26-06-25 Dal mondo
26 Giugno 2025 2025-06-26 7:3126-06-25 Dal mondo
Geopolitica
—NATO: Il vertice del 5 % e l’ombra lunga del disimpegno americano
—E 5% sia. Gli alleati NATO approvano il nuovo obiettivo di spesa per la Difesa. I dettagli
—Il bluff del 5%: come la NATO all’Aia si è condannata all’irrilevanza
—NATO. Ok al 5% del Pil: per l’Italia 400 miliardi in 10 anni
—Perché l’Europa continuerà a dipendere dalla NATO
—Il vertice NATO della pace euro-atlantica
—Trump vs Netanyahu, il summit NATO
—NATO: un vertice per l’ego di Trump?
—Giappone, Corea del Sud e Australia snobbano il summit NATO
—La svolta asiatica USA spiana la strada all’intelligence UK? Cosa succede nella NATO
—Perché l’Indo-Pacifico è una questione euro-atlantica
—Israele impone la censura ai media sulla guerra con l’Iran
—L’Oman e la geopolitica del silenzio mediatico
—Così il Pakistan sta diventando una piccola potenza regionale
—Thailandia. Crisi con la Cambogia, chiusi i confini
—Trump-Taiwan: una relazione complicata
–🇬🇧Ukraine’s Fight for Religious Liberty
–🇬🇧Iran’s Nuclear Program Is Still Intact, Experts Say
–🇬🇧Congress moves to put the brakes on Trump’s unilateral bombing
Geoeconomia
—PAPSS: l’Africa crea l’alternativa al dollaro per i pagamenti regionali
–🇬🇧The Critical Mineral Up and Downstream: Drivers and Stabilizers of US Foreign Policy
–🇬🇧Why American Arctic Dominance Depends on the Deployment of Nuclear-Powered Icebreakers
Difesa
–🇬🇧Here’s the role an Ohio-class submarine played in the strikes on Iran
–🇬🇧Fixing the Pentagon’s Broken Innovation Pipeline
–🇬🇧U.S. Navy Destroyer Tests Gun-Based Hypervelocity Projectiles in Support of Counter-UAS Development
Scenari Geopolitici (focus su quanto accaduto il 25 giugno)
Al 25 giugno 2025, l’ordine globale è in transizione. La credibilità delle istituzioni occidentali e la tenuta delle alleanze sono ridotte, mentre la politica americana privilegia accordi transazionali. Il panorama è definito da tregue instabili e rischi di escalation.
Evento clou della giornata
L’evento catalizzatore è l’inattesa è rappresentato dal vertice NATO dell’Aja del 25 giugno 2025 che dai media mondiali viene descritto come la fotografia di una profonda crisi esistenziale per l’Alleanza. Orchestrato principalmente per placare il presidente americano Donald Trump, l’incontro ha evidenziato la subordinazione strategica dell’Europa, culminata nell’impegno ad aumentare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035.
Questa decisione è però considerata un “bluff” economicamente insostenibile per i partner europei, che richiederebbe drastici tagli al welfare. Anche la sua logica strategica, basata su una presunta minaccia russa, appare fallace. Il vertice ha inoltre sancito il fallimento della proiezione globale della NATO: i leader dei principali partner dell’Indo-Pacifico (Giappone, Corea del Sud, Australia) hanno disertato l’appuntamento, frustrati dalla politica transazionale di Washington. Questa assenza coordinata dimostra la perdita di credibilità e attrattiva di un’alleanza prigioniera delle sue contraddizioni, sempre più ripiegata su sé stessa e incapace di formulare una visione comune per un mondo multipolare.
Geo-strategia e conflittualità
La giornata è segnata da una profonda ricalibrazione strategica. L’attacco americano all’Iran, valutato dall’intelligence USA come un successo limitato (avrebbe ritardato il programma nucleare solo di “pochi mesi”), ha inferto un colpo mortale al regime di non proliferazione. La lezione percepita a livello globale è che solo il possesso di armi nucleari garantisce la sovranità, innescando una potenziale corsa al riarmo atomico da parte di attori come Corea del Sud e Polonia, sfiduciati dell’ombrello protettivo americano. Parallelamente, il vertice NATO dell’Aja ha sancito un riarmo convenzionale massiccio, con l’impegno a raggiungere il 5% del PIL in spesa militare, una mossa economicamente insostenibile e strategicamente miope che espone le fratture interne all’Alleanza.
