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07-06-25 Dal mondo

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07-06-25 Dal mondo

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La fine della crisi politica sudcoreana?

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–🇬🇧German Navy starts looking for Combat USV

–🇬🇧Taiwan’s USV Development and Strategic Learning from Ukraine​

La settimana che si sta concludendo ha visto un’accelerazione della frammentazione globale, con la competizione strategica che si è trasformata in confronto diretto su più fronti, delineando i contorni di una nuova guerra fredda combattuta con droni, tariffe e cyber-attacchi.
L’evento più significativo è stato l’audace raid ucraino “Ragnatela”, che ha dimostrato la capacità di Kyiv di colpire la profondità strategica russa fino in Siberia con uno sciame di droni a lungo raggio. Questa mossa ha ridefinito il quadro del conflitto, evidenziando la vulnerabilità di Mosca e provocando l’attesa di una dura reazione russa.
Contemporaneamente, la frizione tra le superpotenze ha raggiunto livelli critici nell’Indo-Pacifico. Pechino ha reagito con dure minacce al patto di sicurezza tra UE e Filippine, mentre il transito di una sua portaerei e l’emissione di taglie su presunti hacker taiwanesi hanno alzato il livello dello scontro, rendendo la regione una vera polveriera.
Nel Mediterraneo Allargato, il quadro resta critico, con la diplomazia per Gaza in stallo e le potenze occidentali che preparano una rara censura formale contro l’Iran all’AIEA per il suo programma nucleare, un’azione che potrebbe avere conseguenze imprevedibili.
Su tutti i fronti, la guerra economica si è intensificata attraverso minacce di dazi incrociati e l’uso tattico delle materie prime, fotografando un’economia globale ostaggio dell’incertezza e della logica dei blocchi contrapposti.

Eventi Clou del 6 giugno
La giornata è stata definita da tre fratture che hanno scosso le fondamenta del potere globale, sia a Washington che sulla scena internazionale. L’evento più clamoroso è l’implosione della relazione tra il presidente Donald Trump ed Elon Musk. Questa “guerra dei titani”, innescata dalle critiche di Musk alla politica di bilancio, si è consumata a colpi di accuse al vetriolo, minacciando di spaccare la base repubblicana e mettendo a rischio miliardi di dollari in contratti governativi per SpaceX. Questa crisi istituzionale ed economica simboleggia la fragilità di alleanze basate più su personalità che su strategie condivise.
Parallelamente, a Seul si è eretto un “Muro di Berlino Digitale”. Il vertice sull’IA è fallito dopo che la delegazione sino-russa ha formalizzato la sua dottrina di “IA Sovrana”, un atto di secessione digitale che congela la creazione di standard globali e sancisce la divisione del mondo in due blocchi tecnologici contrapposti.
A complicare ulteriormente il quadro è la “guerra civile” ideologica esplosa all’interno del partito repubblicano americano. Lo scontro tra l’ala isolazionista e i neocon sulla politica verso l’Iran ha paralizzato la Casa Bianca, rendendo la strategia statunitense imprevedibile. Il mondo osserva con il fiato sospeso, incerto se Washington si stia dirigendo verso la guerra o il disimpegno. Queste tre rotture — personale, tecnologica e ideologica — definiscono una giornata di profonda instabilità.

