15-07-25 Dal mondo
15 Luglio 2025 2025-07-15 7:3615-07-25 Dal mondo
Geopolitica
—L’annuncio di Trump sulla Russia: più che una bomba, un petardo
—Russia. I dazi di Trump saranno del 100%, sanzioni secondarie se non ci sarà pace in Ucraina
—Azerbaigian, Siria, Israele: la strategia della Turchia tra Medio Oriente e Caucaso
—Azerbaijan. Gli USA pronti a prendere il controllo del Corridoio di Zangezur
—La scelta di Sánchez: la Spagna, il 5% e il futuro della NATO
—Arabia Saudita: Arrivati sopravvissuti nave Eternity Sea
—Ecco come nasce il nuovo risiko libico
—L’Algeria presa di mira dall’UE per riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo
–🇬🇧Three Years of War in Ukraine: Are Sanctions Against Russia Making a Difference?
–🇬🇧Vladimir Putin Awakens Donald Trump’s Reluctant Warrior
–🇬🇧Unnatural Disasters: The Next Front in Russia’s Hybrid War
–🇬🇧Small State, Big Stakes: The Maldives and Strategic Competition in the Indian Ocean
Geoeconomia
—La cripto-dollarizzazione e il futuro della finanza globale
—Container, i noli continuano a scendere
–🇬🇧Is America Breaking the Global Economy?
–🇬🇧European Commission Proposes Russian Oil Price Cap 15% Below Global Price
–🇬🇧What is Energy Dominance and How Do We Get More of It?
–🇬🇧The Case for Market-Led US Energy Security
–🇬🇧OPEC Will Soon be Old Enough to Retire
–🇬🇧MITAGS Maritime Apprenticeship Program: Building the Future of the Maritime Workforce
Difesa
–🇬🇧Armenia broadens procurement horizons in drive to modernise armed forces
–🇬🇧U.S., Australia Kick Off Talisman Sabre 2025
–🇬🇧AUKUS: Building confidence in Australia’s submarine pathway
Scenari Geopolitici
La giornata del 14 luglio 2025 è dominata da una drastica accelerazione delle tensioni tra Stati Uniti e Russia, con l’amministrazione Trump che impone un ultimatum a Mosca, legando la pace in Ucraina a pesantissime sanzioni economiche. Questo sviluppo si inserisce in un quadro globale di crescente incertezza, caratterizzato da conflitti regionali persistenti, una competizione strategica sempre più accesa nell’Indo-Pacifico e una profonda trasformazione dell’economia globale. Mentre le grandi potenze ridefiniscono le loro sfere d’influenza, emergono nuove linee di frattura che attraversano teatri strategici chiave, dal Mar Rosso al Caucaso, preannunciando un periodo di elevata volatilità e possibili riassestamenti degli equilibri mondiali.
Evento clou della giornata
L’evento principale della giornata è l’ultimatum lanciato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Russia. Se entro 50 giorni non verrà raggiunto un accordo di pace per l’Ucraina, Washington imporrà dazi del 100% su tutte le esportazioni russe. La minaccia include anche sanzioni secondarie contro i Paesi che continueranno a mantenere relazioni commerciali con Mosca, una mossa che potrebbe isolare ulteriormente l’economia russa. Parallelamente, Trump ha annunciato un nuovo piano per fornire armi all’Ucraina, tra cui sistemi Patriot, specificando però che i costi saranno interamente sostenuti dagli alleati europei attraverso un meccanismo NATO. Questa duplice mossa – pressione economica massima su Mosca e onere finanziario spostato sull’Europa – segna un drammatico cambio di passo nella politica estera americana, volto a forzare una soluzione negoziale al conflitto, ma che rischia di creare nuove frizioni transatlantiche.
Geo-strategia e conflittualità
Il panorama strategico globale è in fermento. In Ucraina, la mossa di Trump è stata preceduta da un massiccio attacco russo con 136 droni, interpretato come un tentativo di dimostrare forza e influenzare il dibattito a Washington. L’Iran continua a essere un epicentro di instabilità: nonostante i raid statunitensi (operazione “Midnight Hammer”), Teheran prosegue la sua guerra per procura e minaccia di ritirarsi dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare, aumentando i timori di una corsa agli armamenti nella regione. Gli attacchi dei ribelli Houthi nel Mar Rosso, che hanno portato all’affondamento della nave Eternity Sea, confermano la vulnerabilità delle rotte marittime strategiche.