Geo-economia, industria, mercati e marittimità
La crisi mediorientale ha generato un’onda d’urto sui mercati. Il collasso temporaneo del traffico nello Stretto di Hormuz ha evidenziato la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento. I costi di nolo per il Gas Naturale Liquefatto (GNL) sono schizzati ai massimi, creando un’opportunità per la Russia, che ha prontamente riattivato la sua “flotta ombra” di metaniere sanzionate per capitalizzare sui prezzi elevati. Sul fronte industriale, il gigante cinese dei veicoli elettrici BYD rallenta, segnalando pressioni di mercato, mentre le vendite di Tesla in Europa continuano a calare. Il naufragio della bisarca Morning Midas nel Pacifico funge da crudo promemoria della fragilità intrinseca del commercio globale.
Geopolitica e relazioni internazionali
Le relazioni internazionali sono dominate dalla disgregazione dell’ordine liberale. Il vertice NATO è stato platealmente snobbato dai leader di Giappone, Corea del Sud e Australia, segnando il fallimento della strategia di proiezione dell’Alleanza nell’Indo-Pacifico. La Russia, per contro, prosegue con lucidità nella costruzione di un ordine alternativo multipolare, posizionandosi come leader del “Sud Globale” e utilizzando i BRICS come piattaforma istituzionale. Le divisioni interne minano l’efficacia degli attori occidentali: mentre gli USA agiscono unilateralmente, l’Unione Europea appare paralizzata, come dimostra il blocco del suo 18° pacchetto di sanzioni.
Analisi per Teatro Operativo
- Mediterraneo Allargato. Questo teatro è l’epicentro della crisi globale. Vicino Oriente e Golfo Persico. La tregua tra Israele e Iran, imposta da Trump, è l’evento dominante. Pur avendo evitato una guerra, ha evidenziato il fallimento strategico dell’attacco USA all’Iran, creando le premesse per una futura proliferazione nucleare. Per il premier israeliano Netanyahu, l’attacco rappresenta un’opportunità per ridefinire la sua eredità, offuscata dalla gestione della guerra a Gaza. Europa Meridionale e Mar Nero. Il vertice NATO dell’Aja si è rivelato un “bluff monumentale”. L’impegno per il 5% del PIL in difesa è visto come insostenibile, con la Spagna che ha già annunciato il suo dissenso. Le parole del ministro italiano Crosetto, che ha messo in dubbio la “ragione d’esistere” della NATO nella sua forma attuale, e l’adulazione del Segretario Generale Rutte verso Trump, dipingono il quadro di un’alleanza in crisi esistenziale e in condizione di vassallaggio. L’UE, fratturata al suo interno, non riesce a formulare una politica unitaria. Mar Rosso e Corno d’Africa La minaccia jihadista persiste, come dimostra il rapimento di 120 bambini da parte di gruppi legati all’ISIS in Mozambico, destabilizzando aree cruciali per le risorse energetiche. Pakistan. Dimostra notevole agilità diplomatica, mantenendo una partnership di sicurezza con gli USA mentre approfondisce i legami strategici con la Cina, incarnando la navigazione pragmatica delle potenze medie nel nuovo disordine mondiale.
- Heartland euro-asiatico. Questo teatro vede l’avanzata di un ordine alternativo. Russia. Mosca capitalizza sul caos globale. Mentre l’Occidente è distratto dal Medio Oriente, la Russia riattiva i suoi asset energetici sanzionati nell’Artico per sfruttare i prezzi elevati del GNL. Il Forum di San Pietroburgo (SPIEF) ha consolidato la narrativa di Putin di una Russia leader di una rivolta del Sud Globale contro un ordine “neocoloniale”, promuovendo la de-dollarizzazione e i BRICS come alternativa istituzionale. Cina. Pechino agisce con pragmatismo, beneficiando della decisione di Trump di permetterle di acquistare petrolio iraniano. Questa mossa, probabilmente una pedina di scambio in vista di accordi commerciali, rafforza la posizione cinese senza un coinvolgimento diretto nel conflitto.
