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14-06-25 Dal mondo

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14-06-25 Dal mondo

Israele colpisce l’Iran: uccisi leader militari, obiettivi nucleari distrutti. Teheran risponde

L’attacco di Israele all’Iran apre un nuovo pericoloso capitolo

L’Iran, il Paese più solo al mondo

Rischi, costi e posta in palio dell’attacco israeliano all’Iran

Russia e Iran, quante somiglianze in questi attacchi

Mosca sotto assedio psicologico. Kyiv usa il sospetto come arma

Sacrificare vite per salvare poltrone?

La guerra “anapoliké”: quando colpire non vuol dire salire di livello

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Il 13 giugno 2025 ha segnato un drammatico punto di svolta per la stabilità globale. L’operazione militare israeliana contro l’Iran ha catalizzato il passaggio da un conflitto per procura a uno scontro statale diretto, con immediate e significative conseguenze geopolitiche e geo-economiche. L’escalation non è un evento isolato, ma la manifestazione critica di un sistema internazionale in frammentazione. Questo processo è governato da due vettori principali: la rivalità geo-economica coercitiva tra USA e Cina e la progressiva erosione delle architetture di alleanza tradizionali. L’evento dimostra l’interdipendenza tra instabilità militare regionale e ripercussioni sistemiche, validando l’indissolubile nesso tra geo-strategia e geo-economia.

La sintesi che segue è fortemente influenzata da questo evento.

  • Geo-strategia e Conflittualità. L’obiettivo israeliano, secondo analisti citati dall’AFP, è duplice: ripristinare una deterrenza erosa e, per il premier Netanyahu, consolidare la propria posizione politica interna. L’attacco, pur devastante, sembra calibrato per evitare un’invasione di terra, configurando una nuova dottrina di conflitto “anapoliké” (non ascendente), combattuto con alta tecnologia per distruggere capacità strategiche senza occupare territorio.
  • Geopolitica e Relazioni Internazionali. La reazione diplomatica è stata immediata e frammentata. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è riunito d’urgenza. La Casa Bianca, pur negando un coinvolgimento diretto, ha usato l’attacco come leva, con il Presidente Trump che ha esortato Teheran a negoziare “prima che sia troppo tardi”, una mossa che, secondo fonti interne al Partito Repubblicano riportate dalla stampa USA, ha alienato la sua base isolazionista “MAGA”. Agenzie come l’italiana ANSA e la tedesca DPA hanno riportato le dichiarazioni congiunte di Italia e Germania che chiedevano de-escalation, mentre l’Arabia Saudita, tramite la sua agenzia di stampa, ha condannato fermamente l’attacco israeliano, segnalando un riallineamento pragmatico nel Golfo. La TASS russa e la cinese Xinhua hanno dato ampio risalto alla violazione della sovranità iraniana, sottolineando il fallimento della diplomazia occidentale.
  • Geo-economia e Marittimità. L’impatto economico è stato istantaneo. I prezzi del greggio Brent e WTI sono schizzati verso l’alto. Le tariffe di nolo per le petroliere e i costi assicurativi per le navi che transitano nello Stretto di Hormuz, arteria vitale per il 30% del petrolio mondiale, sono aumentati vertiginosamente. Sebbene il transito non sia stato interrotto, il rischio di un blocco dello stretto è ora il principale fattore di incertezza per l’economia globale. Sul fronte ucraino, il conflitto prosegue come guerra di logoramento, con Kiev che intensifica gli attacchi asimmetrici contro le raffinerie russe, contribuendo ulteriormente alla volatilità dei mercati energetici.

Analisi dei Teatri Operativi

1. Mediterraneo Allargato. L’epicentro della crisi globale è qui. L’evento clou della giornata è stata l’operazione israeliana “Rising Lion”, un attacco chirurgico e su vasta scala contro l’Iran. Dispacci di agenzie come Associated Press e Reuters hanno confermato raid su siti nucleari chiave come Natanz e Fordow, e l’uccisione mirata di alti comandanti delle Guardie Rivoluzionarie e di scienziati atomici. La reazione iraniana è stata rapida: l’agenzia di stampa statale IRNA ha annunciato il lancio dell’operazione “Vera Promessa 3”, con oltre 150 missili balistici diretti verso Israele, alcuni dei quali avrebbero raggiunto, secondo Teheran, l’area di Tel Aviv.

2. Heartland Euro-asiatico. Lontano dal fuoco mediorientale, la rivalità strutturale tra Stati Uniti e Cina ha vissuto un altro capitolo. Dopo una tesa guerra commerciale, è stata raggiunta una “tregua armata”. Xinhua ha presentato l’accordo sul rilascio delle terre rare come una vittoria della fermezza cinese, mentre la Casa Bianca lo ha venduto come un successo negoziale. La realtà è un fragile equilibrio basato sulla coercizione: Pechino ha dimostrato che può paralizzare settori dell’industria USA, e Washington ha usato la minaccia di tariffe per portare la Cina al tavolo. L’accordo, con licenze di esportazione valide solo per sei mesi, è un chiaro segnale della sua precarietà. Nel frattempo, la Russia di Putin, impegnata in Ucraina e sempre più isolata, vede la sua influenza erodersi. L’accordo tra Kazakistan e Afghanistan per una nuova ferrovia che bypassa il territorio russo è un esempio emblematico di come l’Asia Centrale stia cercando attivamente nuovi corridoi commerciali e una maggiore autonomia strategica da Mosca.