La competizione militare tra le grandi potenze si intensifica. La Cina prosegue lo sviluppo del caccia stealth J-20 come diretto concorrente dell’F-35 statunitense, rafforzando la sua proiezione di potenza. In risposta, Stati Uniti e Australia hanno dato il via all’imponente esercitazione militare Talisman Sabre 2025, che coinvolge 19 nazioni e oltre 35.000 militari, un chiaro segnale di contenimento verso Pechino. Nel frattempo, la Russia valuta la dismissione della sua unica portaerei, l’Admiral Kuznetsov, un segnale delle difficoltà della sua marina e di un possibile ripensamento strategico.
Geo-economia, industria, mercati e marittimità
L’economia globale è scossa da venti di protezionismo e incertezza. Oltre all’ultimatum alla Russia, l’amministrazione Trump ha annunciato dazi del 30% sulle importazioni dall’Europa e dal Messico. Le tariffe sull’UE potrebbero costare all’Italia tra i 15 e i 35 miliardi di euro. Questa politica tariffaria spinge i Paesi asiatici a cercare partner alternativi, riducendo l’influenza economica statunitense. L’economista Mohamed El-Erian avverte che il mondo sta affrontando non una semplice crisi ciclica, ma una trasformazione strutturale profonda.
Sul fronte energetico, mentre gli Stati Uniti consolidano il loro “dominio energetico”, l’OPEC affronta un futuro incerto a causa della transizione verso le rinnovabili. Tuttavia, questa stessa transizione crea nuove sfide, come dimostra la crisi delle reti elettriche in Olanda, incapaci di sostenere la crescita delle fonti verdi.
I mercati marittimi risentono dell’instabilità: i noli dei container sono in costante calo a causa della debole domanda e della sovraccapacità delle flotte. La sicurezza della navigazione è a rischio, come evidenziato dall’aumento dei costi assicurativi nel Mar Rosso e dagli avvisi della Guardia Costiera USA sui pericoli delle batterie al litio a bordo delle navi.
Geopolitica e relazioni internazionali
Le relazioni internazionali sono dominate dall’approccio personalistico e imprevedibile di Trump, definito “process gap”, che genera incertezza tra gli alleati. La Russia, da parte sua, sta abbandonando le ambizioni ideologiche per un “realismo multipolare pragmatico”, cercando di affermarsi come potenza autonoma in un mondo non più unipolare.
La Turchia prosegue la sua assertiva politica estera, cercando di espandere la propria influenza sia nel Caucaso, come dimostra il suo ruolo nella contesa per il corridoio di Zangezur, sia in Medio Oriente, bilanciando le relazioni con Russia e Stati Uniti.
Nel Caucaso, l’Armenia cerca di diversificare i suoi fornitori militari per modernizzare le proprie forze armate.
In Europa, la presidenza danese del Consiglio UE affronta sfide complesse, mentre la Spagna sceglie di non allinearsi all’obiettivo NATO del 5% del PIL per la difesa, creando possibili frizioni nell’Alleanza.
Intanto, si registrano timidi segnali di dialogo in Medio Oriente, con un incontro informale previsto in Azerbaijan tra funzionari siriani e israeliani.
Analisi per Teatro
- Mediterraneo Allargato. Questo teatro rimane un arco di crisi ad alta intensità. L’instabilità del Mar Rosso, con gli attacchi Houthi e l’affondamento di navi commerciali, è una diretta conseguenza della guerra per procura tra Iran e i suoi avversari. Teheran, sentendosi sotto pressione, minaccia di uscire dal Trattato di Non Proliferazione, una mossa che destabilizzerebbe l’intera regione. La Siria è scossa da scontri interni tra comunità druse e beduine, mentre Israele conduce raid mirati contro le forze di sicurezza siriane. La Libia resta frammentata e soggetta alle ingerenze di attori esterni come Russia e Turchia. L’Italia è direttamente esposta a queste dinamiche, sia per la sicurezza energetica sia per la stabilità regionale. Nel Caucaso, l’interesse americano per il corridoio di Zangezur e la modernizzazione militare armena segnalano un riassetto degli equilibri in un’area contesa tra Turchia e Iran. Le dinamiche nel Caucaso sono strettamente legate a questo teatro, con la Russia che cerca di mantenere la sua influenza storica.