- Teatro operativo Boreale-Artico. L’Artico si conferma un’arena di competizione strategica ed economica. La mossa russa di inviare una metaniera sanzionata verso i suoi impianti di esportazione è la prova più evidente. Con lo scioglimento dei ghiacci e l’aumento delle tensioni geopolitiche, questa rotta diventa sempre più cruciale e contesa, sia per le risorse energetiche che per le rotte commerciali alternative. Stati Uniti. La crisi di leadership globale dell’Occidente è un riflesso della sua crisi interna. La vittoria del socialista Zohran Mamdani alle primarie di New York segnala una profonda frattura nel Partito Democratico e un’insoddisfazione crescente verso l’establishment. La società americana appare polarizzata e il suo sistema di pesi e contrappesi costituzionali è messo a dura prova dal potere bellico quasi monarchico rivendicato dal Presidente.
- Teatro operativo Australe-Antartico. Questo teatro, pur essendo periferico rispetto alle crisi principali, mostra segnali di cambiamento e instabilità. America Latina. La stabilità del Costa Rica, un’eccezione nella regione, è minacciata dalla crisi politica che coinvolge il presidente Chaves, accusato di finanziamento illecito. Africa Meridionale. Le violente proteste in Kenya contro le politiche fiscali e la minaccia terroristica in Mozambico evidenziano una persistente instabilità sociale e di sicurezza. Parallelamente, iniziative come il sistema di pagamenti panafricano PAPSS indicano una spinta concreta verso una maggiore sovranità economica e finanziaria. Australia. La decisione di snobbare il vertice NATO segnala un allontanamento dalla proiezione globale dell’Alleanza e un focus più regionale. Sul fronte economico, gli allevatori di ovini beneficiano di prezzi record, spinti dalla domanda globale.
- Indopacifico. L’Indopacifico è un teatro di ricalibrazione strategica e crescente scetticismo verso la leadership americana. Asia Orientale. La diserzione coordinata di Giappone e Corea del Sud dal vertice NATO è un segnale inequivocabile della loro frustrazione verso la politica transazionale e imprevedibile di Trump. Seul, in particolare, cerca di riaprire canali con Pechino. La memoria del 75° anniversario della Guerra di Corea funge da monito sulla perenne instabilità della penisola. Asia Sud-orientale. La marcia indietro della Thailandia sulla legalizzazione della cannabis dimostra la volatilità delle politiche interne e il loro impatto su settori economici emergenti. Tensioni evidenti al confine tra Thailandia e Cambogia.
Conclusioni e possibili sviluppi
Il mondo del 25 giugno 2025 è dominato dall’incertezza. La “pax trumpiana” in Medio Oriente è una tregua tattica, non una pace strategica, e le sue fondamenta sono estremamente fragili. L’Occidente, guidato da un’America divisa e da un’Europa sottomessa e frammentata, appare incapace di formulare una visione coerente, lasciando ampi spazi di manovra a Russia e Cina, che costruiscono metodicamente un ordine alternativo.
Temi da monitorare nei prossimi giorni
- La reazione dell’Iran. La decisione più critica sarà se Teheran sceglierà di uscire formalmente dal Trattato di Non Proliferazione. Una tale mossa innescherebbe una crisi internazionale e accelererebbe una corsa agli armamenti in Medio Oriente.
- Gli accordi commerciali di Trump. Con la scadenza autoimposta tra due settimane, le prossime mosse dell’amministrazione USA, specialmente verso la Cina, riveleranno la vera natura dei compromessi legati alla tregua in Iran e il peso relativo della geo-economia sulla geo-strategia.
- La sostenibilità del riarmo NATO. Le reazioni politiche e sociali nei paesi europei all’impegno del 5% saranno cruciali. Il dissenso spagnolo potrebbe allargarsi, trasformando il “successo” del vertice in una fonte di profonda instabilità interna per l’Alleanza.
- La politica interna statunitense. La corsa a sindaco di New York diventerà un laboratorio per il futuro del Partito Democratico, indicando se prevarrà l’ala progressista o quella centrista, con profonde implicazioni per le prossime elezioni nazionali.

