedrà continui avanzamenti tecnologici e nuove sfide alla sicurezza delle informazioni e alla sovranità cognitiva delle democrazie. Infine, la riforma del Green Deal UE evidenzia un cambiamento di rotta nelle politiche ambientali europee. Il “dietrofront” della Commissione, anche grazie alla pressione italiana, indica una discussione in atto a Bruxelles per bilanciare gli obiettivi ecologici con la competitività economica, con l’abbandono di divieti stringenti e l’arrivo di proposte legislative più flessibili che avranno ricadute concrete sull’industria e sull’energia. Di fronte a questo scenario, è imperativo che l’Italia e la comunità internazionale adottino un approccio proattivo e multidimensionale. Sarebbe auspicabile il rafforzamento della deterrenza e della sicurezza marittima attraverso investimenti nelle Forze Armate, specialmente nella Marina Militare, per proteggere gli interessi nazionali nel Mediterraneo e proiettare stabilità. È altrettanto fondamentale promuovere la diplomazia e la de-escalation, impegnandosi attivamente per una risoluzione pacifica dei conflitti regionali e sostenendo le missioni di peacekeeping internazionali. Inoltre, sostenere il multilateralismo commerciale, lavorando per la riforma del WTO e la preservazione di un sistema commerciale internazionale basato su regole condivise, garantirà stabilità e prevedibilità agli scambi globali. Infine, adottare un approccio pragmatico alle politiche ambientali, spingendo per soluzioni che bilancino la sostenibilità con la crescita economica e la competitività industriale, assicurerà una transizione giusta ed efficace. Il futuro richiederà flessibilità, lungimiranza e una ferma volontà politica per navigare le complesse interazioni tra vecchie e nuove sfide, garantendo la sicurezza e la prosperità in un mondo in costante trasformazione.
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