Geo-strategia e Conflittualità
Il dominio della geo-strategia è stato segnato da un drammatico ciclo di escalation e rappresaglia. Il fulcro è stato l’Heartland Euro-asiatico, dove l’audace raid ucraino “Spider’s Web” ha dimostrato una capacità di colpire in profondità il territorio russo senza precedenti. La risposta di Mosca, secondo i dispacci della TASS, è stata una feroce campagna missilistica contro le infrastrutture logistiche e le città ucraine, inclusa Odessa. Questo scambio ha innescato una reazione a catena nella NATO: mentre la Germania, come riportato dalla DPA, ha ufficialmente inaugurato la sua brigata corazzata permanente in Lituania, agenzie come Reuters segnalano che Polonia e Stati Baltici stanno valutando l’opzione shock di ritirarsi dal trattato sulle mine antiuomo per fortificare il confine orientale.
Nell’Indo-Pacifico, la diplomazia ha ceduto il passo a un confronto muscolare. L’avvio delle esercitazioni navali “Scudo del Pacifico” tra Stati Uniti e Filippine, riportato da Associated Press, è stata la risposta diretta alle azioni cinesi. L’agenzia Nuova Cina ha condannato la mossa come una “pericolosa provocazione”, mentre Kyodo Tsūshinsha ha tracciato i movimenti della flotta cinese, evidenziando il rischio di un incidente. La proiezione di potenza cinese si è manifestata anche con la vendita di caccia stealth J-35 al Pakistan, un’evoluzione che ridisegna gli equilibri militari dell’Asia meridionale.
La conflittualità si è manifestata anche in forme ibride: nel Mediterraneo Allargato, la guerra nell’ombra contro l’Iran si è intensificata con attacchi informatici attribuiti a Teheran contro obiettivi curdi e iracheni, mentre Israele ha condotto raid aerei su Beirut, estendendo di fatto il raggio del conflitto. La crescente privatizzazione della guerra è stata infine esemplificata dall’arrivo dei mercenari di Erik Prince ad Haiti, un segnale della frammentazione della violenza organizzata.

Geo-economia, Industria e Marittimità
La settimana ha visto la definitiva consacrazione dell’economia come campo di battaglia. L’arma finanziaria è stata brandita dagli Stati Uniti con sanzioni contro la rete di “shadow banking” iraniana, un colpo durissimo alla sua capacità di aggirare l’embargo petrolifero. Allo stesso tempo, Washington ha bloccato le esportazioni di etano verso la Cina, trasformando una commodity energetica in uno strumento di pressione strategica.
La sicurezza delle rotte marittime è sempre più precaria. Nel Mar Rosso, come confermato da agenzie specializzate, il fallimento della mediazione con gli Houthi ha portato a un aumento dei premi assicurativi, consolidando la costosa deviazione attorno al Capo di Buona Speranza come alternativa strutturale per il commercio globale. La fragilità delle supply chain è stata ulteriormente evidenziata dall’incendio della bisarca Morning Midas, che ha sollevato l’allarme sui rischi specifici legati al trasporto di veicoli elettrici.
La competizione per le risorse strategiche si è acuita. Da un lato, gruppi industriali tedeschi hanno annunciato investimenti miliardari in Australia per l’estrazione di litio, cercando di creare catene del valore “occidentali”. Dall’altro, la joint venture sino-russa per lo sfruttamento del gas artico ha provocato la reazione dell’UE, che ha minacciato tariffe punitive tramite il meccanismo CBAM, trasformando la politica climatica in uno strumento geoeconomico.

Geopolitica e Relazioni Internazionali
Le relazioni internazionali sono state dominate da crisi interne con ripercussioni globali e da una diplomazia sempre più tesa. L’evento più destabilizzante è stato il crollo della coalizione di governo di Benjamin Netanyahu in Israele, come riportato da fonti come AFP e ANSA. Questa crisi, innescata dalla legge sulla coscrizione, lascia il premier in una posizione di estrema debolezza e solleva il timore che possa tentare un’azione militare disperata contro l’Iran per sopravvivere politicamente. A ciò si aggiunge la mossa di Washington di sanzionare i giudici della Corte Penale Internazionale, un atto di rottura con le istituzioni legali multilaterali.
Le relazioni tra le grandi potenze restano tese. La telefonata tra Trump e Xi, pur aprendo un canale di dialogo, è stata segnata da duri avvertimenti su Taiwan. Allo stesso tempo, l’atteggiamento di Trump verso il conflitto ucraino, definito una “lite tra bimbi”, ha creato un profondo sconcerto a Berlino e in altre capitali europee, evidenziando una crescente divergenza strategica all’interno del blocco occidentale.