3. Indo-Pacifico.  Questo teatro rimane il fulcro della competizione strategica a lungo termine tra USA e Cina. Il Segretario alla Difesa americano ha ribadito l’impegno di Washington nella regione secondo la dottrina della “pace attraverso la forza”. Tuttavia, emergono segnali di frizione all’interno del blocco occidentale. La revisione dell’accordo sui sottomarini AUKUS (Australia, UK, USA) segnala dubbi sui costi e sulla sostenibilità di uno dei pilastri della strategia anti-cinese. La Corea del Nord, come riportato dall’agenzia sudcoreana Yonhap citando media statali, continua il suo riarmo navale, mentre potenze medie come il Vietnam stringono partenariati strategici con attori inaspettati come l’Azerbaigian per diversificare le proprie alleanze.

4. Teatro Operativo Boreale-Artico. Con lo scioglimento dei ghiacci, l’Artico diventa un’arena di competizione sempre più visibile. Il transito del nuovo rompighiaccio della Guardia Costiera statunitense attraverso il Canale di Panama, in rotta verso il suo primo dispiegamento artico, è un segnale tangibile della crescente militarizzazione della regione. Nazioni come l’Italia stanno definendo le loro ambizioni artiche, riconoscendo l’importanza delle nuove rotte marittime e delle immense risorse naturali che si stanno rendendo accessibili.

5. Teatro Operativo Australe-Antartico. Sebbene meno al centro dell’attenzione, anche questo teatro mostra dinamiche rilevanti. In Argentina, la condanna definitiva per corruzione dell’ex presidente Cristina Kirchner, riportata dall’agenzia spagnola EFE, segna la possibile fine di un’era politica e un riassetto degli equilibri in America Latina. L’Australia rimane l’attore chiave della strategia occidentale nella regione, ma il suo ruolo centrale nell’AUKUS la espone a crescenti pressioni e a un complesso bilanciamento tra l’alleanza con Washington e i rapporti economici con Pechino.

Conclusioni e Possibili Sviluppi

Il mondo trattiene il fiato. L’attacco israeliano all’Iran ha aperto un vaso di Pandora e i giorni a venire saranno cruciali per capire se si scivolerà in una guerra regionale su vasta scala o se prevarrà una de-escalation forzata.

  • Da Monitorare con massima attenzione. La risposta iraniana. Teheran è a un bivio: una ritorsione su larga scala potrebbe provocare una reazione israeliana ancora più devastante, forse con un coinvolgimento americano. Un’inazione proietterebbe un’immagine di debolezza intollerabile per il regime. La decisione che verrà presa nelle prossime 48-72 ore determinerà il corso degli eventi.
  • Impatto Economico Imminente. I prezzi del petrolio e i costi di trasporto marittimo rimarranno estremamente volatili. Qualsiasi incidente o minaccia nello Stretto di Hormuz potrebbe causare un’impennata dei prezzi e avere gravi ripercussioni sull’inflazione e sulla crescita globale.
  • La Fragile Tregua USA-Cina. L’accordo sulle terre rare è una tregua, non una pace. Sarà fondamentale osservare se emergeranno nuove provocazioni, specialmente riguardo a Taiwan. La retorica aggressiva del Pentagono potrebbe sabotare gli sforzi diplomatici, riaccendendo la guerra commerciale.

In sintesi, il 13 giugno ha accelerato la frammentazione dell’ordine globale. Il conflitto diretto in Medio Oriente è ora la minaccia più immediata, ma la rivalità strutturale tra Stati Uniti e Cina rimane il motore a lungo termine delle trasformazioni geopolitiche. Il mondo è in una pericolosa fase di instabilità, e quanto accadrà nei prossimi giorni potrebbe avere ripercussioni importanti.

Evento anteprima del ciclo “Conversazioni di Geopolitica: Comprendere un Mondo in Rapida Trasformazione”.

Prima di diventare uno dei personaggi più noti sulla scena mondiale, Volodymyr Zelens’kyj era già una celebrità in Russia e Ucraina. Ma possiamo davvero dire di conoscerlo? Dalla sua elezione nel 2019, ha interpretato ruoli diversi e spesso contraddittori: riformatore, leader in tenuta militare, democratico che si appoggia all’estrema destra. Con audacia e schiettezza, Fulvio Scaglione ci guiderà alla scoperta della parabola di Zelens’kyj, tra luci, ombre e consensi.


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