- Heartland euro-asiatico. Il cuore del continente è dominato dallo scontro tra Russia e Occidente. L’ultimatum di Trump a Mosca rappresenta il punto di massima tensione, con implicazioni economiche e militari enormi. La Russia risponde sul campo con attacchi massicci in Ucraina e sviluppando tattiche di guerra ibrida come i “disastri innaturali”. La sua politica estera, sempre più pragmatica e multipolare, cerca sponde in attori come la Cina, che a sua volta continua a rafforzare le proprie capacità militari (come il caccia J-20) in funzione anti-americana.
- Teatro operativo Boreale-Artico. Le informazioni specifiche su questo teatro sono limitate, ma le tensioni globali vi si riflettono inevitabilmente. La possibile radiazione della portaerei russa Admiral Kuznetsov indebolirebbe la proiezione di potenza della Flotta del Nord, cruciale per il controllo delle rotte artiche, che diventano sempre più navigabili. Il comando strategico NORTHCOM statunitense, d’altro canto, si concentra sulla difesa del territorio, anche in risposta a potenziali minacce provenienti da questa direttrice.
- Teatro operativo Australe-Antartico. L’Australia è al centro di una crescente attività strategica, come dimostra l’esercitazione Talisman Sabre, la più grande di sempre, volta a consolidare le alleanze nell’area per contenere la Cina. L’accordo AUKUS per la fornitura di sottomarini a propulsione nucleare a Canberra è un altro pilastro di questa strategia. In Africa sub-sahariana, si registrano tensioni interne: in Kenya il presidente Ruto ha ordinato di sparare sui manifestanti violenti e ha avviato un piano di privatizzazioni, mentre in Camerun il presidente Biya si ricandida per un nuovo mandato tra le critiche dell’opposizione.
- Indopacifico. Questo è il teatro della competizione strategica principale tra Stati Uniti e Cina. L’esercitazione Talisman Sabre e il patto AUKUS sono le risposte militari dell’Occidente alla crescente assertività di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e verso Taiwan. La Cina risponde con lo sviluppo di armamenti avanzati come il J-20. Le Maldive, data la loro posizione strategica lungo le rotte marittime, sono diventate un terreno di competizione tra India, Cina e USA. La cyberwarfare è un altro dominio di scontro, con un sospetto attacco informatico indiano (a fini di spionaggio industriale) contro aziende della difesa italiane. Le politiche protezionistiche di Trump, infine, stanno spingendo le economie asiatiche a diversificare i loro partner commerciali, con potenziali vantaggi per la Cina.
Conclusioni e possibili sviluppi
La giornata del 14 luglio 2025 consegna un quadro globale segnato dall’escalation e dall’incertezza. La politica estera dell’amministrazione Trump, basata su ultimatum e leve economiche, sta ridefinendo le regole del gioco, ma con esiti imprevedibili.
La pressione su Russia e Cina si intensifica, ma rischia di compattare i fronti avversari e di alienare gli alleati tradizionali.
I temi con maggiori probabilità di sviluppo nei prossimi giorni sono:
- L’ultimatum alla Russia. I 50 giorni concessi da Trump saranno un periodo di intensa attività diplomatica e militare. Ci si attende una reazione da Mosca e un posizionamento degli alleati europei, chiamati a finanziare le armi per Kiev e a subire potenziali sanzioni secondarie.
- La minaccia nucleare iraniana. La possibile uscita dell’Iran dal Trattato di Non Proliferazione potrebbe innescare una crisi internazionale di vasta portata, con possibili azioni preventive da parte di Israele o Stati Uniti.
- Le tensioni commerciali. L’entrata in vigore dei dazi statunitensi contro Europa e Messico rischia di scatenare una guerra commerciale con gravi ripercussioni sull’economia globale, già in una fase di profonda trasformazione.
- La competizione nell’Indo-Pacifico. Le grandi manovre militari come Talisman Sabre e le continue tensioni nel Mar Cinese Meridionale mantengono alto il rischio di un’escalation accidentale tra Stati Uniti e Cina.