Analisi dei Teatri Operativi
• Heartland Euro-asiatico. Il teatro è definito dall’escalation militare e dal consolidamento della divisione continentale. Il ciclo di attacco ucraino in profondità e di rappresaglia russa sulle città ha portato il conflitto a un nuovo livello di intensità. La NATO ha risposto accelerando il suo indurimento strategico sul fianco orientale, con il dispiegamento di forze permanenti e la discussione di misure estreme come il ricorso alle mine.
• Mediterraneo Allargato. Un mosaico di crisi convergenti. La profonda instabilità politica in Israele si combina con la guerra nell’ombra contro l’Iran, combattuta con sanzioni finanziarie e cyber-attacchi. La regione è afflitta da una crisi marittima persistente nel Mar Rosso, da disastri umanitari in Sudan e Gaza, e da un conflitto regionale di fatto, come dimostrano i bombardamenti israeliani in Libano.
• Indo-Pacifico. È l’arena principale della competizione sino-americana, che si manifesta su tutti i fronti: militare (esercitazioni navali contrapposte), economico (l’embargo sull’etano) e tecnologico (la corsa alle comunicazioni quantistiche). Questa rivalità alimenta le tensioni regionali e spinge attori come il Pakistan a un riallineamento strategico.
• Teatro Boreale-Artico. Questo teatro emerge come frontiera della competizione per le risorse energetiche e come laboratorio di nuove forme di guerra geoeconomica, dove la politica climatica europea viene usata come leva per contrastare i progetti strategici sino-russi.
• Teatro Australe-Antartico. Sebbene militarmente tranquillo, questo teatro è il campo di battaglia per il controllo delle materie prime critiche del futuro. La contesa tra gli investimenti occidentali in Australia e quelli cinesi in America Latina per il litio delinea la nascita di due sfere economiche e tecnologiche separate.

Conclusioni e Possibili Sviluppi
Il quadro globale che emerge è quello di un mondo sull’orlo di una crisi di nervi, dove la stabilità non è più solo minacciata da conflitti tradizionali tra Stati, ma dall’implosione del centro decisionale occidentale e dalla weaponizzazione di ogni dominio: dalla tecnologia all’economia, fino alle relazioni personali.
Le crisi interne alle grandi potenze, come la faida tra Trump e Musk o la frattura ideologica sulla politica verso l’Iran, non sono più questioni domestiche ma potenti acceleratori di caos globale, rendendo la leadership americana imprevedibile e alimentando l’insicurezza degli alleati.
Questo vuoto di leadership prevedibile alimenta direttamente l’escalation militare sui fronti più caldi e la frammentazione dell’economia globale. La spaccatura sull’Intelligenza Artificiale ha ormai eretto un “Muro di Berlino digitale”, mentre la guerra economica si combatte con embarghi energetici e una corsa a sigillare catene di approvvigionamento esclusive per le materie prime, dal litio al gas. Le conseguenze di questa disintegrazione si manifestano in un ciclo di attacco e rappresaglia sempre più violento in Ucraina e in una tensione navale esplosiva nel Mar Cinese Meridionale.
Per i prossimi giorni, tre sono i fronti ad altissimo potenziale di deriva, da mantenere sotto osservazione continua:

  1. La Crisi di Potere a Washington. L’esito della faida Trump-Musk e dello scontro ideologico sull’Iran determinerà la prevedibilità della politica estera americana. Una paralisi o una mossa impulsiva da parte della Casa Bianca potrebbero avere effetti a catena su tutti gli altri teatri.
  2. La Polveriera Mediorientale. L’imminente crisi di governo in Israele è un detonatore. Il rischio che un leader indebolito possa scatenare un’azione militare disperata per sopravvivere politicamente rende l’intero Medio Oriente estremamente volatile.
  3. I Punti di Frizione Militare Diretta. L’interazione tra le flotte nel Mar Cinese Meridionale e l’intensificazione degli attacchi in Ucraina sono i punti in cui il rischio di un errore di calcolo è massimo. Un singolo incidente potrebbe trasformare rapidamente la guerra fredda tecnologica in un conflitto aperto tra grandi potenze.

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